martedì 22 febbraio 2011

La gestione del transitorio (o "De capitombolo")




Chissà che tra le lezioni che l'autorevole ministro Gelmini dovrebbe impartire nell'improbabile scuola lombarda di politica non ne esista una in cui si parli del concetto di "transitorio".
Ma forse questo vocabolo per il ministro è sconosciuto, vista la situazione che regna attualmente nell'università italiana.

Da quasi un mese dall'entrata in vigore della legge, facoltà e dipartimenti sono nel caos più completo: le vecchie posizioni contrattuali con le quali i ricercatori precari sono stati tenuti "in vita" per decenni (assegni di ricerca, RTD ex Moratti, co.co.co., borse di studio) non esistono più e contemporaneamente il MIUR e gli atenei non sono evidentemente nelle condizioni di poter emanare i decreti attuativi e i nuovi regolamenti che permetterebbero di bandire le nuove figure previste dalla 240/2010.

- Ti è scaduto l'assegno di ricerca? Peccato, fintanto che non esce il decreto attuativo con i nuovi minimi ed i relativi regolamenti di ateneo devi attendere (e con te il tuo padrone di casa se paghi un affitto o la tua banca se paghi il mutuo).
- Ti è scaduto il co.co.co.? Pazienza, la riforma prevede che i co.co.co. non possano più far parte dei gruppi di ricerca, quindi non hai alcuna speranza che ti venga rinnovato.
- Avevi trovato l'ente disposto a finanziare una posizione di ricerca triennale su un progetto di tuo interesse? Spendili per una supercrociera visto che in questo momento non puoi utilizzarli per alcunché nell'università italiana.

A giudicare dall'esperienza di chi ci ha provato, sembrerebbe inutile anche scrivere direttamente al MIUR per chiedere lumi sulla corretta interpretazione di alcuni passaggi della Legge dal momento che il ministro è latitante e i direttori generali, veri artefici della normativa, sono divisi tra chi è andato in pensione e chi sta dimettendosi per (si mormora) contrasti interni.

Metaforicamente, si è nella situazione che capita a chi, avendo tolto il piede dallo scalino più basso, non può ancora poggiarlo su quello più alto…e non ci risulta che l'università italiana abbia (ancora) messo le ali.

giovedì 17 febbraio 2011

Precaricidio in Sardegna


Apprendiamo che l'ateneo di Cagliari ha attualmente in discussione una bozza di regolamento per il reclutamento delle nuove figure di ricercatori a tempo determinato previste dalla Legge Gelmini che prevede assurdi e ridicoli requisiti anagrafici di accesso.

Nell'articolo 12 della bozza di regolamento infatti si legge:

La partecipazione alla selezione per Ricercatore con contratto Triennale, prorogabile una sola volta per ulteriori due anni, di cui alla lett.a) dell’art. 3, è riservata, senza limitazioni in relazione alla cittadinanza, ai soggetti in possesso dei seguenti titoli:

A- dottorato di ricerca, o titolo equivalente conseguito in Italia o all’estero, e laurea specialistica magistrale conseguita da non più di 10 anni. In prima applicazione, tale termine può essere aumentato per non più di due anni, per il riconoscimento del periodo trascorso all’estero per attività di ricerca e/o di collaborazione didattica nell’Ateneo. [...]

La selezione per Ricercatore Triennale con contratto non rinnovabile a tempo pieno, di cui all’art.3, lett.b), è riservata a candidati che [...] devono aver conseguito la laurea da non più di 13 anni, elevabili a 15 nel caso in cui abbiano beneficiato di proroga biennale di cui alla lett.a) dell’art. 3

Con tali requisiti di accesso, Kostya Novoselov, che ha vinto nel 2010 il Premio Nobel della Fisica a 36 anni quando era research fellow (equivalente di ricercatore TD) all'Università di Manchester, non avrebbe potuto ottenere un contratto presso l'Università di Cagliari, neppure portando un proprio finanziamento.

Se questa bozza venisse approvata si tratterebbe dunque di un vero e proprio suicidio di un ateneo che si trova in una regione economicamente svantaggiata che dovrebbe impegnarsi nella valorizzazione dei suoi talenti (come anche ha fatto la Regione Sardegna negli anni scorsi con innovative politiche di sostegno alla ricerca e all'attrazione dei "cervelli"), anziché nel loro annientamento. Con queste regole da stato azzeccagarbugli, ovviamente sconosciute nei paesi più avanzati, si umiliano i ricercatori precari più motivati che in questi anni hanno resistito a una condizione prolungata di precarietà, causata dalla mancanza di meritocrazia nel sistema universitario italiano, e che ora come prima vorrebbero legittimamente poter concorrere per una posizione assegnata esclusivamente secondo criteri di merito scientifico.

mercoledì 9 febbraio 2011

COMMISSARI OKKIO!!!!!!



