martedì 4 ottobre 2011

La riforma Gelmini e il miraggio della tenure-track

Rispetto alla precedente "riforma Moratti" che aveva scatenato vibranti proteste da parte dei ricercatori precari perché eliminava il ruolo di ricercatore a tempo indeterminato senza proporre un percorso alternativo credibile di accesso permanente al ruolo, una delle novità dell’originario "Disegno di Legge Gelmini" (poi Legge 240/2010) era l’introduzione della “tenure-track”, ossia il percorso di accesso alla carriera accademica mutuato dal sistema accademico statunitense, per il quale a cinque anni dall’assunzione l’assistant professor è sottoposto a una valutazione del proprio operato e in caso positivo è assunto come associate professor, mentre in caso negativo deve trovarsi altra sistemazione.

I comunicati ministeriali (del MIUR) annunciavano trionfalmente l’introduzione di questo meccanismo in Italia, che avrebbe messo fine al fenomeno tutto italiano dei “ricercatori a vita” e adeguato il sistema italiano a quello internazionale (ormai sempre più paesi adottano tale sistema per rendere più selettivo e al tempo stesso più allettante l’accesso alla carriera accademica). Durante l’iter parlamentare, per effetto dell’operare congiunto delle solite forze oscure, la Commissione parlamentare del Senato incaricata di accompagnare il Disegno di Legge in Parlamento aggiunse alle posizioni “tenure-track” (3 anni e eventuale immissione in ruolo) delle altre “senza tenure-track” (3 anni rinnovabili per 2 e poi stop), di fatto assimilabili a posizioni post-doc con un po’ di carico didattico. Una bella fregatura per i precari e tutti quelli che aspirano a una posizione accademica in Italia. Anche se i comunicati ministeriali lo scorso dicembre, quando il disegno legge venne approvato definitivamente dal Parlamento, continuavano a sbandierare l’introduzione della tenure-track, la riforma Gelmini per chi è oggi fuori dal ruolo non fa che prospettare un futuro di ulteriore precarietà. Altro che tenure-track e sistema internazionale di reclutamento!

La “legge Gelmini” infatti non prevede alcun incentivo per gli atenei all’assunzione di Ricercatori TD con “tenure track”. A riprova di ciò basta scorrere i 78 bandi per ricercatore a tempo determinato oggi disponibili sul nuovo sito allestito dal MIUR (bandi.miur.it/jobs.php/public/cercaJobs). Di questi soltanto due sono per posizioni di ricercatore di tipo b) (con tenure-track), per di più di un Istituto di Studi Superiori, gli altri settantasei sono per ricercatori a scadenza.

Con la "riforma Gelmini" le prospettive di chi aspira a fare ricerca oggi in Italia dunque sono peggiorate sostanzialmente. L’introduzione della tenure-track rimane un miraggio riservato a pochi se non a nessuno, fino a prova contraria.

229 commenti:

  1. Il grande bluff mediatico avrebbe potuto essere fatto scoppiare prima se solo si pensi che avevamo già un tenurino tracchino (il giudizio di conferma in ruolo), seppur fatto da una Commissone Nazionale (una specie di "abilitazione in corso d'opera, senza criteri) e vedere come aveva operato.

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  2. Precari "off the tenure track"
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/04/giornalisti-precari-sotto-pagati-e-sfruttati-la-categoria-si-mobilita-contro-gli-editori/161973/
    stiamo parlando di giornalisti, beninteso.

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  3. beh, va ricordato che come apri denunciammo la cosa in commissione cultura.

    la formula usata fu che il tdA portava iul marchio di caino e avrebbe ucciso il fratello tdB. così è stato.

    avevamo chiesto garanzie, quote riservate ai B ma non le hanno volute concedere. il risultato è questo. che tristezza

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  4. Secondo me è normale che Univ. comincino a bandire RTDa, perchè loro pensano di cominciare "seriamente" a bandire RTDb solo fra 3 anni. E' nella "natura delle cose", si direbbe. Sta inscritta nella ratio della legge. Intanto c'è ben altro da fare...

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  5. @ renzino
    ma che dici?
    tutti coloro che hanno avuto tre anni di assegni vecchi, o di td moratti, o post-doc all'estero possono fare tdb subito. e non sono pochi

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  6. Sì ma quanti hanno la prospettiva di poter davvero essere PA in 3 anni? L'idea della legge è che il percorso debba "quasi necessariamente" cominciare con 3 anni di RTDa.

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  7. la figura RTDa è un inserimento posticcio voluto per accomodare interessi avversi ai ricercatori precari, cioè a chi è fuori del sistema

    in Italia gli outsiders (i precari) hanno sempre la peggio sugli insiders, al di là di ogni considerazione di merito scientifico/professionale e di giustizia sociale/generazionale

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  8. Io no. E` una sontuosa cazzata.
    La solita visione gerarchica dell'universita` italiana, per cui il giovane (che vuol dire l'ultimo assunto, non importa l'eta`) deve partire dalla gavetta. Quanti assegnisti ci sono con CV migliori di certi PA. Quanti brillanti ricercatori espatriati tornerebbero volentieri seavessero una vera tenure track?
    Il TDa serve solo a rabbonire i RTI.

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  9. anch'io concordo con Renzino. Non sul fatto che sia giusto ma sul fatto che accadrà.
    Io che ho 33 anni e potrei aspirare più che legittimamente al RTDb so per certo che fra 3 anni non avrò mai un posto da associato perchè ci sono validi RTI prima di me e quindi "preferisco" ricominciare da RTDa

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  10. Io mi sono espresso infatti in termini descrittivi, con qualche ragionamento intorno alle "basi" della legge.

    Ricordo che è sempre possibile per un qualsiasi Gino ottenere l'abilitazione a PA anche prima (dell'RTDb, si intende), se ne è capace, e per questa via presentarsi a concorsi liberi per PA, senza passare da alcun "tenure track".

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  11. sul blog dei giovani ricercatori non confermati (link a destra) c'è uno che si vanta del fatto che nel suo ateneo (non specificato) i TI hanno ottenuto la promessa che no si faranno TDB fino a che non siano passati PA il 50% dei TI.

    non so se è vero, e poi vorrei sapere che ateneo è. cmq è un pessimo segnale che si possa anche solo pensare una cosa del genere.

    se i precari avessero le palle a quell'ateneo dovrebbero dare fuoco

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  12. dobbiamo fare una battaglia per ottenere un reclutamento straordinario di RTDb, questa è la priorità ora

    senza ottenere questo parlare delle abilitazioni per noi non ha senso, anzi è solo un diversivo

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  13. concordo con untenured.

    ma la battaglia come e dove la fai? cmq da questo punto di vista vale la pena riprendere quel contatto di cui parlava alex nel forum apri

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  14. voglio sgombrare il campo da ogni equivoco

    quando chiedo di iniziare una campagna "perché la tenure-track non sia solo un miraggio" non lo faccio per ragioni personali

    pur avendo ormai collezionato numerosi anni di precariato (a gennaio fanno 9 post-dottorato, quest'ottobre sono 13 che mi son laureato), per una questione di tipologie contrattuali non credo di poter accedere a un RTDb

    però introdurre RTDb nel sistema, magari con criteri innovativi di reclutamento, è l'unico modo per rigenerare per davvero l'università italiana e disegnare un futuro migliore di quello attuale

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  15. @ insorgere

    Te l'ho detto io che agli RU bisogna fare solo una cosa: bloccare la scala stipendiale dopo N gradini. Chi è che si permette di mantenere a vita una massa di ricercatori di questo tipo?Nessuno, nel resto del mondo.
    Così almeno la smettono di fare i gradassi.

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  16. Segnalo che sul sito del Cugno sono stati pubblicati i principali interventi della giornata di studi del 19/9 u.s., un intervento dei quali era già stato commentato su questo blog per la sua rilevanza scientifica

    http://www.cun.it/rubriche/autonomia-universitaria-e-rappresentanza-delle-comunita'-accademiche-dei-saperi-e-delle-discipline/presentazione.aspx

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  17. @ Renzino

    Grazie per la segnalazione. Soprattutto quelli di Pinelli e di Denozza sono due saggi di sana e soda destructio della rozzissima proposta Anvur, che capisco garbi a chi studia i tubi ma è a dir poco desolante mieta anche fra alcuni di quelli che studiano il Sacro Romano Impero o Pestalozzi

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  18. Senza voler fare polemiche (ognuno è libero di avere la propria opinione, e per fortuna!!!!), ma la pretesa tutta italiano che solo le "scienze umane" abbiano una dignità (mentre le scienze MM.FF.NN. si limitano ad occuparsi di "tubi") è desolante e rimane, a mio parere, uno dei PROBLEMI dell'accademia italiana.

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  19. Comunque ribadisco che, come era stato già commentato su questo blog, la rilevanza dei contributi del Settore Giuridico sta nel comprendere meglio le nostre norme, e come dovrà o potrà essere il prossimo Regolamento 'criteri'.

    Quindi archiviamo polemiche inutili, e piuttosto cerchiamo di apprezzare (= comprendere, discernere, valutare) come nei testi normativi che stiamo considerando sia stato scritte un po' di tutto, appartenente a diverse filosofia - infatti ci puoi trovare parti che fanno riferimento a "parametro oggettivi" (e pure "certificabili") fino a lucuzioni più tradizionali sulla espressioni di giudizi motivati" da parte dei Commissari.
    Pertanto, come c'era da aspettarsi, il legislatore è in effetti un coacervo di menti, che non hanno dato (= potuto dare) un'unica impronta filosofica al complesso normativo.

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  20. @ Marco, continuo a non capire dove ANVUR penalizzi chi studia il Sacro Romano Impero, visto che si limiterebbe a chiedere un toto di pubblicazioni internazionali.

    Resta comunque il mistero del perche' in Italia un bravo che studia i tubi (immagino marco volesse riferirsi ad uno scienziato) pubblica di norma in lingua inglese su riviste internaziolali in modo che i suoi risultati siano noti a Banghok come a Lima e ad Oslo, relazioni a conferenze internazionali per introdurre i propri risultati ai cinesi ed agli americani.

    Mentre, sempre in italia colui che chiama se stesso (insisto sul "chiama se stesso") esperto di Sacro Romano Impero, in media pubblichi in Italiano (sovente nell'editore del blocco accanto) dei libri che leggeranno i suoi colleghi amici ed i suoi studenti per passar l'esame, pubblichi in italiano articoletti su riviste locali e quaderni di dipartimento, non sappia neppure parlare inglese e questo gli preclude la partecipazione a Conferenze internazionali, percui si dedica a quelli che lui in genere chiama "i convegni" rigorosamente locali ed in italiano con il Patrocinio della privincia di vatttlappesca e del comune di Piticchio Superiore.

    A tutto discapito di chi studia il Sacro Romano Impero in Germania ad esempio, oppure in Francia, in USA, in Russia, in Cina... costoro son privati della conoscenza riguardante le brillanti scoperte del nostro lumirare e non hanno modo di passare al Nostro le ultime loro ricerche.

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  21. @ Salvo

    Premesso che Marco può replicare come desidera, intanto comunico il mio profondo dissenso su questo "concetto" di ricerca:

    1) Non tiene conto delle differenze fra Scienze Naturali (per le quali esiste una "realtà" da conoscere, esterna all'individuo) e le Discipline Morali (comprende tutte le Humanities and Social Sciences), per le quali la realtà esterna è solo una parte del complesso "ambito" di interesse, che risulta fortemente mescolato e interagente con le diverse culture, personali e collettive (e quindi diversi significati e diversi valori), talchè è impossibile adottare il medesimo tipo di epistemologia di quello in uso per le Scienze Naturali;

    2) Non tiene conto del concetto di "rilevanza del contenuto/rilevanza sociale della ricerca", valido sia per le Scienze Naturali che per le Discipline morali, in base al quale non è affatto detto che ci si debba/possa rivolgere all'Orbe Terracqueo per comunicare i risultati dell'attività di ricerca (o, meglio, che si debba forzosamente considerare un Unico Palcoscenico per il proprio operato), laddove anche gli stessi finanziamenti e le motivazioni intrinseche della ricerca possono benissimo essere "locali" e "nazionali", e spesso con molte migliori ragioni che se dovessero essere concepite "globali".

    Quindi non è affatto vero che Salvo abbia ragioni da vendere, ma ci sono altre ragioni ch'egli dovrebbe e potrebbe comprare.

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  22. renzino, trascuri un punto. chi si occupa di scienze naturali in Italia, se fa uno studio che è di interesse meramente locale lo pubblica (per esempio) sull'Italian Journal of Zoology ma lo pubblica in Inglese ed in formato PDF, in modo che possa essere letto da chiunque trovi la cosa interessante (anche se magari abita in nuova zelanda).

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  23. @ l.maiorano

    Sul fatto che "pubblicazione" significhi proprio "pubblicazione" non ho espresso alcuna riserva... E' chiaro che è sempre desiderabile che tutto sia "accessibile universalmente". Ma questo (a parte eventuali questioni, più tecniche e finanziarie che di "qualità e valore") non cambia una virgola quello che volevo esprimere.

