Da qualche mese le università stanno negando il rinnovo o la stipula di assegni di ricerca in quanto il sistema del Cineca ne rifiuta la registrazione. La ragione risiederebbe in una interpretazione molto restrittiva del seguente passaggio della legge istitutiva degli assegni di ricerca: “Gli assegni hanno durata non superiore a quattro anni e possono essere rinnovati nel limite massimo di otto anni con lo stesso soggetto, ovvero di quattro anni se il titolare ha usufruito della borsa per il dottorato di ricerca”.
Il Miur con nota prot. 1858 del 10/09/2003 (6 anni fa!) aveva espresso il parere che “la durata massima di quattro anni (rinnovo per un massimo di quattro anni) per coloro che hanno usufruito della borsa di dottorato non si riferisce esclusivamente all’ipotesi di rinnovo dello stesso contratto bensì si estende anche al caso di assegni conferiti a seguito di concorsi diversi”.
Per questo motivo, il Direttore Amministrativo dell'Università "La Sapienza" di Roma ha diramato la seguente circolare con una interpretazione molto retrittiva tanto della legge quanto della nota del Miur.
Ma come stanno esattamente le cose?
Questa è la legge istitutiva degli assegni di ricerca (art. 51 legge 449/1997):
Le università, gli osservatori astronomici, astrofisici e vesuviano, gli enti pubblici e le istituzioni di ricerca di cui all'articolo 8 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 dicembre 1993, n. 593, e successive modificazioni e integrazioni, l'ENEA e l'ASI, nell'ambito delle disponibilità di bilancio, assicurando, con proprie disposizioni, idonee procedure di valutazione comparativa e la pubblicità degli atti, possono conferire assegni per la collaborazione ad attività di ricerca. Possono essere titolari degli assegni dottori di ricerca o laureati in possesso di curriculum scientifico professionale idoneo per lo svolgimento di attività di ricerca con esclusione del personale di ruolo presso i soggetti di cui al primo periodo del presente comma. Gli assegni hanno durata non superiore a quattro anni e possono essere rinnovati nel limite massimo di otto anni con lo stesso soggetto, ovvero di quattro anni se il titolare ha usufruito della borsa per il dottorato di ricerca.
E' importante sottolineare che per "soggetto" si intende non già l'assegnista di ricerca, ma l'università o ente erogatore dell'assegno. Quindi, confortati del parere dell'Ufficio legale dell'Apri :-) la corretta interpretazione della legge, corredata dalla nota del Miur, è che un assegnista di ricerca non può superare il tetto degli 8 anni (4 se è dottore di ricerca) complessivamente (=anche con concorsi diversi) con la stessa università. Cioè è possibile svolgere 4 anni di assegno nell'Università A, altri 4 anni nell'Università B, altri 4 nell'Università C, ...
Tuttavia alcune università stanno perseverando nell'interpretazione più restrittiva possibile della legge, secondo cui nel limite dei 4 anni vanno contemplati anche gli anni di assegno svolti presso un'altra università o un altro ente di ricerca.
Una norma che ponga un limite agli anni di precariato può andare nella direzione giusta, MA solo se si muove in un contesto di una figura unica del post-doc e di un reclutamento costante nel tempo di nuovi ricercatori.
scriviamo alle deputate pd, al miur e diffondiamo la notizia ai media?
RispondiEliminaGiusto, cosi' si fa - analisi, decisione e fase operativa, che in questo caso significa diffusione di informazioni (ben strutturate).
RispondiEliminaDa ex Ufficio Legislativo e Legale dell'ADI, quindi da Ufficio Legale a Uffico Legale :-), sottoscrivo in pieno questa interpretazione, benche' con l'ordinamento giuridico italiano, la sua struttura e i suoi interessi, ci sia ben poco da stare tranquilli.
Vorrei chiedere qualche chiarimento nella preparazione della domanda per partecipare a un concorso da ricercatore (credo che la cosa prima o poi possa interessare tutti i partecipanti a questo blog).Nel DM di luglio per quanto riguarda la valutazione dei titoli, si parla di titoli "debitamente documentati". Posso attestare il possesso di un titolo (ad es. svolgimento attività didattica oppure partecipazione in qualità di relatore a un congresso) con un modello di autocertificazione??
RispondiElimina@ Anonimo
RispondiEliminaCertamente sì.
Cari amici, io insisto nel dire che, se la nota Miur dice solo quello, è corretta; mentre è l'intepretazione del direttore amministrativo della Sapienza, che pretende di basarsi sulla predetta nota, facendole dire una cosa che invece, molto semplicemente, non dice, che è davvero pretestuosa.
RispondiEliminaInsoregere, mi spiace davvero, perchè oramai è andata, ma, se ti eliminavano dal concorso, molto semplicemente, facevi ricorso e lo vincevi facile. L'importante, però, è fare domanda!!
