lunedì 1 dicembre 2014

Il (non)-sistema del reclutamento universitario in Italia – I concorsi farsa all’Università di Pisa

L’Associazione dei Precari della Ricerca Italiani (APRI) da tempo si occupa di monitorare le pratiche del reclutamento universitario in Italia.

Il problema del reclutamento è diffuso praticamente in tutti gli atenei e di fatto si può dire che non esiste alcun ‘vero reclutamento’. Sicuramente la motivazione va ricercata anche nei tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario degli Atenei Italiani operati dai vari governi negli ultimi anni. Il blocco del turn-over è il simbolo più evidente di come si è risparmiato sulla ricerca pubblica, e le poche risorse sono usate per progressioni di carriera. A pagarne le spese, inevitabilmente, sono i più deboli, i precari della ricerca, i quali, dopo anni di precariato e il riconoscimento del valore scientifico a seguito dell’abilitazione scientifica nazionale, hanno possibilità prossime allo zero di poter vincere meritatamente un concorso negli atenei italiani.

Per effetto della riforma Gelmini agli atenei è stata data ampia libertà nella definizione dei meccanismi di reclutamento nelle posizioni di docenza dei soggetti già promossi a livello nazionale tramite l'Abilitazione Scientifica. Il risultato di tale norma è una grande varietà di regolamenti, diversi da ateneo a ateneo, in cui purtroppo non mancano quelli che sembrano sfidare il buon senso e le migliori pratiche internazionali. Il tutto al fine di facilitare la vittoria del candidato interno.

Di recente noi di APRI abbiamo segnalato l’assurdo caso dell’Università del Salento (vedi qui) dove, in una selezione per 16 posti da Professore ex Art. 18 comma 1 240/2010, la docenza svolta in Italia era valutata fino ad un massimo di 20 punti mentre la docenza e la ricerca all'estero contava solo per un massimo di 4 punti. Questo caso emblematico ha subito trovato ampia risonanza sulle testate nazionali grazie all’articolo di Flavia Amabile (La Stampa) poi ripreso da Gian Antonio Stella (Corriere) e, a seguire, da molte altre testate nazionali e locali. Sul caso Salentino e sugli sviluppi di quella vicenda torneremo in un post successivo, analizzando anche i risultati finali di quei 16 concorsi da Professore Associato.

Oggi vogliamo portare l’attenzione sul fatto che il caso Salentino non è neppure il peggiore esempio di reclutamento nel desolante panorama accademico nazionale. Vogliamo portare l'attenzione ora sul regolamento per il reclutamento dell’Università di Pisa, che presenta dei tratti a dir poco bizzarri. Non parliamo quindi di una periferica sede del tanto bistrattato Sud, ma di uno di quegli Atenei ritenuti tra i più prestigiosi e con alle spalle secoli di storia e tradizione.

Questa la procedura delineata dagli Artt. 6 e 8 del regolamento concorsuale dell'ateneo di Pisa, relativo alle procedure ex Art. 18 comma 1 240/2010:

Art. 6 - Modalità di svolgimento delle procedure
1. Le commissioni, con deliberazione assunta a maggioranza dei componenti, individuano i candidati idonei a svolgere le funzioni didattico scientifiche per le quali è stato bandito il posto, all’esito di una valutazione delle pubblicazioni scientifiche, del curriculum e dell’attività didattica dei candidati.
2. La valutazione avviene sulla base dei criteri predeterminati dalla commissione; tali criteri dovranno essere stabiliti nel rispetto degli standard e degli ulteriori elementi previsti dal dipartimento ai sensi dell’art. 2 comma 4.
Art. 8 - Chiamata del candidato selezionato
1. All’esito della procedura di cui agli articoli precedenti, il consiglio di dipartimento propone entro due mesi dall’approvazione degli atti al consiglio di amministrazione la chiamata del candidato prescelto fra gli idonei. La delibera di proposta è adottata a maggioranza assoluta dei professori di prima fascia per la chiamata di professori di prima fascia, e dei professori di prima e seconda fascia per la chiamata dei professori di seconda fascia.
2. Nel caso in cui nel termine sopra indicato il dipartimento non adotti alcuna delibera, non potrà richiedere nei due anni successivi alla approvazione degli atti la copertura di un ruolo per la medesima fascia e per il medesimo settore scientifico disciplinare, se previsto, per i quali si è svolta la procedura.

Dal recente bando per la copertura di n. 46 posti di professore universitario di II fascia pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 60 del 1/8/2014 si evince che:

La domanda di partecipazione risulta inutilmente dispendiosa e complicata. Le domande devono essere inoltrate, inspiegabilmente, sia in formato cartaceo (cioè pacchi postali costosi, pieni di carte e pubblicazioni che chiunque potrebbe facilmente scaricare da internet in qualunque Università), sia in digitale, cioè inviandone una scansione in formato pdf. Ciò va fatto pena l’esclusione dalla procedura.

Non è previsto nessun colloquio/lezione/seminario. A Pisa selezionano i futuri professori universitari  senza neanche vederli in faccia! La cosa è talmente grottesca che normalmente provocherebbe una rivolta fra coloro che reclutano. In realtà il problema non si pone, infatti il consiglio di Dipartimento nomina il “prescelto” (sic!) dalla rosa di idonei identificata dalla commissione di concorso; prevediamo che - casualmente - in quella rosa ci sarà sempre un candidato interno già ben noto ai componenti del medesimo dipartimento. Dunque non si prevede di vedere in faccia i candidati perché si conosce già benissimo chi sia il "predestinato" di turno.

•  L'attribuzione delle responsabilità per la selezione non è chiara. La commissione (due membri interni e uno esterno, tutti Professori Ordinari) non stila una graduatoria e non nomina un vincitore. Si limita a certificare se i candidati siano idonei attribuendo loro dei giudizi. Tuttavia va ricordato che in Italia già esiste una procedura di Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN) che abilita al ruolo di Docente Universitario, e al grado di Associato o Ordinario. La Commissione pertanto non può affermare che qualcuno non è idoneo, visto che per presentare domanda al concorso bisogna avere l'abilitazione, oppure essere già professori in un altro Ateneo. Tutti quindi ricevono dalla Commissione il giudizio di idoneità, accompagnato da 3-4 righe di giudizio. Dunque a che serve il lavoro della Commissione? Di fatto a nulla, visto che tutti i candidati risultano necessariamente idonei. Formalmente, serve a dare la parvenza di una selezione concorsuale di tipo comparativo, che in realtà non ha luogo. Un’autentica farsa!

