mercoledì 21 marzo 2012

Il tempo scorre, ma NON per l'Università

Non si può negare che la situazione dell’università italiana sia in perenne stallo.

È passato più di un anno da quando la legge Gelmini è stata pubblicata in gazzetta ufficiale e tante, troppe cose sono ancora da fare.

Tutto è lento, in ritardo e non si vedono scadenze certe.

Volenti o nolenti la “riforma” Gelmini è legge e con essa bisogna confrontarsi, ma è tutto cosi fumoso, ancora da definire. E neppure a diversi mesi dal cambio di ministro i ritmi sono cambiati. Sempre gli stessi ritmi lenti, compassati, immobili.


Però alcune cose si potrebbero fare facilmente. In fondo è tutto in mano al ministero, al ministro e talvolta non ci vorrebbe molto per porre rimedio in modo semplice ad alcuni problemi.
Non pretendiamo miracoli, in fondo siamo in Italia, ma al ministero basterebbe una circolare per chiarire tutte le questioni inerenti ai concorsi e alla figura del ricercatore a tempo determinato ovvero alla specifica di determinati profili e le correlazioni di questi ricercatori a progetti. Basterebbe poco per richiamare al rispetto della legalità nei bandi. In fondo una circolare è semplice da fare e sarebbe anche il modo migliore, più veloce per rispondere coi fatti all'interrogazione parlamentare sull’argomento.
Sarà poi che il reclutamento è immobile, stagnante, ma non ci vorrebbe molto per far partire un piano di reclutamento nazionale, in modo che migliaia di punti organico non siano sprecati ogni anno. Effettivamente basterebbe veramente poco dato che, come APRI, abbiamo presentato una proposta molto ben dettagliata sulla questione.
Basterebbe poco, davvero poco, su alcune questioni, ma voi avete mica fretta?

lunedì 5 marzo 2012

Concorsi e ricorsi


In tanti ci hanno accusato di idealismo. Un pò idealisti e sognatori - è vero - lo siamo. Abbiamo anche la speranza che questa vicenda possa aiutare a migliorare l'Università e il nostro Paese.
Ricordiamoci sempre una cosa: non siamo mai soli. Non sarà facile, ma la voglia di cambiare c'è e si sta diffondendo a macchia d'olio.

http://www.linkiesta.it/concorso-universita-ricorso-tar

martedì 31 gennaio 2012

Bandi TD illegittimi, cosa fare


Riportiamo sotto una bozza di lettera standard che è possibile utilizzare per segnalare agli uffici concorsi degli atenei eventuali irregolarità nei bandi per posti TD.
Nella maggior parte dei casi le irregolarità riguardano la presenza di profili/progetti specifici che non rispettano quanto chiaramente indicato dalla legge. In relazione a questi casi crediamo che la lettera riportata sotto possa servire come base per reclami individuali.

Vi invitiamo a scrivere numerosi, ciascuno in riferimento ai bandi cui è interessato. In passato questo è servito per ottenere modifiche. Non abbiate paura della vostra ombra!

Per parte nostra provvederemo a segnalare questi problemi ai singoli atenei, al Miur, al Cun e alla Crui. Nonché a intervenire sulla stampa (locale e nazionale) quando possibile.
Tuttavia va sottolineato che più interventi ci sono meglio è.

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Al Direttore dell'Ufficio Concorsi dell'Università di XXXX,

Le scrivo in relazione al bando di concorso per un posto da Ricercatore a Tempo Determinato nel ssd XXX emanato dal suo ateneo e pubblicato sulla G.U. n. xxx del xxxx, nonché reso pubblico sul sito MIUR.
Dalla lettura del bando risulta con evidenza che vi sono profili di irregolarità che possono esporre l'ateneo al rischio di ricorsi.

Infatti, nonostante quanto chiaramente disposto dalla Legge il bando in questione contiene un profilo estremamente dettagliato.

L'art. 24, comma 2 A della Legge 240/2010 prevede che sia possibile inserire nei bandi un profilo "esclusivamente tramite l'indicazione di uno o più settori scientifico-disciplinari". Pertanto non si può ritenere legittimo l'inserimento di profili articolati in relazione ai quali dovrebbe essere valutata la produzione scientifica dei candidati. Non è neppure legittimo aggirare tale norma indicando specifici progetti di ricerca, poiché tali progetti costituiscono de facto dei profili.
Inoltre va ricordato che la Legge, all'art. 2., postula con chiarezza che i bandi debbono attenersi ai "principi enunciati dalla Carta Europea dei Ricercatori". Tra questi principi la Carta inserisce l'esigenza di evitare bandi che contengano progetti tanto specifici da restringere eccessivamente il numero dei possibili partecipanti al concorso. Ci pare che i profili/progetti contenuti nel suddetto bando rientrino in questa tipologia, disincentivando fortemente la partecipazione alla procedura di valutazione comparativa.
Per queste ragioni, e nella convinzione che sia interesse di tutti evitare ricorsi, invito il Suo ufficio a provvedere tempestivamente alla modifica del bando in questione (rendendolo pienamente conforme alla Legge tramite l'eliminazione di progetti/profili) e riaprendo contestualmente i termini per la presentazione delle domande.

