Nonostante il fatto che questa “riforma” sia periodicamente sbandierata pubblicamente sia come già fatta sia come riforma, deve tuttora essere ancora votata alla Camera. Purtroppo, la sensazione è che lo spazio per introdurre qualche miglioria che non affossi definitivamente il sistema universitario sia molto ristretto; vuoi anche per lo scenario politico che si è venuto a creare durante questi mesi estivi.
Bisogna sempre ricordare che, al di là di questo d.d.l., rimane cruciale la questione del F.F.O., perché con le attuali previsioni di decrescita relative ai prossimi anni anche una vera riforma risulterebbe vuota e priva di senso.
L’APRI conscia che perorare troppe modifiche sarebbe stato controproducente, dato il limitato tempo a disposizione per l’audizione e il fatto che, in generale, i politici italiani si sono più volte dimostrati, in pratica, totalmente disinformati sul mondo universitario, ha deciso, durante la sua audizione presso la 7^ Commissione permanente della Camera dei deputati, di focalizzarsi su alcune questioni che ritiene fondamentali:
- l'eliminazione della propedeuticità RTDa à RTDb, permettendo l’accesso alla seconda figura a chi ha fatto tre anni di post-doc in Italia o all’estero;
- lo sblocco concorsi su fondi Mussi, perché non ha senso permettere alle università di far cassa sulle spalle dei precari;
- la definizione di quote rigide e serie per le promozioni da RTI a professori associati, in modo da evitare operazioni di ope legis e di favorire la mobilità (anche internazionale).
Qui trovate la relazione della nostra audizione.
E la richiesta di abilitazione nazionale per i RTDb?
RispondiEliminaE' saltata?
Cronache diverse raccontano quelli del CIPUR:
RispondiEliminahttp://www.cipur.it/leggi/Audizione%20VII%20Comm.Camera-28%20sett%202010.pdf
Proposte di emendamenti a costo zero:
http://www.cipur.it/leggi/DDL3687%20proposte%20emendamenti%20CIPURpdf.pdf
@ renzino
RispondiEliminatutto non si poteva chiedere, si è dovuto fare una selezione in base alle priorità e alle concrete possibilità di ricezione delle preposte.
@renzino, in realtà, un riferimento alla necessità della previa abilitazione nazionale del TD con tenure track (che a questo punto diventerebbe un associato TD, più che un ricercatore TD), come da nostra proposta in Senato, è ben presente anche nella memorietta APRI per la Camera, quando si spiega come l'incostituzionalità dell'originaria versione del ddl, per discriminazione dei vecchi RTI nei confronti dei nuovi RTD, ben poteva essere risolta giocando al RIALZO DELLA SELEZIONE, e non con l'ope legis mascherata (come poi è stato fatto), di cui abbiamo chiesto almeno la riduzione.
RispondiEliminaTom Bombadillo
Signore della Vecchia Foresta
Ritornando al discorso Firb caro Insorgere, prima di giustificare l'insensatezza del bando sbandierando il tuo dottorato a 26/27 anni e lauerea a 22, pensaci. Tra l'altro immagino tu abbia le 6 pubblicazioni con IF?
RispondiEliminaNon tutti in Italia abbiamo fatto la primina, non tutti ci laureiamo in lettere!! Non tutti portiamo avanti le nostre ricerche in biblioteca!!!!!!!!
La norma è che se opti per una facoltà scientifica ci metti almeno 5 anni e spesso se fai una tesi sperimentale seria sfori. Quindi dubito che in molti in Italia si laureino prima dei 25.
Ma scusate, in questo blog siete tutti umanisti e/o avvocati? Senza offesa, ma se così fosse si spiegherebbero molte cose!!
@ ganjalf
RispondiEliminaleggiti quel che scrivono le persone prima di polemizzare!
ho criticato esplicitamente questo bando FIRB, mettndo in evidenza l'illegittimità dei limiti d'età - espressamente proibita dalla carta europea dei ricercatori.
quanto all'età, ho solo detto che è possibile rientrarci, non che sia giusto così. per finire, ho amici fisici e matematici laureati in corso e dottorati rapidamente, ma si sa che i normalisti sono un caso a parte...
postilla:
RispondiEliminaquesto post è dedicato al DDL, questione cruciale e urgente.
del FIRB ci occuperemo prossimamente con un altro, apposito post.
cerchiamo di rimanere in tema, pls
@ganjalf
RispondiEliminain fisica e matematica (prima del 3+2, quando queste lauree erano quadriennali) laurearsi a 22 o 23 non era inusuale. Conosco molte persone (me compreso) che si sono laureate in fisica prima dei 23 anni.
@ Fra
RispondiEliminaVeramente accadeva l'esatto contrario, con pochissime persone "in corso", e comunque congratulazioni se tu ce l'hai fatta.
E' adesso che le statistiche per la laurea triennale danno molta piu' gente in corso. Per la magistrale e' da vedere, dipende anche da vari fattori aggiuntivi.
@ Renzino
RispondiEliminaio ho finito a 23. Persone più sveglie di me hanno finito a 22. In ogni caso gli esempi che ho in mente non sono sufficienti a fare statistica.
In linea di massima con il 3+2 fisica e matematica durano un anno in più. Finire in corso equivale a finire con un anno di ritardo secondo il vecchio ordinamento.
Sarebbe interessante comunque avere delle statistiche. Mi sono sempre chiesto se il 3+2 è servito almeno a ridurre i fuori corso.