Il Consiglio di Dipartimento avrà infine il compito di nominare un vincitore da questa lista degli idonei. Lista che, come abbiamo spiegato, corrisponde in tutto e per tutto all'elenco di coloro che hanno presentato domanda. Il Dipartimento quindi dovrebbe basare la propria scelta sui giudizi stilati collegialmente dalla Commissione per ciascun candidato. Nella realtà tali giudizi non risultano però vincolanti per la scelta del vincitore, del resto i candidati sono tutti idonei in quanto tutti abilitati... Mai fu vista procedura concorsuale più opaca!

Queste sono le assurde regole del reclutamento all’Università di Pisa. Ma se escludiamo la grottesca ipotesi che il Dipartimento scelga i futuri Professori senza averli mai visti in faccia ed averne studiato i CV, unicamente in base a tre righe di giudizio scritte da una Commissione che neppure ha mai incontrato i candidati, in base a cosa può scegliere il Consiglio di Dipartimento? Non è difficile dare una risposta a questa domanda. Trattandosi di maxi-Dipartimenti che aggregano numerosi settori scientifico-disciplinari, il Dipartimento sceglierà chi costa di meno, cioè promuoverà i candidati interni già assunti a tempo indeterminato per risparmiare punti organico e poter poi promuovere altri interni.  In un consiglio di Dipartimento che si riunisce per decidere chi reclutare, cosa importa ai filosofi di chi ottiene una cattedra di storia, e ai geografi di chi entra a filologia romanza? O ai petrografi di chi viene assunto a sismologia? La maggior parte dei membri del consiglio di Dipartimento non possiederebbe neppure le competenze per discernere fra i candidati o per valutarne la produzione. Non è difficile prevedere che il vincitore risulterà un membro del Dipartimento, così da risparmiare fondi da utilizzare in un prossimo concorso dall’esito banalmente scontato.

Dopo aver steso un velo pietoso sul caso pisano, che dovrebbe far riflettere qualcuno al MIUR, a conclusione vogliamo analizzare le conseguenze di una politica di reclutamento inesistente. In un panorama internazionale che vede le Università del mondo in competizione per accaparrarsi i migliori talenti, in Italia si decide di continuare con un sistema rigido che non rende possibile il ricambio e fa si che si ottenga il Dottorato di Ricerca, il posto da Ricercatore ed il posto da Professore spesso nello stesso ateneo dove ci si è laureati (il cosidetto “Academic Inbreeding”): tutta la formazione e la carriera – dalla culla alla tomba – nella stessa sede.  Non vi è movimento di personale accademico, non si recluta personale da fuori, non circolano le persone e dunque circolano poco anche le idee. Pisa, come tanti altri atenei italiani, non sente il bisogno di reclutare nessuno al proprio esterno, di cercare nel vasto mondo gli studiosi più competenti. Un bisogno che invece curiosamente hanno le istituzioni internazionali più prestigiose come Oxford, Cambridge, MIT, Harvard, Yale ecc. Tutte queste istituzioni reclutano al loro esterno, con bandi competitivi;  incentivano la partecipazione del maggior numero possibile di candidati, pagano il viaggio e l'alloggio a coloro che invitano per le prove orali (che Pisa non prevede nemmeno) e capita così che reclutino studiosi da tutto il mondo, anche italiani che qui non avrebbero possibilità. Sono forse tali prestigiose istituzioni a corto di giovani talentuosi a loro interno? Un problema che miracolosamente pare non sfiorare l’Università di Pisa e gli altri atenei italiani, talmente autosufficienti che tutti i loro concorsi si limitano ad essere promozioni mascherate. 

Evidentemente, a dispetto di tutti i dati che indicano come l’accademia italiana sia tra le più vecchie del mondo occidentale e come il numero di docenti sia crollato negli ultimi anni – per effetto dei tagli al turnover -  la volontà di promuovere gli interni prevale sul bisogno di forze fresche e sulla ricerca e la selezione delle competenze.

219 commenti:

  1. Queste sono le conseguenze delle politiche assunte sotto il mantello delle parole d'ordine "autonomia", "semplificazione", "responsabilità della sede", ecc. ecc. sovente condite proprio esplicitamente dalla locuzione-proposito "abolizione dei concorsi locali", che vuol dire - in pratica - tutto ciò che è stato ottimamente esposto in questo post.

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  2. Renzino, casi come quelli del Salento o quelli di Pisa sono casi in cui si e' arrivati ad una tale sfacciata arroganza da mettere le cose nero su bianco. Ma non e' che nelle altre sedi, ove i regolamenti possono anche essere sulla carta ottimi, funzioni diversamente. L'accademia italiana intera ha ormai abdicato al reclutamento inteso come ricerca e selezione di talenti.

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  3. questo è un caso limite. di fatto non c'è il concorso, la commissione non delibera nulla e risulta letteralmente impossibile la vittoria di un esterno (da notare che hanno bandito posti solo in settori in cui ci sono 2 o più RTI interni, dove ce ne è uno solo faranno procedure ex-art. 24, e il regolamento non prevede i concorsi per esterni, la famosa quota del 20%). poi sancire che si assumono professori senza mai vederli in faccia, senza seminari, colloquio o prove di lezione supera di slancio il ridicolo

    e non è colpa della gelmini; in altri casi - con la stessa legge - i regolamenti sono decisamente migliori. per es. venezia e milano hanno shortlist e poi colloquio/prova di lezione. anche qui vinceranno i predestinati, ma almeno c'è una parvenza di logica e una qualche forma di valutazione in atto.

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  4. Devo citare me stesso

    http://www.roars.it/online/luovo-poco-sodo-del-ministro-giannini/

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  5. All'università di Trento si sono inventati un meccanismo di reclutamento di ricercatori a tempo determinato che assomiglia in maniera preoccupante a questo, anzi è forse ancora più scandaloso: la commissione esprime dei giudizi molto sommari sul curriculum, salta la fase di valutazione conseguente al colloquio orale di discussione dei titoli e delle pubblicazioni (prevista esplicitamente dalla legge) e chiude i suoi lavori proponendo una lista di idonei, senza graduatorie né punteggi. Solo un paio di righe dedotte dall'analisi del CV, anche piuttosto superficiali perché l'intento è di fatto annullare il ruolo della commissione stessa. Dopo di che la palla passa al dipartimento, che decide in autonomia, senza motivi e senza avere le competenze per decidere. Capita anche che chi abbia avuto una valutazione migliore dalla commissione (anche se generica), non venga poi chiamato dal dipartimento. Il risultato che è idioti senza titoli e pubblicazioni vengono assunti solo perché tirapiedi di fiducia del padrone di turno, senza che nessuno si prenda la responsabilità dell'avvenuto.
    Mi piacerebbe che qualcuno si interessasse a casi come questi, oltre agli scandali legati ad associati e ordinari.