Cordiali saluti,
xxxx

venerdì 27 gennaio 2012

Resoconto incontro al MIUR

Una delegazione dell'APRI ha incontrato nella giornata di Giovedì 26 il Ministro Francesco Profumo per un confronto sullo stato di applicazione della Legge 240/2010, sulle prospettive future del reclutamento e per alcune proposte già riassunte nei precedenti post.

In sintesi, possiamo riassumere in questo modo i concetti base usciti dall'incontro:

- Non c'è alcuna volontà (o possibilità?) di mettere mano alla L.240/2010 per eventuali modifiche; tutto ciò che può essere fatto, va fatto per via amministrativa, ivi comprese eventuali proposte APRI che dovessero essere accolte;
- Le intenzioni del Ministro sono quelle di mantenere il rapporto docenti studenti assestato sull' 1/30 attuale; le politiche di reclutamento in luce di futuri pensionamenti dovrebbero essere messe in essere sulla base di questo rapporto;
- Secondo dati che APRI renderà presto pubblici, gli Atenei nel 2011 hanno bandito sulle cessazioni 2010 circa 1/10 dei posti RTD che avrebbero potuto bandire, tenendosi in tasca i punti organico senza utilizzarli; a detta del ministro, gli atenei hanno tempo fino al 31.12.2012 per utilizzare le rimanenze dei p.o. 2011 e tutti quelli 2012 derivanti da cessazioni 2011, oppure li bruceranno per sempre. Questo dovrebbe teoricamente far sperare in una dose massiccia di bandi RTD nel corso del 2012 (circa 2500 bandi); il sospetto che rimane è che però ci sia qualcosa sotto che continua a non essere chiaro (situazioni finanziarie degli atenei);
- Il mancato bando di posizioni RTDb va ricercato effettivamente nella poco chiara procedura per la loro attivazione; da quanto si è capito, un RTDb richiede l'accantonamento di 0,7 p.o. (il costo di un associato). L'eventuale non associatura del ricercatore al termine del suo triennio, determina per l'ateneo l'essersi privata per 3 anni della possibilità di usare 0,2 p.o.: leggasi "scommessa sul cavallo sbagliato";
- Un RTDa su FFO costa 0,5 p.o.; un RTDa su fondi di progetto o fondi esterni, costa "probabilmente" 0,5 p.o.; la cosa non è chiara; in ogni caso, al termine del contratto, i punti organico per le posizioni TD tornano comunque nelle casse di Ateneo;
- Relativamente ad altri dati che APRI ha raccolto circa lo svolgimento dei concorsi RTD finora banditi e alle problematiche insorte (regolamenti di ateneo illegali, bandi illegali, localismo delle commissioni, molti ricorsi al TAR soprattutto per i vecchi concorsi RTI II/2008 e I e II /2010), il Ministro si è detto sorpreso di alcune situazioni specifiche riportate da APRI e ha detto di star lavorando sulla proposta di imporre il sorteggio aperto per le commissioni RTD analogamente a quanto succedeva per le comissioni degli ultimi concorsi RTI; circa i regolamenti, anche insieme ad APRI verranno avviate procedure di vigilanza ed intervento;
- Il turn over verrà aumentato per gli atenei che verranno dichiarati "virtuosi" in base al nuovo parametro a.f./FFO che terrà conto al numeratore dei contratti RTD, al denominatori di altre entrate quali le tasse degli studenti;
- La figura dell'assegno di ricerca è prevista dall'art.22 e pertanto non può essere modificata senza modificare la legge (vedi punto 1); potrebbero essere valutate proposte che prevedessero un iter esclusivamente amministrativo;
- Per il canale di reclutamento parallelo poposto da APRI sul modello del Ramon Y Cajal spagnolo, è stato sollevato il prevedibile problema di reperimento fondi; APRI al riguardo ha già delle idee che porterà nuovamente all'attenzione del MIUR in ulteriori incontri da prevedere;
- Nella sostanza, come tra l'altro anticipato da numerose dichiarazioni rilasciate pubblicamente dallo stesso ministro, non c'è da aspettarsi una modifica radicale della riforma universitaria almeno in termini di reclutamento, ma un'accelerazione della sua applicazione attraverso la lubrificazione del sistema.

