lunedì 25 luglio 2011

L'ennesima CASTA

In merito ai contenuti del " PROMEMORIA PER IL MINISTRO ON. LE MARIASTELLA GELMINI IN OCCASIONE DELL’INCONTRO CON LA GIUNTA DELLA CRUI " del Luglio u.s., l'APRI prende atto della ridicola capriola dell'associazione dei rettori che dopo aver cavalcato a suon di dichiarazioni ufficiose le battaglie contro la Riforma Gelmini in contrasto con il proprio presidente Decleva (leggasi resoconto dell'incontro CRUI 25 Novembre ad opera del Prof. Mastino), si pone ora in una condizione di assoluta deferenza nei confronti del Ministro Gelmini arrivando a pietire richieste che, se accolte, stravolgerebbero il senso stesso della Legge 240/2010 e quel poco di buono in essa contenuto.
Bersagli delle richieste della CRUI, sarebbero ovviamente gli studenti e i ricercatori precari, uniche categorie non rappresentate da alcuna delle corporazioni sindacali ammesse nei salotti e pertanto non degne di alcuna considerazione da parte dei veri "baroni" universitari.
Tra le richieste contenute nel promemoria APRI denuncia con forza:

- Punto 2.a); la richiesta di abolizione del vincolo del 50% di posti RTD da bandire sulle risorse liberate dai pensionamenti. Già oggi con questo vincolo le proiezioni sul reclutamento futuro di nuovi RTD forniscono un quadro assolutamente insufficiente ad arginare il picco dei pensionamenti che sta investendo l'Università italiana, portando da qui a 5 anni ad una drastica riduzione del personale con serie ripercussioni sulla ricerca e sulla didattica: l'abolizione del vincolo comporterebbe l'utilizzo esclusivo dei pensionamenti per gli scatti di carriera degli attuali ricercatori e professori già strutturati, azzerando in sostanza il reclutamento di nuovo personale. Interesse della CRUI è evidentemente quello di spingere per un Università costituita esclusivamente da poche persone tutte all'apice della loro carriera.

- Punto 2.d); la richiesta di abolizione del vincolo del 20% del FFO come massimo della contribuzione studentesca. Questo vuol dire lasciare liberi gli atenei di aumentare le tasse di iscrizione degli studenti universitari. In questo modo a fare le spese dei tagli governativi al comparto della ricerca universitaria saranno gli studenti e le loro famiglie. Ancora una volta, non trovando il coraggio di porre in atto misure estreme per contestare le politiche economiche del governo, la CRUI preferisce inchinarsi al ministro utilizzando gli studenti come inginocchiatoio;

- Punto 2.f); la richiesta di un aumento dei finanziamenti delle università non statali. A fronte di politiche economiche che stanno portando alla crisi del concetto stesso di Università Pubblica, la CRUI chiede di aumentare i finanziamenti alle università non statali. Possiamo dire che la crui ha una politica molto attenta al bene pubblico: si lasciano libere le università di aumentare le tasse universitarie e poi si chiede al governo un aumento dei contributi statali alle universita’ private! Non crediamo ci sia bisogno di commenti al riguardo.

- Punto 4); le assurde richieste dell'abolizione dell'obbligo della retribuzione dei ricercatori per la didattica, di ripristino di tutte le forme di contrattualizzazione precaria parasubordinata e di reintroduzione della possibilità di affidare gratuitamente le docenze. Questo punto svela il progetto della CRUI sopra citato: se il combinato disposto dell'applicazione della L.240/2010 e delle ricadute universitarie dei provvedimenti economico-finanziari del governo fanno prevedere un'università futura con un organico estremamente ridotto e con una capacità di ricerca e di erogazione di offerta didattica seriamente messa in crisi, la CRUI pensa di poter arginare questa situazione utilizzando il precariato come ammortizzatore. L'università del futuro, per la CRUI, sarebbe costituita da un piccolo nucleo di oligarchi strutturati all'apice della loro carriera, intenti a gestire e a spartirsi i pochi finanziamenti rimasti, mentre ricerca e didattica verrebbero portati avanti dall'esercito di precari sottopagati e senza diritti, con buona pace del futuro del nostro paese.

In considerazione di tutto ciò, l'APRI si pone in assoluto contrasto con queste richieste rendendosi disponibile a qualunque iniziativa volta ad arginare le azioni di un'associazione corporativa NON DEMOCRATICA perché NON RAPPRESENTATIVA di nulla.

lunedì 11 luglio 2011

Ricorsi al TAR: puntata numero 2


Dopo un paio di mesi dalla sentenza del TAR Milano n.195/2011 che annullava tutti gli atti del concorso da ricercatore (SSD AGR/11-Entomologia generale e applicata) dell’Università di Milano, i candidati si sono visti recapitare una raccomandata: la procedura era stata riattivata e la Commissione (la stessa) aveva riconfermato la solita vincitrice.
Ravvisando numerosissime illegittimità, la candidata Ilaria Negri fa nuovamente ricorso al TAR Milano (n.1766/2011) e con un’ordinanza lampo (n.1090/2011) il giudice (un nuovo giudice rispetto al primo ricorso) accoglie la sospensiva e ORDINA ALL’UNIVERSITA’ DI PROVVEDERE ALLA NOMINA DI UNA NUOVA COMMISSIONE che dovrà giudicare i candidati tenendo presente la sentenza precedente (quindi utilizzando anche gli indici bibliometrici per valutare le pubblicazioni*).