(e con questo chiudo l'off-topic prima di essere censurato da insorgere)
UNIVERSITÀ: POLEMICA IN CAPIGRUPPO CAMERA SU DL UNIVERSITÀ, GELMINI
RispondiEliminaRESTA FUORI = FINI MEDIA, DISCUSSIONE IL 14 E VOTO DOPO SESSIONE
BILANCIO Roma, 30 set. (Adnkronos) - La calendarizzazione della
riforma dell'Università è stata oggetto di un dibattito tra
maggioranza e opposizione nel corso della conferenza dei capigruppo di
Montecitorio. Un dibattito cui, però, non ha assistito Maria Stella
Gelmini. Il ministro dell'Istruzione si era presentata alla riunione
per partecipare ma non è stata fatta entare, ed è rimasta alla porta.
Come è stato spiegato al termine della capigruppo, il governo è
rappresentato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, presente
alla discussione, e non può essere rappresentato da più ministri. «Noi
abbiamo chiesto di non soffocare i tempi di discussione di una riforma
così importante e di non portarla in aula il 4 ottobre», ha spiegato
il capogruppo del Pd Dario Franceschini al termine della riunione
replicando ad una ipotesi di calendario avanzata dalla maggioranza.
Fini, tra due fuochi, ha deciso di fissare la discussione generale il
14 ottobre, ma per il voto bisognerà attendere la fine della sessione
di bilancio. «Una scelta obbligata», ha detto il presidente della
Camera. Pur riconoscendo come «comprensibili le ragioni del governo»,
Fini ha infatti ricordato che durante la sessione di bilancio non è
possibile esaminare provvedimenti onerosi.
UNIVERSITÀ: GELMINI, RAMMARICATA SLITTAMENTO TEMPI RIFORMA
POL S0A QBXB UNIVERSITÀ: GELMINI, RAMMARICATA SLITTAMENTO TEMPI
RIFORMA (RIPETIZIONE DA ALTRA RETE) (ANSA) - ROMA, 30 SET - «Sono
rammaricata, ma rispetto qualunque scelta farà il Parlamento». Lo ha
detto il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, dopo il suo
intervento in Commissione Istruzione alla Camera e alla luce della
decisione presa oggi dalla riunione dei capigruppo di rinviare al 14
ottobre la discussione del ddl di riforma dell'università in Aula. «Il
governo - ha spiegato il ministro - più che proporre un testo di
riforma e trovare le risorse altro non può fare. Per mesi mi sono
sentita dire che non si possono fare le riforme senza risorse, che non
si fanno le nozze coi fichi secchi. Oggi abbiamo la riforma e le
risorse. Questo pare non bastare. Ha determinato comunque un rinvio
dei lavori. E ripeto - ha concluso il ministro - sono rammaricata, ma
rispetto le decisioni del Parlamento».
Dichiarazione del Presidente della CRUI, Enrico Decleva
RispondiEliminaLa calendarizzazione in Aula per il 14 ottobre del DDL di riforma dell’Università, alla vigilia cioè dell’inizio della Sessione di Bilancio, se confermata, equivale molto probabilmente, nella situazione politica che stiamo attraversando, alla rottamazione del provvedimento.
Forse non ci si rende conto degli effetti che ne verrebbero anche rispetto alla protesta dei ricercatori in quel che essa ha di legittimo e di giustificato, ma che può trovare soddisfazione all’interno della legge in discussione, modificata nei termini condivisi ampiamente emersi, non certo nel suo tracollo. Il conseguente vuoto legislativo potrebbe per contro prolungarsi di nuovo per anni, bloccando, tra l’altro, le procedure sul reclutamento che interessano tanti giovani studiosi meritevoli.
E’ indispensabile un atto di responsabilità; è indispensabile che si ritorni sul calendario dei lavori in Aula garantendo lo spazio per la discussione in tempo utile del provvedimento.
traduzione ad uso del pubblico non specializzato:
RispondiEliminarinviando il voto sul ddl a dopo la sessione di bilancio de facto si rende impossibile la compressione dei tempi parlamentari voluta dalla maggioranza e mirante a portare a casa la riforma entro fine anno.
la crui teme slittamenti e non sa bene come fare a gestire sciopero ricercatori.
per noi va bene così. ci vuole tempo per discutere ed emendare.
RispondiEliminae bisogna anche lasciare più tempo possibile perché vengano banditi gli utlimi posti mussi
Che la Camera voglia lavorarci sopra sarebbe una cosa apprezzabile, ma allora lo devono rimandare in Commissione. E' li' che si lavora, mica in Aula.
RispondiEliminaLavorare e sudare: guadagnatevi il pane facendo il vostro lavoro.
postilla:
RispondiEliminamary star dice che ci sono le risorse, ma 'ndo stanno ste risorse? fatecele vede'!
beh per ora bene, ma non ritorna in commissione... cme almeno prima si sa l'ammontare del finanziamento e poi si vota, o sbaglio? Viene meno il cripto ricatto di Tremonti cosi', o sbaglio?
RispondiEliminaesatto insorgere, ora saranno costretti a far vedere il piatto, prima era un'apertura al buio.
RispondiElimina@ salvo
RispondiEliminaper ora ciò che è chiaro è che si svolgerà prima la sessione di bilancio e poi il voto sul ddl.
nel bilancio ci dovrebbero stare anche i soldini per l'università, ma ancora non è chiaro quanti...
A dire il vero Giulio Tramando ha detto a chiave letteve che la posta di bilancio "vera" l'avrebbe messa con il decreto di fine anno, non con la Finanziaria (infatti la Finanziaria è stata presentata ieri ma nulla si puo' sapere di cosa stia in testa a Tremorti per ora).
RispondiEliminapero' lo sara' chiaro prima del voto sul ddl.
RispondiEliminaSto cercando di immaginarmi la scena, mi pare incredibile. L'hanno lasciata fuori dalla porta???