Chi volesse provare l'emozione di trovarsi "dentro, ma fuori dal palazzo" insieme ad APRI, può cliccare qua.

giovedì 26 gennaio 2012

Oggi delegazione APRI incontra il Ministro Profumo


Siamo ormai ridotti come i nativi ai tempi della conquista americana: numerosi - se non maggioritari - ma sempre più tenuti segregati nella riserva del precariato stabile. Ma resistiamo, e lo facciamo a testa alta.

Oggi, presso la sede del MIUR a Roma, la delegazione di APRI, composta dal Presidente Lassie e altri colleghi venuti da altre parti d'Italia, incontrerà il Ministro dell'Istruzione e dell'Università e Ricerca, prof. Francesco Profumo.

Al Ministro avanzeremo le seguenti rivendicazioni:

1. un programma di reclutamento dei ricercatori TD su base nazionale, con uso di referees stranieri, sul modello Ramon Y Cajal spagnolo: una modalità più meritocratica di reclutamento già prevista nella prima versione del DDL Gelmini che in sede di conversione legislativa del DDL ci è stata scippata dalle solite lobbie accademico-parlamentari;

2. la soppressione degli attuali assegni di ricerca e l'istituzione di una nuova figura, più garantita contrattualmente, di ricercatore a progetto assunto con contratto a tempo determinato; al tempo stesso, l'obbligo per le università di bandire RTD di tipo a) e b) solo su fondi ordinari;

3. il ripristino del turn over al 100% per far fronte allo tsunami demografico che in questi anni si sta abbattendo sulle università italiane;

4. una più efficace vigilanza del MIUR e nel caso dell'ANVUR sulla correttezza dei bandi di concorso per RTD.

In giornata ci saranno aggiornamenti sull'esito dell'incontro.

mercoledì 25 gennaio 2012

carriere da sfigati...



Produttività scientifica di un ipotetico viceministro
(Fonte dati: il suo blog personale)

lunedì 23 gennaio 2012

Muri di gomma

L'APRI sta conducendo una ricerca sul numero di ricorsi che hanno investito le ultime tornate dei concorsi da Ricercatore in seguito all'avvenuto cambio delle modalità di svolgimento delle procedure di valutazione comparativa (niente prove scritte e orali, sorteggio delle commissioni, introduzione di criteri analitici per la valutazione delle pubblicazioni, etc.).
Prossimamente forniremo i risultati di questo lavoro, ivi compresi gli esiti dei ricorsi stessi (in molti casi sorprendenti, in un senso o nell'altro), ma questo post è dedicato a divulgare una storia che, dal nostro punto di vista, è davvero triste.
Si tratta dell'esito di un ricorso al TAR per un concorso svoltosi all'Università di Milano, la cui sentenza contiene delle affermazioni che, non solo vanno contro molte altre sentenze amministrative, ma che, se avallate anche dal Consiglio di Stato, sancirebbero de facto l'irriformabilità del sistema di reclutamento nell'Università italiana e, per estensione, della Pubblica Amministrazione in generale.

I dettagli li trovate al link qui sotto: vi invitiamo ad intervenire numerosi con vostri pareri al riguardo.



lunedì 2 gennaio 2012

Quattro proposte per la ricerca italiana

E' passato un anno dall'entrata in vigore della L.240/2010 e la nave battente la bandiera dell'università italiana è completamente alla deriva: reclutamento bloccato, diffuse illegalità nei pochi bandi che escono, provvedimenti dall'odore stantio di ope legis, precariato sempre più diffuso.
Per questo motivo l'APRI ha deciso di scrivere al Ministro Profumo (questa volta sul serio!) per chiedere un incontro ed esporre quelli che vengono ritenuti dei provvedimenti possibili e in grado di ridare speranza al mondo dell'università e, di conseguenza, al futuro del nostro paese.

Di seguito la nostra lettera.

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Ecc.mo Ministro Prof. Francesco Profumo
Piazza Kennedy, 20
00144 – Roma