E poi, scusa, che "ci tieni" a fare?
Lo so che non è la mia materia, ma potevi pure chiedere un consiglio...
il tuo affezionatissimo
Tom Bombadillo
P.S.
L'autocertificazione di atti notori è possibile; mi raccomando a certificare la verità, altrimenti commmettete il reato di cui all'art.483 c.p. e, se poi quel falso viene trasfuso in qualche atto del concorso, correte il rischio di commettere un assai più grave 479 c.p. per induzione (48 c.p.), che per altro, secondo le S.U. della Cassazione, concorre con il primo reato.
Per la certificazione dei titoli basta fare la autodichiarazione dicendo:
RispondiElimina"dichiara che tutto quanto affermato nell'allegato curriculum vitae corrisponde a verita'".
Modificato perche' "NON SI SA MAI"....
RispondiElimina..umm, a me questa autocertificazione per relationem non mi convince mica..io, invece, nell'atto di notorietà vi consiglio di richiamare, uno a uno, ogni titolo.
RispondiEliminaTom
P.S.: France, ao, che c'è bisogno che ti scrivo un parere?..e una questione chiara come il sole. Certo, magari dovremmo inviare un fax al direttore amministrativo della Sapienza...
Beh, nel caso, avendo l'originale, due righe per convincere sta gente? te credi sia facile eh? Qui siamo a durezze adamantine, altro che storie...
RispondiEliminaNon avevo notato il nuovo post. Sposto qui un commento al post precedente:
RispondiElimina@insorgere non so se le università possono imporre altri criteri, più stringenti, per l'ammissione alle valutazioni per gli assegni di ricerca. In quest'ultimo caso potrebbero aver ragione loro.
Nota a margine: la riduzione a 4 anni della durata massima dell'assegno per i dottori di ricerca ha senso solo se si applica alla totalità dei contratti stipulati dal medesimo ricercatore con tutti gli enti, o in alternativa se si applica soltanto all'ente presso cui il candidato ha conseguito il dottorato.
Secondo me l'intenzione dell'estensore della legge coincide con l'interpretazione del MIUR, ma come al solito il testo è stato redatto da un ficus ministeriale.
Io, oltre che allegare al curriculum un autocertificazione in cui dichiaro che tutto cio' che è contenuto in esso corrisponde a verità, ho intenzione di compilare una "dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà" per ogni titolo per cui avrei difficoltà a reperire un ceritficato. Ad esempio: "x ore di esercitazione assegnate per il corso y", oppure "partecipazione al convegno x in qualità di relatore". Se qualcuno di voi pensa che questo modo di fare possa essere sbagliato batta un colpo.
RispondiElimina@ bomba
RispondiEliminaavrei dovuto chiedere. devo dire che mi han convinto facilmente perché io stesso ero convinto che quella fosse l'interpretazione vigente
scusate se mi "intrometto"... ma mi pare di dedurre da tutto questo (indipendentemente dalle possibili interpretazioni) che, in ogni caso, per una persona che ha ricevuto una borsa di 3 anni per il dottorato e poi 4 anni di assegno non sia possibile concorrere per un nuovo assegno di ricerca nella medesima Università, pur partecipando ad un nuovo concorso per un nuovo assegno (con titolo diverso ma nello stesso SSD)... nel Dipartimento in cui lavoro io questo viene puntualmente disatteso... bah...
RispondiElimina1. Si può autocertificare qualsiasi titolo (laurea, svolgimento di attività didattica ecc.)?
RispondiElimina2. la partecipazione come relatore ad un convegno va inserita tra i titoli ma gli stessi atti (proceedings) se pubblicati on line con ISSN vanno tra le pubblicazioni?
Grazie
....scusate.
RispondiEliminami è stato accettato un paper ad un convegno al quale purtroppo non ho potuto partecipare.
Posso inserire ugualmente il paper accettato? e dove (titoli o pubblicazioni)
Puoi autocertificare qualsiasi titolo.
RispondiEliminaLa partecipazione come relatore ad un convegno è un titolo (come è scritto nel D.M. sui criteri di valutazione).
I proceedings sono invece delle pubblicazioni e si possono inserire anche relativamente a convegni a cui poi non hai partecipato (ma come hanno fatto a farti pubblicare sugli atti di un convegno a cui non hai partecipato?).
@mino
RispondiEliminail convegno con ISSN è quello a cui ho partecipato. Quello al quale non ho potuto partecipare è solo su CD (mi hanno inserito perchè ho pagato ma alla fine ho passato il giorno del convegno in ospedale).
Anche gli atti di convegno in CD o solo on line senza ISSN sono pubblicazioni?
Il Bomba segna un punto a suo favore: la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione abbandona i concorsi
RispondiEliminahttp://www.legambiente.eu/associazione/rassegnaStampa/articolo.php?id=12568
Addio al principio del merito, come dice l'articolo.