RispondiEliminaComunque, qua a Bologna, da sempre tra le piu' virtuose finanziariamente, in un incontro di oggi,un prorettore ha dipinto una situazione foschissima e si sta gia' invocando il 1000proroghe come unica e ultima speranza per avere qualche spicciolo.
ah ecco.... leggo ora l'intervento di Renzino
RispondiEliminaIl Ddl Gelmini sull’Università in aula per la discussione
RispondiEliminail 14 ottobre: una vittoria dei ricercatori
Il DdL Gelmini verrà portato in discussione in aula il 14 ottobre, alla vigilia dell’inizio della sessione di bilancio. Non potrà quindi essere votato se non al termine della sessione di bilancio stessa (dicembre, nella migliore delle ipotesi). Non si tratta quindi solo di un rinvio di dieci giorni (dal 4 ottobre al 14) bensì di una pausa di riflessione che consentirà evidentemente di inserire nel provvedimento anche correttivi di tipo finanziario.
La Rete29Aprile apprezza con viva soddisfazione questo rinvio. Esso rappresenta una vittoria del movimento che si è strutturato da aprile a oggi e testimonia che la protesta del mondo universitario non può essere nascosta sotto il tappeto, riducendola a folclore corporativo o a ribellismo giovanile.
L’approvazione di una legge indecente che smantella l’università pubblica e ne consegna le briciole in mano ai rettori e alle baronìe ha fatto sollevare una protesta che ha riunito ricercatori a tempo indeterminato e docenti, ricercatori a tempo determinato, componenti studentesche e che rappresenta il fenomeno politico più nuovo degli ultimi anni all’interno del mondo universitario. A questa protesta il governo non è stato finora in grado di dare risposte né di fronteggiarlo adeguatamente.
Ci auguriamo che il governo sfrutti questa pausa di riflessione imposta, con senso di responsabilità e saggezza, dalla Camera dei Deputati per dare ascolto al mondo universitario e non solo ai rettori e per dare avvio a una riscrittura radicale di questo disegno di legge.
Abbiamo registrato l’insofferenza dei Rettori riuniti nella CRUI nei confronti di questo ritardo, ma non la condividiamo affatto; crediamo invece che la nuova calendarizzazione rappresenti una preziosa occasione per dare vita a una riforma condivisa, partecipata, responsabile e per ottenere finalmente un’università pubblica, autonoma, libera e aperta.
R29A
www.rete29aprile.it
Ecco, questo è veramente importante:
RispondiEliminala definizione di quote rigide e serie per le promozioni da RTI a professori associati, in modo da evitare operazioni di ope legis e di favorire la mobilità (anche internazionale).
Io direi: NESSUNA!!!
Non è serio che chi è RTI in una università poi diventi lì associato! Se davvero è bravo che si faccia prendere da un'altra!
Che puzza!
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RispondiEliminaScusate, avrei bisogno di un ulteriore chiarimento sulle parole di Decleva "Il conseguente vuoto legislativo potrebbe per contro prolungarsi di nuovo per anni, bloccando, tra l’altro, le procedure sul reclutamento che interessano tanti giovani studiosi meritevoli."
RispondiEliminaperchè? se il ddl non viene approvato o viene approvato con ritardo, nel frattempo non si possono continuare a bandire posti RTI (e PA e PO) sia Mussi che non, come ha promesso che farà prossimamente Pisa?
@ Siberia, credo anch'io, non vedo il perche' del contrario.
RispondiEliminaDecleva può anche fare tutte le dichiarazioni che vuole, ma non può pretendere che la gente informata sui fatti gli creda, il problema è quanti sono informati sui fatti?
RispondiEliminaComunque de'....
RispondiEliminameglio di quello che ci si aspettasse, d'ora in poi non si può che migliorare....
alla fine ci è servita anche la ruggine fra Berl e Fini, Gianfry oggi ha fatto ostruzionismo "passivo o paraculo"...
ora si può ricominciare a proporre senza l'H2O alla gola e a chiedere con forza di ripristinare un normale flusso di bandi RTI
Ma così si perpetua il tarlo dei ricercatori a vita!
RispondiEliminaAbbiamo bisogno di do-cen-tiiiiii....
L'acqua è già oltre la gola...
@ siberia
RispondiEliminadecleva mente sapendo di mentolo
@ renzino
hai ragione, però non si può prendere questa riforma così com'è...
@ insorgere
RispondiEliminache si dovesse lasciare il tempo alla Camera di fare la propria quota di lavoro e' indubbio, anche da un punto di vista istituzionale-democratico.
Allora dovresti chiedere che il ddl venga rispedito in Commissione, conseguentemente, e che queste persone lavorino e si guadagnino lo stipendio, no?
Sul Messaggero si legge che la Gelmini dichiara che "con il Ministro Tremonti abbiamo trovato le risorse per gli stipendi, per il diritto allo studio, e per i ricercatori", pur non quantificando [e che je costava, visto che "le hanno trovate?"].
RispondiElimina"Per i ricercatori c'e' un pacchetto ad hoc che ruota attorno a due misure", però ne viene citata solo una: "Per prima cosa intendiamo garantire con un cofinanziamento alle Università la messa a concorso di un congruo numero di associati nei prossimi 6 anni, a partire già dal 2011".
Quindi vedi bene, insorgere, che quello che importa è assumere Professori, non ricercatori. I posti Mussi erano e sono un controsenso politico
@Siberia, il problema è che posti a concorso da professori non se ne possono mettere più da tempo, in quanto le regole Berlinguer sono scadute.
RispondiEliminaQuelle da ricercatore, invace, sono ancora in piedi, ma scadono a fine anno (ci sarebbe bisogno di un mille proroghe: ci sarà? bo!).
