Signor Ministro,
presso il Suo dicastero si sono avvicendati ben quattro ministri in 6 anni, tra cui un Presidente del CNR e due Rettori. Comprendendo le difficoltà e le urgenze legate all'assunzione di tale ruolo, incrementate dai rapidi turnover politici, abbiamo proposto ad ogni Ministro appena insediato delle soluzioni per l'università e ricerca che riteniamo in linea con le migliori esperienze del resto d'Europa e del mondo. Esperienze che molti di noi hanno vissuto sia per la volontà di allargare i propri orizzonti di conoscenza, sia per la necessità di poter continuare la propria carriera ove per ragioni non solo economiche in Italia era ed è impossibile.
Nonostante le indubbie novità legislative degli ultimi anni, dobbiamo constatare che non è stata ancora intaccata la gestione per certi versi feudale dell'Accademia italiana in cui il merito scientifico, in qualunque modo lo si voglia esprimere, soccombe di fronte a ben più opachi vincoli di fedeltà ed ubbidienza al sovrano locale.
In questi giorni abbiamo testimonianza diretta che troppi tra coloro che cercano di tornare in Italia attraverso strumenti come il Programma per Giovani Ricercatori "Rita L. Montalcini" devono fronteggiare ostacoli insormontabili di natura né burocratica, né economica, né scientifica. Molte persone qualificate oggi impegnate all'estero anche con ruoli di responsabilità, nel contattare le sedi locali continuano a sentire risposte, nel migliore dei casi, del seguente tipo: "la tua linea di ricerca non va bene per noi" oppure "non fai le cose che facciamo noi" oppure "un bel progetto, alla fine qui non possiamo chiamarti". Questo nel migliore dei casi, poiché nel peggiore ci si sente rispondere con frasi di questo tipo: "qui abbiamo già validissimi giovani, il provenire dall'estero non ti rende migliore di loro" (ma il malcapitato contattava la sede in risposta ad un bando pubblico, non già ansioso di mostrare la propria supremazia sul giovane locale), oppure molte sedi non rispondono affatto.
Uguale sorte ci risulta stia toccando ai giovani ricercatori, anche operanti in Italia, che tentano di sfruttare l'opportunità offerta dal programma S.I.R. che teoricamente sarebbe volto a promuove l'indipendenza del giovane ricercatore. Ebbene, molti giovani che hanno solo osato proporre una nuova/innovativa linea di ricerca si sono spesso sentiti rispondere picche dalle sedi locali, e spesso con risposte esplicite come: "sembra che tu voglia aprire quasi una nuova linea di ricerca". A nulla valgono le frequenti proteste da parte dei diretti interessati: proprio la multidisciplinarità, l'innovazione, il superamento delle pratiche di inbreeding, sono l'obiettivo dichiarato dei bandi "Montalcini" e "S.I.R.".
Siamo studiosi e ci rendiamo conto di poter aver una visione parziale delle cose. Può darsi che noi conosciamo solo le deviazioni di in un sistema altrimenti sano, seppure in difficoltà per carenze pre e post crisi economica. Pertanto le chiediamo signor Ministro di verificare la sussistenza dei suddetti ostacoli per i quali non possiamo chiedere ai singoli ricercatori, testimoni e vittime di tali abusi, di esporsi con denunce a spiacevoli conseguenze come la rassegnazione all'esilio perpetuo.
Per l'esperienza che ci contraddistingue sappiamo di non poter ottenere soluzioni generali in tempi brevi, eppure signor Ministro dobbiamo chiederle di intervenire ora con un forte gesto simbolico. Le chiediamo di eliminare la dedica del Programma per Giovani Ricercatori a Rita Levi Montalcini fino a quando le pratiche di selezione nell'Accademia italiana non saranno abbastanza trasparenti da essere degne della grande Scienziata e Senatrice della Repubblica Italiana. Allo stesso modo le chiediamo di eliminare il titolo "Scientific Independence" dai bandi S.I.R.
Associazione dei Precari della Ricerca Italiani