Nei prossimi giorni la Corte Costituzionale si pronuncera' (ancora??) sull'abolizione del fuori-ruolo, cfr. il commento di Ciliberto sull'Unità
RispondiEliminahttp://rassegnastampa.unipi.it/rassegna/archivio/2009/10/19SI81246.PDF
Altro che 65 anni, qui e' in pericolo che tornino a 75...
Nota: non devo fare confusione - c'era stato un pronunciamento sul +2/+3 per il mantenimento in ruolo di chi l'aveva gia' chiesto.
RispondiEliminaQui c'e' un incidente generale, sulla stessa decisione di Mussi di abolire il fuori-ruolo, pare di capire.
@ antonio: va bene anche quella elettronica ... ma lo hai letto il DM sui criteri di valutazione?
RispondiElimina@euroscience: credo che la sentenza di qualche mese fa della Corte riguardasse chi già aveva iniziato il fuori ruolo quando Mussi lo ha abolito (e quindi la Corte accolse la tesi dei "diritti acquisiti"). Questa sentenza da sola farà rientrare in servizio ben 16 professori ordinari a Bari, tanto che sembra che l'effetto sarà che Bari tornerà sopra la fatidica soglia del 90% nel rapporto AF/FFO (era all'89,3% l'anno scorso).
Ora però la partita è ancora più grossa, perchè riguarderà l'abolizione del fuori ruolo in quanto tale. Speriamo bene.
Vero come di ci tu, mino, ma allora qui si deve buttare alle ortiche la paccottaglia di sencond'ordine, e promuovere la difesa di un "punto 0" irrinunciabile, cioe' l'abolizione dei fuori-ruolo che noi ingenuamente davamo gia' per acquisita...
RispondiElimina..com'è noto, il male non è una negazione del bene, ma una sua contraffazione - è questa la ragione del detto: satana è la scimmia di Dio -, per cui evitiamo di confondere la chiamata diretta responsabile, con quella irresponsabile.
RispondiEliminaInoltre, che con la sola adozione della metodologia concorsule, alla Scuola Superiore della P.A. - come da qualsiasi altra parte -,fossero garantiti merito e traparenza, ci credete solo tu e l'articolista.
Tom
Bomba, la metodologia concorsuale non e' una serie di verbali e bolli, come penso crediate tu e gli Azzeccagarbugli italiani, ma COMPORTAMENTI concreti, che nel 95% dei casi non vengono REALMENTE adottati. E' su quelli che si deve concentrare il controllo e il monitoraggio per capire se si stiano o no facendo dei CONCORSI. Evidentemente con metodi non giurisdizionali.
RispondiEliminaPurtroppo questi funzionari pubblici sono delle patelle - non si puo' andare avanti cosi', ci vuole la privatizzazione del rapporto di lavoro.
RispondiElimina..quindi ho finalmente conferma che Renzino l'europeo ed euroscience sono due persone diverse..bene.
RispondiEliminaA parte questo, mi pare di capire che la soluzione di Renzino è quella di istituire un'Autorità amministrativa di controllo sui concorsi, che per altro - vista la mole del lavoro da svolgere - dovrebbe avere almeno 10.000 dipendenti, davvero molto produttivi per il Paese, tutti assunti, ovviamente...tramite concorso pubblico. Sui tali controllori, poi - chiaramente -, dovrebbe vigilare un'altra Autorità amministraviva sovraordinata.
Renzino, ma ti hanno avvisato che il muro è crollato?..e lo sai che una delle tante ragioni è stata che il numero dei burocrati (e dei militari) era del tutto sproporzionato rispetto a quello dei produttivi?
Tom
scusate ma torniamo al punto principale degli assegni: qual e' l'interpretazione corretta? Credo che sia un punto fondamentale. Come suggerisce insorgere, non sarebbe male diffondere la notizia in qualche modo...io sono sempre stata convinta di avere un limite dopo 8 anni, se le cose effettivamente stanno su un piano diverso e' bene che si sappia e che si faccia sapere...
RispondiEliminaSe hai fatto il dottorato con borsa il limite è 4 anni, altrimenti 8. Dopo devi cambiare o contratto o università.
RispondiEliminapero' se cambi universita' puoi ancora ottenere altri assegni di ricerca?
RispondiEliminaAncona (io ho 8 anni a Siena) mi ha risposto Piccche.Ed io faccio ricorso
RispondiEliminaquindi dipende dalla singola interpretazione delle universita'? Non c'e' modo di avere un'interpretazione univoca???
RispondiEliminagrande lorenzo. facci sapere come va
RispondiEliminaSe leggi bene il post sopra, i giuristi APRI sostengono che la legge dica chiaramente che il limite si applica solo per la stessa università. Ma molte università forniscono un'altra interpretazione. Probabilmente sbagliata.
RispondiEliminaalber ma la nota del MIUR dove la trovo?