Ricorso TAR accolto: annullati gli atti di un concorso da ricercatore TI con le nuove regole.

Teatro:
Università di Milano, Facoltà di Agraria, SSD AGR/11- Entomologia generale e applicata
Candidati:
sette.
Vincitrice:
allieva e collaboratrice del Presidente della Commissione da oltre dieci anni;
senza brevetti a differenza di altri candidati;
unica dei sette candidati che non avrebbe pubblicazioni a impact factor*, (ma i Commissari non dichiarano il contrario?)
(http://www.unimi.it/ateneo/valcomp/43123.htm);
titolare di un unico assegno di ricerca rinnovato per diversi anni (e quindi mancante di altri titoli preferenziali come i contratti di ricerca ai sensi dell'articolo 51, comma 6, della legge 27 dicembre 1997, n. 449), nonostante i Commissari dichiarino il contrario
(http://www.unimi.it/ateneo/valcomp/43123.htm)

* per chi fosse a digiuno, una sorta di punteggio numerico che mette in graduatoria le riviste internazionali più importanti (ad esempio la rivista Science nel 2009 aveva un impact factor di 29,7; riviste molto meno prestigiose possono avere impact factor anche inferiori a 1).

Il cuore della sentenza TAR Milano n. 195/2011:
“Come correttamente denunciato dalla ricorrente, la Commissione si è discostata da quanto previsto dal […] D.M. 28.8.2009, n. 89, secondo cui “nell'ambito dei settori scientifico disciplinari in cui ne è riconosciuto l'uso a livello internazionale le Commissioni nel valutare le pubblicazioni si avvalgono anche dei seguenti indici:
- numero totale delle citazioni;
- numero medio di citazioni per pubblicazione;
- impact factor totale;
- impact factor medio per pubblicazione;
- combinazioni dei precedenti parametri atte a valorizzare l'impatto della produzione scientifica del candidato (indice di Hirsch o simili)”.
La Commissione ha all’opposto affermato […] che “potrà anche fare ricorso a parametri riconosciuti in ambito scientifico internazionale”, con ciò mostrando di ritenere detta previsione soltanto facoltativamente applicabile, il che, da una parte, viola la detta disposizione che è palesemente di obbligatoria applicazione e, dall’altra, individua un criterio di valutazione diverso da quello indicato nel citato D.M. n. 89/09, senza motivare sotto alcun profilo in ordine alle ragioni che avrebbero reso opportuna una siffatta deroga”.

Conclusioni:
I concorsi nei quali i criteri di valutazione determinati dalle Commissioni NON sono conformi al Decreto Ministeriale saltano!

Ricorsi - Istruzioni per l’uso da parte di candidati “mal trattati”:
1- controllare che i criteri di valutazione adottati dalla Commissione siano conformi a quelli del DM e quindi non siano “fatti ad arte” per privilegiare un candidato.
(ATTENZIONE! Il ricorso si può fare tranquillamente anche DOPO l’espletamento del concorso e la nomina del vincitore, perché i criteri stabiliti di per sé non comportano l’immediata lesione dell’interesse legittimo dei candidati: l’effettiva lesione si determina nel momento in cui quei criteri “fatti ad arte” vengono applicati e favoriscono il candidato che viene proclamato vincitore).
2- fare un’istanza di accesso agli atti del concorso al Rettore, in modo da controllare tutta la documentazione (es. domanda e curricula dei vari candidati e soprattutto del vincitore) e verificare eventuali “incongruenze” e “contraddizioni” con i verbali dei commissari;
3- contattare un avvocato amministrativista che si occuperà della stesura del ricorso e lo presenterà al TAR;
4- qualora il TAR accolga il ricorso dichiarando illegittimi gli atti emessi dalla Commissione, fare un’istanza al Rettore affinchè la procedura venga riattivata (in sostanza, la Commissione riformuli i giudizi)

P.S.
nel Paese dei raccomandati anche noi chiediamo una raccomandazione: valutateci onestamente!