OGGETTO: Quattro proposte per ridare speranza alla ricerca italiana



L'Associazione dei Precari della Ricerca Italiani (APRI) nasce nell’estate del 2008 in seguito alla mobilitazione creatasi intorno a una petizione in cui si chiedeva al MIUR di attuare una revisione in senso meritocratico delle procedure concorsuali per i posti di ricercatore e al contempo di avviare una riforma complessiva dell’Università, capace di introdurre anche in Italia una vera autonomia responsabile delle istituzioni accademiche, sostenuta da un processo di valutazione indipendente della ricerca scientifica. Oggi, APRI ha oltre duecento iscritti e anima un blog internet che conta migliaia di accessi settimanali al forum di discussione: www.ricercatoriprecari.blogspot.com
Il fine ultimo di APRI, secondo il suo statuto, è l’introduzione in Italia di un sistema di università e ricerca in linea con le migliori esperienze del resto d’Europa e del mondo.
Lo stato di difficoltà e declino in cui versa l’università italiana, causato dalla miope gestione politica e accademica degli ultimi trent’anni anni, dovrebbe essere curato, secondo APRI, vincolando gli investimenti statali alla qualità della ricerca e della didattica. In tal modo, si renderebbe possibile un reclutamento di ricercatori e docenti basato esclusivamente sul merito scientifico e aperto alla comunità internazionale, lasciando finalmente alle spalle gli obsoleti meccanismi di cooptazione docente-allievo ancora largamente dominanti in Italia.
APRI, pertanto, auspica che il sistema universitario si apra all’esterno promuovendo, grazie anche agli incentivi offerti da un sistema premiale di distribuzione dei finanziamenti pubblici, il reclutamento dei migliori ricercatori di qualunque provenienza e nazionalità, ponendo così fine, per via meritocratica, al fenomeno tutto italiano del precariato come viatico obbligato di accesso alla carriera universitaria.

Illustre Sig. Ministro, ci rivolgiamo oggi a Lei consapevoli del momento di profonda crisi economica che l’Italia attraversa, per chiederLe di prendere in considerazione le proposte di seguito delineate, volte al rilancio del settore ricerca e università e del Paese nel suo insieme.

Le criticità della Riforma Gelmini
Fin dalla sua presentazione in Parlamento come Disegno di Legge governativo, APRI ha avuto un atteggiamento di confronto e critica costruttiva verso quella che poi è divenuta la Riforma Gelmini (legge n. 240/2010), ponendo una specifica attenzione al nuovo sistema di reclutamento introdotto.
In un primo tempo, APRI ha accolto positivamente l’intenzione di voler introdurre in Italia un sistema di accesso ai ruoli universitari noto a livello internazionale come tenure-track, superando così il fenomeno tutto italiano dei “ricercatori a vita” e sottoponendo i ricercatori stessi a un processo di valutazione costante del proprio operato.
Tuttavia, nel corso dell’iter parlamentare, l’associazione ha assunto un atteggiamento vistosamente più critico nei confronti del progetto di Riforma che andava delineandosi in conseguenza dei numerosi emendamenti approvati, per la confusione creata dall’introduzione di una duplice figura di ricercatore a tempo determinato (con e senza tenure-track) e in assenza di meccanismi in grado di incentivare le università a bandire le posizioni tenure-track (ricercatore TD di tipo b).
Tale scelta ci è apparsa infatti del tutto incomprensibile alla luce della mancata abolizione della figura dell’assegnista di ricerca: quella del ricercatore a TD di tipo a) ne risulta infatti una sorta di duplicato che perpetua nel tempo il problema della frammentazione delle figure di ricercatore a termine di cui si avvale il sistema universitario, in linea con il più ampio fenomeno di dispersione contrattuale che affligge le giovani generazioni in Italia e al quale il governo di cui Lei fa parte ha dichiarato di voler metter fine introducendo un contratto unico per i lavoratori a termine.
Le considerazioni di cui sopra sono avvalorate dai fatti: ad oggi (30/12/2011), su 249 posti di ricercatore a tempo determinato banditi soltanto 2 sono di tipo tenure track!
Inoltre, i posti di ricercatore a tempo determinato di tipo a) sono quasi sempre banditi richiedendo, in aperta violazione della legge, profili ultra-particolareggiati che in tutto e per tutto richiamano le modalità di reclutamento ad personam degli assegnisti di ricerca. Per la maggior parte, questi bandi sono infatti legati a specifici progetti di ricerca (sebbene non sia sempre chiara la fonte del finanziamento, se da fondi esterni o da fondi ordinari); in questo modo appare ovvio come la posizione bandita sia di fatto destinata a membri del medesimo gruppo di ricerca, con buona pace dell’internazionalizzazione della nostra università e dei buoni propositi continuamente espressi a favore della mobilità dei ricercatori italiani e della lotta al sistema di cooptazione localistica.