    INFATTI se uno Scienziato Sociale reputa che sia meglio impostare la propria riceerca in una lingua, e pubblicare su riviste nazionali, non può essere "danneggiato" a priori - anzi sto dicendo che ci possono essere motivazioni scientifiche migliori per farlo. E TALvolta PERfino una Scienziato Naturale, guarda un po'.

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  24. renzino, rispetto il tuo punto di vista ma non lo condivido. vedo solo un'eccezione a quello che ho detto: se nelle scienze sociali includiamo anche la "letteratura" sono ovviamente d'accordo (pur non potendo capirlo date le mie radici da profondo terrone, sono sicuro che Dario Fo non sarebbe altrettanto grande in inglese!), ma non vedo perchè uno studio sul sacro romano impero dovrebbe essere meglio se pubblicato in italiano piuttosto che in inglese.

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  25. @ Renzino,

    le scienze umane NON devono includere la letteratura o le composizioni artistiche. Queste infatti ESULANO dall'attivita' di "ricerca". Un buon ricercatore umanista potrebbe anche essere egli stesso uno scrittore o un poeta, ma i suoi componimenti letterari rientrerebbero nella categoria "arte" e non certo "ricerca", e possono benissimo (anzi DOVEROSO) essere scritti in lingua nazionale (sarebbe la morte della letteratura italiana altrimenti) e se han successo saranno pure tradotti.

    L'esempio di Umberto Eco e' calzante... egli e' intatti un ricercatore (di semeiotica mi pare) noto e citato in tutto il mondo, parla inglese e partecipa a conferenza nel globo terraqueo.
    che poi egli abbia scritto anche "il nome della rosa" (capolavoro della letteratura italiana) insieme a Baudolino, il pendolo di Fucault etc... ESULA da U. Eco ricercatore ed entra nelle attivita' di U. Eco scrittore. Non mi sognerei di valutare "il nome della rosa" come una pubblicazione scientifica, perche' non lo e'!

    Prendiamo ad esempio il padre della letteratura in volgare, tal Dante Alighieri. Quando Dante scriveva "la Commedia" non intendeva certo pubblicare una ricerca ma era un componimento poetico. Quando Dante scriveva un saggio di ricerca, come il "de vulgari eloquentia" e' un saggio che oggi potremmo definire "di ricerca nelle scienze umane, e lo scrisse IN LATINO, cioe' nell'inglese dell'epoca, la lingua delle scienze! E Questo nonostante trattasse della "eloquenza vernacolare". Lo fece per il motivo di esser capito in tutta Europa.

    Ai tempi di Dante cio' era chiaro, oggi s'e' smarrito

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  26. Egregi,

    al solito vi perdete nel wishful thinking.
    CUN, Anvur, RTDb?
    Gli SSD non sono uguali. Salvo e gli umanisti parlano lingue diverse: Salvo, che viene dallo SSd più ricco di dottorandi dell'intera Università italiana, sogna criteri stringentissimi così da poter battere sui numeretti -lui che lavora in un ricco laboratorio USA- i suoi coetanei RTI qui in Italia. La cosa bella è i fisici italiani sono la parte più preparata e produttiva della nostra università, quindi forse nel suo ragionamento c'è qualcosa da rivedere. Gli umanisti pensano a loro coetanei RTI del tutto improduttivi (e magari con pesanti carichi didattici) come target, e d'altra parte vengono da SSd molto meno ineccepibili(nella percezione comune).
    La mia esperienza è che gli RTI entrati dopo il 2000 (cioè a coprire il buco creato dall'ultimo concorsone per associati) sono nettamente migliori di come li dipingete voi. Non solo, a livelllo di pubblicazioni la percezione della imminente inchyappettatura ha portato ad un ulteriore aumento di produttività.
    Citai a suo tempo i verbali dei concorsi a PA (e.g. ING-IND del PoliMi) I sess. 2008, come esempio del livello dei vincitori (e di svariati perdenti, mi sia concesso).
    Tra l'altro, i tanto vituperati "secondi idonei", contro i quali si conduce da questo sito una vera e propria opera di sciacallaggio, erano in genere i migliori in assoluto del proprio SSD.
    Bisogna farsene una ragione: oltre metà degli attuali RTI sono scientificamente attivi, molti pubblicano a manetta e, negli SSD in cui la pipeline ha funzionato, hanno CV fuori tiro per qualsiasi precario.
    Il resto è in larga parte disinformazione, e mescola perfidamente richiami a realtà diametralmente opposte come Fisica e Lettere (o, peggio, la problematica triade Giurisprudenza-Medicina-Economia).

    RTDb: con il sottofinanziamento al limite del default universitario a cui i meno brillanti tra voi hanno persino plaudito, vi aspettate veramente che si aprano molte nuove posizioni?

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  27. @ Caro un ricercatore,

    vediamo di riordinare, per chiarezza:

    1) Nessuno mischi la fisica con le lettere. Tant'e' vero che l'ipotesi ANVUR (che mica e' la Bibbia eh) non lo fa, e le due discipline vengono trattare MOLTO diversamente.

    2) Nessuno vuol vincere coi numeretti (nei settori scientifici) ma usare i numeretti per scremare.

    3) Nessuno dice che gli RTI, ne' tanto meno i vecchi idonei siano necessariamente degli incompetenti (e che i precari siano necessariamente dal multiforme ingegno). Se i vecchi idonei sono "i migliori del settore" non avran problema alcuno ad ottenere l'abilitazione nazionale, che di converso butterebbe via chi l'idoneit' l'ha presa al solito modo paesano (e ci saranno pure o no?) ;)

    4) Se scendiamo sul personale, ti inviterei a riflettere sul fatto che io sono un fisico italiano a tutti gli effetti, che ritengo ancora di aver pubblicato i migliori lavori nel povero laboratorio italiano (che povero non era) mentre in US mi occupo dello sviluppo di progetti futuri del governo americano, cioe' di un nuovo acceleratore (che in quanto tale mi danno poca possibilita' di pubblicazione). Ti dovrebbe sfiorare il dubbio pero' sul fatto che se lavoro per il "ricco laboratorio americano" qualcosa piu' dei numerini ce la devo pur avere? Altrimenti la rigida selezione internazionale per l'unico posto bandito come l'avrei superata? Questo significa necessariamente che io sia migliore di un mio collega che opera in Italia? NO. Pero' risparmiateci la solfa sui "fortunatissimi" che stanno all'estero e vorrebbero superare i poveri che stanno in Italia. Chi sta all'estero non ci sta mica per magia, ci sta perche' e' stato selezionato.

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  28. salvo, come al solito firmo e controfirmo ogni tuo intervento! Anche io sono all'estero, e non mi reputo un fortunato. Anzi, sto cercando di fare qualcosa per tornare nella povera Italia (con scarso successo). Devo anche dire che, pur restando il fatto che le eccezioni esistono in ogni caso e ribadendo che non si deve generalizzare, i pochi precari che io conosco e che stanno all'estero (4 casi che conosco personalmente nel mio SSD) sono tutti nettamente meglio della totalità degli strutturati nel loro dipartimento di origine italiano (Sapienza, Uniroma3 e Milano statale), e per strutturati intendo ricercatori, PA, e PO.
    Devo anche dire che inizio a seccarmi di sentirmi dare dello snob da chi è rimasto in Italia, e sono anche seccato dal fatto che in tutti i concorsi RTI a cui ho partecipato il vincitore aveva un CV pessimo. E la somma dei titoli dell'intera commissione era inferiore al CV di alcuni dei candidati! E non sono millanterie, visto che i verbali della II sessione 2008 sono pubblici e consultabili da tutti (andate a vedere i concorsi nei settori Bio/05 e Bio/07).
    Tutti questi geni tra i RTI che sono irraggiungibili per qualsiasi precario non riesco proprio a vederli. Senza ipocrisie, è il mio CV che rimane irraggiungibile per moltissimi RTI, entrati prima o dopo il 2000

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  29. @ renzino

    io mi occupo di storia contemporanea. il mio settore è fortemente internazionalizzato, nel senso che oggi è ridicolo anche solo pensare di far ricerca e pubblicare senza aver presente cosa dicono e scrivono a ny, londra, parigi o berlino. La cosa assurda però è che mentre noi leggiamo quel che scrivono fuori, all'estero non ci fila nessuno perché c'è una barriera linguistica insormontabile.

    i migliori storici italiani sono tradotti in inglese (i loro libri sono tradotti) e pubblicano direttamente in inglese su riviste internazionali i loro articoli. poi c'è una pletora di figure provinciali e ignoranti che pubblica solo in italiano, ma i loro contributi - nella stragrande maggioranza dei casi - sono di scarsissimo respiro.

    per quanto mi riguarda, dopo il dottorato ho fatto del mio meglio per partecipare al dibattito storiografico internazionale. l'ho fatto partecipando a convegni, mandando articoli a riviste e - da ultimo - riuscendo a far tradurre un mio libro in inglese. del resto l'unico dibattito scientifico vero è quello internazionale, perché in italia non c'è dibattito. da noi ci sono solo consorterie di varia natura (politica o baronale) che si accapigliano fregandosene dei contenuti

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  30. @ tutti

    Mi sembra che voi facciate confusione fra "eligibility" e "assessment".

    Nassuno vuole impedire un possibile apprezzamento maggiore della ricerca ANCHE perchè si presenta su rivista internazionale, ma non vogliamo introdurre una simile classificazione A PRIORI.

    Cancellare l'Italiano è una cosa Fascista e Odiosa, e non rende giustizia al valore ed al merito.

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  31. nessuno cancella l'italiano. dai renzino non dire puttanate gratuite

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  32. Lunghissimo è l'elenco dei motivi per cui la proposta Anvur è rozzissima e inaccettabile almeno per l'area umanistica. Poiché saranno i nostri indegnissimi e schifosi governanti a decidere se passa, si sappia che, se passa, sarà in verità perché è funzionale al progetto di contrazione-immiserimento-tendenziale azzeramento del corpo studiante e pensante perseguito del tutto logicamente dai suddetti, in quanto esponenti di un regime semidittatoriale di estrema destra. Come Pasolini lucidamente scriveva, la destra è strutturalmente e costituzionalmente forza, bicipite, dunque intrinsecamente inculturale-anticulturale. QUESTA destra poi è di livello infimo: suo ideale sarebbero una donna decorativa e sottomessa alle voglie del padrone, e un uomo frescacciaro alla Mammucari, sceneggiatore di "Stronzi a parte" o laudatore del padrone.

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  33. Dell'elenco di cui dico all'inizio del precedente post, solo 4 chicche:
    1) gli anvuriani vogliono far valere un saggetto scritto con la mano sinistra e lungo 4 pagine in croce, ma scritto in spagnolo o in albanese, il triplo di un saggio di trenta pagine, di alto livello qualitativo, coronante un decennio di ricerche, ma macchiato dall'"infamia" di essere scritto in italiano. Pura, BESTIALE DITTATURA DEL NUDO QUANTITATIVO per cui due cose qualitativamente imparagonabili sono neanche livellate ma addirittura giudicate assegnando nettissimo vantaggio a quella di gran lunga peggiore SOLO PERCHE' L'UNA COME L'ALTRA VALE UNO, PERCHE' L'UNA COME L'ALTRA E' UN'UNITA'/CONTA PER UN'UNITA', così come un capo di bestiame è uno come ogni altro capo dell'armento
    2) gli anvuriani vogliono far valere un saggio pubblicato in lingua straniera (di nuovo fregandosene del fatto che sia magari una cosina di 4-5 pagine) addirittura di più di un libro marchiato dall'"infamia" di essere pubblicato in italiano (di nuovo fregandosene del fatto che sia magari di 300 pagine e, soprattutto, pregevolissimo). ASSOLUTA BESTIALITA', perché in ambito umanistico (di certo nel mio, il filosofico), UN LIBRO (nella stragrande maggioranza dei casi) E' UNA PRESTAZIONE NETTAMENTE PIU' SIGNIFICATIVA E IMPEGNATIVA, DIETRO CUI STA UNA BEN MAGGIORE MOLE DI LAVORO, RISPETTO A UN SAGGIO, anche molto buono. Gli anvuriani, dai quali è stata accuratamente-chirurgicamente tenuta fuori ogni rappresentanza delle humanities, non ne hanno la più pallida idea, non lo sanno e non lo possono sapere PERCHE' (e del resto non mi sogno certo di colpevolizzarli per questo; sarebbe insensato e ridicolo) NEI LORO AMBITI CI SI ESPRIME PER ARTICOLI E PAPERS E IL LIBRO PRATICAMENTE NON ESISTE. Al libro in linea di massima ci arrivano solo i fuoriclasse: Monod che scrive "Il caso e la necessità" o perlomeno Cassano che pubblica "Liberaci dal male oscuro". Va bene che la poverina minaccia di concedere ai "magnifici" 7 di esercitare la prepotenza di legiferare anche per gli ambiti umanistici, con cui non c'entrano nulla; MA ALMENO ABBIANO LA RAGIONEVOLEZZA (se non l'umiltà) DI FARSI DIRE DA CHI VI OPERA QUOTIDIANAMENTE QUAL E' IL VERO RAPPORTO DI VALORE FRA LIBRO E SAGGIO