RispondiEliminascusate, non vorrei rovinare l'entusiasmo, e premetto che non sono un giurista, ma voi mettereste la mano sul fuoco che il "soggetto" di cui si parla sia l'università e non l'assegnista? cioè a me sembra che al limite ci sia un'ambiguità ma non che si possa dire che SICURAMENTE si intende l'università, non vi pare? e in caso di ambiguità ogni interpretazione diventa lecita purtroppo...
RispondiEliminanon sono entusiasta ma non sono nemmeno daccordo sul fatto che debba essere escluso da una mera interpretazione e non per mie demeriti di ricerca. Percui vado avanti
RispondiEliminaappallottolata dentro il Santo Graal
RispondiEliminaSi certo, e' anche ambiguo, per dire, che nella Costituzione non sia scritto che i contraenti del matrimonio debbano essere di sesso opposto. Pero' prova te a sposare IL tuo PhD student, Marco...
RispondiElimina@ Lorenzo
RispondiEliminaFai benissimo ad andare avanti, dico solo che non mi stupirei se di fronte ad una ambiguità legislativa anche in caso di ricorso uno perdesse. Inoltre, a parte il caso singolo, purtroppo il dilemma per molti di noi è che sicuramente non si può fare all'interno della stessa Università, dove uno lavora da anni! Tra l'altro c'è da dire che ci sono università che già applicano questa visione restrittiva da molti anni, mentre quella più "ampia" (tutto sommato a mio avviso ancora degna di considerazione) si basava non tanto sul fatto dello "stesso soggetto" ma del "rinnovo" bypassato con un nuovo "concorso", in questo senso la famigerata circolare del MIUR potrebbe essere impugnabile perchè specifica qualcosa che nel testo di legge in realtà non c'è, questa onestamente mi sembra una strada più percorribile che taglierebbe la testa al toro.
@ Marco
RispondiEliminaLa circolare del Miur mi sembra corretta. Quella che mi sembra non corretta è l'interpretazione del Direttore Amministrativo de La Sapienza, nonchè di altre università.
E' la legge stessa che specifica cosa si intende per "soggetto", cioè "i soggetti di cui al comma 1" ovverosia università, enti di ricerca, etc. Se non è proprio certo che sia così, credo che al 80% lo è.
quindi in pratica solo nella mia Università si sforano i 4/8 anni... cambiando solo il titolo dell'assegno... that's fantastic!!!
RispondiEliminaNo. Lo si fa(ceva?) da un sacco di parti. E' un fenomeno a macchia di leopardo.
RispondiEliminaSpero tanto che tutto sia chiarito al più presto... e con certezza... inutile dire che il mio futuro è appeso a queste "interpretazioni"... e sono molto preoccupato...
RispondiElimina@ Luca
RispondiEliminase ti può "consolare" il futuro di molti di noi è stato già troncato di netto dalla suddetta circolare e simili, visto che gli assegni ci sono scaduti e non ci sono stati rinnovati. quindi non siamo più neanche proccupati, siamo passati alla fase successiva che è quella di una disperazione sicura, non più incerta...
Si stanno occupando di questa vicenda questo blog e 20 maggio (da google mi sembra che sia www.tutelareilavori.it) che ha diffuso il comunicato postato da qualche parte e ha presentato una interrogazione parlamentare. Ma il fatto che non si possano più superare i 4 anni di assegno (8 per chi non ha avuto la borsa di dottorato) in una stessa università è incontestabile, a meno che il governo rispondendo all'interrogazione non decida di prendere qualche iniziativa. Se sei preoccupato vai sul blog della Ghizzoni e chiedile informazioni sui tempi. Conosci l'indirizzo?
RispondiEliminaMarco, anche tu, scrivi alla Ghizzoni. Sollecitatela un po'. Il suo blog http://www.manuelaghizzoni.it
RispondiElimina..ragazzi, premesso che parliamo di diritto e non di matematica, mi pare piuttosto evidente che l'interpretazione restrittiva offerta - per quanto risulta fin qui - non dal MIUR, ma dal direttore amministrativo della Sapienza (o da altri suoi colleghi), sia errata.
RispondiEliminaNon è affatto vero, cioè, che l'espressione "stesso soggetto" possa riferirsi sia all'assegnista che all'università. Meglio: questo sarà anche vero in astratto, ma in concreto ci dobbiamo rifare alla terminologia utilizzata dal legislatore. Se il legislatore, nella legge in questione, anzi nell'articolo in questione, anzi nel comma in questione, per indicare l'assegnista, fa uso sempre dell'espressione "titolare dell'assegno", mentre per indicare l'università (o l'altro ente) fa uso sempre dell'espressione soggetto (e non è un caso, infatti è una espressione che può essere riferita, apunto, ad una serie di .... soggetti diversi: università, osservatori, etc.), non credo che troverete un solo TAR, che potrà interpretare la norma in questione come se il legislatore, a un certo punto, "è impazzito", e ha iniziato ad indicare - all'interno della stessa legge, dello stesso articolo, dello stesso comma -, con la stessa espressione utilizzata fino a quel momento per il datore di lavoro, il prestatore di lavoro.