Proposte per la fase due del Governo Monti
Alla luce delle criticità sinteticamente individuate, APRI avanza le seguenti quattro proposte:
1)    Per superare il localismo del reclutamento:
§  Chiediamo l’avvio di un piano meritocratico di reclutamento di ricercatori a tempo determinato di tipo a) e di tipo b), selezionati esclusivamente sulla base della qualità del CV e in particolare delle pubblicazioni scientifiche, con il coinvolgimento di referees indipendenti italiani e soprattutto stranieri. In tal senso, proponiamo di adottare come possibile modello di riferimento i programmi spagnoli Juan de la Cierva – destinati a ricercatori post-doc junior corrispondenti alla figura di ricercatore TD di tipo a) – e Ramón y Cajal – destinati a ricercatori post-doc senior corrispondenti al ricercatore TD di tipo b). Tale piano avrebbe l’obiettivo di invertire l’attuale sistema di reclutamento, collegando i fondi ai ricercatori vincitori della selezione ai quali si darebbe la facoltà di decidere il dipartimento in cui portarli; in tal modo, premiando il merito anziché la fedeltà accademica, si aprirebbe finalmente il sistema italiano all’arrivo di ricercatori dall’estero (come accaduto in Spagna, precedentemente afflitta da problemi di localismo simili a quelli del nostro paese).
2)    Per favorire il ricambio generazionale:
§  In considerazione della fase storica di fuoriuscita dal sistema universitario per raggiunti limiti d’età di una parte consistente dell’attuale corpo docente, proponiamo il ripristino del turn-over al 100%, insieme con la revisione del sistema dei punti organico da associare alle figure a tempo determinato;
3)    Per ridurre la frammentazione contrattuale dei ricercatori a termine in Italia:
§  Proponiamo la soppressione della figura degli assegnisti di ricerca.
4)    Per garantire una maggior regolarità nei bandi di ricercatore a tempo determinato:
§  Chiediamo che il MIUR, o in alternativa l’ANVUR, assuma un ruolo più incisivo di vigilanza sui bandi e sulle procedure di reclutamento, che oggi più che mai evidenziano diffusi fenomeni di illegalità.

Al fine di discutere insieme queste proposte, APRI Le chiede di voler incontrare al più presto una delegazione dell’associazione.

Confidando in un positivo riscontro, cogliamo l’occasione per porgerLe i più cordiali auguri di felice nuovo anno.

La Presidenza dell'APRI

domenica 18 dicembre 2011

Bellissima Alessandria. Per la meritocrazia nei concorsi, 10 100 1000 petizioni


Nell'Italia delle cento città e delle cento università, una notizia che infonde speranza non viene dai grandi atenei di Roma, Milano, Bologna etc. ma da un piccolo ateneo di "periferia".

L'esito contestato di un concorso in economia politica alla facoltà di giurisprudenza dell'Università del Piemonte Orientale ha suscitato la risposta della comunità accademica, con in prima fila precari e ricercatori ma anche professori associati e ordinari, che ha fatto circolare una petizione capace di raccogliere numerose adesioni in pochi giorni attirando l'attenzione dell'opinione pubblica sulla vicenda.

Ebbene, oggi i firmatari della petizione hanno ricevuto la seguente comunicazione:

Gentile firmatario,
siamo lieti di comunicare che, in data 16 dicembre 2011, il Rettore Prof. Paolo Garbarino ha inviato ai sottoscrittori della Lettera aperta il seguente comunicato:

In merito al concorso per un posto di ricercatore di Economia politica bandito dalla Facoltà di Giurisprudenza di Alessandria, il Rettore, professor Paolo Garbarino, dopo aver effettuato una verifica degli atti, ha riscontrato irregolarità. Gli atti, pertanto, non sono stati approvati e sono stati rinviati alla Commissione giudicatrice. La Commissione è stata invitata formalmente a riconvocarsi per rinnovare la procedura concorsuale a partire dalla definizione dei criteri, in coerenza con la normativa vigente.

Ringraziamo il Rettore per l’attenzione prestata alla Lettera aperta e per la celerità e lo scrupolo con cui ha valutato la documentazione del concorso in oggetto. Nel ringraziarla per il suo sostegno all'iniziativa, rinnoviamo la speranza che questa vicenda contribuisca a diminuire la discrezionalità della selezione nelle procedure comparative per il reclutamento del personale universitario. Cordiali saluti.


Non possiamo che augurarci che l'esempio di Alessandria si diffonda come un'epidemia nel nostro Paese, segnando una svolta nel senso della meritocrazia nei concorsi come accade negli altri paesi europei e altrove nel mondo, a partire dai prossimi concorsi a ricercatore tempo determinato che inizieranno presto a svolgersi e per i quali le prospettive sono tutt'altro che beneauguranti. Molti di questi nuovi posti a tempo determinato infatti finora sono stati banditi su profili ultra-particolareggiati e in tutta evidenza "tagliati su misura" come un abito di nozze, e non emerge con chiarezza quando siano davvero legati a progetti di ricerca finanziati dall'esterno con fondi extra-statali.

Se non si avrà tale svolta meritocratica, come purtroppo tutto lascia presagire, l'Italia sarà condannata alla marginalità e al declino, più di quanto lo sia già oggi.