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  34. 3) che io, anche solo per ASPIRARE all'abilitazione da associato, poniamo, in Diritto costituzionale debba avere un repertorio di pubblicazioni SUL PIANO MERAMENTE QUANTITATIVO superiore a quello medio degli associati italioti del 2011 di Diritto costituzionale E' UNA PALESE STRONZATA, che serve solo a falcidiare alla bruta. Infatti, che in questo determinatissimo momento della storia dell'uomo in quest'angolo-sputo dell'universo che è l'Itaglia ci sia una comunità di associati di Diritto costituzionale che ha un determinato valore medio delle pubblicazioni SUL PIANO MERAMENTE QUANTITATIVO (magari un valore medio abbassato da una ventina di fancazzisti che hanno pubblicato poco e pochissimo e che così mi spianano la strada per puro colpo di culo, mentre magari uno studioso valido o molto valido che vuole ottenere l'abilitazione da ordinario, poniamo in Pedagogia, neanche può provarci perché è rovinato dal fatto che fra gli ordinari italioti datati 2011 di Pedagogia ci sono una quindicina di grafomani che hanno pubblicato a pioggia, magari, come quasi sempre succede a chi pubblica a pioggia, cose di modesto livello) E' COSA MISERAMENTE CIRCOSTANZIALE, CONTINGENTE, ACCIDENTALE, IRRILEVANTE. Mentre (preferisco esprimermi sulle cose che conosco molto bene, dunque sull'area 11) E' UNA VERITA' IN CERTO MODO ETERNA E ALTAMENTE SIGNIFICATIVA CHE SI POSSA-DEBBA RICONOSCERE DIGNITA' DI ASSOCIATO A UNO CHE ABBIA ALMENO 3 LIBRI (torno a dire che un fatale elemento di debolezza della proposta Cun, che andava corretto e che i cuniani non si sognano invece di correggere, è che ne chiedono, e nemmeno in modo tassativo, solo 2), certo SOLO ED ESCLUSIVAMENTE A PATTO CHE SIANO 3 O PIU' LIBRI DI ALTRO PROFILO QUALITATIVO. Purtroppo - me ne rendo ben conto - a stabilire se lo sono devono essere 5 ordinari, ovvero 5 esponenti di una categoria che Renzino in un recente post, con mia piena approvazione, definisce di CRIMINALI. Che si può fare allora? Solo stabilire criteri severissimi per la scelta dei commissari, talmente esigenti che li soddisfino (perché no?) anche proprio solo 5-6-7 fra tutti gli ordinari di un settore. Si avrà così la certezza che in commissione vadano esclusivamente studiosi di alto o altissimo profilo, i VERI MIGLIORI del gruppo. E' stravero che uno studioso di alto o altissimo profilo può benissimo essere comunque un pigmeo sul piano etico-umano, sul piano dei comportamenti; ma cominciamo almeno (altro e di più E' IMPOSSIBILE FARE) a fare entrare in commissione solo i migliori studiosi in assoluto di ogni settore, i quali, si badi, nel caso di molti, forse moltissimi settori, nei lustri trascorsi non hanno praticamente mai POTUTO-VOLUTO entrare nelle commissioni

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  35. 4) tu indegnissimo e schifoso governante mi imponi che quello che pubblico in italiano vale la terza parte di quello che pubblico in inglese (il che ha certamente un senso nelle scienze "dure", infinitamente meno in ambito umanistico e in particolare in quello filosofico)? Hai deciso così? Piego la testa perché il manganello in mano ce l'hai tu, E D'ORA IN POI, se hai stabilito che la regola per entrare o progredire in università è questa, vedrò di pubblicare abbastanza spesso in non-italiano. Ma appunto D'ORA IN POI; mi devi avvertire con ADEGUATO ANTICIPO. Ci sono ambiti (quelli non umanistici) in cui è già da tempo segnale di eccellenza o comunque una sostanziale necessità pubblicare in inglese? Bene, loro non hanno bisogno di nessun preavviso, a loro (se vogliamo, meglio per loro) puoi già applicare quella regola. Ma quelli che operano in un campo in cui non c'è, anche proprio perché ha ben meno senso, tale costumanza, LI DEVI PREAVVERTIRE; e a loro applicherai la regola a partire almeno dal 2014.
    In particolare in filosofia, ha ben meno senso. L'idea di una comunità fitta di interscambi è naturalmente adeguata agli ambiti delle scienze "dure", per la semplice ragione CHE LI' SI PRODUCE, SI PRODUCE QUALCOSA DI CONCRETO, TANGIBILE UTILE-UTILIZZABILE e c'è un effettivo progresso (che pure non cambierà mai i dati essenziali-strutturali della condizione dell'uomo), e quindi c'è un gruppo internazionale che lavora tanto più efficacemente e velocemente quanto più agevolmente e velocemente i suoi operai sono informati-nozionati su quello che via via si scopre-mette a punto. Ma la filosofia è l'ambito dell'in-utile (nel senso insieme altissimo e deprimente del termine), non c'è fretta di sapere e vedersi tradurre l'"ultimo grido" (nozione questa, anzi, che in ambito filosofico fa semplicemente ridere i polli) per fare-produrre-progredire. Se seguo e apprezzo il discorso di un autore francese o tedesco, me lo vado volentierissimo a leggere nella sua lingua (e lo stesso faccia un francese per un autore italiano), magari in attesa che, a seguito di una scrematura che (assolutamente non sempre, ma piuttosto spesso) discrimina fra migliori e peggiori, gli editori italiani, fra i tanti filosofi francesi e tedeschi, traducano quei certi 20 (fra i quali può o può non figurare il mio "beniamino") e non traducano gli altri 90.
    Attenzione: come campo dell'in-utile e dell'im-produttivo, oltreché dell'elaborazione di CRITICA che può arrivare ad essere eversiva, l'umanistico, e in particolarissimo modo proprio il filosofico, è oggetto di odio e tentativo di soppressione da parte di qualsiasi dittatura, di destra (si veda appunto la composizione del comitato direttivo dell'Anvur da parte del nostro regimetto) MA ANCHE, DEL TUTTO IDENTICAMENTE, DI SINISTRA

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  36. insorgere ha detto...

    sul blog dei giovani ricercatori non confermati (link a destra) c'è uno che si vanta del fatto che nel suo ateneo (non specificato) i TI hanno ottenuto la promessa che no si faranno TDB fino a che non siano passati PA il 50% dei TI.

    -----

    Pare fosse quel coglione di troll che va sotto il nome di scoregion zin zon.

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  37. @ Marco, ti sembrera' strano ma non tutti nelle scienze dure producono qualcosa di "tangibile, utile ed utilizzabile", non nella tua accezione del termina almeno. Anzi le applicazioni son spesso "effetti collaterali" rispetto all'oggetto principale della ricerca. Questo almeno nel breve periodo.

    La lingua e lo scambio internazionale non servono solo dove si producono applicazioni ma dove si produce, PRODUCE latu sensu, cioe' dove la ricerca posta a risultati che possono essere di pura conoscenza. Se i ricercatori di scienze filosofiche a tuo dire non han bisogno di comunicare con la comunita' internazionale, vorrebbe solo dire che non avrebbero nulla da comunicare, quindi regolati tu ;)

    per il resto, non commento il tuo linguaggio da antagonista 68-ino ma e' anch'esso uno dei mali dell'accademia italiana che io personalmente ho gravemente riscontrato proprio nei dipartimenti di Filosofia e scienze politiche del mio ex ateneo. Non si possono discriminare le persone in base al loro credo politico, lo si dovrebbe fare esclusivamente in base alla ricerca che producono. Ora oso azzardare che un dottorando che voti a destra non avrebbe vita facile nel vostro gruppo e non sarebbe selezionato ai concorsi ma chissa', potrei sbagliarmi.

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  38. @ marco

    la proposta anvur è criticabilissima, ma la tua è una rappresentazione macchiettistica.

    cmq - guarda caso - le società dei contemporaneisti e degli italianisti ( che per inciso sono i due più ampi raggruppamenti disciplinari di area umanistica) hanno apprezzato la proposta anvur facendo alcuni rilievi critici, ma costruttivi

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  39. Ecco cosa dicono gl'Inglesi per il loro REF, nei Panel Umanistici:

    "52. The terms 'world-leading', 'international' and 'national' will be taken as quality benchmarks within the generic definitions of the quality levels. They will relate to the actual, likely or deserved influence of the work. There will be no assumption of any necessary international exposure in terms of publication or reception, or any necessary research content in terms of topic or approach. Nor will there be an assumption that work published in a language other than English or Welsh is necessarily of a quality that is internationally benchmarked.

    [...]

    54. The sub-panels will neither advantage nor disadvantage any type of research or form of output, whether it is physical or virtual, textual or non-textual, visual or sonic, static or dynamic, digital or analogue. Outputs that embody research may include, but are not limited to (in no particular order): books (authored or edited); chapters in books; journal articles; conference contributions; electronic resources and publications; translations and scholarly editions; creative writing and compositions; curatorship and conservation; digital and broadcast media; performances and other types of live presentation; artefacts; designs and exhibitions; films, videos and other types of media presentation; software design and development; advisory reports; and the creation of archival or specialist collections to support the research infrastructure.

    55. All submitted outputs will be judged entirely on academic merit regardless of the medium or location of publication. In accepting the widest range and types of research output, the sub-panels will employ assessment methodologies appropriate to all of these outputs."

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  40. @ Marco
    L'affermazione che nelle scienze "Al libro in linea di massima ci arrivano solo i fuoriclasse: Monod che scrive Il caso e la necessità..." è semplicemente ridicola e denota una totale ignoranza del campo. Monod si rivolterebbe nella tomba se passasse l'idea che "il caso e la necessità" rappresenta il top della sua produzione scientifica. Per i giganti delle scienze scrivere un libro è spesso solo un divertissment senza NESSUNA pretesa scientifica e (spesso) con una densità di cazzate stratosferica (prendi il caso di Dawkins: ottimo scrittore, scienziato nella media, ed infatti è passato dal dipartimento di zoologia a quello for Continuing Education visto che non pubblica un paper da decenni ma scrive libri).

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  41. Onestamente la questione delle barriere linguistiche mi pare debole. Sicuramente avere una lingua franca e` importante, ma anche Einstein, Bohr, Schroedinger, Planck e Heisemberg scrissero i loro lavori piu` importanti in tedesco. L’uso generalizzato dell’inglese non mi pare risolva la questione principale: garantire che i lavori soddisfino certi standard di qualita`.
    Le scienze dure si sono dotate di uno strumento, la peer review, che pur con i suoi limiti e` ampiamente accettato. Mi pare che il problema di base delle scienze umane sia trovare uno strumento analogo, piuttosto che distinguere tra nazionale e internazionale.

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  42. @ michele
    non c'è bisogno di essere grandi storici della scienza per sapere che ai tempi di bohr e di einstein le lingue della ricerca in fisica erano due: italiano e tedesco. dopo - per effetto della guerra - quel ruolo è stato ricoperto dall'inglese.

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  43. In termini generali, e con le dovute eccezioni, il problemi principali dell'accademia italiana derivano dalle aree umanistiche e forensi. Non per niente sono di gran lunga le piu' rappresentate in parlamento, come nei vari governi italici ed enti statali importanti. Il dibattito che si svolge qui fra umanisti e scienziati perpetra questa situazione anche fra giovani che in accademia aspirano ad entrare, se non ci sono gia'. Bisogna cambiare il sistema ed il motore del cambiamento dovreste essere voi, abbandonando polemiche trite e sterlili e guardando in faccia alla realta' - di declino che viene prolungato ed esacerbato nel tempo da sto governo e quella parte dell'accademia che han creato lo status quo e ne vuol mantenere il controllo (CUN e non solo).

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  44. @ insorgere

    guarda che non e` cosi`. Ogni nazione aveva le sue riviste scritte nella lingua nazionale. La Germania aveva una fenomenale scuola, ma il tedesco non fu mai lingua franca.
    L'uso dell'inglese si e` diffuso come conseguenza delle grandi cooperazioni internazionali.