E che? Un depistaggio?
Dai ragazzi, non scherziamo.
Tom
ok bomba facciamo che hai ragione.
RispondiEliminaperò permetti una domanda: perché tutti gli uffici amministrativi di tutti gli atenei noti a me si sono sempre - non da qualche mese ma da sempre - orientati a nterpretare la norma in modo restrittivo? Non esiste un margine di autonomia degli atenei nell'applicare una tale normativa?
sono le domande di un ignorante e disperato
Non si tratta di "interpretare", da quanto si e' capito, quanto del fatto che, "GRAZIE" al CINECA, le Universita' DEVONO APPLICARE la norma nel suo verace senso letterale...
RispondiEliminail gia' ADI-LEX
Renzino, quindi tu ritieni che non siano gli atenei ad interpretare male, ma sia il Cineca?
RispondiEliminaRagazzi, ancora non sappiamo se il CINECA interpreta male oppure no. Tutto quello che sappiamo è che il CINECA non ha registrato due assegnisti della Sapienza che avevano già 4 anni di assegni nella stessa università.
RispondiEliminaQuindi in questo caso il CINECA non ha interpretato male, ma ha imposto la fine della consuetudine che consentiva rinnovi oltre i 4 anni se cambiava il titolo dell'assegno.
Al momento manca qualsiasi informazione riguardo eventuali mancate registrazioni di nuovi assegni in enti o università diversi da quelli dove si sono già fatti i 4 anni, cosa che secondo l'interpretazione dei giuristi APRI (secondo me corretta) sarebbe in contrasto con la legge. Credo che la cosa migliore sia invitare tutti i colleghi a segnalare eventuali casi di questo genere e magari scrivere alla Sapienza.
Giusto Albert, concordo con te.
RispondiEliminaCome avevo detto prima, il CINECA ha "applicato" l'interpretazione corretta, per quanto riguarda i rinnovi presso la stessa Universita'.
Il CINECA e' un po' come Fini; ha messo una macchinetta per prendere le impronte digitali dei deputati ed evitare il fenomeno dei "pianisti". Pero' la norma che impediva ai deputati di fare i "pianisti" c'e' sempre stata, ma i deputati, essendo italiani, non l'avevano applicata.
Cari amici,
RispondiEliminac'è una bella novità, il nostro Carbonaro ha pubblicato un interessante volume di diritto penale (Di Landro, La colpa medica negli Stati Uniti e in Italia, Torino, 2009), di cui è stato così gentile da inviarmi una copia.
E che ce ne frega, risponderete voi...
Ve ne deve fregare, e avanza pure il resto..sapete perchè?..perchè il volume è dedicato, in primis...
AI PRECARI DELLA RICERCA ITALIANI
Complimenti a Carbonaro, all'APRI, e a tutti i precari della ricerca italiani.
L'iniziativa merita un seguito: sotto a chi tocca, facciamo cultura.
Tom
Naaaaaaaaaaaaaaaaaa! Carbonaro sei un mito. E io che mi son sempre limitato a mamma, babbo, moglie e figliole...
RispondiEliminaVeramente i problemi sono sorti alla Sapienza per chi aveva maturato 8 anni di assegno, indipendentemente dal dottorato (in quanto il sistema non è in grado di combinare i due dati numerici) e indipendentemente da dove fosse stato usufruito l'assegno (in quanto invece gli anni di assegno confluiscono in un unico conto). mi pare, ma di questo non sono sicuro, che uno fosse tutto alla sapienza e l'altro metà alla sapienza e metà altrove. quindi se vogliamo nell'implementazione del sistema il cineca ha fatto semplicemente un casino fregandose da una parte del fatto che l'assegno fosse fruito nella stessa o in altre università e dall'altra permettendo di avere anche fino a 8 anni nella stessa università, in barba a qualunque lettura "restrittiva".
RispondiEliminaAllora il CINECA e' casinista e non finiano, ritiro i complimenti :-O
RispondiEliminaSe fanno un meccanismo e questo non rispecchia neanche la norma, che lavoro e'?
... un lavoro all'italiana? ...
Altra Gazzetta Ufficiale senza lo straccio di un concorso per ricercatore. Restano non banditi, a 11 mesi dalla ripartizione, non meno di 800 dei 1000 posti cofinanziati della tranche 2008 del reclutamento straordinario. E resteranno non banditi per sempre se il MIUR non s'affretta a indicare una data perentoria entro cui le sedi debbano bandirli, pena lo svanire dell'occasione. Peccato che tutto lascia presumere che proprio il MIUR sia il primo ad esser ben contento della penosa situazione; ma se è così - chiedo - a che pro ha modificato, migliorandole, le modalità di composizione delle commissioni e di svolgimento dei concorsi per ricercatore?