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    1. Aggiungo che, in un caso specifico, in seguito a richieste ufficiali di spiegazione sulla mancanza di una fase valutativa, il responsabile del procedimento ha sostenuto che sia illegale fornire dei giudizi o punteggi in seguito al colloquio orale (quando la legge Gelmini parla di "attribuzione di un punteggio ai titoli e a ciascuna delle pubblicazioni presentate dai candidati ammessi alla discussione, a seguito della stessa") e che dunque la commissione non può stilare una graduatoria. Forse perché far vincere chi ha vinto risultava complicato, se si analizzavano titoli e pubblicazioni? Sulle modalità di decisione del dipartimento invece, mistero assoluto: fanno assolutamente quel che vogliono, senza criteri palesi. Mi chiedo su che basi 50 persone del dipartimento votino per una persona piuttosto che per un'altra.

      Si vuole andare verso un sistema basato sulla chiamata diretta? Benissimo, ma chi fa questa chiamata se ne assuma in pieno le responsabilità e, se si prendono un incompetente inetto, qualcuno ne risponda.

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    2. allora, è corretto dire che non si possono dare punti specifici per il colloquio. però si DEVONO valutare i titoli e le pubblicazioni e di conseguenza stilare una graduatoria e nominare un vincitore.

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    3. In realtà la legge parla di "attribuzione di un punteggio ai titoli e a ciascuna delle pubblicazioni presentate dai candidati ammessi alla discussione, a seguito della stessa", e dunque immagino che voglia dire che, in seguito al colloquio orale, si fa un verbale in cui si mettono dei punteggi a titoli e pubblicazioni, poi si fa la somma e si ottiene una graduatoria. Ma comunque, nel caso specifico non ci sono né giudizi, né valutazioni, né graduatorie, né vincitori. Hai qualche riferimento esplicito circa il fatto che sia obbligatorio stilare una graduatoria?

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    4. sì, art. 97 della costituzione. è un concorso pubblico, ci devono essere dei vincitori selezionati da una commissione. la graduatoria ci può essere, ma sicuramente ci deve essere un vincitore chiaramente indicato.

      è lo stesso problema del regolamento pisano oggetto di questo post, non si può fare un concorso e non indicare un vincitore

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    5. quanto al colloquio, ci deve essere attribuzione di punteggi a titoli e pubblicazioni, non al colloquio.
      il colloquio cioè non è oggetto di valutazione separata ma serve per perfezionare la valutazione dei titoli e delle pubblicazioni, ovvero per verificare che il candidato sia veramente l'autore delle pubblicazioni

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    6. Grazie. Stai quindi dicendo che questi regolamenti, oltre ad essere assurdi e molto opachi sono incostituzionali? E non si può far nulla?

      Ad ogni modo, l'art. 97 dice soltanto che agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso: non si potrebbe sostenere che il concorso prosegue con la fase di chiamata? Chi lo dice che la commissione deve nomiare un vincitore ed uno soltanto? Non può il consiglio di dipartimento decidere l'assunzione, rimanendo nella legalità (anche se assurdamente perversa)?

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    7. c'è ampia giurisprudenza in merita, con numerose sentenze della consulta

      quello di pisa, come quello di trento sui td, non sono regolamenti di concorso secondo l'ordinamento italiano.

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    8. quel che si può fare è presentare un ricorso, impugnando il regolamento.

      c'è anche chi sostiene che - approvando tali regolamenti - gli organi dei due atenei abbiano commesso un abuso d'ufficio, ma su questo punto non mi esprimo

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    9. Grazie mille. Posso chiedere qualche riferimento giurisprudenziale specifico? Più che presentare ricorso, forse si potrebbe/dovrebbe fare un esposto alla procura della repubblica.

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    10. forse.

      ho sollecitato il nostro giurista di fiducia a mandare un parere documentato. appena me lo manda lo copio qui

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    11. Mi pare che Trento abbia un meccanismo identico anche per il reclutamento di Professori, non solo di RTD, giusto? La commissione ne seleziona fino a 3 con valutazione comparativa, poi il dipartimento decide con ampia discrezionalita'.

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    12. Grazie mille Insorgere. Marc, sì esatto, vale anche per i professori. Ho riferito il caso degli RTD perché, in quel caso, la commissione fa ancora meno di quel poco che dovrebbe, evitando di valutare titoli e pubblicazioni. L'idea trentina di chiamare secondo totale discrezionalità, vale a tutti i livelli. Forse, essendo provincia autonoma, pensano sia lecito operare contro la legge nazionale.

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    13. incollo sotto la missiva del nostro giurista di fiducia, che ha difficoltà a commentare in prima persona perché non riesce ad accedere

      Cari amici,

      non è che possiamo scivolare così in una sorta di soggettivismo giuridico, quando abbiamo un filone giurisprudenziale costituzionale tanto consolidato (ex multis: 293/2009; 363/2006; 81/2006; 215/2009). Cosa dicono queste sentenze? E’ molto semplice, dicono che “La Costituzione ha accordato al legislatore la facoltà di derogare al principio del concorso. Le deroghe legislative, tuttavia, sono sottoposte al sindacato di costituzionalità, nell’esercizio del quale questa Corte ha progressivamente precisato il significato del precetto costituzionale.”.

      In particolare, per giurisprudenza costituzionale consolidata, le deroghe sono possibili solo fino al 50%, ed è proprio e solo per questo che l’art. 24 co. 5, derogando al principio del pubblico concorso, prevede che “A tal fine le università possono utilizzare fino alla metà delle risorse equivalenti a quelle necessarie per coprire i posti disponibili di professore di ruolo.” Solo che è può essere interpretato come incostituzionale, nel senso, cioè, che, per non esserlo, dovrebbe essere interpretato comunque come il 50% dei posti, e non delle risorse (ma qui il giochetto “di fino” è chiaro).

      Ma torniamo alla specie. In definitiva, o l’art. 18 della Gelmini è incostituzionale, perché viola l’art. 97 cost., o il regolamento dell’Università di Pisa è illegittimo, perché in chiaro ed oggettivo conflitto con l’art. 18 della l. n. 240/2010 e con l’art. 97 Cost. Ma il punto è che l’art. 18 non è incostituzionale, e proprio il limite del 50% dimostra che il legislatore era perfettamente cosciente, ben più del nostro Renzino, della giurisprudenza costituzionale in materia. C’è già la previsione in deroga al pubblico concorso nella Gelmini, ed è appunto quella dell’art. 24, non si può pretendere che sia in deroga anche l’art. 18, perché sarebbe tutto in deroga, e quindi grossolanamente incostituzionale. Tanto ciò è vero che io ho potuto citare, come esempio, tre regolamenti che ovviamente ex art. 18 prevedono un concorso, mentre non mi risultano altri come quello di Pisa. In più, sempre in base alla giurisprudenza costituzionale, la deroga al pubblico concorso –ripeto, sempre nel limite del 50%-, consente tante cose (stabilizzazioni, progressioni, etc.), ma in ogni caso NON consente la scelta da parte dell’organo politico di soggetti idonei, tranne che nel caso di personale a tempo determinato fino alla scadenza dell’organo politico stesso, mentre qui si tratta di scelta discrezionale, da parte dell’organo politico, tra soggetti idonei, di personale di ruolo, e quindi sarebbe incostituzionale (ma in realtà è il regolamento ad essere illegittimo, non la normativa incostituzionale) perfino se si trattasse di art. 24, figuriamoci di 18.

