lunedì 11 ottobre 2010
DOCUMENTO DELL'ASSEMBLEA NAZIONALE DEI PRECARI DELLA RICERCA E DELLA DOCENZA DELLE UNIVERSITA’ (CPU)
Dopo l'assemblea dell'8 ottobre a Bologna, numerose rappresentanze "locali" dei precari universitari (APRI non aderisce) provano a costituirsi in un coordinamento nazionale. E lanciano le proposte che trovate elencate qua sotto. A voi i commenti.
Noi, lavoratori precari della ricerca e della didattica vogliamo portare l'attenzione pubblica sulle
difficili condizioni di lavoro nelle università italiane. Da anni svolgiamo attività di ricerca e di
insegnamento sottopagate e senza diritti che contribuiscono in modo determinante al
funzionamento degli atenei, eppure nelle proposte di legge, sulla stampa, nelle politiche d’ateneo,
restiamo sempre dei fantasmi mai ufficialmente riconosciuti.
Diritto allo studio, diritto al lavoro, pari opportunità tra i sessi, libertà di insegnamento e di
apprendimento: questa è l'università che vogliamo. Siamo convinti che l’università debba
riformarsi democraticamente e dal basso, per offrire alla società italiana didattica di qualità, ricerca
talentuosa ed un ruolo di costante e autonomo osservatorio critico. Vogliamo un’università che
non crei fratture sociali o territoriali tra studenti e lavoratori, che non sfrutti il lavoro con
contratti umilianti e privi di tutele, che non offra alle nuove generazioni come scelta unica il
precariato a vita.
Le politiche del governo e la presunta “riforma” dell’università vanno in direzione opposta:
• intere generazioni di precari universitari vengono semplicemente cancellate dalla prevista
abolizione della figura del ricercatore a tempo indeterminato e la sua sostituzione con
contratti a tempo privi di garanzie, ben lontani dalla propagandata “tenure track”;
• decine di migliaia di noi sono a rischio di non poter proseguire i propri rapporti di lavoro a
causa degli inaccettabili limiti temporali e anagrafici per assegnisti e ricercatori TD e dei
tagli (1 miliardo e 350 milioni di euro) che stanno devastando l’università italiana; già nei
mesi passati svariate migliaia di collaboratori, co.co.co e docenti a contratto sono stati
epurati per mancanza di fondi e lasciati privi di ammortizzatori sociali;
• attraverso l’istituzione del rettore-padrone e l’introduzione dei privati nei CdA vengono
indebolite le strutture democratiche d’ateneo;
• si concede al Ministero dell’Economia una delega in bianco per la valutazione e il
finanziamento degli atenei;
• si trasforma il diritto allo studio in indebitamento preventivo degli studenti, aggravando le
disuguaglianze sociali e territoriali.
Non è un caso che il DdL Gelmini sia sostenuto dalla CRUI, associazione privata che riunisce le
componenti accademiche maggiormente responsabili delle tante distorsioni dell'università attuale.
Noi chiediamo una vera riforma dell'università che comprenda inscindibilmente i seguenti 5
punti, già articolati nel documento introduttivo dell’assemblea:
• un contratto unico pre-ruolo di ricerca e didattica, di durata almeno biennale e senza
limiti di rinnovo, in sostituzione dell’attuale giungla di contratti precari
• l'introduzione di un ruolo unico della docenza articolato in 3 livelli
• il rilancio del reclutamento, attraverso concorsi, per nuove posizioni di ricerca e
docenza a tempo indeterminato
• l'adeguamento dell'età pensionabile dei docenti universitari allo standard europeo di
65 anni anche al fine di recuperare risorse esclusivamente per il reclutamento
• l’introduzione di un sistema di welfare e tutele sociali per tutti i precari
Il DdL Gelmini si inserisce in un disegno di restaurazione della nostra società, basato sullo
sfruttamento del lavoro precario e non tutelato, sul quale vengono scaricati i costi delle crisi. Per
questo ci sentiamo accomunati ai lavoratori precari "scaduti", ai precari della scuola e ai precari del
pubblico impiego che nel 2011 subiranno i tagli imposti dall'ultima manovra economica, così come
ai lavoratori in cassa integrazione e mobilità, e a tutti i lavoratori a rischio di licenziamento. Allo
stesso modo ci sentiamo vicini al movimento studentesco, che proprio in questa giornata sta
manifestando massicciamente in oltre 80 città italiane.