Inoltre, per come è scritto il ddl, dal giorno in cui entrerà in vigore si potrà reclutare solo con le sue regole, che non contemplano i ricercatori TI (col rischio di bruciare gli ultimi posti Mussi, che abbiamo chiesto di salvare tramite un'opportuna norma transitoria), e che avranno bisogno di un paio di anni per essere operative per pa e po.
Per gli altri, chiarisco che l'APRI si era battuta, al Senato, perchè l'ope legis non fosse proprio introdotta, spiegando come si poteva risolvere il problema della discriminazione incostituzionale nei confronti dei vecchi RTI, rispetto ai nuovi RTD, senza fare ope legis, ed anzi aumentando il livello della selezione. Purtroppo, però, è passata la logica al ribasso dell'ope legis (che molti altri, alla Camera, hanno chiesto di rafforzare, rendendola obbligatoria), dunque noi - realisticamente - abbiamo ribadito (basta leggersi il nostro documento) che l'ope legis è una cosa sbagliata, ma visto che ormai c'è, abbiamo chiesto almeno di dimezzarla.
Meglio feriti che morti.
Tom
P.S.: aggiungo che, secondo me, lo slittamento del ddl è un fatto politico, che è stato determinato dal contrasto tra finiani e governo.
RispondiEliminaInsomma, il governo aveva una fretta mai vista di approvare il ddl (la scena a cui ho assistito ala Camera è stata incredibile), perchè - a mio avviso - volevano andare a votare il prima possibile, e, in quel caso, volevano poter dire: abbiamo fatto un sacco di cose, tra cui la riforma dell'università, che è una riforma storica, perchè noi siamo il governo del fare!
Allora, però, rallentare il ddl Università, molto semplicemente, significa procastinare la data dello scioglimento delle Camere e, quindi, delle elezioni, cosa voluta principalmente da F&L e PD, che non sono pronti (o comunque sono pronti meno degli altri).
La circostanza che la rete 29 Aprile ritenga di aver avuto un ruolo in queste vicende fa quasi tenerezza.
Rimane il fatto, tuttavia, che siccome al peggio non c'è mai limite, è anche possibile che questo maggior tempo sia utilizzato per peggiorare ulteriormente il ddl, rafforzando l'ope legis, invece di diminuirla, come da noi richiesto.
Si vede che la lezione del d.P.R. 382/80 non ha insegnato niente a nessuno, se non a quelli che (allora) sono diventati ope legis ricercatori, senza alcun merito scientifico, e che (ora), quindi, proprio non capiscono perchè non dovrebbero poter pure diventare professori associati ope legis, sempre senza alcun merito.
Purtroppo per loro, però, due torti non fanno una ragione.
Purtroppo per noi, tuttavia, il lupo non ha bisogno di aver ragione per mangiarsi l'agnello.
Tom
Il Sole 24 Ore da' voce alla stizzita posizione di quei quartieri sociali per "la morte della riforma"
RispondiEliminahttp://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2010-10-01/morte-riforma-nata-080803.shtml?uuid=AYQUfSVC
@Bombardillo
RispondiEliminaSon d'accordo con te che le difficolta' interne della maggioranza siano state determinanti per lo slittamento; tuttavia penso anche che se nessuno avesse protestato lo slittamento non ci sarebbe stato.
Mi sembra che il rischio di ope legis (o altri papocchi) sia sempre piu' forte, vista la situazione: difficile resistere alla tentazione di distribuire piccoli favori alla vigilia delle elezioni.
Per leggere l'attitudine dei finiani sulla cosa si puo' leggere il Secolo d'Italia (che titola "e la Gelmini resta fuori...")
RispondiEliminahttp://rstampa.pubblica.istruzione.it/utility/imgrs.asp?numart=UBTZZ&numpag=1&tipcod=0&tipimm=1&defimm=0&tipnav=1
uno scenario via via più probabile è quello di un DDL monco, approvato tra Gennaio e Febbraio subito prima dello scioglimento delle Camere.
RispondiEliminaA riforma passata, ma senza decreti attuativi, ci ritroveremo nuovamente nel blocco dei concorsi ad libitum.
no all'ope legis ...
RispondiEliminaridurre l'ope legis ...
... che paura quest'ope legis!!!!
Ma insomma, tutti voi terrorizzati dall'idea che i ricercatori, che hanno avuto la forza (da soli!) di bloccare di fatto il DDL, adesso si prendano il piatto! CERTAMENTE!
Del resto il senso di introdurre quote massime per le promozioni degli "interni" non è anche quello un tentativo di favorire qualcuno (i precari) a scapito di altri (i ricercatori)?
Il problema è che ognuno tira l'acqua al suo mulino ... solo che i ricercatori sono forti ... e voi non contate un caxxo!
FUGGITE PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI, LA PUZZA E' ORMAI INSOSTENIBILE!
il fatto che i rettori si disperino per la non approvazione del ddl però è interessante ...
RispondiEliminaMi dispiace averti deluso.
RispondiEliminaPensa alla riforme dell'Università e della Ricerca che portino l'Italia in Europa e, soprattutto, l'Europa in Italia, invece.
..mi pare davvero paradossale assimilare la posizione nostra, che per i precari non abbiamo mai chiesto l'ope legis, con quella di chi, invece - e cioè i ricercatori -, l'ha sempre chiesta, ed anche avendola ottenuta, sciopera, perchè la vuole in misura ancora maggiore.
RispondiEliminaLa posizione uguale e contraria a quella dei ricercatori, che chiedono l'ope legis ad associati, non è certo quella di chiedere che tale ope legis sia diminuita, ma sarebbe quella di chiederla per noi.
Non ci vuole mica molto: i dottori di ricerca, con 3 anni di assegno o post-doc in genere, diventano ricecatori grazie all'abilitazione.
