La Legge di Stabilità approvata dal Consiglio dei Ministri contiene
poche norme relative al mondo universitario, tuttavia si tratta di articoli di
legge che sarebbero deleteri per tutto il sistema se approvati dal Parlamento.
Vogliamo qui trattare in particolar modo la
questione che tocca più da vicino le sorti dei precari e il reclutamento.
Per comprendere la situazione attuale e le modifiche introdotte dalla Legge di Stabilità è necessario e
opportuno fare un passo indietro, ricordando che nel testo della legge 240/2010
- nota come Riforma Gelmini - era previsto che il 40% delle risorse degli
atenei per il turnover fossero destinate obbligatoriamente a posti di
ricercatore a tempo determinato sia di tipo A che di tipo B (d'ora in avanti,
per brevità, TDA e TDB), ovvero alle due nuove figure precarie istituite in
sostituzione della vecchia figure del Ricercatore a Tempo Indeterminato
(RTI).
I TDA sono dei contratti di durata triennale,
rinnovabili una volta per altri due anni, e possono definirsi una strada senza
sbocchi: non portano a nulla, sono contratti precari (anche se con diritti e
tutele maggiori degli assegni di ricerca). I TDB invece sono la vera novità
contenuta nella riforma, si tratta di contratti di 3 anni, non rinnovabili; al
termine del triennio il ricercatore che abbia conseguito l'Abilitazione
Scientifica Nazionale e sia valutato positivamente a livello locale passa di
ruolo a Professore Associato. Questa è la vera figura di ingresso prevista
dalla riforma.
Il Ministro Profumo modificò la norma sopra
menzionata, togliendo il vincolo del 40% e introducendo invece l'obbligo di
fare un TDB - quindi reclutamento vero - per ogni nuovo Professore Ordinario
(PO). Fino ad oggi, per una complesse serie di ragioni legate al costo di tale
operazione, di TDB ne sono stati fatti pochissimi. E del resto, visto che
l'abilitazione ha richiesto lungo tempo per giungere a termine, non si potevano
neanche fare nuovi Professori Ordinari.
Adesso che invece stanno ripartendo i concorsi, ora
che il grosso delle risorse stanno venendo investite per le promozioni degli
RTI a professore Associato, da più parti si è iniziato a storcere il naso verso
il vincolo introdotto da Profumo. Fare un TDB per ogni PO significa
costringere gli atenei a reclutare personale nuovo, la cosa non è piaciuta alla
CRUI che più volte ha chiesto di abolire quella norma. Dal punto di vista dei
Rettori la priorità pare sia fare promozioni, per soddisfare le richieste della
propria base elettorale, dunque l'obbligo di fare un po' (non tanto) reclutamento
vero gli pare solo un impedimento.
Ora il MIUR, retto da un ex-Rettore, ha risposto ai
desiderata dei propri ex-colleghi. Infatti i commi contenuti nella legge di
stabilità stabiliscono che il vincolo di un TDB per ogni PO viene sostituito
con il vincolo di fare un TD (A o B) per ogni PO. Facile prevedere che gli
atenei, per il differenziale di costo tra TDA e TDB (il primo costa 0,5 mentre
il secondo 0,7 punti organico), faranno dunque solo TDA. Dunque creeranno
figure precarie senza prospettive, affossando l'unica figura che dà garanzie
d'ingresso stabile nel sistema.
Questa è, a tutti gli effetti, la fine della tenure
track all'italiana e rappresenta il fallimento dell'elemento più innovativo e
qualificante tutto il sistema del reclutamento disegnato dalla riforma Gelmini.
Una riforma che è nata male e che ora, ad appena 4 anni dalla nascita, può ben
dichiararsi definitivamente morta e da archiviare al più presto.
L'esito delle decisioni prese dal Governo è facilmente
prevedibile: avremo più promozioni di associati ad ordinari e più
precariato.
Chiediamo con la massima determinazione che tale norma
sia eliminata e che si provveda invece al più presto a realizzare un piano di
reclutamento straordinario nazionale di TDB, secondo modalità aperte,
trasparenti e meritocratiche già indicate in un nostro precedente appello.
Il sistema ha bisogno di forze nuove, ma sicuramente
non di nuovo precariato. A meno che l'intento non sia di spazzare via un'intera
generazione di ricercatori.