PER DOTARCI DI UNA NOSTRA SOGGETTIVITÀ, PER SOSTENERE CON MAGGIORE FORZA LE NOSTRE
RICHIESTE, PER COORDINARE LE NOSTRE INIZIATIVE NAZIONALI E LOCALI, ABBIAMO DECISO DI
DARE VITA AD UNA STRUTTURA DI COORDINAMENTO, SOTTO LA SIGLA COORDINAMENTO DEI
PRECARI DELLA RICERCA E DELLA DOCENZA – UNIVERSITA’, C.P.U. Come prime decisioni del
nostro coordinamento,
aderiamo:
- al presidio di protesta contro il DdL Gelmini indetto per il 14 ottobre a Montecitorio,
invitando coloro che non potranno essere presenti a Roma ad organizzare sit-in presso i
rettorati, da realizzare in accordo con tutte le componenti universitarie a partire dagli
studenti;
- al corteo della FIOM del 16 ottobre, dove saremo presenti insieme a studenti e lavoratori
dell'università e della scuola con uno spezzone di precari della ricerca e della didattica;
- all'assemblea indetta dalle realtà studentesche romane per il 17 ottobre.
chiediamo con urgenza:
- l'abolizione dei limiti temporali e anagrafici di accesso e di rinnovo per i contratti precari
universitari;
- lo sblocco del turnover e il recupero delle posizioni già perse a causa del blocco;
- la cancellazione delle tasse per i dottorandi senza borsa e lo stanziamento di maggiori risorse
per le borse di dottorato;
- che le università smettano di versare le quote associative alla CRUI, corrispondenti ad
oltre 1,5 milioni di €uro annui provenienti dai propri bilanci, in quanto la ”associazione
CRUI” ha cessato definitivamente di rappresentare gli interessi dell'università pubblica; le
somme recuperate dovrebbero essere utilizzate per il rifinanziamento dei servizi d’ateneo
tagliati a causa delle difficoltà economiche degli ultimi;
- a tutti gli organi di governo degli atenei di pronunciarsi contro il DdL Gelmini e contro il
sostegno della CRUI a questo provvedimento;
- a tutti i rettori e presidi di non bandire contratti esterni per sostituire i ricercatori strutturati
indisponibili.
ci proponiamo:
- di rifiutare e condannare ogni forma di lavoro gratuito o a retribuzione simbolica e di
sensibilizzare i colleghi precari verso questa importante posizione di principio ed efficace
forma di protesta;
- di costruire iniziative locali contro il DdL Gelmini, per rivendicare il nostro diritto ad essere
rappresentati negli atenei e per sostenere piattaforme rivendicative mirate a migliorare la
nostra condizione di lavoro e di vita;
- di coordinarci con i precari della scuola per proporre e realizzare insieme una giornata di
mobilitazione nazionale contro i tagli all'istruzione e contro il progetto governativo di
smantellamento dell'istruzione pubblica.
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Ripeto la domanda:
RispondiEliminaanche nei vostri SSD è scoppiata l'abitudine di mettere 2 o 3 concorsi da ricercatore lo stesso giorno, alla stessa ora, uno a Trieste, uno a Sassari e uno a Cosenza?
@ albert
RispondiEliminarisposta secca: si
@ tutti
finalmente qualche giornale presta attenzione alle nostre richieste
http://rassegnastampa.unipi.it/rassegna/archivio/2010/10/11SIP1057.PDF
Ma e' vero quel che dice la Ghizzoni che anche dopo il DDL rimane la quota 90? Dove sta scritto?
RispondiEliminaSul documento dell'assemblea,ecco alcuni commenti:
RispondiElimina-e' vago, ideologico e reazionario
-persiste nella equivoca equiparazione di tutte le forme di precariato in Universita' (equiparazione che e' ideologica e non selettiva)
-ambisce alla stabilizzazione, che e' ancora concepita come unica forma giuridica di rapporto economico con l'ente pubblico
France, la quota 90 e' una cosa strutturale, che risale addirittura al 1994 [Finanziaria], ma hanno comiciato a monitorarla seriamente solo in questi ultimi anni.
RispondiEliminaE' una delle condizioni (che inizialmente dovevano essere poche) messe in cambio della Autonomia di Bilancio, concessa appunto dal Governo Ciampi al posto dell'itemized budget che vigeva fino ad allora.
INDETTA LA I SESSIONE 2010
RispondiEliminaMolto a sorpresa, è stata indetta la I sessione 2010
http://attiministeriali.miur.it/anno-2010/ottobre/nota-11102010.aspx
che riguarderà concorsi indetti entro il 30 settembre 2010.
La notizia suona come una beffa per quelle università che, colpevolmente, non hanno ancora bandito la III tranche Mussi. Eppue queste università "sapevano", dato che nelle premesse del Decreto Diettoriale è scritto chiaramente "acquisito il parare favorevole della CRUI".
