All'att.ne del Mininistro Prof. Francesco Profumo
L'Associazione
dei Precari della Ricerca Italiani (APRI) nasce nel 2008 al fine di stimolare
una revisione in senso meritocratico del sistema universitario italiano, con
particolare riguardo alle procedure concorsuali per l'accesso alla docenza
universitaria.
A
ormai due anni dall’approvazione parlamentare della legge n. 240/2010, appaiono
lapalissiane le severe criticità che limitano il reclutamento dei ricercatori a
tempo determinato previsti dalla nuova normativa. Il nostro grido di allarme in
tal senso è tutt'altro che isolato, visti i recenti, analoghi comunicati emessi
dal Consiglio Universitario Nazionale e dall'Associazione Dottorandi e Dottori
di Ricerca Italiani. In effetti, si può senza alcun dubbio già decretare il
completo fallimento della legge n. 240/2010 dal punto di vista dell’inserimento
di nuove leve nelle università italiane.
Questo dato di
fatto è facilmente estrapolabile dall'esiguo numero di posizioni di ricercatore
a tempo determinato attive alla data del 20/11/2012: un totale di poco più di
2000 contratti, di cui solamente una quindicina (!) per ricercatore a tempo
determinato (di tipo B) con previsione di tenure track.
La scarsità di risorse dedicate
all’attivazione dei nuovi contratti per ricercatore si somma poi alla diffusa
tendenza delle varie sedi a proporre progetti di ricerca dettagliati nei
medesimi bandi, in palese difformità rispetto ai contenuti della legge n.
240/2010.
Questi già drammatici dati e considerazioni sul nuovo reclutamento
compongono un quadro ancor più preoccupante se si analizza anche la situazione
relativa all'attivazione di assegni di ricerca (è stato infatti raggiunto il
picco storico di oltre 15000 contratti di tale tipo) ed i numeri relativi alle
chiamate per professori, pari a 285. A tale analisi andrebbero poi aggiunti i
dati relativi alle migliaia di contratti di collaborazione coordinata e
continuativa, per i quali tuttavia non si dispone di alcun dato ufficiale.
In
sintesi, i dati del Ministero indicano il mantenimento di una corsia di favore
per le progressioni del personale già in ruolo, e una drammatica chiusura
all’ingresso di nuove leve nell’accademia italiana, associata a una loro
accentuata precarizzazione.
Mentre è prevedibile che molti precari, ampiamente sopra le mediane, possano ottenere l'abilitazione scientifica per la seconda fascia (e qualcuno anche per la prima), quali sono le reali possibilità che ottengano poi un posto nelle selezioni locali bandite successivamente? Lei sa quanto noi che la stragrande maggioranza delle risorse andranno in progressioni di carriera, e non in reclutamento vero.
Sig. Ministro, ci rivolgiamo oggi a Lei consapevoli del momento di difficoltà
economica che il Paese attraversa, consci del fatto che il miglior investimento
in tempo di crisi è quello sull’alta formazione e sulla ricerca scientifica; Le
chiediamo quindi di prendere in considerazione le proposte di seguito
delineate, volte al rilancio del settore ricerca e università e del Paese nel
suo insieme e a dare speranza ad una generazione meritevoli di giovani che altrimenti rischiano di essere definitivamente espulsi dal sistema:
1- Chiediamo
che sia definito un sistema di quote, a diverso livello su
tutte le posizioni bandite dai singoli atenei, che vincolino i medesimi atenei
all’attivazione di bandi per ricercatori a tempo determinato con previsione di
tenure track (tipo B), associate a specifici incentivi ministeriali, al fine
ultimo di avviare il reclutamento di un congruo numero di nuovi ricercatori
nel prossimo quadrienno.
2- Chiediamo
che nell' immediato una quota non inferiore al 30% dei futuri
concorsi a posti di professore associato sia riservata a ricercatori non strutturati
Al
fine di discutere insieme queste proposte, APRI Le chiede di voler incontrare
al più presto una delegazione dell’Associazione.
Confidando
in un positivo riscontro, cogliamo l’occasione per porgerLe i più cordiali
saluti.
La Presidenza dell'APRI