RispondiEliminaSe verrà rispettata la tradizione del 2007 e del 2008, l'imminente mese di novembre sarà quello in cui verranno ripartiti i posti della terza e ultima tranche; ma, in una situazione in cui quasi nessuno ha bandito i posti 2008, la nuova ripartizione sarà una presa in giro.
Beh, se veramente questi sono i presupposti, chissà allora come il Cineca ha implementato il complicato sistema per l'elezione e sorteggio delle commissioni...
RispondiEliminanon si può chiedere al miur, facendo uscire un apposito articolo o scrivendo direttamente ai nostri contatti, che siano esclusi dai posti mussi 09 coloro che non hanno bandito i posti 08? questo li spingerebbe a muoversi....
RispondiEliminamino che ne dici?
4ORE
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Torino, 19:44
UNIVERSITA': BRESSO, URGENTE INCONTRO CON IL GOVERNO
"Restiamo convinti dell'urgenza di un incontro con il Governo per dare corso alla nostra richiesta del passaggio di consegna della materia universitaria dallo Stato alle regioni e per illustrare al ministro Gelmini quali sono le linee di riforma del sistema universitario piemontese che abbiamo in mente". Cosi' la presidente del Piemonte Mercedes Bresso e l'assessore alla ricerca Andrea Bairati che, oggi, hanno incontrato il rettore del Politecnico di Torino Francesco Profumo e il prorettore Marco Gilli. Bresso e Bairati hanno riconfermato la loro disponibilita' a partecipare a un progetto di ridefinizione della funzione e del ruolo dei poli decentrati dell'Ateneo, anche in conseguenza alla recente riduzione delle risorse disponibili, qualora il Governo - cui spettano le decisioni e le scelte in materia - "accettasse la discussione". La presidente del Piemonte, inoltre, ha ribadito che "i tagli indiscriminati del Governo non aiutano processi di riorganizzazione e di programmazione come quelli in atto": "siamo convinti - hanno osservato ancora - che il Politecnico di Torino non chiudera' le proprie sedi, in quanto l'accentramento delle risorse a Torino costituirebbe un impoverimento dei territori. Siamo d'accordo con Profumo che e' indispensabile arricchire l'offerta locale di alta formazione degli Atenei nella fascia intermedia, di cui il paese e' gravemente carente".
anche in altre regione, per es. toscana, le regioni si fanno avanti per la gestione delle università. in cambio vogliono spazio nei cda...non sono sicuro che sia cosa buona
Vorranno fare come con la sanita'...
RispondiEliminavorrei sapere come si presentano le copie delle pubblicazioni per un concorso da ricercatore. in forma di stampa digitale del contributo o riproduzione dal volume pubblicato? previo deposito di 4 esemplari alla Prefettura della Provincia nella quale ha sede l’officina grafica ed 1 esemplare alla locale Procura della Repubblica?
RispondiEliminagrazie...
RispondiEliminaOff topic: ho aggiunto la petizione sul FIRB sul mio profilo di Facebook.
RispondiEliminawww.gopetition.com/online/31562.html
Facciamo girare!
Certo che, messa così, la legge sugli assegni di ricerca presenta numerosi profili di irragionevolezza.
RispondiEliminaInnazitutto non si capisce come mai una borsa (quella di dottorato) che dura 3 anni dovrebbe scalare, dagli 8 totali, 4 anni di assegno e non 3, come sarebbe ragionevole.
In secondo luogo non si capisce neppure come mai i 4 anni non vengono scalati solo nell'ente presso il quale si è usufruito della borsa di dottorato, ma in tutti gli enti, anche nei contratti successivi. Cioè: se io ho fatto il dottorato nell'università A, poi posso restare lì come assegnista per 4 anni, ma perché se poi passo nell'università B porto con me la stessa riduzione a 4 anni? E chi non ha avuto la borsa invece può sempre farne 8? Cioè, non solo si "pagano" i 3 anni con la riduzione di 4, ma se si passa in un altro ente il "prezzo da pagare" rispetto a chi non ha avuto la borsa diventa 8, poi 12....
..ultimo anonimo, non ti complicare la vita, fotocopia e poi autocertifica la confomità di quanto fotocopiato all'originale.
RispondiEliminaTom
P.S.: ma quella procedura che indichi chi la prescrive mai, mi pare incredibile.
3 di dottorato più 4 di assegno a casa mia fanno 7 e 7<8
RispondiEliminaper cui in teoria un altro anno sarebbe possibile.
Anche dato dalla stesso ente. Sbaglio?
patrizio, il tuo difetto è quello di usare logica e raziocinio. Chi ha scritto la legge invece ha detto 4 se si è fatto il dottorato e 8 se non lo si è fatto.