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  45. @ insorgere

    Caricaturale? Rifletti prima di scrivere. Sfronda pure il mio intervento da quelli che qualcuno molto up-to-date potrebbe considerare fronzoli o addirittura veterocascami interpretativo-ideologico-politici (quanto alla posizione interpretativo-ideologico-politica, tu in un paio di occasioni hai scritto di essere di sinistra o perlomeno di aver votato a sinistra, e non mi permetto certo di mettere in dubbio la veridicità di tale indicazione; purtroppo ti sei trasformato DI FATTO in mosca cocchiera di un vomitevole regimetto relativamente a una scelta-imposizione-prepotenza che ne rispecchia la posizione, che è poi la posizione del grandissimo delinquente, visto che gli schiavi che lo attorniano letteralmente non esistono/sono lui/rifluiscono senza residui in lui, e la sua posizione è tale che al confronto il burattino di Predappio poteva dirsi quasi un agitatore sinistroide; e infatti il dramma è che tu scambi, o fingi di scambiare, una scelta-imposizione-prepotenza fintamericanliberalfascioscientista per una concessione al tuo, nobilissimo e validissimo, ideale di rigore e selettività), e dimmi quale fra i rilievi TECNICI che faccio a proposito della proposta Anvur e delle sue conseguenze non è registrazione-cronaca di quello che già di fatto e in realtà è, e anticipazione di cose che certamente o con altissima probabilità provocherà.
    E a questo proposito sì, torna calzante il termine "caricaturale" da te usato.
    Perché il fatto che un saggetto più o meno del cazzo di 4-5 pagine ma pubblicato in non-italiano venga valutato, come vorrebbero gli anvuriani, il triplo di un eccellente saggio di 25-30 pagine ma pubblicato in italiano E' CARICATURALE, ANZI BUFFONESCO.
    E il fatto che un saggetto più o meno del cazzo di 4-5 pagine ma pubblicato in non-italiano venga valutato, come vorrebbero gli anvuriani, di più di un eccellente libro (e il libro è, in ambito umanistico, LA vera prova d'autore, IL prodotto intellettuale per eccellenza) di 250 pagine ma pubblicato in italiano, E' ANCOR PIU' CARICATURALE E BUFFONESCO.
    E che la pietra di paragone per poter anche solo aspirare all'abilitazione sia la pagella media rispecchiante IL VALORE PURAMENTE QUANTITATIVO delle pubblicazioni di quel manipolo che del tutto contingentemente e accidentalmente si trova ad essere impancato nell'accademia italiota in un certo più o meno insignificante anno domini, FA SEMPLICEMENTE SCOMPISCIARE DALLE RISATE.

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  46. @ insorgere

    A ogni modo non nascondiamoci dietro a un dito. Come diceva l'immenso Totò, ciascuno si fa le fazende sue (o, se preferisci un riferimento culturalmente più alto: come con la sua solita inesorabile onestà scriveva Nietzsche, le motivazioni di ogni atto di ciascuno sono rigorosamente egoistiche). Ciascuno riveste di argomenti il suo porco interesse. E si badi, non è una critica: gli uomini (tu e io compresissimi) NON POSSONO FARE DI PIU' E DI MEGLIO (semmai, solo di meno e di peggio: ovvero dire senza il becco di un'argomentazione "io voglio così, sono più forte e impugno la mazza bugnata e quindi ti posso spaccare il cranio, dunque si fa come voglio io").
    E allora la situazione è questa. A te fa gioco che passi l'anvurata perché ritieni che con essa saresti competitivo o stracompetitivo, in particolare grazie all'eliminazione, culturalmente volgarissima (di nuovo soprattutto-soltanto in riferimento all'ambito umanistico, ove i prodotti intellettuali hanno una deperibilità infinitamente inferiore a quella che hanno nei campi scientifici e in particolare scientifico-tecnico-applicativi), di tutto ciò che uno abbia prodotto e pubblicato più di 10 anni fa; non a caso sei circa trentacinquenne, gli apristi sono un gruppo di circa trentacinquenni e dunque, del tutto naturalmente (sarebbe assurdo che ne facessi una critica), esistono scientificamente a partire da 10 anni fa.
    Ebbene, schiettezza per schiettezza, non mi esimo certo dal chiarire quale sia in proposito la mia situazione. Se passassero i criteri Cun per l'area 11 sarei stracompetitivo (il che, s'intende, non garantirebbe assolutamente niente, perché alla fine farebbero comunque quel cacchio che vogliono 5 esponenti della categoria che Renzino chiama di criminali).
    E se passassero i criteri Anvur? Non ne ho la più pallida idea, perché non ho la più pallida idea di quale sia la pagella media degli associati del settore in cui vorrei competere, e non ne ho la più pallida idea proprio perché è un dato del cazzo, assolutamente insignificante e irrilevante, che in quanto tale non suscita il minimo interesse. E una delle infinite debolezze della proposta Anvur, fra l'altro, è che nessuno al mondo ne ha la più pallida idea ancora oggi 6/10/11, cioè magari a pochi o pochissimi mesi dal momento in cui deciderà sulle prospettive di vita di un cospicuo numero di aspiranti candidati. E se proprio deve passare l'anvurata, si supersbrighino a calcolare e a gridarmi-gridarci (come nella morra) il numeretto del cazzo in questione, così che sappia-sappiamo di che morte devo-dobbiamo morire!

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  47. @ maiorano

    Le sensibilità, i gusti, gli interessi dello scienziato "vero" e dell'umanista (non lo scopriamo certo noi oggi) sono toto coelo diversi e tali saranno fino alla fine dei tempi. Quel libro di Monod che tu presenti quasi come scritto sorseggiando Barbera e facendo biribiri al suo pupo (ammesso che ne avesse) è la sintesi-il precipitato FILOSOFICAMENTE RILEVANTE E DEGNO DI DISCUSSIONE FILOSOFICA (quale infatti ampiamente ebbe) del suo lavoro di scienziato, delle sue - s'intende - serissime e importanti ricerche scientifiche (in assenza delle quali - non preoccuparti, ne sono perfettamente consapevole - non sarebbe giunto a scrivere il libro in questione, né avrebbe ricevuto il Nobel).
    Comunque, lo sprezzo con cui tratti l'espressione IN LIBRO dello scienziato, anche del grande scienziato, presentandolo all'incirca come un espediente per suscitare clamore mediatico attorno al suo nome e magari rimediare più dinero, uno sprezzo che va molto vicino al dichiarare che uno scienziato serio e di alto livello dovrebbe pubblicare (quasi) soltanto articoli e papers E NON LIBRI, è per me altamente significativo e istruttivo, e conferma la assoluta validità di ciò che dico al punto 2) del mio post di ieri delle 22.16. Gli scienziati veri-duri, e dunque anche i "magnifici" 7, si muovono in un contesto in cui il libro o non c'è o è qualcosa di molto simile a una furbata pseudoscientifica, mentre gli articoli-saggi-papers-i più o meno sintetici contributi sono LA VERA prova d'autore; ebbene, in ambito umanistico, è all'incirca l'esatto contrario. Non sto dicendo che sia meglio che le cose stiano come stanno in campo umanistico, sarebbe ridicolo. Dico semplicemente che le cose stanno così (e ovviamente per molti e profondi motivi). E che, a giudicare dal rapporto di valore e di forza fra libro e saggio che pretendono di imporre anche per gli ambiti umanistici con cui non c'entrano niente, gli anvuriani MOLTO SEMPLICEMENTE NON LO SANNO (e arrivo ad ammettere che è normale e perfettamente legittimo che lo ignorino). Solo, chiedo che SE LO FACCIANO DIRE/LO APPRENDANO, e abbiano, se non l'umiltà, la ragionevolezza E L'EQUITA' di correggersi (almeno su questo punto)

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  48. @ Marco

    cerca di contenere le dimensioni dei tuoi interventi.

    ti rispondo nel merito, anche se il tono sinceramente mi indurrebbe a fare altrimenti.

    1. è caricaturale dire che un "saggetto di 5 pagine in inglese" verrebbe valutato di più di uno di 30 o di una monografia. questo perché anvur da 0,5 punti ad articoli italiani e stranieri (non isi) e 1,5 ad articoli isi e nessuna rivista isi pubblicherebbe una cosa di 5 paginette del cazzo.

    poi si può discutere del fatto che un rapporto di 3 a 1 (riviste isi internazionali/riviste non isi nazionali e internazionali) sia sproporzionato. per parte mia ridimensionerei, ma resta il fatto che è giusto - a mio avviso - spingere per l'internazionalizzazione.
    su questo, come su altri punti, ribadisco che la posizione giusta è quella contenuta nella dichiarazione dei contemporaneisti e degli italianisti

    2. con il mio cv prendo l'abilitazione da PA con criteri anvur e da PO coi criteri cun. quindi per me - se vogliamo - sarebbero meglio i criteri cun. il punto è che sarebbero peggio per l'accademia italiana.

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  49. @ michele
    non ci siamo capiti. no ho detto che il tedesco era lingua franca. ho detto che le riviste più importanti erano italiane e tedesche prima della seconda guerra mondiale. e che le principali dopo la guerra sono diventate le riviste in lingua inglese. questo è un fatto.

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  50. @ Marco
    sul tuo ultimo intervento siamo d'accordo: riconosco candidamente che non saprei da dove iniziare per giudicare una ricercatore di ambito umanistico perchè sono totalmente ignorante nel campo. Ma qualcuno mi corregga se sbaglio, i criteri ANVUR non sono stati corretti per le aree umanistiche seguendo i commenti che hanno ricevuto? Sicuramente ANVUR non rappresenta la soluzione ideale, ma non pensate che possa rappresentare un miglioramento nel sistema italiano?
    Solo una nota: quando ti riferisci ad indici bibliometrici parlando di "valore puramente quantitativo" sei tu che non conosci quello di cui parli! Ti assicuro che facendo cattiva scienza non riuscirai mai ad arrivare ad un H-index di rilievo, nè tantomeno a pubblicare tanti articoli, nè tantomeno a pubblicare su riviste con un IF di livello. questo, almeno negli ambiti scientifici che io conosco, è totalmente fuori discussione: la combinazione di numero di pubblicazioni, IF, H-index ed ordine degli autori permette una distinzione netta e chiara (e non discutibile da nessuno!!!) tra scienziati di serie B e quelli di serie A. Perchè questo non sia teoricamente possibile per le scienze umane non riesco a capirlo (mia ignoranza!).

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  51. @ l.maiorano

    sarebbe possibile anche per le scienze umane. solo che mancano i database capaci di tener conto di tutta la varietà di prodotti (non solo articoli, ma anche libri, curatele ecc). per il resto hai perfettamente ragione

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  52. ultima nota:

    il problema dei criteri cun è che con essi nei settori umanistici si abiliterebbero in troppi. maglie troppo larghe. con i criteri anvur ci sarebbe un po' più di selezione. questo basta per preferire i secondi ai primi.
    e non lo dico io, lo dice andrea graziosi (past president della società italiana per lo studio della storia contemporanea e attualmente collaboratore anvur)

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  53. @ tutti

    Mi sembra comunque che gli argomenti, sia pro-Anvur sia (per le aree umanistiche) pro-Cun, siano stati ormai tutti ampiamente, abbondantemente e ripetutamente esposti (credo che nessuno dei due fronti ne possa escogitare altri rilevanti). Chiunque ci legga si sarà fatto la sua opinione. E ciascuno di noi resta attestato sulle proprie convinzioni (e sulle proprie convenienze).
    Ormai attendiamo quindi il verdetto. E poiché il manganello in mano ce l'ha il grandissimo porco, quindi la poverina, quindi i "magnifici" 7, attendiamo (questo lo dico essenzialmente a Renzino) malinconici, ma nei limiti del possibile quieti, un verdetto per cui il pronostico è ragionevolmente infausto

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  54. Io voglio anche concorsi locali rigorosi, mica solo abilitazioni.

    La ratio nel fare criteri comodi sta appunto nel non caricare l'abilitazione di significati che non ha: se ti danno la patente non devi necessariamente essere Schumacher. Concordo sul fatto che in Italia l'abilitazione deve comunque essere rigoroso: l'ho sostenuta anche per questo.

    MA rigorosa non vuol dire ULtronea. E ci sono invece competenze rilevanti MA non esaminate: come la competenza docente.

    Einstein fu bocciato alla prima abilitazione perchè la prese sottogamba e faceva molto casino alla lavagna. La seconda volta si preparò come si doveva, e passò.

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  55. @ marco
    quieti un kazzo...

    come apri non cesseremo di difendere la nostra visione e di lottare in tutti i modi per portare l'accademia italiana a livelli veramente europei

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  56. @ insorgere

    Sì, più selezione; ma più selezione alla cazzo.

    A ogni modo, ripeto, la discussione, come qualunque discussione umana, è totalmente bloccata (inutile ad esempio che io ripeta fino alla nausea: se il Cun chiedesse non 2 ma 3 libri, le maglie sarebbero ben meno larghe. Inutile che mi si obietti: ma poi, fra i comunque non pochi con almeno 3 libri, devono scegliere a chi dare e a chi non dare l'abilitazione sulla base della qualità di quei libri 5 ordinari, che invece non lo faranno perché sono criminali. E inutile che io controreplichi: di quei criminali procuriamo che approdino in commissione almeno solo ed esclusivamente I BRAVISSIMI SCIENTIFICAMENTE...). E come in qualunque discussione, ogni opzione ha sue valide motivazioni. E a sparigliare (assolutamente e tranquillamente ANCHE IN DEMOCRAZIA, ragazzi) è il potere, LA FORZA BRUTA (in democrazia la forza bruta del numero maggiore, nella fattispecie la forza bruta di quello che era il numero maggiore ad aprile 08).
    Onde per cui...(vedasi il finale del mio post di pochi minuti fa)

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  57. @ insorgere

    Di nuovo, prima di scrivere rifletti e, in questo caso, leggi con attenzione. Lo dicevo essenzialmente a Renzino (oltreché a me stesso), ossia a quelli che lo piglieranno in culo.
    Che poi voi non siate quieti, ma tanto tanto operosi e arrazzati, e che la disgraziata (di cui pure ti prendesti il lusso di scrivere un annetto fa che non la stimi minimamente) vi ascolti e vi faccia i buffetti, tutto questo vuoi che non lo sappia?