NOI, PERO, QUESTO NON LO ABBIAMO MAI CHIESTO, ANCHE SE ERA A NOSTRO VANTAGGIO; ANZI ABBIAMO SEMPRE CHIESTO IL CONTRARIO.
A ME, DUNQUE, L'OPE LEGIS NON FA PAURA, FA SCHIFO: CHE E' COSA AFFATTO DIVERSA.
Avrei chiesto la sua riduzione anche se avesse riguardato i precari, non vedo perchè non dovrei farlo visto che riguarda i ricercatori.
Tom Bombadillo
Signore della Vecchia Foresta
@ Bombadillo, ma in effetti e' vero... noi tiriamo acqua al nostro mulino! Infatti siamo per la meritocrazia vera e per la ricerca adeguadamente finanziata, quindi tiriamo acqua al nostro mulino essendo dei ricercatori (nel senso pieno del termine). Se appoggiassimo le stabilizzazioni (leggio ope legis ai precari) tireremmo l'acqua al mulino di qualche altro: fancazzisti, svogliati che galleggiano nei vari dipartimenti, servetti vari... trovandoci poi tutti dentro non ci sarebbero le risorse per fare granche' altro che qualche ora di lezione.
RispondiEliminaQuindi direi di si, ognuno tira acqua al mulino proprio. Solo che io ritengo che il nostro mulino poi produca "farina" a beneficio di tutta la comunita', gli altri rivoli d'acqua ad altri mulini spesso finiscono solo per dissetare i mugnai e far girare a vuoto gran parte dei mulini... di farina poca!
..sottolineo che io non sono uno degli amministratori di questo blog, e non so cosa tu abbia scritto per meritare di essere censurato.
RispondiEliminaTi posso assicurare, tuttavia, che, se io fossi uno degli amministratori, uno con il tuo n.n. non lo farei postare proprio. E questo, ovviamente, non per una questione di maggiore o minore democrazia, ma di rispetto per coloro i quali scrivono e leggono questo blog.
Del resto, molto banalmente, la tua libertà finisce dove inizia quella degli altri, di poter discutere SERIAMENTE E SERENAMENTE, senza insulti o volgarità gratuite, che con la democrazia e la libertà d'espressione non hanno niente a che vedere.
Qui, infatti, non stiamo giocando, ma stiamo tentando, con i pochissimi mezzi a nostra disposizione, di aprire al merito ed alla responsabilità l'Univeristà italiana.
Tom
P.S.: se il blog dovesse nuovamente degenerare, stai pur certo che lo spegneremmo noi, di un colpo, e non piano piano.
A noi interessa tenere in piedi questo blog fino a che è un luogo di confronto sui temi della ricerca: se deve diventare un parco giochi virtuale è meglio chiuderlo.
don't feed the trolls!!
RispondiElimina@ Bombadillo
RispondiEliminae nn ho capito ... perchè il tuo è un nn serio???
Il problema è la libertà di esprimere concetti anche non graditi agli amministratori
la puzza di tenure trash è passata comunque ... ne restano altre (per esempio quella di RTI non passa mai)
RispondiEliminaLa libertà di pensare e anche la libertà di morire. Mi attende una nuova scoperta anche se non potrò commentarla"
RispondiEliminaSono le ultime parole che ha scritto Norman Zarcone, dottorando in filosofia, laureato con 110 e lode, prima di suicidarsi e gettarsi dal tetto della Facoltà di Filosofia di Palermo. Si è tolto la vita per l’insopportabile peso di “non avere futuro” (questa volta non è un nostro slogan), di qui a pochi mesi il suo dottorato sarebbe finito senza nessuna prospettiva di carriera universitaria.
Ad un uomo che non ha più nulla da perdere, non gli resta che gettarsi nel vuoto, ad un uomo che ha dedicato tutta la sua vita allo studio, non gli resta che porre fine alla propria vita.
Perché? Perché viviamo in un paese dove si investe poco, se non nulla, per l’istruzione e il diritto allo studio, dove l’università diventa sempre più elitaria e sottoposta a logiche aziendalistiche, dove non si studia più per il desiderio e la voglia di farlo.
Perché viviamo in un paese dove il clientelismo è il male della società, dove i capaci e meritevoli non trovano posto, proprio come il nostro caro Norman, che nonostante si sia laureato con il massimo dei voti, non è riuscito a far carriera e forse perché per l’opinione comune, il suo percorso di studi era inutile, non serviva a quella idea di mercato che ormai ci viene imposta.
La cosa che ci fa più male e che più ci fa rabbia è che di questo “omicidio di stato”, così lo intendiamo, nessuna tv ne abbia parlato, a nessuno è venuto in mente che questo estremo gesto sia derivato da un senso di tradimento verso i propri sogni e le proprie aspettative, soggiogati da una completa precarietà della vita.
Così come Norman, anche noi sentiamo l’angoscia, la drammaticità e il dolore di una generazione “senza futuro”.
Arcavacata, 27 settembre 2010
RispondiEliminaL'affondo finale dell'attacco all’Università pubblica italiana sta dispiegando pienamente i suoi
effetti negativi in questa ripresa di settembre, gettando gli Atenei nel caos. Il nuovo anno
accademico si sta avviando ovunque all'insegna dell'incertezza sul futuro: mancano risorse,
personale, strutture, mentre le offerte didattiche già approvate o in fase di approvazione si
presentano ridotte all'osso e assolutamente dequalificate.