Alessandria però indica una nuova strada possibile. Non è che l'inizio?



mercoledì 23 novembre 2011

Carissimo Savonarola....

Spettabile Ministro Profumo,
ci risiamo.
Ecco un link all'ennesimo bando RTDa contenente evidenti profili di illegalità ai sensi di quanto previsto dalla L.240/10 emanata dal suo predecessore Gelmini.

http://ingchim.ing.uniroma1.it/concorsi-e-borse/documenti/bando_Ric_TD_012011_rev%20AC.pdf

Anche questa volta, per l'ennesima volta, APRI provvederà a scrivere una letterina al Direttore del dipartimento incriminato e per conoscenza al Rettore dell'Ateneo e ai vertici del MIUR, in modo da cercare di tamponare una situazione che ormai è esplosiva.

Sono infatti mesi che la nostra associazione, in maniera assolutamente gratuita, sta effettuando un servizio di monitoraggio di tutte le procedure di selezione che i vari Atenei stanno avviando per verificare l'effettiva rispondenza delle stesse ai dispositivi di legge.

In buona o cattiva fede che sia (noi un'idea ce la siamo fatta), possiamo affermare che una buona parte dei bandi per RTD usciti finora sono infatti risultati ILLEGALI sotto differenti punti di vista:

- bandi contenenti profili di candidati molto più dettagliati che la semplice menzione del SSD di interesse;
- bandi che prevedono vere e proprie prove orali oggetto di valutazione;
- bandi che includono nella discussione dei titoli e delle pubblicazioni anche una valutazione delle competenze del candidato sugli argomenti di ricerca oggetto del finanziamento;
- bandi che non menzionano la fonte di finanziamento.

Inutile dirLe che per quanto i nostri sforzi possano essere grandi, non è questo il nostro mestiere (a differenza di quello dei funzionari del MIUR) e pertanto è probabile che i casi da noi individuati e affrontati siano solo una goccia nel mare dei bandi illegali attualmente usciti e magari anche scaduti e andati a buon fine.

Ciononostante siamo riusciti in molti casi a far correggere i bandi (nel caso degli unici due bandi RTDb finora usciti, presso lo IUSS di Pavia, non solo siamo riusciti a far correggere il bando inizialmente illegale, ma anche a far correggere il verbale di commissione con i criteri di valutazione, anch'essi manifestamente al di fuori della legge) a tutto vantaggio di procedure selettive democratiche, trasparenti e meritocratiche, come nello spirito della nostra associazione.

Con la presente avanziamo pertanto due proposte, non necessariamente alternative:
- la prima è che il MIUR inizi a muoversi seriamente e concretamente per porre rimedio ad una situazione di illegalità diffusa incancrenitasi in mesi di totale latitanza dei suoi funzionari (ivi compreso il nuovo DG Livon) e che vede i precari della ricerca come prima vittima: da questo momento infatti ci sentiamo legittimati nel ritenere LEI, in quanto Ministro, responsabile di quanto sta accadendo e accadrà in futuro;
- la seconda è che offra il posto (e lo stipendio) di Direttore Generale alla nostra associazione, visto che nei fatti stiamo svolgendo questa attività: ad occhio ci possiamo coprire 4-5 assegni di ricerca.

Cordiali Saluti

APRI

giovedì 10 novembre 2011

APRI SU LEGGE DI STABILITA'


L’Italia nella crisi. Le proposte dei precari della ricerca per la “legge di stabilità”

La crisi politico-economica in cui è precipitato il nostro Paese richiede un’assunzione di responsabilità da parte di tutti. Al tempo stesso, la crisi non deve diventare un’ulteriore occasione per mortificare le energie migliori del Paese; anzi deve costituire un’opportunità di rilancio che guardi con lungimiranza alle prospettive di medio e lungo periodo di crescita dell’economia italiana.

In tal senso, riteniamo che il settore dell’università e della ricerca debba essere chiamato a contribuire sia alle esigenze di razionalizzazione e contenimento delle spese, sia alle altrettanto importanti esigenze di rilancio dell’economia del Paese.

Sulla base di queste premesse, proponiamo che il decreto di stabilità che sarà presto discusso e poi convertito in legge dai due rami del Parlamento contenga tre linee di azione fondamentale, due dedicate al contenimento delle spese e una alla valorizzazione del comparto ricerca in chiave di sviluppo.

Sul versante del contenimento delle spese proponiamo:

- di adottare misure volte ad accelerare il processo di svecchiamento dell'università, anticipando almeno a 68 anni l’età di pensionamento dei professori (ordinari e associati).
- di provvedere a un congelamento del piano straordinario di "promozione" degli attuali ricercatori a professori associati, che si configura come un “finanziamento a pioggia” con scarse ricadute sulla produttività scientifica del sistema universitario.