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  58. @ michele ed insorgere,

    il problema delle lingue e' complesso. bisogna pero' ragionare in termini di DOPOGUERRA.

    Infatti se la lingua franca delle scienze fino al sec XVII era il latino e nel dopoguerra e' SICURAMENTE l'inglese, ci sono stati due secoli di transizione in cui ei sono imposte le c.d. "lingue culturali" che possiamo riassumere in: inglese, francese, tedesco, italiano, spagnolo, russo. Ciascuna delle quali poteva essere predominante in una disciplina piuttosto che in un;altra a seconda della forza culturale della prpria scuola. Alle conferenze erano presenti traduttori. Gli istituti di ricerca traducevano i papers su richiesta. I migliori scienziati ed intellettuali parlavano comunque almeno tre lingue culturali.
    Tutto questo casino e' morto con la econda guerra mondiale, con la sola eccezione del russo che e' scomparso dopo la caduta della CCCP. Io ho lavorato in Russia per sei mesi ed ancora, in ausilio degli anziani, il mio laboratorio impiegava tre traduttori professionisti dall'inglese, che traducevano papers.

    OGGI, se non parli inglese, sei fuori dal dibattito internazionale, sia tu uno scienziato od un umanista, fa poca differenza. Prova ad ancare ad una conferenza e chiedere una traduzione simultanea o a presentargli un articolo in italiano...

    D'altronde anche l'Einstein del dopoguerra parlava in inglese.

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  59. Buh, anch'io voglio portare l'accademia italiana a livelli Europei, per questo mi interesso di politiche dell'accademia e di valutazione...

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  60. @ marco
    i criteri cun non vanno bene perché i libri sono 2 invece di 3. non vanno bene perché sparare un numeretto, alto o basso, senza discernere natura e caratteristiche dei volumi in questione, non ha senso.

    quanto a mary star, la considero una cretina. nessun disagio a dirlo. e purtroppo non ci ascolta un gran che.
    cmq con questo ho chiuso lo scambio di battute con te.

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  61. chi ha audito ha audito ha audito
    http://www.cipur.it/Parlamento/Audizione%20VII%20camera%20-OSSERVAZIONI%20SU%20AC%20402%20n.pdf

    DPR trattamento economico
    http://www.cipur.it/Varie/Decretazione%20delega%20L.%20Gelmini%202011/Atto%20402.pdf

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  62. @ Salvo

    In linea di massima sono d'accordo con te, ma non puoi negare che la realta` e piu` fine.
    Un lavoro sulla distribuzione della ricchezza nell'Italia pre-unitaria (argomento hot oggi) puo` ricevere molta attenzione dal pubblico anche non specialista italiano e pochissima da quello specialista internazionale. Per cui ha senso che il lavoro sia scritto in italiano e solo poi magari tradotto.

    Comunque non era questo il mio punto. La mia critica riguarda che mentre nelle scienze dure esiste un criterio per disciminare i lavori sulla base della qualita` (devono superare un processo di peer review) nelle scienze umane non c'e`, che io sappia, nulla di simile.

    Si rischia di premiare la quantita` senza guardare alla qualita`. Punto.

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  63. michele

    il peer review viene usato oggi comunemente anche nelle scienze umane, a livello internazionale e ormai perfino in Italia.

    non sempre, e non solo nelle scienze umane, il peer review è efficace. Come nei PRIN dove si fa il peer-review ma i criteri meritocratici di attribuzione dei finanziamenti sono assai incerti.

    Perché funzioni il peer review si deve allargare la platea di reviewers, coninvolgendo referees stranieri titolati. E per fare questo occorre avere articoli, libri e progetti di ricerca scritti nella "lingua franca" della comunità scientifica mondiale che in questa fase storica è l'inglese, piaccia o non piaccia.

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  64. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  65. Mi stai dicendo che storici, giuristi, filosofi ecc. hanno riviste con referees anonimi? Grazie per l'info, non lo sapevo.
    Io ero rimasto fermo all'esperimento di Sokal

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  66. Ah, ah, ah, e proprio l'anvurata discernerebbe natura e caratteristiche dei volumi??!! E proprio l'anvurata non sparerebbe un numeretto ancor più del cazzo di quello del Cun??!! TI HO APPENA STRADIMOSTRATO IL CONTRARIO. L'unicissima cosa che discrimina l'anvurata è se il pezzo è pubblicato in italiano o in non-italiano (dico pubblicato, perché la grande maggioranza di quelli che pubblicano in non-italiano si fanno tradurre da un assoldato il loro italianissimo testo; dunque, sai che merito contraggono...).
    Mi preoccupa però vederti agitato. Siamo su fronti opposti, embé? quella della contrapposizione non ti risulta essere una situazione che ognuno vive all'incirca 24 ore su 24? E poi, siete voi il nuovo che avanza, il manganello è con voi, io (e molti altri) siamo il vecchio che sta per essere inghiottito nel nulla, io attendevo (con fior di pubblicazioni sul piano della qualità e spalmate su una ventina d'anni di lavoro) l'abilitazione da quasi 10 anni come l'unica chance reale e ora il penoso marchingegno fintamericanliberalfascioscientista probabilmente (come ho scritto, non ne ho in effetti la certezza, nessuno ne ha la più pallida idea) mi condanna definitivamente: non sarà che ho qualche ragione in più di essere agitatello?

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  67. nessuno dice che bisogna abbandonare la produzione scientifica nella lingua nazionale, ma che bisogna incentivare a pubblicare i propri lavori migliori nella lingua internazionale.

    No panic!

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  68. @ Untenured,

    considera anche che una offerda da una grossa casa editrice internazionale, penso ad una university press ad esempio, di tradurre un tuo volume, e' un chiaro riconoscimento alla tua opera che va premiato.

    Purtroppo qui vige ancora l'idea (non me ne voglia il buon Michele, non e' per polemica) che per parlare di Italia preunitaria bisogna usare l'italiano. Immagino quindi che per parlare di Giappone durante lo shugunato bisogni usare il giapponese e per parlare del fiorire della civilta' dei Monomotapa nello Zimbabwe bisogni usare lo zulu o il dialetto Mashona etc...

    e' questo il punto, affiancare ad una fiorente attivita' pubblicistica in lingua nazionale, almeno articoli, abstracto, attia conferenze e traduzioni dei migliori volumi in inglese.

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  69. @ Salvo

    Mi dispiace, ma sono troppo Europeista e internazionalista per non notare i continui stravoglimenti della nozione di internazionalismo - non si possono canvellare le culture nazionali, questo lo abbiamo imparato (anche con qualche schiaffone nell'ultime decennio) e lo abbiamo elaborato, anche, se non fosse per questi eccessi di pseudopositivismo delle caverne che continuo a leggere.

    La ricchezza ed anche la peculiarità dell'espresione in una lingua materna che si conosce e che si reputa in ogni caso adatta all'Audience scientifica di _quella_ ricerca non potrà essere mai negata ai cultori delle Discipline Morali.

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  70. @ Renzino,

    concordo con te per le opere letterarie. Per la ricerca non posso che essere nel piu' profondo disaccordo.

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  71. L'esito della ricerca è un'opera letteraria.

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  72. @ Salvo,

    esattamente come tu ed io scriviamo in inglese per avere la massima audience possibile, chi scrive su certi argomenti potrebbe avere una platea naionale piu` ampia di quella straniera.

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  73. @ Michele, cio' non toglie che anche quella platea dovrebbe comprendere l'inglese, quindi il problema non si pone. Capisco il bisogno di scrivere dei saggi di piu' ampio respiro che siano anche indirizzati ad appassionati ed a studenti, o semplicemente scrivere un libro nella propria lingua madre permette di esprimersi con proprieta' di linguaggio maggiore. Ma gli articoli tecnici di ricerca nonche' gli interventi a conferenze internazionali e la traduzione dei migliori volumi contenenti ricerca... da questo non si puo' prescindere!

    Sai quanti ricercatori italiani si occumano di Germania preunitaria? Immagino che anche di Italia preunitaria si occuperanno o comunque leggeranno molti accademici stranieri.

    Qui si discute di premiare l'internazionalizzazione della ricerca anche nei settori delle scienze umane, non di proibire l'uso della lingua madre.
    E ribadisco... di ricerca si parla non di letteratura.

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  74. @ renzino "l'opera di ricerca e' un'opera letteraria?" si si, ma ti faccio troppo sveglio per questi commenti. Hai capito benissimo a cosa mi riferisco e non certo ad una "letteratura" latu sensu ma ad un componimento letterario artistico, come un romanzo, un volume di poesie, un saggio letterario contenente il proprio pensiero etc...

    D'altronde se non si sa discernere tra cio' che e' ricerca e cio' che e' altro non posso essere io ad insegnarlo.

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  75. Mi sembri un amministratore di Wikipedia, secondo il quale, pur essendoci tante versioni nazionali, ciascuna dovrebbe essere compilata avendo in mente un formato "universale" anche dei concetti, non solo dello stile tecnico.

    Mi è capitato una volta che ad una delle voci che seguo/curo da tempo, e cioè "valore legale del titolo di studio", mi venisse segnalato il suo "carattere nazionale", seppur avessi aggiunto in fondo una breve sezione "Quadro Europeo ed internazionale". Quello arriva e s'incazza, dicendo che mentre prima si capiva che si parlava di cose nazionali, adesso dovevo invece riformulare il tutto in modo più "generalista" o comunque "internazionale" già dagli inizi.

    Io protesto, e dico che il Diritto è per sua natura nazzjonale, e che la trattazione non può partire da concetti avulsi da una certa cultura/ambito nazionale, e questo caso era paradigmatico proprio perchè a nessuno, nel resto del mondo, interessebbe formulare il "concetto" in questione nel modo in cui è stato tradizionalmente formulato da noi.

    Quello s'impunta e dice che le regole di Wiki sono queste, e che non potevo farci niente.
    Allora io per farlo conteto sposto il paragrafo "Quadro Europeo e internazionale" al secondo posto e faccio quache piccolo cambiamento sui titoli e sui contenuti delle altre sezioni, e poi lo mando candidamente a quel paese.

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  76. beh in APRI abiamo ricevuto un'altra buona notizia, un nostro socio fondatore ha vinto (dopo 5 mesi in cui la commissione non formulava un giudizio) un concorso da RTI.

    Lasciate perdere l'inglese e passate al latino, la preghiera che funziona e' questa:

    Sancte Michaël Archangele,

    defende nos in proelio;

    contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium.

    Imperet illi Deus,

    supplices deprecamur: tuque,

    Princeps militiae caelestis,

    Satanam aliosque spiritus malignos,

    qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo,

    divina virtute in infernum detrude.

    Amen.

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  77. ooh dopo l'abbandono di Bombadillo (io ancora lo rimpiango...) in mezzo a tutto questo relativismo, si sentiva la mancanza di un po' di sano cattolicesimo!!! Non ci resta che affidarci alla Divina Provvidenza!

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  78. @ siberia
    il vincitore è proprio il caro bombadillo...

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  79. @Scoregion

    Bomba (come altri apristi che hanno vinto concorsi), è riuscito a passare probabilmente grazie all'abolizione delle prove scritte e orali conseguenti la riforma e grazie all'introduzione di criteri verificabili nella valutazione dei titoli e pubblicazioni.

    Ci sono altrettanti ricercatori (anche in APRI) che nonostante ciò si sono visti passare cmq avanti lo scalzacane di turno e che sono alle prese con ricorsi in alcuni casi vinti, in altri no.

    In ogni caso, i concorsi dalla II 2008 alla I 2011 hanno avuto molte più possibilità di vedere i giochi sparigliati a vantaggio del ricercatore meritevole, rispetto alle sessioni precedenti con prove scritte e orali (modello EPR).

    Se senti puzza, guarda in casa tua...visto anche il nick che ti sei scelto...

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  80. Ah, vedo che ti hanno direttamente bannato, perfetto.

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  81. @ lassie
    ho deciso unilateralmente di cancellare tutti i messaggi di zin zon.
    ha francamente rotto. inoltre dopo l'ultima operazione compiuta sul blog dei ricercatori non confermati è impensabile accettare interventi di uno stupido troll

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  82. bravo Insorgere! Usiamolo questo manganello! ;) dosando il colpo sulla testa dei provocatori.