L'attacco, partito con la Legge 230/2005 (Moratti), è proseguito con gli ingenti tagli al FFO operati
dalla Legge 133/2008 (pari a circa 1.400 milioni di euro in meno nel triennio 2009-2011) e con il
Progetto di Riforma del sistema universitario (DDL 1905, Gelmini) di cui si prevede l'approvazione
definitiva alla Camera nei prossimi giorni. Tale provvedimento stravolge la governance delle
Università pubbliche in senso neoaziendalista, mette i Ricercatori su un binario morto e non risolve
in alcun modo il problema dei giovani precari della ricerca. Inoltre, nell’ultima manovra finanziaria
licenziata dall’attuale governo con la Legge 122/2010 (conversione del decreto-legge 31 maggio
2010 n. 78), si è imposto il blocco degli scatti di anzianità e degli adeguamenti all’inflazione degli
stipendi dei docenti universitari per i prossimi tre anni senza la possibilità di recupero, rendendo
quella dei docenti universitari l’unica categoria del pubblico impiego a ricevere un simile
trattamento. Il blocco opererà in base a un rovesciamento del principio di progressività: il danno
maggiore sarà subito dai più giovani in ruolo che si trovano alla base della piramide stipendiale,
ovvero principalmente i Ricercatori, e poco influirà sui più anziani in ruolo, ovvero principalmente
“quella casta di baroni” indicata dal governo come il male da combattere.
Al pesante ridimensionamento imposto all’Università pubblica Italiana dai provvedimenti citati,
larga parte degli Organi di Governo delle Università (Rettori e Presidi) hanno risposto con soluzioni
dequalificanti per la qualità della ricerca e della didattica e degradanti per la dignità dei Ricercatori.
Malgrado l'insensibilità del governo, le resistenze degli Organi di Governo e una censura
informativa durata un intero anno, un movimento di opposizione è cresciuto e si è allargato negli
Atenei italiani, compresa l'Università della Calabria, e grazie alla sua forza oggi inizia ad imporsi
all’attenzione degli organi di stampa. Tale movimento è riuscito ad evidenziare le contraddizioni di
un sistema universitario insostenibile e incapace di rispettare molte scadenze istituzionali. Gli
inevitabili rinvii degli Anni Accademici, o le loro partenze menomate e dequalificate, hanno
costretto finalmente il Governo a rompere il silenzio annunciando una parziale (e allo stato
assolutamente nebulosa e inaffidabile) retromarcia sui tagli per il solo 2011, ma non ha ancora
fornito risposte concrete ed adeguate. È questa la ragione per cui è nata l'Assemblea permanente
autoconvocata dei Ricercatori dell'Unical, la cui posizione è riassunta nei punti seguenti:
– ripristino dei finanziamenti per la ricerca, la didattica e il diritto allo studio;
– governo democratico e trasparente degli Atenei;
– ruolo unico della docenza;
– contratto unico pre-ruolo;
– distinzione tra reclutamento e progressione di carriera;
– sospensione dell'iter parlamentare del DDL Gelmini per l’avvio di una discussione pubblica
sulla funzione e il ruolo dell'Università e della Ricerca nel nostro Paese, che coinvolga anche la
scuola e gli enti pubblici di ricerca nonché tutte le figure dell'Università, dal corpo docente, agli
studenti e al personale tecnico-amministrativo;
– promozione di un reclutamento straordinario basato su un sistema di valutazione trasparente, per
consentire un reale rinnovamento del corpo docente e dare una risposta alle aspettative di un
numero crescente di giovani precari della
ricerca;
RispondiElimina– riconoscimento del ruolo docente per i Ricercatori meritevoli senza progressioni automatiche di
carriera;
– riavvio delle procedure di reclutamento e di progressioni ordinarie;
– difesa del diritto allo studio, già largamente compromesso, che viene trasformato in privilegio
per pochi;
– ritiro degli ingiusti tagli stipendiali inflitti soprattutto alla base del corpo accademico.
Per il perseguimento di questi obiettivi l'Assemblea ribadisce la propria scelta di indisponibilità a
ricoprire incarichi non previsti per legge come forma di lotta dotata di maggiore efficacia tra quelle
sinora intraprese. L’Assemblea stigmatizza inoltre qualsiasi tentativo di forzatura e di ricatto: la
recente mozione CUN del 15/09/10 chiarisce che i Ricercatori sono tenuti a svolgere attività
didattiche “che affiancano le lezioni, al di fuori del monte ore previsto per il corso ufficiale”.
L’Assemblea prende atto con soddisfazione che il gruppo dei “Precari Invisibili della Ricerca –
UniCal” ha deciso di non accettare i corsi lasciati vacanti dai Ricercatori e di non accettare incarichi
gratuiti di alcuna natura.
L’Assemblea precisa ancora una volta che tale scelta non è insensibile agli interessi degli studenti e
delle famiglie; al contrario, essa nasce dalla consapevolezza che quegli interessi vanno difesi, con
forza e con i mezzi più efficaci, dagli attacchi condotti dal Governo, così come il nostro lavoro e la
nostra dignità. Ove necessario saranno intraprese anche altre forme di lotta, con l'auspicio che
questo possa favorire una partecipazione allargata a tutte le componenti dell'UniCal: l'intero corpo
docente di ruolo, i precari della ricerca, il personale tecnico-amministrativo e gli studenti.
L’Assemblea autoconvocata dei Ricercatori dell’UniCal denuncia che, nonostante l’assordante
silenzio degli Organi di Governo dell’Ateneo, allo stato attuale esiste una reale e oggettiva difficoltà
per il regolare avvio del corrente Anno Accademico in tutte le Facoltà. Quanto sta accadendo è
anche la logica conseguenza di una frettolosa approvazione dei Manifesti degli Studi e dell’Offerta
Formativa senza che fosse preventivamente verificata la regolare copertura dei corsi.
L’Assemblea si fa quindi carico di informare gli studenti e le loro famiglie che, ad oggi, non è
ancora possibile prevedere la data esatta dell’inizio dei corsi.