Sul versante del rilancio del settore ricerca proponiamo in particolare:

- il rifinanziamento massiccio del programma “Futuro in Ricerca” dedicato ai giovani, basato esclusivamente sul principio dell’eccellenza scientifica e aperto a tutte le discipline, sull’esempio di analoghi programmi europei come “Ideas” dell’European Research Council.

APRI - Associazione dei Precari della Ricerca Italiani

9 novembre 2011

sabato 29 ottobre 2011

E' ufficiale: concorsi ad personam!


La Riforma Gelmini era stata annunciata come una riforma epocale, capace di portare finalmente l'università italiana in Europa, introducendo maggiore competizione, meritocrazia e trasparenza nel reclutamento.

La realtà che si presenta oggi appare invece di tutt'altro segno. Sembra ormai cosa ufficiale: le posizioni di ingresso nell'università italiana - i ricercatori a tempo determinato - sono assegnate ad personam, su profili dettagliati alla portata solo dei "predestinati" vincitori.

Dei 113 bandi presenti nel sito bandi.miur.it ben 72 (circa il 63%) sono infatti banditi con indicazione di progetti di ricerca dai contenuti quasi sempre molto specifici, un pò come avviene già con gli assegni di ricerca. E tutti sanno che gli assegni di ricerca sono attribuiti ad personam, con pochissime domande, spesso soltanto quella del vincitore; quindi tutto lascia presumere che anche per questi posti di ricercatore a tempo determinato non ci sarà competizione tra candidati. Farà domanda chi ha il profilo corrispondente al progetto di ricerca indicato.

Il bello (per modo di dire... in realtà è tutto molto sconfortante) è che dalla scheda di ciascun bando presente sul sito non si evince neppure se esista davvero una fonte esterna di finanziamento che giustifichi l'indicazione di un progetto di ricerca o se questi posti siano banditi con risorse del Fondo di Finanziamento Ordinario.

In Italia non c'è mai limite al peggio. Il MIUR deve intervenire al più presto, quantomeno per imporre alle università una più severa autoregolamentazione nella gestione del reclutamento dei ricercatori a tempo determinato, obbligandole a indicare eventuali fonti esterne di finanziamento nel caso in cui nel bando ci fosse un progetto di ricerca già delineato nei particolari.

giovedì 20 ottobre 2011

Abilitati (solo) con i capelli bianchi


Nei giorni scorsi è circolata in modo informale la bozza del “Regolamento recante criteri e parametri per la valutazione dei candidati ai fini dell’attribuzione dell’abilitazione scientifica nazionale” a cura del Ministero dell’Università e della Ricerca (MIUR).

APRI – Associazione dei Precari della Ricerca Italiani – ritiene che tale documento contenga alcune disposizioni che meritano un giudizio senz’altro positivo, a partire da quelle che impongono una maggiore trasparenza e obiettività al lavoro delle commissioni giudicanti. In particolare, si apprezza, nei settori disciplinari in cui ciò è possibile, l’uso degli strumenti bibliometrici, sulla base delle indicazioni fatte pervenire dall’Agenzia di Valutazione del Sistema Universitario (ANVUR).


Al di là di questi aspetti positivi, APRI non può tacere le forti perplessità suscitate dall’articolo 3., comma 4, della bozza in cui si dice:

Nella valutazione di candidati già in servizio come professori associati o ricercatori o in posizioni equivalenti all’estero, fatta salva la considerazione complessiva dei titoli di cui all’articolo 4, comma 4, e all’articolo 5, comma 4, sono prese in considerazione esclusivamente le pubblicazioni prodotte dopo la nomina nella posizione in godimento”.

In altre parole, saranno prese in considerazione ai fini dell’abilitazione soltanto le pubblicazioni prodotte dal momento di entrata in ruolo. Tale norma spiana la strada a coloro che sono in ruolo da più anni, escludendo di fatto i neo-ricercatori (a tempo indeterminato e tempo determinato) dalla possibilità di conseguire l’abilitazione fin dalle prime tornate, pur avendo raggiunto una maturità professionale e scientifica adeguata. Evidentemente, dubitando della capacità di imporre una selezione basata su criteri scientifico-meritocratici, il MIUR ha preferito affidarsi ai più rassicuranti meccanismi gerontocratici di riproduzione della classe docente italiana; gli stessi che per anni hanno regolato il funzionamento dell’università italiana. È desolante constatare come ciò avvenga a dispetto delle reiterate promesse di Riforma del sistema e di rinnovamento generazionale.