      Tom Bombadillo

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  6. La risposta dell'On. Mazzarella al ricercatore Cosimo Lacava.

    http://www.repubblica.it/scuola/2014/12/02/news/ricercatori_lettera_a_repubblica_risposta_mazzarella-101918767/?ref=HREC1-10

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  7. L'onorevole Mozzarella pare del tutto fuori strada.

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    1. Totalmente. Mi chiedo se faccia lo scemo per non andare in guerra.

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  8. La "risposta" del MIUR.

    http://www.repubblica.it/scuola/2014/12/03/news/miur_ricercatore_all_estero_lettera_a_napolitano_italia_precari-101970856/?ref=HREC1-8

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    1. il messaggio del ministro è vergognoso. si vanta di poche decine di posti montalcini (che poi gli atenei non vogliono), nega responsabilità per il pasticcio sir, e dice esplicitamente che del reclutamento vero non gli frega nulla e che gli importa solo fare promozioni.

      giannini nemica dei precari

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    2. 25 posti da ricercatore Montalcini. 25. Stiamo scherzando? Dopo aver promesso 6'000 posti da ricercatore, ne sbandiera 25, fra l'altro riservati solo a chi è all'estero. Leggendo quest'articolo mi chiedo come possa un Ministro dire tutto ciò senza essere pubblicamente smentito. Comunque devo dire che è triste ma ormai per un ricercatore precario probabilmente l'unica strada è prendere l'abilitazione, fare un concorso ad associato e poi fare ricorso al TAR quando l'università deciderà di assumere un interno meno qualificato al suo posto. E ce la farà solo chi ha più soldi da spendere in avvocati.

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  9. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  10. Vergognosa sotto tutti i punti di vista la risposta del MIUR, un puro spot politico. La lettera del giovane Lacava mirava al sodo, cioè a lasciare il vincolo 1 RTDb minimo per ogni PO.

    Sui Montalcini poi fan ridere. Ormai e' chiaro che il solo scopo dei bandi Montalcini sia uno spot da tirare fuori dal cappello a cilindro ogni qual volta si critica il MIUR per non guardare ai giovani e lasciarli emigrare.
    Ma di che parliamo? sono 25 (cribbio, 25!!) posti da RTDb per tutti i settori e per tutta l'Italia. Bisogna stilare un progetto in un mese ed i bando non lo pubblicizzano neppure a dovere, cioè su giornali, riviste etc... (curioso essendo gli stessi bandi rivolti a chi sta all'estero, anche a chi non e' italiano e non conosce la "gazzetta ufficiale" o il passaparola negli atenei del bel paese), col risultato che alcuni potenziali interessati a volte, o non se ne accorgono, o se ne accorgono quando mancano 15 o 10 giorni. Tuttavia, nonostante la fretta imposta nel presentare domanda, poi ci impiegano eoni ed ere geologiche per valutare. Gli ultimi bandi Montalcini, quelli del 2013, sono usciti con gran ritardo nel 2014. Da aprile 2014, giorno della dead-line per far domanda non se ne sa più' nulla, non un comunicato, niente. Si sa qualcosa invece dei bandi del 2012, i cui risultati, manco a dirlo, sono usciti a febbraio 2014. Moltissimi di questi vincitori sono stati respinti con perdite ed ormai il MIUR e' costretto a pescare i quinti o i sesti o gli ottavi nella graduatoria originale per settore. Le Università non vogliono questi vincitori Montalcini e li rimandano indietro, inducendoli a "rinunciare". Questo perché il Montalcini e' un monstrum di bando, cioè e' un bando tutto nazionale (anche la selezione) e poi ad accettare i vincitori sono le sedi locali che si vedono piovere gente dall'alto, squilibrando i ben noti equilibri delle file italiche.
    Senza poi contare, e questo vale anche per i SIR, che se ci metti eoni a valutare i progetti, quegli stessi progetti potrebbero non essere più attuali dopo anni. La grande ricerca internazionale non sta ad aspettare i tempi del MIUR e se si vogliono attirare dei talenti bisogna darsi anche una mossa.
    Ma questa cosa non interessa il MIUR perche' lo scopo di questi bandi non e' la ricerca, ne' tanto meno attirare talenti, ma e' lo spot politico: "noi guardiamo ai giovani", di cui l'articolo di risposta del MIUR e' un fulgido esempio

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  11. è ora di fare qualcosa. sciopero della fame? dare fuoco ad una renza con l'accendino? insultare una guardia sfizzera?
    Che si fa. è evidente che tutti, partendo dai nostri colleghi,i ci voltano le spalle!!

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  12. Ottima risposta

    http://www.repubblica.it/scuola/2014/12/03/news/il_governo_cambi_quella_legge_cos_torneranno_i_cervelli_in_fuga-101996469/?ref=HREC1-2

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  13. "Nature" sul Precarjato della Ricerca.

    http://www.nature.com/news/harsh-reality-1.16465?WT.mc_id=TWT_NatureNews

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  14. http://www.rete29aprile.it/index.php/comunicati-stampa-menu/comunicati-r29a/426-i-problemi-dell-universita-non-si-risolvono-aumentando-la-precarieta

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  15. http://unipi.waypress.eu/cgi/ImageCgi.cgi?f=20141205/SIB5079.TIF&t=PDFOCR

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  16. Parla il Presidente della Repubblica.

    http://www.repubblica.it/scuola/2014/12/05/news/napolitano_risposta_lacava-102189625/?ref=HRER3-1

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  17. Sul "Sole" il Prorettore alla ricerca dell'Univ. di Bologna dà la sua ricetta sulla politica delle risorse umane. Con una soluzione "liberale", ancora una volta in dissenso dalla legge Gelmini.

    http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2014-12-06/l-italia-ha-bisogno-un-jobs-act-ricerca-081411.shtml

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  18. incollo sotto il commento di un amico giurista che ha difficoltà a pubblicare in prima persona su questo blog.