La Rete 29 Aprile (R29A), Ricercatori per una Università Pubblica, Libera, Aperta, nata dall’Assemblea Nazionale dei Ricercatori tenutasi a Milano il 29 aprile 2010, prende atto del comunicato CRUI del 27 maggio nel quale esprimete all’unanimità apprezzamento per diversi punti del DDL 1905.
RispondiEliminaIn qualità di Rettori siete stati eletti per rappresentare tutte le componenti dell’Università. Confidando sul vostro senso di responsabilità nei confronti di chi vi ha dato mandato di rappresentanza, la Rete ritiene di poter contribuire al dibattito inviandovi alcune osservazioni, frutto di un ampio confronto avviato in questi mesi dai Ricercatori Universitari strutturati e precari di tutti gli Atenei italiani.
I Ricercatori, infatti, a oggi sono i soggetti maggiormente penalizzati dal DDL: sia gli attuali RTI, sia i futuri ricercatori a causa delle prospettive che tale DDL implica per l’assetto del sistema Universitario Pubblico.
- È apprezzabile la richiesta di un piano straordinario che preveda il finanziamento della progressione di carriera di almeno 2.000 Ricercatori a Tempo Indeterminato (RTI)/anno per i quali sia stato comprovato (attraverso opportuna procedura di valutazione) il merito. Tuttavia la Rete ritiene che tale piano - la cui portata, già limitata, non dovrebbe essere in alcun modo negoziabile - vada inserito in una riforma democratica degli attuali ruoli di Ricercatore e Professore Associato e Ordinario in un ruolo unico della docenza universitaria, con diversi livelli retributivi al suo interno, prevedendo per gli attuali Ricercatori
Sono io il vero Scoregiòn.
RispondiEliminaBisogna promuovere un po' di Ricercatori a professori, e poi far partire il nuovo RTD tenure track.
giusto no all'ope legis si al merito!
RispondiEliminaSi, ya, devono andare avanti solo i pù bravi, portiamo avanti la nostra battaglia. E i non meritevoli, tutti a casa.
Facciamo così sotto i 36 con meno di 25 pubblicazioni IF medio 5.... a casa (tanto io ci sono dentro, a casso però non ho il dottorato da più di 16 anni.
Sopra i 36 con meno di 35 pubblicazioni IF medio 5..... a casa.
E chi se ne fotte se in certi settori non si pubblica una beata madonna...a casa e basta.
Del resto non siete voi a dire che vi siete laureati in quattro anni, consci del fatto che esistono molti corsi di 5 anni.
A me pare che in sto blog della fava, seguito dallo 0,02% dei precari il concetto del merito sia molto relativo.
W ope legis per tutti i precari, non so voi ma da me no precari fancazzisti, molti con ottimo CV, tutti inevitabilmente un pò zerbini in quanto altamente ricattabili.
@ganjalf, per valutare il merito basta fare dei concorsi seri, e aperti a tutti, senza corsie riservate.
RispondiEliminaPer altro, per fare dei concorsi seri, non ci vuole mica molto: l'iniziale formulazione del dl Gelmini, prima che si mettesse di mezzo Brunetta, con la questione dell'elezione del Doge, e il Senato, con la questione del guardiamoli in faccia, non era affatto male. Sarebbe bastato prevedere un dm regolamentare, e non provvedimentale, in modo da poter inserire i punteggi numerici, ed avresti avuto il concorso - se non perfetto, che non esiste - almeno decente. Soprattutto se, contemporaneamente, si fosse deciso che non potevano esserci settori con meno di 200 ordinari, perchè è ovvio che, più piccolo è il settore, più manipolabili sono i concorsi.
Tom
P.S.: il mio n.n. non è volgare, e vedrai che se la smetterai di evocare volgarita, solo con la pretesa di far ridere, ed inizierai a postare seriamente, nessuno di censurerà.
Qui ognuno può dire quello che vuole, quindi il problema non sono mai i concetti, ma la modalità di espressione dei concetti, che deve essere NORMALE. Come se stessi in una riunione di lavoro, e non come se stessi all'osteria.
L'assemblea nazionale dei ricercatori precari di Bologna è ora su facebook:
RispondiEliminahttp://www.facebook.com/event.php?eid=131094866939817&ref=mf
Vedrete che si farà un bel "fondo di reclutamento straordinario di Professori Associati" alle quali le Università attingeranno per un totale di 1500 posti all'anno per 6 anni.
RispondiEliminaDopo i Ricercatori Mussi, avremo i Professori Gelmini...
Fatemi dire un acosa, però, in generale.
RispondiEliminaStavo guardando la documentazione prodotta per l'esame del ddl alla Camera, consultabile qui
http://www.camera.it/126?PDL=3687&leg=16&tab=6&stralcio=&navette=
e rileggendo il testo, come emendato dal Senato (Commissione + Aula).
Si tratta di un testo complesso che - anche in virtù delle modifiche apportate - necessita di uno studio profondo, anche per incorrere in errori, oltre che per la mera valutazione della portata delle singole norme.
Ora la Commissione avrebbe tempo solo fino a lunedì alle 19 per proporre emendamenti, e poi lavorarci sopra in 3 giorni della settimana prossima (perlomeno potrebbe esaminare gli emendamenti, prima, con la ventilata presentazione all'Aula il 4-5 ottobre, non sarebbe nemmeno riuscita a farlo).
Mi chiedo se tutto quel fardello di roba sia stato letto da qualcuno (ci sono diverse cose interessanti, anche, de minimis, i consiglio su modifiche varie, qua e là, da parte del Servizio Studi.
Insomma tutta roba pesante, che dovrebbe essere studiata e approfondita per bene, anche perchè le modifiche del Senato non sono state poche.