* Per dovere di cronaca segnaliamo che anche nel secondo giudizio la Commissione non aveva applicato gli indici prescritti dal Decreto Ministeriale sui criteri di valutazione, tra cui l’Impact Factor delle pubblicazioni (“zero” per la vincitrice), come si può leggere nel verbale pubblicato sul sito dell’Università di Milano.

lunedì 4 luglio 2011

DECRETO MINISTERIALE ABILITAZIONE: IL PARERE APRI INVIATO ALLA VII COMMISSIONE DEL SENATO


CONSIDERAZIONI DELL'ASSOCIAZIONE PRECARI DELLA RICERCA ITALIANI IN MERITO AL DECRETO MINISTERIALE SULL'ABILITAZIONE NAZIONALE DEI PROFESSORI UNIVERSITARI

Considerando la centralità del Decreto Ministeriale in discussione per la riforma del sistema universitario e il suo ammodernamento APRI chiede alla VII Commissione del Senato di considerare quanto segue:

1) Invio telematico delle pubblicazioni negli esami di abilitazione

APRI ritiene imperativo che, nonostante le critiche formulate sul punto dal Consiglio di Stato, si consenta l'invio in forma telematica delle domande di partecipazione ai concorsi e della relativa documentazione. L'uso del mezzo telematico modernizzerebbe le procedure di invio delle pubblicazioni e faciliterebbe la loro consultazione da parte della Commissione valutatrice. Faciliterebbe, inoltre, l'invio di richieste di valutazione da parte di candidati residenti e/o operanti all'estero, favorendo una maggiore partecipazione da parte di candidati stranieri. L'internazionalizzazione del nostro sistema universitario e l'attrazione di cervelli dall'estero deve essere uno degli obiettivi della riforma, a tal fine vanno eliminati tutti gli ostacoli burocratici e dunque va considerato con assoluto favore l'invio telematico delle domande e della relativa documentazione. Facciamo notare altresì che l'invio telematico, in linea con le pratiche diffuse in tutto il mondo avanzato, falciliterebbe il compito di archiviazione da parte della Pubblica Amministrazione e non ultimo eviterebbe uno spreco di grandi quantità di materiale cartaceo. APRI fa notare che da ormai un decennio le pubblicazioni vengono dagli stessi ricercatori consultate, studiate, diffuse prevalentemente (ove non esclusivamente) in formato digitale (.pdf). I file contenenti le pubblicazioni possono essere scaricati direttamente dalle pagine web delle riviste scientifiche. Nel caso di libri o loro capitoli, saggi e curatele, la digitalizzazione di un volume puo' essere effettuata presso qualsiasi copisteria a un costo pari a quello delle semplici fotocopie, con la differenza che nel primo caso il lavoro viene commissionato una volta per tutte.
Le critiche del Consiglio di Stato in merito all'accessibilità del materiale inviato paiono discutibili anche perché i documenti in formato elettronico potrebbero essere autocertificati come autentici allo stesso modo in cui si è soliti autocertificare le pubblicazioni inviate in fotocopia; inoltre un invio cartaceo non è garanzia di maggiore diffusione del prodotto. Si può anzi argomentare il contrario poiché la disponibilità del materiale in formato elettronico consentirebbe un più facile e agevole accesso agli stessi.

2) Commissioni per l’esame di abilitazione

In considerazione del fatto che Governo e maggioranza parlamentare hanno più volte affermato che uno degli obiettivi strategici della riforma consiste nella valorizzazione del merito e nel conseguente abbattimento del cosiddetto potere baronale, APRI invita il Senato a porre particolare attenzione al meccanismo di selezione dei commissari deputati a valutare le domande di abilitazione.
Il sistema disposto dal Decreto Ministeriale prevede un sorteggio a partire da una rosa di professori ordinari che si siano proposti per l'incarico. In tale procedura il rischio è di alimentare i circuiti di potere che troppo spesso soffocano il sistema della ricerca italiana: chi si candida lo farebbe per difendere interessi di parte - non sempre coincidenti con l'interesse generale - e inoltre è ipotizzabile che nella fase di definizione delle candidature maturino strategie e accordi preventivi tra gli ordinari del settore. Crediamo opportuno quindi introdurre un secondo livello di selezione dei commissari, a partire dalla lista dei facenti richiesta, che sia trasparente e tale da ridurre al minimo i rischi relativi alla costituzione di cordate o accordi preventivi. Pertanto suggeriamo che la produzione scientifica dei candidati commissari sia identificata da un ente indipendente come adeguata in termini qualitativi e quantitativi. APRI insiste che debba essere necessariamente ANVUR a valutare l’adeguatezza dei profili di coloro che si candidassero a far parte delle Commissioni di valutazione.

3) Criteri di abilitazione

APRI, essendo tale tema strettamente legato al presente dibattito, coglie l'occasione per invitare a porre la massima attenzione sulla qualità della valutazione in sede di abilitazione nazionale, particolarmente sulla solidità e selettività dei cosiddetti "criteri minimi”, basandoli su seri indicatori qualitativi e quantitativi largamente accettati dalla comunità internazionale. APRI ritiene di non poter scendere in questa sede nello specifico dei criteri per singola area ma che, in futuro, sarebbe opportuno consultare anche le associazioni dei Precari della Ricerca (tra cui APRI) in sede di redazione dei criteri abilitativi.