RispondiElimina@ Dingo
RispondiEliminainfatti alcune univ hanno dato la più fantasiosa interpretazione, secondo cui se hai il dottorato puoi averne 5 di assegno: dico fantasiosa perchè davvero non sta scritto da nessuna parte. insomma ognuno fa come gli pare
@ ad anonimo (ma perchè non vi mettete almeno un nome??) sul perchè hanno fatto la riforma se poi i concorsi non escono
ma come perchè??? l'intera azione di questo governo è così su tutti i fronti: prendiamo un problema reale (mancata meritocrazia nell'università), facciamo una pseudo-riforma che non risolve quasi niente (se non forse i casi più beceri ma numericamente ridotti), intanto raccogliamo il plauso del popolo, e magari pure di qualche associazione di categoria, e poi però approfittiamo a fare tagli a man bassa, che tra l'altro vanificano qualunque riforma del merito
SVEGLIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
Mino, puoi darci qualche altro riscontro sul fatto che per "soggetto" si intende l'ente che ospita il titolare dell'assegno e non l'assegnista stesso. Grazie in anticipo
RispondiEliminascusate se mi intrometto ma forse fra voi qualcuno può aiutarmi. Sono un titolare di assegno di ricerca all'università di Pavia in scadenza a fine mese. Il collegio dei docenti mi aveva garantito "ufficiosamente" il rinnovo anche se ho più di quaranta anni (quando ho iniziato l'assegno ne avevo 39) perché il rinnovo non costituisce un nuovo bando. Ieri ho contattato l'amministrazione per capire l'iter del rinnomo e qui mi dicono che avendo ora 41 anni l'assegno non può essere rinnovato. Qualcuno di voi sa se il rinnovo in continuità è esente dal vincolo dell'età?
RispondiEliminaGianni
@ Anonimo
RispondiEliminamai sentito nulla del genere.
al posto tuo chiederei all'amministrazione del tuo Ateneo il regolamento dove e' specificata questa norma relativa a limiti per il rinnovo connessa a limiti di eta' che ti hanno detto al telefono. vige una certa autonomia in materia di assegni di ricerca, ma comunque le norme devono essere reperibili sul sito e i regolamenti citati nei bandi.
a livello nazionale non esiste nessun vincolo di eta', ma solo limiti relativi agli anni di fruizione dell'assegno totali sul singolo soggetto, con diverse diatribe sull'interpretazione corretta.
fatti dire gli estremi di un documento ufficiale dell'universita', (regolamento, bando etc.) e se non sta sul sito fattelo mandare via fax in copia.
Io credo che porre un limite di età per gli assegni di ricerca sia contrario alla normativa europea anti-discriminazioni (di razza, religione, sesso e, cosa che quì interessa, anagrafiche). Si possono mettere limiti solo per i concorsi delle forze armate e di polizia o in presenza di adeguate motivazioni (che per gli assegni di ricerca proprio non sussistono). Se te lo negano con queste motivazioni chiama i carabinieri.
RispondiElimina@ Albert
RispondiEliminaall'universita' di pavia c'e' stato un limite di 35 anni sui bandi per gli assegni, per diversi anni.
questo limite e' stato tolto con una modifica al regolamento del 2007. attualmente, ho appena dato un'occhiata ai regolamenti messi sul sito, non mi pare quindi ci siano limiti per fare domanda.
qui pero' si parla di un rinnovo.
ad occhio mi sembra privo di riscontro cio' che gli e' stato detto al telefono, ma comunque deve farsi chiarire la cosa come scrivevo prima.
io ho lo stesso problema di Gianni all'università di Bergamo cìera il limite dei 40 anni nel momento del bando e ora mi dicono che non sono sicuri se potra essermi rinnovato perché nel frattempo ho sforato il limite. spero tutto si risolva per il meglio, non so che pesci prendere. Ha me fatto riferimento ad un articolo 2 del regolamento degli assegni di ricerca, ma ancora non sono riuscito a trovarlo sul sito UNIBG.
RispondiEliminaAndrea
lunedì vado a pavia a chiedere delucidazioni. la vostra reazione mi ha restituito un po' di fiducia
RispondiEliminagianni
con un limite di 40 anni per fare domanda, la cosa ha gia' un senso...
RispondiEliminail regolamento di unibg dovrebbe essere questo
http://wwwdat.unibg.it/dati/bacheca/57/25177.pdf
@ Anonimo di Pavia
RispondiEliminaportati dietro il regolamento stampato del tuo ateneo, lo trovi qui sotto la sezione "Ricerca"
http://www.unipv.eu/on-line/Home/Ateneo/StatutoeRegolamenti/Regolamenti.html
qualcuno mi sa dire se la Ghizzoni (o qualche altro parlamentare) è stato contattato in merito all'interpretazione della legge sugli assegni di ricerca per quanto riguarda i rinnovi? grazie in anticipo
RispondiEliminaRispondo al primo anonimo.