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  83. Non possiamo buttare fango in astratto su prove scritte e orali, se non disconoscendo tutto il patrimonio di conoscenze che possono portare su un certo numero di competenze che varrebbe esaminare a dei candidati ad un posto di lavoro.

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  84. Precari "off the tenure track" sfruttati dall'Unità
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/07/pagamenti-in-ritardo-e-pochi-investimenti-i-collaboratori-de-lunita-scioperano/162790/

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  85. Lo dicono loro stessi, quelli del "Times Higher"...

    http://www.timeshighereducation.co.uk/story.asp?sectioncode=26&storycode=417702&c=1

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  86. Lo scrivono loro stessi, quelli del "Times Higher"...

    http://www.timeshighereducation.co.uk/story.asp?sectioncode=26&storycode=417652&c=1

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  87. Lo spiegano loro stessi, quelli del "Times Higher"...

    http://www.timeshighereducation.co.uk/story.asp?sectioncode=26&storycode=417689&c=1

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  88. Molto interessante la discussione sulla valutazione in Gran Bretagna sul supplemento del Times.

    Però teniamo conto che quello britannico è un sistema sano, si possono permettere di riporre fiducia nella capacità della comunità accademica di autovalutarsi e premiare i migliori. Infatti in Gran Bretagna non esiste il problema della cooptazione localistica. Il sistema è aperto e non baronale in poche parole.

    Da noi la comunità accademica ha fatto di tutto per NON meritarsi questa fiducia.

    Per questo in Italia ci vuole un sistema misto di criteri qualitativi (peer review, aperto a referees stranieri) e quantitativi (nelle scienze dure gli indicatori bibliometrici, nelle altre punteggi per diversi tipi di prodotti scientifici).

    Questo vale se si vuole premiare il merito scientifico. Se poi gli obiettivi sono altri (promuovere l’anzianità sia di chi è già dentro sia di è chi è ancora fuori) allora è un altro discorso.

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  89. assolutamente d'accordo con untenured. E ci tengo comunque a dire che il punto di vista del Times è parziale per la mia esperienza. Ho avuto due interview per posizioni da lecturer (University of Kent, University of Oxford), ed in entrambi i casi per formare la shortlist degli intervistati si è tenuto conto in maniera ESPLICITA (e lo sottolineo!!) di indici bibliometrici. Dopo di che, tra gli shortlisted si è valutato l'intero curriculum ed in almeno un caso (Kent) ha vinto il canditato con gli indici bibliometrici peggiori tra gli intervistati. E guardate che non parlo di decenni fa! Alla University of Kent sono stato intervistato ad ottobre 2010 (12 mesi fa!)

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  90. ad ulteriore supporto consideriamo il caso di un concorso a cui ho partecipato sempre nel 2010 (II/2008) a Palermo (per chi è interessato posso fornire i dettagli e tutti i verbabli sono online, alla luce del sole!!): la vincitrice aveva finito il dottorato nel 2009 (un anno prima del concorso) e aveva 1 (!!!) pubblicazione ISI su una rivista italiana di basso livello. Senza considerare altri candidati (alcuni dei quali superiori a me), nel mio CV al momento del concorso di Palermo avevo 29 pubblicazioni ISI, e la peggiore rivista su cui io avevo pubblicato aveva un IF superiore al singolo paper della vincitrice. E non è un caso isolato: sempre nella stessa sessione potrei fornire un esempio analogo per l'università di Bari, ed un caso ancora più eclatante per Bergamo.
    Se non usiamo gli indici bibliometrici, mi dite come facciamo a liberarci di questa gente???

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  91. Io sto cercando di organizzare il dibattito in maniera "ragionevomente" seria - sono altri (anche su altri blog) che fanno gli ideologi e i fondamentalisti.

    A me interessava intanto (1) chiarire alcuni dati e situazioni di fatto su norme, prassi e comportamenti di altri sistemi, (2) evidenziare quale sia il dibattito internazionale e quali siano i giudizi prevalenti da tenere in considerazione, (3) distinguere e trattare a parte gli aspetti Etici e Deontologici caratteristici del Caso Italia, senza mischiare elementi in modo inappropriato.

    Per via del punto 3, ho aggiunto che mi sono infastidito proprio del fatto che si volesse prendere in giro il pubblico mostrando fischi per fiaschi, e cioè che le proposte "bibliometriche" fossero qualcosa su cui ci fosse un qualche accordo universale a cui noi non ci siamo (ancora) adeguati - vds. anche il meschino articolo P. Greco sull'Unità.

    E' una tecnica rozza, demolita anche da P. Strata, vds. http://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/vogliamo-dire-qualcosa-di-serio-sulla-valutazione#comment-7555

    Sul Caso Italia dovrò invece ritornare in maniera adeguata.

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  92. @l.maiorano

    non dubito della veracità delle tue affermazioni ma 29:1 sembra completamente assurdo; a fortiori se non eri neanche il più forte tra i candidati.
    Puoi dire di che bando si tratta (Palermo ha messo 90 posti a concorso nella II/2008)?

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  93. mi scuso per il ritardo...
    Complimenti vivissimi a Bombadillo!!! Mi raccomando, ora che ci sei, combatti il sistema da dentro!!!
    Congratulazioni!!!

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  94. Dopo 4 mesi un Ricercatore ha sviluppato comportamenti da baroncino (Raffaele Simone, in un assemblea pubblica).

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  95. (viva Bomba)
    Mah, dunque, si diceva un annetto fa che ci volevano piu' fondi. Tipo un miliardo, due miliardi, 10 miliardi... Ora con la prossima manovra economica taglieranno anche le code ai maiali, figuriamoci alle universita'. Mi sembra che molte discussioni stiano assumendo toni surreali.

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  96. france
    io ho proposto di avviare una campagna per il reclutamento straordinario di RTDb con criteri innovativi di reclutamento

    un buon esempio da seguire potrebbe essere il programma Ramon y Cajal del governo spagnolo

    chiedere soldi genericamente, che poi vengono usati a favore degli strutturati per rabbonirli un pò, non mi pare sia nell'interesse dei precari nè del rinnovamento del sistema universitario

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  97. un programma di reclutamento straordinario di ricercatori TD con tenure-track, con la facoltà di scegliersi la sede più gradita e la selezione delle sedi che si meritano questi ricercatori (modello Ramon y Cajal) sarebbe destinato non solo ai precari ma anche ricercatori stranieri che vogliono lavorare in Italia

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  98. @ untenured
    sarebbe ottimo. ma ci vorrebbe una leggina apposita

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  99. insorgere
    certo che ci vorrebbe una legge o un comma di legge e relativo regolamento...

    si parla tanto di "riforme strutturali" in Italia per superare la crisi, un reclutamento straordinario meritocratico e aperto potrebbe essere una di queste

    per avere un reclutamento meritocratico bisogna stabilire criteri avanzati, come hanno fatto in Spagna dove avevano/hanno i nostri stessi problemi.

    certo non possiamo accontentarci, per uscire dalla palude attuale, dei miseri (per numero e per qualità) bandi RTDa gestiti dalle singole università come fossero affari privati.

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  100. Vorrei ammonire, come del resto faccio sempre, in merito a delle circostanze giuridico-istituzionali e anche di "politica pratica".

    Da una parte è carino che si ritrovi un senso "di sistema", solo il quale può rendere conto della concezione di un programma tipo RyC, finanziato direttamente dal "centro" ai "ricercatori", e lasciando la libertà di scelta della sede.

    Dall'altra, ammonisco che questo metodo non può essere al tempo stesso esteso E dare diritto (= dare luogo) alla "tenure-track". Manca una visione del fatto che le singole Università hanno delle esigenze, e devono esistere. Non si possono cancellare - per dire - le Università di Palermo, di Bari. ecc. ecc. solo perchè vogliamo a tutti i costi bypassare il reclutamento locale, per quanto possa fare schifo.

    Ho sempre cercato di spiegare che le Università servono anche a portare la Montagna (del Sapere) ai tanti Maometti che vogliono abbeverarsi alle fonti del Sapere: non avrebbe senso economico - e infatti non ce l'ha in nessuna parte del mondo - fare delle traduzioni forzate di masse di studenti verso pochi centri "belli". Per questo va ricordato il fatto che le Università sono "oggetti localizzati", e sono in relazione con un certo territorio, una regione non meno che con il resto del mondo.

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  101. Il Fatto parla di Cervelli in Francia
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/09/lesodo-dei-fisici-italiani-in-franciaqui-ogni-anno-giochi-le-tue-carte/162936/
    Tutte cose note.

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  102. Si, lo so, certo, le borse Ramona y los Cojotes, i VENI VIDI VICI, il reclutamento straordinario, quel che volete, ma mi dovete dire da dove escono i soldi. E, occhio, devono uscire dalla voce Universita' e Ricerca, non dai condoni fiscali o edilizi o dalle accise sulla benzina.

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  103. Metteranno un piccolo Obolo che esce dalla svendita di qualche Patermonio guadagnato col sudore dei nostri Padri.

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  104. renzino
    guarda che noi meridionali mica siamo minorati mentali, possiamo competere con le università del centro-nord e pure fare meglio.. basta che si creino le condizioni per poter dare il meglio di noi, a quel punto smetteremo di assumere figli e nipoti e ci rimboccheremo le maniche

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  105. @ untenured

    infatti io sono per un equilibrato sistema nazionale - sono pure stato a Salerno per N anni...

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  106. @ france
    i soldi, volendo, ci sono.
    il disavanzo primario italiano va bene così com'è.
    ora cade il governo (secondo me prima di natale), ci famo un bel governo tecnico che fa due cose sensate e normali, come ci sono nel resto d'europa, quali aumento dell'età pensionabile per le donne nel privato e patrimoniale stabile sui beni immobili.

    risultato, ci sono quelle poche decine di mijoni che servono per noi precari dell'università. basta poco, mica ci vogliono chissà quali cifre assurde

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  107. renzino
    però parlavi come dessi per scontato che le Università di Bari o Palermo soccomborebbero in un eventuale ambiente competitivo

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  108. @ untenured
    per come stanno le cose ora non soccomberebbero solo bari e palermo. soccomberebbe la metà o quasi delle università italiane, mica solo quel del sud

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  109. e forse non sarebbe un male...abbiamo troppe università

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  110. i topi abbandonano la nave che affonda...

    mi sa che non avremo il decreto sui criteri prima della caduta del governo

    http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/10/09/larrogante-si-fa-codarda/#comments

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  111. infatti il problema vero è che "misure strutturali" tipo reclutamento straordinario di RTD b con regole internazionali non le avremo perchè questo governo è moribondo e incapace di pensare al futuro dell'Italia, e il ministro Gelmini è uno dei suoi peggiori rappresentanti, figuriamoci un pò come siamo messi..

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  112. lo so che sono state fatte mille previsioni, ma pare, dice che...fanno cadere il berlusca entro fine mese.

    che fine farà l'abilitazione nazionale?
    che fine faranno fare alla nostra amata Gelmini?

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  113. @ lassie
    la gelmini sparirà dalle scene con un governo tecnico.
    e l'abilitazione, boh....la cosa più semplice e probabile è che si rinvii tutto fino allo sbarco degli alieni

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  114. lassie
    noi con l'abilitazione ci incartiamo il pesce comprato al mercato, quindi no problem

    un governo tecnico, in compenso, potrà trasgredire alle promesse di simil-opelegis per i RU fatte da quello precedente e potrà avviare una più seria politica di ringiovanimento e internazionalizzazione dell'università.

    Quindi c'abbiamo tutto da guadagnare noi dalla caduta del governo

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  115. Ci credo poco che un governo tecnico faccia qualcosa per l'Università, avrebbe altro a cui pensare. Penso che una caduta dell'esecutivo porterebbe solo al blocco di tutto quello legato alla riforma fino a dopo elezioni. Cosa succederà dopo, dipende fortemente dalla composizione della prossima maggioranza.

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  116. boh, a parte il fatto che tutto questo percorso è dettato dalla Legge, approvata e operante, mi sembra che stiamo a fare i ricami ad una situazione largamente deficitaria per tante ragioni.

    Finchè i tagli saranno gestibili solo con: blocchi (o parziali blocchi) del turn-over, tagli alle borse di dottorato, agli assegni, alle biblioteche, alla ricerca - cioè alle sole voci di bilancio "operabili", i Precarj se lo piglieranno sempre in quel posto.

    E per di più tutte queste operazioni vanno in direzione OPPOSTA ai cambiamenti auspicati dai critici ideologici di matrice Liberal-Materialista, che si propongono di agitare bastoni e carote per far cambiare in meglio (secondo loro) le cose. Tutti questi tagli "operabili" non faranno un solo graffio agli attuali Barunazzi e Compagni, che - seppur attualmente bloccati "contingentemente" nello stipendio - non rischiano praticamente niente, e anzi quelli che già facevano poco faranno ancora meno, mentre quelli che facevano bene troveranno tutte queste difficoltà strutturali in più.

