sabato 7 ottobre 2017

FINE

A nove anni dalla sua fondazione (nel Novembre del 2008), questa associazione oggi si scioglie.
Lo scopo dichiarato di APRI era "APRIre al merito e alla responsbilita' l'Universita' e la Ricerca italiane, e renderle competitive nel contesto europeo". Era un obiettivo molto ambizioso, che 9 anni di attività non potevano certo conseguire. Anche se lontano, serviva a dare una direzione alle iniziative che APRI ha preso.

L'Università e la Ricerca in Italia dal 2008 ad oggi non hanno mostrato grandi miglioramenti: ogni anno si discute del fatto che i fondi sono insufficienti, ma al contempo ogni anno si rileva che la produzione scientifica resta fra le migliori al mondo. 
Nel 2008 c'erano 3000 posizioni a tempo indeterminato in più rispetto al 2016 (PO+PA+RTI): circa 4000 prof ordinari in più, circa 4000 associati in meno, e circa 3000 RTI in più. Nel 2016 però esistevano 5360 RTDa e RTDb, contro i 456 RTD del 2008. Sebbene i numeri siano deludenti nel complesso, il sommarsi delle riforme e della demografia ha creato una "piramide" dei ruoli (mentre nel 2008 era sostanzialmente un cilindro) con una "base" dove la componente "precaria" è molto più ampia, ma che include più ricercatori con contratti dignitosi (sebbene precari). I numeri per altri tipi di contratti precari sono più difficili da calcolare, ma probabilmente non ci sono stati grandi cambiamenti.

In questi 9 anni APRI ha senza dubbio provato a fare "lobby" per i precari, e forse, abbaiando alla luna, qualche volta l'ha fatta tramontare. Un numero non indifferente di soci ha vinto un concorso per una posizione a tempo indeterminato: forse APRI non rappresenta un campione significativo del mondo precario degli ultimi anni, 9 anni sono un periodo molto lungo (specie per chi li vive da precario), ma non è un segnale da sottovalutare. Forse il sistema, con grandi sacrifici e pazienza, si riesce ad aprire.

Certamente APRI non "chiude" per mancanza di precari, che continuano ad essere la forza lavoro trainante del sistema. Semplicemente i (nuovi) precari della ricerca non trovano attraente il modello e le proposte dell'associazione, e si rivolgono altrove, o da nessuna parte.

In bocca al lupo a tutti!