Come APRI continuiamo a sostenere il principio secondo cui la selezione per l’abilitazione debba tenere conto della produzione scientifica recente, per esempio degli ultimi 5 anni nel caso della abilitazione a professore associato e dei 10 anni precedenti nel caso della abilitazione a professore ordinario. Tale principio di valutazione (peraltro contenuto anche nel parere dell’ANVUR in merito ai criteri di abilitazione nazionale) consente di selezionare i ricercatori che hanno dimostrato di essere adeguatamente produttivi in un recente periodo, di durata sufficiente a garantire la necessaria esperienza richiesta per il ruolo per cui si fa domanda di abilitazione.

Al contrario, la norma contenuta nell’articolo 3. della bozza ministeriale penalizza gravemente i giovani precari della ricerca, che devono già sostenere un percorso di carriera accidentato, dagli esiti assolutamente incerti e ancora oggi purtroppo largamente indipendenti dal merito scientifico. Entrando in vigore tale norma, i tempi di accesso a una posizione stabile si allungherebbero inevitabilmente, con effetti disastrosi sul lungo termine di scoraggiamento nei confronti delle nuove generazioni che oggi intraprendono gli studi universitari di alta formazione.

In particolare, i giovani precari che avranno accesso alle posizioni di “tenure-track” previste dalla legge 240/2010 (nota come Legge Gelmini di Riforma dell’Università) dovranno condurre una lotta impossibile contro il tempo (meno di tre anni) per produrre pubblicazioni sufficienti a conseguire l’abilitazione, pena la loro esclusione definitiva dal sistema universitario. Tale situazione va confrontata con quella dei ricercatori a tempo indeterminato in ruolo da tempo, ai quali verrà concesso di presentare pubblicazioni e titoli accumulati nell’arco di anni se non di decenni.

Altro che tenure-track e carriera basata sul merito: questo è un invito chiaro e tondo a “lasciare ogni speranza voi che entrate” o, meglio, voi che volete entrare in questo sistema sempre uguale a se stesso nel tempo, dove tutto cambia perché nulla cambi.

martedì 4 ottobre 2011

La riforma Gelmini e il miraggio della tenure-track

Rispetto alla precedente "riforma Moratti" che aveva scatenato vibranti proteste da parte dei ricercatori precari perché eliminava il ruolo di ricercatore a tempo indeterminato senza proporre un percorso alternativo credibile di accesso permanente al ruolo, una delle novità dell’originario "Disegno di Legge Gelmini" (poi Legge 240/2010) era l’introduzione della “tenure-track”, ossia il percorso di accesso alla carriera accademica mutuato dal sistema accademico statunitense, per il quale a cinque anni dall’assunzione l’assistant professor è sottoposto a una valutazione del proprio operato e in caso positivo è assunto come associate professor, mentre in caso negativo deve trovarsi altra sistemazione.

I comunicati ministeriali (del MIUR) annunciavano trionfalmente l’introduzione di questo meccanismo in Italia, che avrebbe messo fine al fenomeno tutto italiano dei “ricercatori a vita” e adeguato il sistema italiano a quello internazionale (ormai sempre più paesi adottano tale sistema per rendere più selettivo e al tempo stesso più allettante l’accesso alla carriera accademica). Durante l’iter parlamentare, per effetto dell’operare congiunto delle solite forze oscure, la Commissione parlamentare del Senato incaricata di accompagnare il Disegno di Legge in Parlamento aggiunse alle posizioni “tenure-track” (3 anni e eventuale immissione in ruolo) delle altre “senza tenure-track” (3 anni rinnovabili per 2 e poi stop), di fatto assimilabili a posizioni post-doc con un po’ di carico didattico. Una bella fregatura per i precari e tutti quelli che aspirano a una posizione accademica in Italia. Anche se i comunicati ministeriali lo scorso dicembre, quando il disegno legge venne approvato definitivamente dal Parlamento, continuavano a sbandierare l’introduzione della tenure-track, la riforma Gelmini per chi è oggi fuori dal ruolo non fa che prospettare un futuro di ulteriore precarietà. Altro che tenure-track e sistema internazionale di reclutamento!

La “legge Gelmini” infatti non prevede alcun incentivo per gli atenei all’assunzione di Ricercatori TD con “tenure track”. A riprova di ciò basta scorrere i 78 bandi per ricercatore a tempo determinato oggi disponibili sul nuovo sito allestito dal MIUR (bandi.miur.it/jobs.php/public/cercaJobs). Di questi soltanto due sono per posizioni di ricercatore di tipo b) (con tenure-track), per di più di un Istituto di Studi Superiori, gli altri settantasei sono per ricercatori a scadenza.

Con la "riforma Gelmini" le prospettive di chi aspira a fare ricerca oggi in Italia dunque sono peggiorate sostanzialmente. L’introduzione della tenure-track rimane un miraggio riservato a pochi se non a nessuno, fino a prova contraria.