Chissà che tra le lezioni che l'autorevole ministro Gelmini dovrebbe impartire nell'improbabile scuola lombarda di politica non ne esista una in cui si parli del concetto di "transitorio".
Ma forse questo vocabolo per il ministro è sconosciuto, vista la situazione che regna attualmente nell'università italiana.
Da quasi un mese dall'entrata in vigore della legge, facoltà e dipartimenti sono nel caos più completo: le vecchie posizioni contrattuali con le quali i ricercatori precari sono stati tenuti "in vita" per decenni (assegni di ricerca, RTD ex Moratti, co.co.co., borse di studio) non esistono più e contemporaneamente il MIUR e gli atenei non sono evidentemente nelle condizioni di poter emanare i decreti attuativi e i nuovi regolamenti che permetterebbero di bandire le nuove figure previste dalla 240/2010.
- Ti è scaduto l'assegno di ricerca? Peccato, fintanto che non esce il decreto attuativo con i nuovi minimi ed i relativi regolamenti di ateneo devi attendere (e con te il tuo padrone di casa se paghi un affitto o la tua banca se paghi il mutuo).
- Ti è scaduto il co.co.co.? Pazienza, la riforma prevede che i co.co.co. non possano più far parte dei gruppi di ricerca, quindi non hai alcuna speranza che ti venga rinnovato.
- Avevi trovato l'ente disposto a finanziare una posizione di ricerca triennale su un progetto di tuo interesse? Spendili per una supercrociera visto che in questo momento non puoi utilizzarli per alcunché nell'università italiana.
A giudicare dall'esperienza di chi ci ha provato, sembrerebbe inutile anche scrivere direttamente al MIUR per chiedere lumi sulla corretta interpretazione di alcuni passaggi della Legge dal momento che il ministro è latitante e i direttori generali, veri artefici della normativa, sono divisi tra chi è andato in pensione e chi sta dimettendosi per (si mormora) contrasti interni.
Metaforicamente, si è nella situazione che capita a chi, avendo tolto il piede dallo scalino più basso, non può ancora poggiarlo su quello più alto…e non ci risulta che l'università italiana abbia (ancora) messo le ali.