    Una politica Idiota, incapace di comprendere un solo frammento della cornice giuridico-istituzionale e di contesto politico nella quale è incardinato il Sistema Universitario.

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  117. @Untenured

    Governo tecnico? qui stanno a rifà la diccì...

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  118. pero' un governo tecnico non avrebbe timori da promesse elettorali o consenso ed essendo "tecnico" sarebbe composto da esperti. si potrebbe aver forse la fortuna di incappare in un Ministro competente che porti avanti i programmi gia' avviati ma in modo meritocratico. Il timore e' che sia nominato ministro un baronazzo intrallazzato con la politica. Insomma un governo tecnico sarebbe una lotteria. Potrebbe andar anche bene ma potrebbe andar male... la domanda e': "potrebbe andar peggio di cosi'?"

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  119. Ssicuramente un Governo Tecnologico avrebbe come Ministro un Professore.

    Nel Caso del Dini 1994 fu Giorgio Salvini.

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  120. la cosa più probabile è che ci vada a finire gentaglia tipo Fioroni...

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  121. @ lassie
    impossibile fare previsioni.

    unica cosa su cui mi sento di azzardare una previsione è che l'odiata e criticatissima legge gelmini sull'università - insieme a tutto ciò che ha fatto mary star - sarà congelato e messo da parte perchè politicamente scomodo.

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  122. @ salvo

    andrà sicuramente peggio di così.
    per una ragione semplice, adesso c'è un cattivo governo. però c'è pur sempre un governo.
    il governo tecnico servirà a traghettare il paese alle urne e non durerà più di 6 mesi. in un contesto del genere non si fanno riforme, ma nemmeno si applicheranno le riforme altrui. si bloccherà tutto il non essenziale e noi - cari amici - per loro siamo l'incarnazione del non essenziale

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  123. http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=15C159


    tutto giusto, ma in pratica...

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  124. Guri, son le solite parole che si ripetono da anni. L'importante e' restare sul generico...
    Mi sembrano quei discorsi sul Mezzogiorno in cui basta incastrare le parole: giovani, speranza, economia locale, sinergia, infrastrutture.

    Mettici articoli, preposizioni e verbi ed hai creato il tuo bel discorso. Mi raccomando la parola "sinergia" che assolutamente ' fondamentale e non potra' mai mancare.

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  125. Segnalo che il Responsabile U&R della Segreteria del PD, Melone, parrebbe aver tratto da questo post l'idea per un argomento nel suo articolo per l'Unità
    http://www.unita.it/scuola/cari-studenti-non-mistificate-br-ecco-le-proposte-del-pd-sulla-suola-1.340844
    dove, circa a metà, riprende il concetto della sproporzione fra bandi "di tipo A e di tipo B".

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  126. ma quanti responsabili dell'Università si sono succeduti nel PD negli ultimi anni? Modica, Saccà, Carneadi, Melone,,,

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  127. In un sistema aperto un bando tipo RTDb e' il migliore reclutamento possibile perche' e' appetibile ai migliori e da' garanzie nel reclutare anche gente che non si conosce direttamente.

    In un sistema chiuso un bando RTDb e' il peggiore possibile perche' se hai il tuo interno (o comunque un tuo amico o qualcuno che ben conosci), insomma se il posto e' "per qualcuno" ed hai il budget per un PA, bandisci una posizione per PA e non hai interesse a passare (e far passare il predestinato) per il purgatorio di valutazioni e controvalutazioni, dove magari rischi pure che qualche potentato in dipartimento ti rimandi a casa il tuo pupillo.

    Gli RTD in genere sono bandi poco appetibili per il sistema italiano, perche' se vuoi far del tuo pupillo un PA bandisci per PA. Se ti serve uno schiavetto precario (sempre pupillo tuo) bandisci la posizione che costa di meno, quindi generalmente un assegno di ricerca, rigorosamente quello che costa di meno.
    Forse i bandi RTD acquisteranno un senso piu' avanti, quando dopo 4 anni di assegno non si potra' piu' rinnovare.
    Oggi o sono robba regionale (come a Cagliari) oppure servirann per tenersi qualche precario anzianotto e non farlo scappare.
    Per l'RTDb o si punta un fucile alla fronte oppure nessuno lo bandira'.

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  128. @ salvo
    non è così. intanto perché ci sono le quote, e dunque i posti da pa sono limitatissimi.
    poi perché già così per gli rti è inaccettabile che un precario prenda un tdb, figuriamoci se diventa pa senza passare dal via.

    di bandi inizieranno a uscirne parecchi a fine anno, quando dovranno per forza spenere i punti budget. se non ci fossero le quote farebbero solo pa o po, ma per fortuna ci sono.
    quanto ai b, all'inizio saranno pochi. ma confido che col tempo aumenteranno

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  129. si si... ovviamente quote e forzature ex lege escluse (fortuna che ci sono).

    Cmq per gli RTDb non ci sono quote specifiche, quindi a mio avviso dobbiamo scordarceli, a maggior ragione perche' e' pieno di RTI.

    A meno di interventi di legge

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  130. Gli RTDb comincerai a vederli in massa fra 3 anni. Per ora accontentati di vederne alcuni col binocolo.

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  131. fra tre o cinque anni potrebbe essere bloccato il reclutamento nelle università italiane, per aggravarsi della crisi o altre ragioni, you never know

    in questa fase storica è temerario fidarsi del futuro

    non è catastrofismo, è la realtà che abbiamo davanti ogni giorno, basta leggere i giornali

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  132. L'ANVUR comincia finalmente il suo lavoro

    http://www.anvur.org/?q=schema-dm-vqr-definitivo

    Era ora.

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  133. questa volta, a differenza del CIVR 2001-2004, non saranno valutati i prodotti dei non strutturati.. sempre pù invisibili

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  134. fino a Novembre niente FFO

    http://attiministeriali.miur.it/anno-2011/ottobre/nota-11102011.aspx

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  135. @ Michele

    L'ANVUR deve aspettare la registrazione del Decreto Ministeriale di indizione del VQR presso la Corte dei Conti, quindi non si parte fino ad allora.

    @ Untenured

    Neanche il CIVR nel VTR 2001-2003 aveva preso in considerazione i non-strutturati.
    Invisibili erano e invisibili rimangono. Questa è un'altra differenza con il modello inglese. Del resto c'è già un evidente problema di attribuzione quando si considerano lavori a più firme. Con i non-strutturati questo problema diventerebbe molto più ampio, e di trattazione comunque insofddisfacente.

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  136. @ DAniel8

    Quel Decreto riguarda la c.d. "Programmazione Triennale del Ministero", anch'essa dotata di propri "indicatori" (dev'essere una mania). E' anch'esso dotato di un proprio specifico "Fondino" e di un modello di ripartizione specifico. E' l'ideologia che ci hanno nella mente.

    Non c'entra l'FFO annuale, che procede per una strada propria, sul quale CUN, CRUI e CNSU hanno già dato i propri pareri. Resta un mistero quello dell'ANVUR (che teoricamente avrebbe dovuto essere dato dato prima, in via proprositiva).

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  137. @ Renzino

    So leggere. Ci invita a cominciare i lavori preparatori.

    Grazie lo stesso

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  138. @ Renzino

    il parere dell'anvur è stato dato
    http://www.anvur.org/sites/anvur-miur/files/Parere12_11.pdf

    ma quelli del decreto non sono i criteri per ripartire la quota premiale dell'FFO?

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  139. @ Daniel8

    Questo parere è stato pubblicato oggi - infatti non c'è mai stato prima; ci avevo anche scritto sopra il 4 ottobre [guarda caso il parere è datato 3 ottobre]
    http://cronaca.anvur.it/2011/10/ordinare-il-fondo-per-il-finanziamento.html

    Circa il Decreto di cui parlavi prima, non si tratta dell'FFO, ma della "programmazione triennale 2010-2012".

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  140. La cosa assurda è che ci siano precari senza prospettiva alcuna di ingresso con CV da prof. associato (vedi criteri CUN/anvur).

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  141. Di questo passo, forse, su Marte. Ma solo il sabato sera.

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  142. Nuova bozza decreto Abilitazioni

    http://www.rete29aprile.it/forum/25-valutazione/326-nuova-bozza-decreto-abilitazioni.html#326

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  143. @Daniel8

    Grazie per il link.

    Qualcuno sa dirmi come si concilia il "numero massimo delle pubblicazioni presentate dai candidati" (ART 7 e allegati A e B), con i criteri ANVUR sugli indici bibliometrici? In altre parole, la valutazione secondo i criteri ANVUR per un candidato viene fatta solamente sulle pubblicazioni presentate (quindi con il tetto massimo), o su tutta la produzione?

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  144. Per evitare confusioni, manterreri il nome di "Regolamento 'abilitazioni'" al Regolamneto generale sulle procedure per il conseguimento dell'abilitazione nazionale, mentre quello che ci mostri adesso è una bozza del tanto atteso "Regolamento 'criteri'", di cui andiamo vagheggiando l'esistenza e i contenuti.

    In realtà, leggendo Italia Oggi, si viene a saper che questo "Regolamento 'criteri'" avrebbe in effetti iniziato il suo iter, essendo stato firmato dal Ministro. L'articolo della Pacelli può risultare confuso a chi non sa bene addentrarsi nella giungla normativa che noi stiamo sperimentando, comunque l'essenziale è che la bozza di cui sopra è verosimile.

    Tuttavia il Regolamento 'abilitazioni' non è stato ancora pubblicato in G.U. (si dice che lo sarà presto), e rimane citato come DPR 14 settembre.

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  145. bene bene bene. Credo che il numero max di pubblicazioni sia quelle da presentare per la (finta) valutazione di merito cara a Renzino, babbeh, risparmieremo carta. Mentre gli indici bibliometrici si dovrebbero calcolare su tutte le pubblicazioni. Altrimenti non sarebbe possibile paragonarsi con le mediane.

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  146. Valutazioneeee, o caraaaa... http://xa.yimg.com/kq/groups/73170255/1087076654/name/Ernst_Chimia_10.pdf

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  147. una delucidazione. In base all'art. 3, comma 4 della bozza di decreto, che recita "Nella valutazione di candidati già in servizio come professori associati o ricercatori o in posizioni equivalenti all’estero, fatta salva la considerazione complessiva dei titoli di cui all’articolo 4, comma 4, e all’articolo 5, comma 4, sono prese in considerazione esclusivamente le pubblicazioni prodotte
    dopo la nomina nella posizione in godimento.", le pubblicazioni utilizzate per l'abilitazione ad associato non sarebbero spendibili per la successiva abilitazione a ordinario? Spero di aver frainteso...

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  148. @ Francesco

    Ho letto anch'io quel punto, e non hai frainteso - del resto il Decreto è un complicato tentativo di mettere assieme più filosofie e più volontà (come tutta la legislazione italiana, ça va sans dire).

    Per i poco esperti alla navigazione nel linguaggio giuridico italiano, riassumo la "mossa del cavallo" fatta dai "tecno-giuristi" del Ministero.

    Il punto fondamentale è la distinzione di "criteri" e "parametri". i primi si apprezzano qualitativamente (peraltro con l'emissione anche di un qualche voto numerico, o almeno binario tipo "sì/no", ma sempre con il determinante apporto del valutatore), i secondi sono "dati numerici" da misurare.

    Tutti i criteri e i parametri vanno poi "ponderati" con pesi determinati dalla Commissione e resi noti in anticipo, assieme alle soglie globali. Tuttavia la parte sugli indicatori agisce "localmente" con le soglie ANVUR-like che sono "criteri direttivi" derogabili solo con speciale giustificazione.

    La valutazione con i criteri si riferisce a tutti quelli enumerati e descritti negli articoli del Decreto, e per quanto riguarda le pubblicazioni ci si riferisce a quelle presentate (mentre gli indicatori hanno come base l'intera produzione scientifica).

    Riassunto un po' forzato, ma pur sempre un riassunto.

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  149. @ Renzino,

    grazie della risposta. Beh...se così fosse, se ho ben capito a me RTI confermato converrebbe puntare direttamente all'abilitazione per Ordinario (ovviamente, qualora la mia produzione scientifica me lo consenta).
    Anche se io afferisco a un'area CUN "non hard" e quindi, a quanto sembra, gli indici bibliometrici non dovrebbero (per ora) essere tenuti in considerazione, tuttavia 18 pubblicazioni di un certo spessore da produrre, una volta diventato associato, richiederebbero almeno 6-7 anni di lavoro durissimo...

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  150. Sì, ma considera quel numero è solo un "massimo", non un minimo. E' la solita stupidaggine di contare "1" sia che si tratti di un libro sia di un articoletto, purchè rientri nell'"accreditamento" della tipologia. Puoi fare sempre un po' di "salami publication", se vuoi.

    Tuttavia le soglie globali dovranno tener conto di così tanti criteri, che non saranno molto sensibili alla differenza fra N o N+1 pubblicazioni presentatie [incredibili a dirsi se si tratta di saggi veramente rilevanti e fatti bene].