A parte il fatto che ovviamente ci sono anche le deleghe, che configurano un lavoro a parte ma che devono essere ben indirizzate.
Insomma ci vorrebbe una sessione di studi dedicata, altroché...
Beh intanto noi continuiamo a ragionare sulla valutazione.
RispondiEliminaSembra che il governo sia intenzionato a dare un contentino ai ricercatori, in cambio del passaggio del DDL.
RispondiEliminahttp://www.corriere.it/cronache/10_ottobre_04/universita-riforma-a-rischio-salvia_f94f0326-cf7d-11df-8a5d-00144f02aabe.shtml
Ad occhio, con l'aria che tira (elezioni!), il DDL ha due alternative:
1) finire su un binario morto;
2) cambiare qui e la' per soddisfare le richieste piu' disparate, il che produrra' il solito papocchio che, invece di riformare il sistema, contribuisce ad incasinarlo ulteriormente.
Non si tratta di un "contentino", si tratta di predisporre gli strumenti per far partire il nuovo sistema della docenza, in cui si prenda coscienza del fatto che per insegnare servono docenti.
RispondiEliminaE poi se decidono che le fasce sono 2, e tutte le ipotesi che (per 10-15 anni) erano state messe in campo per 3 fasce sono definitivamente tolte dalla considerazione, cosa resta?
E' ovvio che bisogna rimpolpare la seconda fascia, lo capirebbe anche un bambino.
A scanso di equivoci, quando parlavo di contentino, mi riferivo a questo:
RispondiElimina"Per provare a spingere in questa direzione i tecnici del ministero dell'Istruzione stanno studiando la fattibilità di un emendamento che arriva dall'opposizione e prevede per i ricercatori un'indennità didattica, cioè una piccola aggiunta in busta paga. Per legge i ricercatori che lavorano nelle università non sono tenuti ad insegnare. La realtà è ben diversa, perché sulle loro spalle pesa circa il 40 per cento della didattica. Proprio per questo, in segno di protesta contro la riforma Gelmini, quasi la metà dei ricercatori ha annunciato che da quest'anno non farà lezione. L'indennità didattica sarebbe un modo per venire incontro alle loro proteste e - visto che l'idea originale è del pd Luigi Nicolais - anche alle perplessità dell'opposizione. Ma è una strada davvero percorribile?"
Sul fatto che, se devono rimanere solo due fasce, si debba rimpolpare la seconda fascia, siam tutti d'accordo (tranne -forse- Tremonti).
La questione riguarda le modalita' di questo rimpolpamento.
Allora quello sarebbe il "contentino"? Ma che risolve? Mi sembra un nuovo epiciclo piu' piccolo costruito su un altro epiciclo esistente, in un sistema ticonico.
RispondiEliminaComunque e' veramente imbarazzante dovere essere costretti a risolvere i problemi piu' urgenti dell'Universita', quelli che - dico - almeno facciano "rimanere le cose come stanno", intanto, con un qualche emendamento da presentare entro un lunedi' sera alle 19, e alla mattina non sappiamo ancora quale sia.
Tutto questo dopo che sono 2 anni che stiamo parlando di questa riforma.
Questo significa non essere capaci di analizzare minimamente la realtà, essere buoni solo a "parlare d'altro", a vanvera, e fare buffi.
Se volessero perseguire una strada "alla Gino Nicolais" dovrebbero eventualmente decidere di istituire una fascia di Lettori, ove si avrebbe l'equazione
RispondiEliminastipendio (Lettore) = stipendio (Ricercatore) + 150 EUR
e far transitare nella nuova fascia un numero sufficiente di persone per coprire la didattica necessaria.
Ma allora avresti scelto di fare 3 fasce docenti, e non 2, contrariamente allo schema generale della Riforma.
In linea di principio anche questi Lettori potrebbero essere messi ad esaurimento già da subito, però intanto ce li avresti sicuri a disposizione come carico didattico istituzionale.
Non so se questo stia nella mente di Gino, non so che opinioni abbia perchè non ho mai letto un suo inquadramento teorico della situazione.
che schifo che schifo ... si comprano i ricercatori per 150 denari!
RispondiEliminama del resto chi si è venduto una volta si venderà sempre!
...
ah, sono sempre + convinto che renzino sia gay
Sono io il vero Scoregiòn, non romepere i coglioni Scoregion falso.
RispondiEliminama dai secondo voi ora, con il coltello dalla parte del manico, i ricercatori prendono su 'sta miseria (chenon la vuole neanche un borsista del prim'anno) e s'accontentano? secondo me ci vorrà ben di più.
RispondiEliminaora hanno la consapevolezza che possono ottenere ben di più!!!
@ Siberia, non so se te ne sei accorta ma cio' che separa lo stipendio di un dottorando al primo anno da quello di un assegnista di lungo corso sono 200 euro!
RispondiEliminaAnch'io penso che i ricercatori non dovrebbero prendersi questo piattino, ma prima di dire che non lo vorrebbe neppure un borsista al primo anno... darei uno sguardo alla situazione attuale ;)
233 euro per l'esattezza
RispondiEliminaDocente costa.
RispondiEliminaUomo di sani principi.
Andare in pace con 150 EUR e titolo di Aggregato.
Io mi chiedo quanto 'sta pratica del reclutamento straordinario - ora in base all'emendamento Frassinetti avremo 1.500 Professori "Gelmini" all'anno per 6 anni - impatti sulla gestione ordinaria delle carriere a livello istituzionale. Ci saranno altri concorsi "normali" da Associato?
RispondiEliminaStiamo di nuovo mischiando in modo incestuoso la gestione autonoma con la gestione centralizzata.