Bersagli delle richieste della CRUI, sarebbero ovviamente gli studenti e i ricercatori precari, uniche categorie non rappresentate da alcuna delle corporazioni sindacali ammesse nei salotti e pertanto non degne di alcuna considerazione da parte dei veri "baroni" universitari.
Tra le richieste contenute nel promemoria APRI denuncia con forza:
- Punto 2.a); la richiesta di abolizione del vincolo del 50% di posti RTD da bandire sulle risorse liberate dai pensionamenti. Già oggi con questo vincolo le proiezioni sul reclutamento futuro di nuovi RTD forniscono un quadro assolutamente insufficiente ad arginare il picco dei pensionamenti che sta investendo l'Università italiana, portando da qui a 5 anni ad una drastica riduzione del personale con serie ripercussioni sulla ricerca e sulla didattica: l'abolizione del vincolo comporterebbe l'utilizzo esclusivo dei pensionamenti per gli scatti di carriera degli attuali ricercatori e professori già strutturati, azzerando in sostanza il reclutamento di nuovo personale. Interesse della CRUI è evidentemente quello di spingere per un Università costituita esclusivamente da poche persone tutte all'apice della loro carriera.
- Punto 2.d); la richiesta di abolizione del vincolo del 20% del FFO come massimo della contribuzione studentesca. Questo vuol dire lasciare liberi gli atenei di aumentare le tasse di iscrizione degli studenti universitari. In questo modo a fare le spese dei tagli governativi al comparto della ricerca universitaria saranno gli studenti e le loro famiglie. Ancora una volta, non trovando il coraggio di porre in atto misure estreme per contestare le politiche economiche del governo, la CRUI preferisce inchinarsi al ministro utilizzando gli studenti come inginocchiatoio;
- Punto 2.f); la richiesta di un aumento dei finanziamenti delle università non statali. A fronte di politiche economiche che stanno portando alla crisi del concetto stesso di Università Pubblica, la CRUI chiede di aumentare i finanziamenti alle università non statali. Possiamo dire che la crui ha una politica molto attenta al bene pubblico: si lasciano libere le università di aumentare le tasse universitarie e poi si chiede al governo un aumento dei contributi statali alle universita’ private! Non crediamo ci sia bisogno di commenti al riguardo.
- Punto 4); le assurde richieste dell'abolizione dell'obbligo della retribuzione dei ricercatori per la didattica, di ripristino di tutte le forme di contrattualizzazione precaria parasubordinata e di reintroduzione della possibilità di affidare gratuitamente le docenze. Questo punto svela il progetto della CRUI sopra citato: se il combinato disposto dell'applicazione della L.240/2010 e delle ricadute universitarie dei provvedimenti economico-finanziari del governo fanno prevedere un'università futura con un organico estremamente ridotto e con una capacità di ricerca e di erogazione di offerta didattica seriamente messa in crisi, la CRUI pensa di poter arginare questa situazione utilizzando il precariato come ammortizzatore. L'università del futuro, per la CRUI, sarebbe costituita da un piccolo nucleo di oligarchi strutturati all'apice della loro carriera, intenti a gestire e a spartirsi i pochi finanziamenti rimasti, mentre ricerca e didattica verrebbero portati avanti dall'esercito di precari sottopagati e senza diritti, con buona pace del futuro del nostro paese.
In considerazione di tutto ciò, l'APRI si pone in assoluto contrasto con queste richieste rendendosi disponibile a qualunque iniziativa volta ad arginare le azioni di un'associazione corporativa NON DEMOCRATICA perché NON RAPPRESENTATIVA di nulla.