    Carissimi,
    secondo me, il regolamento è illegittimo. Lasciando perdere le questioni della presenza o assenza dell'orale, della formazione delle commissione, delle griglie, etc., tutte interessanti ma, nella specie, fuorvianti (nel senso che distraggono), bisogna concentrarsi su di un punto ed un punto solo: quello descritto dal regolamento non è un concorso, mentre è vero che la legge Gelmini delega ai regolamenti universitari, ma sempre all'interno della tipologia concorso pubblico, né potrebbe fare diversamente, vista la previsione dell'art. 97 Cost., che sappiamo -per giurisprudenza costante della Consulta- poter essere derogata, nel senso di concorsi riservati agli interni solo nel limite del 50%.
    Qui, invece, non c'è proprio il concorso. C'è l'attribuzione di una idoneità, che è cosa affatto diversa, e per altro inutile, in quanto non si comprende perché idoneare nuovamente soggetti che, per poter fare domanda, sono stati abilitati.

    Insomma, il senso è che si tratta di un concorso pubblico, poi il Dipartimento può scegliere di non chiamare il vincitore del concorso -era così anche nella precedente disciplina: la commissione decideva il vincitore, ma poi la Facoltà poteva non chiamarlo-; mentre, con il regolamento di Pisa diventa un'idoneità, e al soggetto "politico", cioè il Dipartimento, si da la possibilità di chiamare chi preferisce, quindi non è più un concorso, ma una cooptazione di soggetti in possesso dei titoli abilitativi (nazionale e locale).

    La questione mi pare piuttosto oggettiva, ma ricordatevi che io sono solo un "penalaio".

    Tom Bombadillo

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    1. Cari insorgere e bombadillo,
      queste sono lacrime di coccodrillo.
      Bisognava innanzitutto combattere culturalmente contro tutti quelli che concionavano contro il concorso - cioè contro lo strumento come tale - con la giustificazione (da adolescenti brufolosi) che, "siccome i concorsi sono truccati, bisogna abolire i concorsi".
      Ebbene, non solo l'attuale Ministro Giannini, ma anche la stessa Gelmini, con la dicitura utilizzata nella 240 ("chiamata dei professori"), prefigura in qualche modo un "liberi tutti" nelle procedure di reclutamento locale, che le sedi hanno già utilizzato a proprio modo e tornaconto. A dire il vero il disposto dell'Art. 18 è comunque disegnato attorno all'idea concorsuale tradizionale, ma esegue diversi slittamenti semantici molto sottili, per cui bisognerebbe provare a impugnare qualche Regolamento Locale davanti al giudice, per vedere se regge la prova (della Costituzione se ne impippano tutti, ormai; visto che essa stessa prevede eccezioni "stabilite dalla legge").

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    2. renzino, sono fondamentalmente d'accordo su tutto tranne sulle 'lacrime di coccodrillo'.
      qui ci si è sempre battuti per avere selezioni aperte, trasparenti e meritocratiche.

      ciò detto, per me sono due i livelli della questione: 1. la procedura, che in questo caso è oggettivamente carente e - forse - illegittima 2. la sostanza, cioè se si reclutano i migliori o solo i propri polli allevati nella batteria locale.

      nel caso in questione ci limitiamo a segnalare un problema con il punto 1. c'è a nostro avviso un problema procedurale macroscopico, tuttavia è evidente che ciò che conta è che tale procedura discutibile è stata costruita per facilitare selezioni opache. insomma, i deficit nel punto 1 in questo caso sono direttamente proporzionali ai deficit nel punto 2, cioè nella meritocrazia che anima il modello di reclutamento.

      in altri casi ci possono essere procedure sulla carta perfette ma, nella sostanza, dinamiche di reclutamento altrettanto 'problematiche' per non dire truccate.


      in ogni caso l'obiettivo dovrebbe essere avere procedure trasparenti, secondo le migliori pratiche internazionali, che producano reclutamento effettivamente meritocratico, dunque evitando inbreeding ecc.

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    3. quanto ai ricorsi, in un concorso deve intervenire il diretto interessato. invece contro un regolamento può - se non erro - intervenire chiunque.
      tu stesso, renzino, potresti impugnare i regolamenti di pisa o di trento e, nel caso, segnalare eventuali illeciti alle competenti autorità

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    4. Le lacrime di coccodrillo c'entrano, perché mi ricordo bene di ampie discussioni sul ruolo dei concorsi, che invece sono lo strumento usato in tutto il mondo per il reclutamento open, fair, e merit-based. Chi non comincia col difendere i concorsi ha già calato le brache.
      Ma non avete ancora capito che loro vogliono proprio evitare di rendere impugnabili davanti al Giudice le loro imbevibili decisioni di reclutamento, e che per questo hanno bisogno di smontare le garanzie di legge messe a bella posta per tutelare il buon andamento dell'azione amministrativa??

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    5. l'abbiam capito benissimo. difendiamo le selezioni ex-ante, però non ci basta poter fare ricorso al tar.
      è un diritto da difendere ma decisamente non è sufficiente.

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  19. Personalmente, io considero ne nostre denunce (vedi Salento, Pisa) come un levare la foglia di fico e mettere a nudo le vergogne. E questo e' possibile perche' alcuni atenei, mossi da dotale auto-confidenza, hanno avuto l'ardire di mettere nero su bianco nei loro regolamenti o bandi pratiche che comunque sono comuni in ogni luogo nell'interno dell'Italica Accademia.

    Qui non e' importante come si fanno le selezioni, se le si fa con le rigide regole concorsuali italiane ovvero con l'Anglosassone "decido io" o con vie di mezzo. Qui il dato che si vuole mettere in luce e' che le selezioni, comunque le si faccia, sono truccate, sono false. Anche fuori Pisa, dove questa falsita' non e' messa nero su bianco, non e' che le cose procedano diversamente.
    Quando qualcuno con un dito indica la luna, piu' che guardare al "dito" (il regolamento) qui bisognerebbe iniziare a guardare alla stessa luna (le selezioni sono una farsa).
    E non ci vorrebbe molto ad analizzare con che qualita', come ed in che modo un Ateneo qualsiasi recluta, attira talenti, lancia selezioni realmente competitive. Basta un po' di statistica usata bene, qualche nozione su come si recluta etc... un ente esterno potrebbe facilmente stabilire che ad esempio se il Salento bandisci 16 posti da professore associato, i vincitori sono 16 interni, in molti casi hai una sola domanda, e se uno straniero noto a livello mondiale, che la commissione giudica il migliore su tutti i parametri tranne 20 punti alla didattica in Italia, perde la selezione, non vuol tanto a stabilire in quell'ateneo, a titolo d'esempio, si recluta a la cazzo di cane ;)
    Sui casi singoli e' impossibile entrare, ma una analisi statistica del reclutamento la si puo' fare.
    Anche la separazione tra progressioni e reclutamento si puo' fare, e su due budget diversi di risorse.
    Punire severamente gli Atenei che non reclutano secondo degli standards almeno accettabili si puo' far pure.