    NB io sono "scientifico" quindi non riesco ad apprezzare del tutto lo scempio che questo sistema potrebbe causare nel tuo settore.

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  151. Io (come del resto tutti quelli che armeggiano con il peer review di riviste ISI) soffro i tempi allucinanti del sistema. Ho un articolo in review con una rivista americana da Novembre (IF: 1,8) e già so che mi toccherà il terzo round di review. Con questi tempi, mi sembra allucinante chiedere di buttare nella "munnezza" il lavoro pregresso fatto fino ad ieri. Certo, se poi dobbiamo ragionare in termini di "salami publication", nella mia macro-area e nel mio SSD...c'è una lunghissima e consolidata tradizione. Non sarà difficile perpeturla... :)

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  152. @ Francesco, fortunatamente hai capito benissimo. Chi e' abilitato associato poi per l'abilitazione ad ordinario deve essere valutato in base a cosa ha fatto da associato. Molto bene direi.
    Bene anche che il concetto si estenda per le analoghe posizioni all'estero. Se applichi in Italia per una abilitazione a PO io valuto le pubblicazioni da quando sei stato incardinato nell'ultimo ruolo, verosimilmente Associate Prof.

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  153. @ Salvo
    già. Sei contento del fatto che Kurt Godel non avrebbe mai fatto carriera in Italia con queste regole idiote,

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  154. @Francesco
    comunque IF=1,8 dalle mie parti (BIO) è molto vicino a quello che io definirei uno scartino, a meno che non sia una rivista di Fisica del Neutrino, difficilissima, che leggono in pochi e quindi con basso IF...

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  155. dalle mie parti 1,8 non è bassissimo, anzi... (GEO)

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  156. @ siberia, dalle tue parti (BIO) ci sono riviste di "fisica del neutrino"?

    Cmq il FIS 1.8 puo' anche essere un buon indice.

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  157. CE NE impippa quanti la leggono, noi vogliamo scoprire i ricercatori migliori.

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  158. @ Renzino, infatti tra i parametri bibliometrici, l'IF e' quello che ritengo piu' debole e da prendere con le molle.

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  159. Giulio bastona il cane che sta affogando [Mao]

    http://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/perche-lanvur-non-convince

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  160. @ Siberia

    Nel mio SSD i docenti con pubblicazioni su rivista con IF 1,8 o più si contano sulla punta delle dita. Non saranno più di una decina...

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  161. re l'articolo su ANVUR

    ancora con questa storia che su Dante e Petrarca re bisogna scrivere in italiano? se io scrivo in inglese un saggio su Dante o Petrarca il mio saggio sarà letto a livello internazionale da un pubblico più ampio di quello dei soli italianisti che conoscono l'italiano. Anche un francesista o un germanista - per dire - che non conoscono l'italiano potranno leggerlo e utilizzarlo (cioè citarlo) magari perché offre un'interpretazione innovativa dal punto di vista teorico-metodologico. Mi sembra evidente.

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  162. sempre in riferimento all'articolo citato, gli scienziati hanno spesso una visione caricaturale, ingessata nel passato, delle scienze umane, come di studi di mera erudizione rivolti a una ristretta cerchia di specialisti

    invece le scienze umane in tutto il mondo hanno conosciuto una rivoluzione epistemologica negli ultimi trent'anni e oggi utilizzano teorie sociali e filosofiche, cioè sono situate teoricamente.

    questo significa che gli scienziati umani - come già accade in tutto il mondo - sono chiamati a diffondere i propri lavori presso comunità interdisciplinari. Per questo è necessario anche per gli italianisti pubblicare in inglese, non è obbligatorio, si badi bene, ma quanto più è ambizioso un lavoro tanto più ha senso sforzarsi di diffonderlo presso una comunità ampia.

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  163. @ Untenured

    Giulio Peruzzi è un fisico, che sta attualmente nel settore "Didattica e storia della Fisica", ed è allievo diretto del povero Enrico Bellone.

    Quindi non è un vecchio babbjone dei settori umanistici, ma evidentemente una persona "concerned" che fa ragionamenti sulla cultura che comprendono motivazioni che a te non paiono rilevanti.
    Dopodiché mi piacerebbe sapere se ti risulta che in altri Paesi debbano scrivere le proprie ricerche in lingua inglese e sottoporsi quindi a Comitati Editoriali che hanno le proprie radici in un'altra cultura.

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  164. Renzino

    mica nel settore umanistico ci sono solo "vecchi babbioni", stiamo attenti.

    i babbioni sono quelli che hanno accesso
    ai grandi organi di informazione e trasmettono una visione antiquata delle scienze umane che poi, ingenuamente, alcuni (ad es. gli scienziati che non ne sanno nulla) recepiscono acriticamente.

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  165. e di chi sia allievo l'autore dell'articolo conta poco in questo contesto.

    se io pubblico un articolo su un argomento pubblico devo essere pronto a ricevere critiche

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  166. Tu puoi fare le critiche che vuoi, io ti ho dato una informazione di contesto.

    La visione antiquata delle "scienze umane" sarebbe quella di non avere ancora pensionato le lingue?

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  167. Renzino

    ma perché non parli di ciò di cui sai? Io evito accuratamente di parlare di cose di cui non conosco

    detto questo, nessuno dice di pensionare l'italiano, ma di pubblicare i propri lavori migliori a livello internazionale, in inglese visto che oggi l'inglese è la 'lingua franca' della comunità scientifica mondiale. Poi magari nel 2080 lo sarà l'italiano, oggi è l'inglese.

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  168. Cosa sarebbe che "non so"? Qui si parla di politiche culturali. Ognuno porta al dibattito i propri orientamenti.

    Io sono per il brevetto Europeo, in base al quale si potrà registrarlo in una di 3 lingue (EN, FR, DE) presso l'apposito ufficio, con valenza in tutta l'Unione. Invece l'Italia si messa contro.

    Ma non sono favorevole a imporre norme restrittive di quel tipo alla ricerca e all'espressione culturale. E con questo non intendo procedere a ulteriori polemiche personali su blog.

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  169. @ Salvo
    se sei felice che un Godel non potrebbe oggi fare carriera in Italia base alle norme che portano il nome della Gelmini (Gelmini!) capisco che ormai il fanatismo ha ormai il sopravvento sulla discussione pacata e razionale.

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  170. Renzino

    ciò di cui non sai è come si sono evolute nel mondo le scienze umane negli ultimi trent'anni. Il problema è che, come te, non lo sanno o non vogliono vederlo anche influenti opinionisti che scrivono sui grandi giornali nazionali.

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  171. @ Renzino, se Peruzzi e' un fisico (nel senso che produce ricerca in fisica e non nel senso di dottore in in Fisica), io sono biancaneve.

    Il fatto dei commentari su Dante in italiano si "commenta" da solo mi pare.

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  172. Salvo

    le scienze umane, un pò come le università meridionali, devono essere tenute in una condizione di minorità.. vietato osare di cambiare le cose

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  173. @ Untenured,

    la cosa simpatica e' che gli esempi dai commentatori riportati (cme i commentari su Dante etc...) sono degli "hot topic" della ricerca umanistica internazionale! Piu' di uno Shakespeare.

    Ricorsiamo inoltre che Dante produsse la maggior parte dei suoi saggi e ricerche in latino (la lingua franca delle scienze dell'epoca). Quando Peruzzi si riferisce ai commentari su Dante a cosa si riferisce? Dovremmo usare il Latino per commentare Dante?

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  174. sta discussione è surreale.

    cmq la sostanza è che il decreto de facto rinvia a un regolamento anvur i criteri veri e propri. quindi dovremo attendere anvur.

    non mi piace invece che si dia possibiltà al cun di chiedere una revisione dei criteri anvur. mi pare un autogol, perché il cun contesterà sicuramente i criteri anvur (direi che lo farà un po' per principio)

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  175. @ insorgere,

    di fatti cercando di quadrare i cerchi e cerchiare i quadrati... si rischia il pasticcio ed il conflitto tra ANVUR e CUN che giocheranno ad ostruirsi a vicenda. La cosa peggiore.

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  176. @ insorgere

    La struttura generale è sufficientemente chiara (benchè complessa), ed è questo ciò che interessava.

    Perde chi voleva cancellare i giudizi di valore, si consola chi vuole riconosciuti gli "indicatori" quantitativi.

    __________

    Surreale che un dibattito culturale su Dante non possa svolgersi in Italiano. Coloro che vogliono partecipare si attrezzino adeguatamente.

    RR

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  177. @ Renzino, in latino, lo voglio il dibattito, in latino! E' la lingua in cui "pubblicava" i suoi studi Dante.

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  178. quanto siete "italiani"...

    http://www.youtube.com/watch?v=XkQUdO8qZKg

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  179. Dice Trovati sul Sole che la Legge di Stabilità assegna 420 milioni all'FFO del 2012, riportandolo verso i 7 miliardi.

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  180. Pietosi gli ultimi post, se questa deve essere la discussione chiudete il blog e sentitevi su facebook!!

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  181. La CRUVI si complimenta con la Gelmini
    http://www.crui.it/

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  182. la norma che considera solo la produzione dall'ingresso nel ruolo precedente è una PORCATA INCIVILE E INTOLLERABILE.

    e' l'incarnazione dell'anti-meritocrazia

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  183. Stai sicuro che ci sarà subito qualcuno che dirà che "si fa così anche nel resto del mondo, e noi ci dobbiamo adeguare".

    Sono gli AgitProp di questa Pseudopolitica italiana, che però hanno cattedre, editoriali sui giornali, e perfino blog (come se non je bastasse il resto). E così ci guadagnano sopra, pure.

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  184. veramente non si fa così da nessuna parte del mondo

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  185. Il Sole scrive oggi in merito a tutti i fondi per la ricerca industriale ed applicata che stanno riuscendo a pompare dai finanziamenti europei per le regioni del Sud (qualcuno studierà meglio quanta ricerca si fa in quelle iniziative).

    Invece per le iniziative ordinarie, da finanziare con fondi nazionali, non si sa ancora nulla: neanche sul rifinanziamento del FIRST, il cui ultimo bando risulta finanziato con dei residui dell'ultimo finanziamento del precendete Governo. Ricordiamo che il PRIN si finanzia a valere su quel fondo. Simili interrogativi vi sono per il FIRB. Tutto dipende da quanto sarà "a costo zero" la tornata di inziative che stanno impacchettando nel prossimo "decreto sviluppo".

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  186. Scusa insorgere, che vuol dire "la norma che considera solo la produzione dall'ingresso nel ruolo precedente è una PORCATA INCIVILE E INTOLLERABILE."???

    Vuol dire che se ho una produzione da ordinario e vinco un concorso da PA poi posso vincere anche quello da PO anche se da PA non ho fatto una minchia???????????????????????????????????
    Questa è l'incarnazione dell'antimeritocrazia e serve solo ai vecchi (come te?)

    Si ... tanto lo so che mi censurerai ... quelli come te spaccano le vetrine alle manifestazioni ...

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  187. Il concetto di abilitazione è informato dal principio di identificazione delle competenze necessarie a dare certezza pubblica che la persona abilitanda le possegga, e sia quindi capace di svolgere le funzioni costì previste.

    La procedura di abilitazione può essere realizzata attraverso un meccanismo che preveda una limitazione nel tempo e nello spazio della validità del relativo giudizio (= esame). Questo è il caso anche di queste abilitazioni scientifiche, che durano quattro anni. Tuttavia l'esame è preordinato a valutare soprattutto la produzione scientifica (anche se adesso fra i vari criteri enumerati abbiamo potuto leggere un ventaglio più ampio di attività e di realizzazioni da prendere in considerazione), e pertanto se si è manifestata una competenza sufficiente ad ottenere certi risultati scientifici nel passato, si suppone che essa costituisca un patrimonio non deperibile del soggetto - o comunque deperibile con l'invecchiamento "fisico" (l'aspetto "morale" rimane meno intaccato). Ai fini del livello di competenze da esibire, può essere sensato richiedere che vi sia una produzione recente (quindi anche un qualche requisito temporale), ma ben difficilmente può essere sensato valutare SOLO la produzione recente.

    Va detto che gli strali dell'APRI, penso, sono rivolti al fatto che si richiede non tanto questo "requisito temporale parziale" che ho cercato di esprimere qui, ma un più forte "requisito temporale limitato al **ruolo precedente**" che si configura come una inaccettabile esclusione di candidati a priori ugualmente abili (anche eventualmente considerando qualche requisito temporale generico).

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  188. @Scoregion

    leggi la norma e torna qui a commentare. ma prima leggi la norma.

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  189. sottoscrivo quanto ha detto renzino.
    il problema non sono i limiti temporali, in generale, il problema è QUESTO LIMITE in particolare.

    è un limite assurdo e penalizzante per i più giovani. tra l'altro fotte anche i precari: se prendi un tdB, dopo tre anni ti devi abilitare ma considerando solo la produzione dall'ingresso in quel ruolo....sarà dura anche per i milgiori.

    diverso invece per gli rti anziani, che possono prendersi tutto il tempo che vogliono

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