RispondiEliminaViene usato il termine "soggetto" in luogo di "università" perchè anche gli enti di ricerca, gli osservatori astronomici e quant'altro possono stipulare assegni di ricerca, non solo le università. Quindi si usa la parola "soggetto". Tale parola viene usata all'inizio del comma in questione. Quindi nello stesso comma dello stesso articolo della stessa legge verrebbe usato il termine "soggetto" con due accezioni diverse? sarebbe così irragionevole, che qualsiasi TAR darebbe ragione alla nostra interpretazione.
Conclusione: "con lo stesso soggetto" non sta per "con lo stesso assegnista".
Al secondo anonimo. Veramente la Ghizzoni ha addirittura presentato una interrogazione parlamentare a riguardo. Ma con risultati molto interlocutori (trovi sul sito della Camera dei Deputati il testo dell'interrogazione e la risposta di Pizza), peraltro senza porre l'accento sull'interpretazione corretta della legge.
Se e' per questo anche un'altra interrogazione e' stata prsentata, in comissione lavoro, dall'On Gatti. E li' non ricordo chi rispondesse, MA anche li' la risposta e' stata evasiva, del tipo "ma e' per limitare i tempi del precariato". E l'On interrogante non ha ribattuto prontamente, e addio Rosa. A noi non importa un cavolo delle norme antiprecariato, o meglio, le scrivessero a modo e soprattutto le facessero applicare fin dall'inizio avrebbero senso, ma qui invece si e' scritto una cosa(non si possono fare +di 8 anni di assegno nella stessa universita'), se ne e' lasciata mettere in pratica un'altra(non si possono fare +di 8 anni di assegno con lo stesso argomento di ricerca) e ora dopo 10 anni se ne vuole mettere in pratica un'altra ancora (non piu' di 8 senza se e senza ma). MA LA LEGGE SEMPRE QUELLA E'!!!
RispondiElimina@ France
RispondiEliminaallo stato attuale ci sono assegnisti di tre categorie:
quelli che si sono visti bloccare dopo quattro/cinque anni da atenei che interpretavano fin da subito nel modo restrittivo attuale.
quelli che dopo due+due con rinnovo hanno avuto altri assegni con nuovi bandi nella stessa universita' ed hanno superato il limite.
quelli che dopo due+due con rinnovo in una sede, hanno avuto assegni da altra universita' e lo stesso hanno superato il limite.
(sto assumendo il dottorato di 4 ovviamente)
di fatto ultimamente gli atenei si stanno attenendo all'interpretazione piu' restrittiva possibile. Massimo 5 anni (con 3 di dottorato) dovunque siano stati fatti. Che era la prima intenzione del legislatore, solo che e' stata scritta male la legge. Anni fa telefonai al ministero. Mi dissero chiaramente che il limite c'era ma nessuno controllava, sicche'...
non a caso anche il DDL Gelmini ripropone lo stesso limite.
che si possa tornare indietro dall'interpretazione restrittiva corrente secondo me e' impossibile, se pure le interrogazioni parlamentari cadono nel vuoto.
ormai il ministero tramite il cineca controlla caso per caso e gli atenei si vedono rifiutare gli inserimenti di chi ha raggiunto la somma di otto.
Ringrazio mino, France e limitedifruibilità per i chiarimenti. A quanto pare quindi, anche se la legge dice chiaramente una cosa, la prassi ormai consolidatissima è un'altra. Chiedo pertanto conferma ai giuristi sul fatto che l'unico modo per riuscire ad avere AdR per più di otto anni in università diverse sembrerebbe quello di fare ricorso al Tar (e vincerlo).
RispondiEliminaSe restassero dubbi sul fatto che la L. 449/1997 usa il termine soggetto/i per riferirsi agli enti di ricerca in senso lato e il termine "titolare" per riferirsi all'assegnista, faccio notare il seguente. All'interno del comma 6 dell'Art. 51 della L. 449/1997, il termine "titolare" compare ben 6 volte è sempre per riferirsi inequivocabilmente all'assegnista, e il termine "soggetti" per 3 volte seguito dalla frase "di cui al primo periodo del presente comma", e quindi faccendo riferimento inequivocabile agli enti di ricerca. Appare pertanto palese che nel passaggio di cui si discutte, "soggetto" e "titolare" devono avere gli stessi significati che nel resto del comma ("ente di ricerca" e "assegnista", rispettivamente). Resta "solo" di capire come e in quale sedi fare valere questi ragionamenti.
RispondiEliminaScusate: nessun aggiornamento sulla questione? Qualcuno ha notizia di ulteriori blocchi di assegni da parte del Cineca? Vista l'aria che tira, ahimé, la questione non è irrilevante.
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