    Se poi proprio ci si vuole innamorare dei concorsi all'italiana, si potrebbe renderli piu' verisimili, ad esempio preselezionando una terna di candidati in short-list basandosi non su una commissione tradizionale ma sul parere di un pool di referees anonimi nominati dal MIUR (procedura simile alla Mussi-Modica) e la sciando alla commissione locale il giudizio sulla terna preselezionata.
    si potrebbe pure, levando il membro esterno dalla commissione, stabilire che i candidati selezionati, ove fossero da fuori regione, ricevano un rimborso, si puo' anche stabilire che non si debba pagare balzelli per presentare domanda. E che la domanda si possa fare on-line come per il SIR, su piattaforme come https://academicjobsonline.org che sono pure a ggratise.


    Insomma tante cose si possono fare, ma la prima cosa da fare, Renzino, e' PRENDERE COSCIENZA che le selezioni oggi sono una indicibile farsa. E non c'e' da girarci attorno.

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    1. Caro Ricercatore,
      inutile che ci gi attorno.
      Bisognava innanzitutto combattere culturalmente contro tutti quelli che concionavano contro il concorso - cioè contro lo strumento come tale - con la giustificazione (da adolescenti brufolosi) che, "siccome i concorsi sono truccati, bisogna abolire i concorsi".
      I concorsi sono lo strumento usato in tutto il mondo per il reclutamento open, fair, e merit-based. Chi non comincia col difendere i concorsi ha già calato le brache.
      Ma non avete ancora capito che loro vogliono proprio evitare di rendere impugnabili davanti al Giudice le loro imbevibili decisioni di reclutamento, e che per questo hanno bisogno di smontare le garanzie di legge messe a bella posta per tutelare il buon andamento dell'azione amministrativa??

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    2. renzino, io ti ho scritto sopra che ci sono due piani: 1. la procedura (cioè i concorsi) 2. la sostanza (cioè i concorsi veramente aperti)

      a te sembra interessare solo il punto 1.
      per carità, è essenziale, ma di per sé non basta e non può bastare.
      quand'è che inizierai a dar battaglia, con la stessa determinazione, sul punto 2?

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    3. quanto al resto, qui si stanno denunciando farse, trappole, trucchetti da prestigiatori da quattro soldi e altri accorgimenti per impedire un reclutamento onesto, meritocratico e trasparente.
      lo denunciamo oggi come lo abbiamo sempre denunciato in passato, purtroppo in questo siamo soli - oggi come sempre.

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    4. Sulla sostanza sai bene che ho fatto molte proposte, quando su questo blog si discuteva della Gelmini e dei suoi decreti attuativi - ora queste discussioni sono passate nel dimenticatoio ma si possono facilmente riaggiornare - anzi, si dovrà. Ora mi pare che le urgenze siano altre, ad es. questo stesso post non è tarato sul dibattito del giorno che è la Legge di Stabilità e i suoi collegati.

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    5. quando dicevo che siamo soli non mi riferivo a te ma ai gruppi organizzati (FLC, roars, adi ecc.)

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  20. cosa c'entra la legge di stabilità?
    questi, a pisa come altrove, continuano a svolgere procedure valutativa opache (eufemismo) a prescindere da quante risorse ci metti

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    1. C'entra se ti interessa incidere sui temi del giorno. Sennò amen.
      Poi mi confermi che non hai coscienza del ruolo delle risorse per le possibilità reale di fare nuovo reclutamento. Siamo in epoca post-Tosi, lo sai? Ci sono regole più stringenti per evitare che un Ateneo possa arrivare vicino alla bancarotta.
      Infine, confermi la strategia diversiva rispetto al nodo centrale da attaccare e cioè che questi si stanno mangiando i concorsi con mezzi legali.

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    2. Renzino, i concorsi te li potrai sempre "mangiare con mezzi legali", basta rispettarne, almeno esternamente, le procedure. Non potra' mai esistere un TAR che certifichi che Renzino e' piu' meritevole di Insorgere per un posto. In APRI abbiamo casi di chi ha fatto due ricorsi vincendoli entrambi, la commissione si e' sempre nuovamente riunita ed ha sempre dato il medesimo verdetto riaggiustando ora li' ed ora la'. I commissari non hanno ricevuto nessun provvedimento per aver piu' volte operato irregolarmente una selezione, il Rettore che ha approvato gli atti irregolari (e che e' il ultimo il vero "responsabile") non ha dovuto risarcire nessuno, c'e' solo stato un enorme dispendio di risorse private (i concorrenti/ricorrenti) e pubbliche (avvocatura di Stato, diarie delle commissioni), il vincitore di quel procedimento annullato ha continuato ad insegnare e far ricerca e percepire lo stipendio come se nulla fossa. Al terzo ricorso il TAR ha dovuto alzar le mani e dichiarare di non poter procedere ulteriormente, non potendo entrare nel merito.
      C'e' un solo modo per cambiare le cose ed e' favorire un cambiamento di mentalita'. Chi recluta deve voler reclutare, non deve voler truccare. E questo lo si puo' fare in vari modi, il principale e' monitorare le pratiche di reclutamento, tenendo sotto controllo le anomalie statistiche. Agire non solo sui finanziamenti negli atenei che reclutano molto male, ad esempio sospenderne il rettore ed i componenti del Senato, portare avanti azioni disciplinri etc... sara' poi l'Ateneo stesso a metter su un comitato di controllo suo, per reprimere gli abusi sul nascere. Istituire un comitato nazionale a cui si possa ricorrere entro 30 giorni e che, servendosi di referees, possa in certa misura entrare nel merito. Poi separando progressioni da reclutamento e spartendo il budget. queste sono solo alcune vie.

      In Italia ci si e' intestarditi a porre sempre piu' regole nelle selezioni concorsuali, ingessandole. Credendo che la meritocrazia potesse arrivare per legge, da regole inagirabili. Fin ora siamo ad un raccapricciante fallimento totale. Quando APRI dice di essere per la "chiamata diretta responsabile" non intende essere contro la selezione comparativa ex-ante, che tu chiami "concorso", ma intende essere per selezioni piu' elastiche ma che prevedano la responsabilita', che poi e' l'unica cosa che conta.

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    3. Approccio ideologico inadeguato alla situazione concreta italica, quando non addirittura scorretto sull'analisi.
      Perfino quando date il giusto allarme (cfr. dico, il tema del post) ne ridimensionate la portata. La discussione diventa priva di sbocchi, il che mi porta eventualmente a cadere dalla sedia su cui sono seduto, o forse è qualcos'altro che cade, ma non posso farci niente.

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    4. In quanto al problema fondi, che sarebbe il dibattito del giorno, e la legge di stabilita'. Renzino ormai tutti sanno che l'universita' e' sottofinanziata, piu' fondi li chiede anche il mio cane. Il nostro stesso post inizia con: "Sicuramente la motivazione va ricercata anche nei tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario degli Atenei Italiani operati dai vari governi negli ultimi anni. Il blocco del turn-over è il simbolo più evidente di come si è risparmiato sulla ricerca pubblica, e le poche risorse sono usate per progressioni di carriera."