Dei Mussi faranno volentieri a meno.
RispondiEliminama com'è finita la questione di Trento&co. che si sono inculati addirittura i posti Mussi II ?
RispondiElimina@ lassie
RispondiEliminaloro magnano e noi soffriamo la fame, è finita così
A Trento il mitico Davide Bassi ha detto 'sto con Bossi che vi faccio Fessi e vi lascio nella Fossa con 'sta Bassa di fiorini che non c'e' piu' un Besso per nessuno.
RispondiEliminaA "L'Infedele" di Lerner, sebbene su finir della puntata, hanno dato spazio alla protesta nell'Università facendo dapprima parlare degli RTI, ma poi anche un RTD (sottolineando le differenze) e ricordando l'appuntamento del 14 ottobre. Meglio di nulla.......
RispondiEliminaDice il 'Secolo' che gli emendamenti si votano la prossima settimana.
RispondiEliminaIl Sole 24ore presenta 3 possibili scenari, il piu' probabile sembra che possa essere quello di prolungare la discussione fino a domenica se serve, da giovedi 14 in poi. Pero' si sa, con questi qui ogni giorno parte un treno...
RispondiEliminaLeggo che dal regolamento della Camera (gia' postato da altri su APRI)
ART. 86 (*) Regolamento della Camera
1. Gli articoli aggiuntivi e gli emendamenti sono, di regola, presentati e svolti nelle Commissioni. Possono comunque essere presentati in Assemblea nuovi articoli aggiuntivi ed emendamenti, e quelli respinti in Commissione, purché nell'ambito degli argomenti già considerati nel testo o negli emendamenti presentati e giudicati ammissibili in Commissione, entro il giorno precedente la seduta nella quale avrà inizio la discussione degli articoli.
....
5. La Commissione e il Governo possono presentare emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi fino a che sia iniziata la votazione dell’articolo o dell’emendamento cui si riferiscono, purché nell’ambito degli argomenti già considerati nel testo o negli emendamenti presentati e giudicati ammissibili in Commissione.
quindi per eventuale presentazione di emendamenti c'e' ancora parecchio tempo mi pare di capire...
Leggendo il documento, alcuni punti mi risultano oscuri. Scrivo qui sotto, magari qualche utente ha tempo e risponde.
RispondiEliminaNel documento manca la definizione giuridica di precario. Si considera precario, per esempio, un post-doc?
Altre osservazioni sparse:
1) Nel documento si chiede "un contratto unico pre-ruolo di ricerca e didattica, di durata almeno biennale e senza limiti di rinnovo, in sostituzione dell’attuale giungla di contratti precari"
Significa che un neo-dottorato e un senior post doc sarebbero pagati uguali?
2)"PER DOTARCI DI UNA NOSTRA SOGGETTIVITÀ"
Dal documento non e' chiaro cosa sia la soggettivita' dei precari
3) "l'abolizione dei limiti temporali e anagrafici di accesso e di rinnovo per i contratti precari universitari"
In pratica consentire al barone di turno di schiavizzare sottoposti con il miraggio senza fine del posto fisso.
4)"la cancellazione delle tasse per i dottorandi senza borsa e lo stanziamento di maggiori risorse per le borse di dottorato".
Non sarebbe meglio chiedere l' abolizione dei dottorati senza borsa (lavorare gratis crea squilibri nel mercato del lavoro ed e' in genere dannoso per tutto il sistema). Perche' aumentare in modo generico le borse se non c'e' un progetto chiaro di riassorbimento dei dottorati nel mercato o nell' universita'?
Un commento finale.
nel documento non c'e' un minimo cenno a meccanismi di tipo meritocratico per la selezione dei ricercatori o per la divisione dei fondi.
A me sembra un documento molto interessante.
RispondiEliminaMi pare che la pretesa di trovare un qualsiasi dialogo con questi interlocutori, mi riferisco a questo governo ed ai parlamentari di questa legislatura, sia ormai vana, e che occorra quindi attendere nuove stagioni politiche per immaginare e formulare una proposta di riforma "in senso meritocratico".
Questo perchè tutti i tentativi in tal senso, sebbene in buona fede, vengono puntualmente strumentalizzati.
Nel frattempo, per venire incontro alle esigenze di vita di chi ha scelto di rimanere a lavorare, spesso anche bene, in Italia, mi pare che le richieste avanzate nel documento del nascente coordinamento siano appropriate.
Forse occorre rivedere il modus operandi dell'APRI in tal senso e cercare una intesa con i promotori di questo documento, alla luce dei fallimenti dei mesi passati.