      A noi pero' tocca, e su questo restiamo tra i pochi se non i soli, denunciare le modalita' con le quali si "recluta" ( le virgolette sono d'obbligo), non solo chiedere piu' soldi

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  21. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  22. renzino sei tu ad essere ideologico quando tiri in ballo il problema delle risorse.
    certo, con più soldi ci sarebbero più posti ed entrerebbe qualche precario. le dinamiche opache del reclutamento però non cambierebbero.
    in questo sei perfettamente in linea coi tuoi amici di roars, che non denunciano il reclutamento marcio italico ma solo la carenza di risorse.
    il reclutamento era marcio anche quando c'erano le vacche grasse (20 anni fa).

    tu sei un feticista delle procedure, a noi le procedure interessano solo nella misura in cui portano a un risultato equo, onesto, non scontato. cioè finché consentono la vittoria di 'non-predestinati'.


    cmq aspetto che tu risponda al mio invito a impugnare questi regolamenti, apri farebbe volentieri fund raising per sostenere i costi del tuo ricorso

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    1. Mi ripeti sempre le stesse cose, come se qui si fosse parlato d'altro.
      Se non ti interessano le c.d. "procedure" che l'avete pubblicato a fare questo post? Perché hai riportato il parere di Bombadillo? Stai continuamente cambiando sponda al tuo discorso, e ciò non porta bene alla causa Precarja.

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    2. per quanto mi riguarda lo ho gia' spiegato, il principale motivo e' levare la foglia di fico, gettare la maschera e mostrare che il re e' nudo.
      Si puo' anche agire per vie legali ma il fine resta quello di mostrare che la gente in primis non vuole reclutare, e se lo fa non accade mai in modo aperto ed a valle di una selezione, bensi' a monte.

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    3. altrove, come dice il post in conclusione, un regolamento come quello di Pisa provocherebbe la rivolta dei reclutatori. Da noi sono invece i reclutatori che implementano tale reclutamento. Cio' accade perche' i reclutatori non vogliono selezionare nessuno, vogliono dare un posto a qualcuno, che e' ben diverso.

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    4. renzino, non cambio argomento. sei tu che non rispondi a tono.

      le procedure sono importanti ma solo fino a un certo punto. non è evidente che ciò che conta è se il reclutamento è vero, meritocratico e non predeterminato? poi è evidente che è più facile criticare le procedure che le singole scelte dei dipartimenti

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    5. Se ti interessa un reclutamento vero, meritocratico e non predeterminato (nel mondo diciamo Open, Fair and Merit-Based), devi istituire una procedura concorsuale: c'è una relazione di dualità.
      Da come ti esprimi, dubito che tu voglia fare chiarezza su questo punto.

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    6. Open, merit‐based and transparent recruitment
      Final paper for the 2014 ERAC mutual learning workshop on Human Resources and Mobility

      http://ec.europa.eu/euraxess/pdf/research_policies/Report%20on%20open.pdf

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  23. L'ho sostenuto in passato e lo sostengo oggi, i concorsi non servono a nulla come garanzia di una selezione onesta perché sono sempre e comunque truccabili. Tralasciando il commento sugli "adolescenti brufolosi" perché non mi va di scendere a questo livello, il problema è come si diceva sopra a è la responsabilità della scelta. I concorsi vanno sostituiti con una selezione onesta che dia la massima responsabilità (concreta e reale) a chi fa la scelta. Utilizzare barocchi e francamente ridicoli meccanismi concorsuali permette di attribuire la responsabilità ad una procedura anziché ad una persona e questa è la modalità peggiore possibile. Ma solo io sento i più grandi "nepotisti" dell'Accademia italiana difendersi dicendo che il figlio/nipote/amante ha vinto un "regolare concorso"? Mi dici caro Renzino come risolvi questo problema? Questi sono semplicemente senza faccia (guardare qui http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/12/03/news/la-sapienza-lo-strano-caso-del-dottorato-vinto-dal-figlio-del-rettore-con-il-bianchetto-1.190643), o li si mette in nelle condizioni di rischiare il posto o non c'è speranza. La cosa che fa più rabbia è l'arroganza, il figlioletto non poteva almeno andare a fare il dottorato in un'altra università? Gente senza ritegno che andrebbe cacciata a calci nel posteriore...
    V.

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    1. A me non va di scendere al livello di "buttare il bambino con l'acqua sporca", vedi un po' tu...

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  24. il bambino è gia' morto da un pezzo, e si sta rivoltando nella tomba

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    1. La poesia non mi riguarda, io mi interesso di politiche.

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    2. Renzino, se le procedure sono il tuo mestiere (ma ci dici di cosa ti occupi?) si puo' capire il disappunto. Il nostro mestiere e' fare ricerca e didattica, a noi interessa il risultato finale, cioe' l'apertura, le procedure rimangono un mezzo e se c'e' la volonta' giusta, e' meglio che siano elastiche il piu' possibile.

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    3. Si vede che non sai come funzionano le cose nel mondo evoluto. Per avere buoni risultati bisogna fare e cose per bene, ed è per questo che c'è molta più attenzione alla bontà e alla correttezza delle procedure, che servono ad ottenere un certo obiettivo.
      E' per questo che il metodo concorsuale è la norma, nel mondo, per la ricerca di personale - e sarebbe grandemente disputato e criticato pubblicamente chi facesse il contrario.
      Se non conosci questi concetti di base ti consiglio di documentarti; io non ho più voglia e tempo di continuare questa discussione lunare che, partita su un buon post originario di (corretta) denuncia - come nello stile ricordato nel paragrafo precedente - è slittata di contenuto e scaduta senza possibilità di redenzione.

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    4. ho fatto ricerca in quattro paesi diversi e son stato quttro volte commissario in un sistema di tipo anglosassone, e ribadisco la semplicità elastica delle regole che si usano in questo contesto. E ribadisco la mia richiesta: Renzino, di che ti occupi tu? Sei un teorico/studioso delle procedure di selezione?

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  25. Benissimo, illuminaci tu su come funzionano le cose nel mondo evoluto. Se il risultato dell'"attenzione alla bontà e alla correttezza delle procedure" sono i concorsi svoltisi nell'Università Italiana negli ultimi venti anni, complimenti davvero per l'ottimo lavoro svolto. Io sono pure disponibile a cambiare idea ma vorrei prima leggere questa ricetta magica che permetterebbe di svolgere procedure "buone e corrette", sapere perchè fino ad oggi ha fallito nel 99% dei casi e quali elementi abbiamo per credere che in futuro andrà meglio.

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    1. http://www.roars.it/online/luovo-poco-sodo-del-ministro-giannini/

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  26. Open, merit‐based and transparent recruitment
    Final paper for the 2014 ERAC mutual learning workshop on Human Resources and Mobility

    http://ec.europa.eu/euraxess/pdf/research_policies/Report%20on%20open.pdf

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    1. perfetto.
      queste sono le procedure.
      come traduci poi la procedure in un risultato effettivamente 'open, merit-based and trasparent' laddove c'è la volontà di truccare le carte?
      i bandi di concorso italiani di 10 anni fa non erano processualmente perfetti? e non lo sono quelli di moltissimi atenei oggi?
      e allora com'è che i concorsi continuano ad essere marci?

      ribadisco: le procedure sono importanti, ma non sono sufficienti da sole

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    2. abbiamo discusso anni su questo, ma non è il topic di questo post.

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    3. sì che è il topic di questo post. questo post parla di farse chiamate concorsi, denuncia procedure volte a facilitare la vittoria dei predestinati e a impedire le selezioni vere

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  27. e "perfetti" è comunque parola grossa. Le regole procedurali italiane erano tra le più rigorose (sulla carta) per quanto riguarda la valutazione e solo quello. Una procedura per essere buona non deve solo essere valutativa ma in primo luogo "attrattiva", cioè semplificare ed incoraggiare la partecipazione, attrarre persone. Le procedure italiane su questo sono state sempre, anche sulla carta, carenti,e parecchio.

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  28. non sarà il topic di questo post ma è il cuore del problema. Si fa tanto parlare di mancanza di risorse, cosa verissima ci mancherebbe altro, ma se non si risolve il problema del reclutamento le risorse non sarebbero sufficienti a migliorare la situazione.
    La questione delle procedure non può essere svincolata dalla motivazione delle persone e dalla responsabilità. Finchè i PO stanno col "culo al caldo" a prescindere da quale nefandezza compiano non c'è procedura che tenga. Più è sofisticata più è manipolabile, con l'aggravante di rendere la vita estremamente difficile a chi vuole fare le cose in maniera onesta.
    V.

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  29. Va bene, ho capito che non volete fare concorsi. L'hanno capito soprattutto al volo i baronazzi universitari che hanno preso l'occasione per eliminare l'istituto. Per chi legge questo post dall'esterno è un po' tutta una presa in giro, ma almeno si capisce perché in Italia siamo in questa situazione.
    Ora devo andare a sentire Padoan - mi spiace per voi ma considero veramente chiuso il thread.

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    1. renzino sei fantastico, qui si denunciano i concorsi farsa e tu rispondi che non vogliamo fare i concorsi.

      ottimo esempio di gente che guarda il dito quando si indica la luna.

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    2. Renzino, quelli di roars ti hanno fatto bere l'Amaro Montenegro come ad Alberto Sordi.

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  30. concorsi per noi semplicemente non ce n'è!!!

    Trovatemi un solo precario entrato come associato negli ultimi concorsi.
    L'unica cosa che serve è una stabilizzazione di precari in base a CV (mediane di settore) abilitazione ecc. Poi tenure track a tutti i livelli.

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  31. Aggiungo che fosse per i nostri colleghi strutturati, per i quali abbiamo lavorato per meno di un tozzo di pane, mentre si spartivano scatti, upgrade, tredicesime etc. etc, potremmo anche finire in fondo ad un burrone.
    Questa è la cosa che mi me e più tristezza, soprattutto guardando i loro CV e la nostra presenza costante in lavori, progetti, patent.


    A loro il VQR a noi la disoccupazione. A loro è servito a qualcosa per noi è stata una semplice perdita di tempo!!

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  32. incollo sotto la missiva del nostro giurista di fiducia, che ha difficoltà a commentare in prima persona perché non riesce ad accedere

    Cari amici,

    non è che possiamo scivolare così in una sorta di soggettivismo giuridico, quando abbiamo un filone giurisprudenziale costituzionale tanto consolidato (ex multis: 293/2009; 363/2006; 81/2006; 215/2009). Cosa dicono queste sentenze? E’ molto semplice, dicono che “La Costituzione ha accordato al legislatore la facoltà di derogare al principio del concorso. Le deroghe legislative, tuttavia, sono sottoposte al sindacato di costituzionalità, nell’esercizio del quale questa Corte ha progressivamente precisato il significato del precetto costituzionale.”.

    In particolare, per giurisprudenza costituzionale consolidata, le deroghe sono possibili solo fino al 50%, ed è proprio e solo per questo che l’art. 24 co. 5, derogando al principio del pubblico concorso, prevede che “A tal fine le università possono utilizzare fino alla metà delle risorse equivalenti a quelle necessarie per coprire i posti disponibili di professore di ruolo.” Solo che è può essere interpretato come incostituzionale, nel senso, cioè, che, per non esserlo, dovrebbe essere interpretato comunque come il 50% dei posti, e non delle risorse (ma qui il giochetto “di fino” è chiaro).

    Ma torniamo alla specie. In definitiva, o l’art. 18 della Gelmini è incostituzionale, perché viola l’art. 97 cost., o il regolamento dell’Università di Pisa è illegittimo, perché in chiaro ed oggettivo conflitto con l’art. 18 della l. n. 240/2010 e con l’art. 97 Cost. Ma il punto è che l’art. 18 non è incostituzionale, e proprio il limite del 50% dimostra che il legislatore era perfettamente cosciente, ben più del nostro Renzino, della giurisprudenza costituzionale in materia. C’è già la previsione in deroga al pubblico concorso nella Gelmini, ed è appunto quella dell’art. 24, non si può pretendere che sia in deroga anche l’art. 18, perché sarebbe tutto in deroga, e quindi grossolanamente incostituzionale. Tanto ciò è vero che io ho potuto citare, come esempio, tre regolamenti che ovviamente ex art. 18 prevedono un concorso, mentre non mi risultano altri come quello di Pisa. In più, sempre in base alla giurisprudenza costituzionale, la deroga al pubblico concorso –ripeto, sempre nel limite del 50%-, consente tante cose (stabilizzazioni, progressioni, etc.), ma in ogni caso NON consente la scelta da parte dell’organo politico di soggetti idonei, tranne che nel caso di personale a tempo determinato fino alla scadenza dell’organo politico stesso, mentre qui si tratta di scelta discrezionale, da parte dell’organo politico, tra soggetti idonei, di personale di ruolo, e quindi sarebbe incostituzionale (ma in realtà è il regolamento ad essere illegittimo, non la normativa incostituzionale) perfino se si trattasse di art. 24, figuriamoci di 18.

    Tom Bombadillo

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    1. La Corte Costituzionale mantiene in Italia un minimo di serietà al concetto di Stato di Diritto, finché non riusciranno ad abbattere anche quello.

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  33. oggi ho scoperto questo sull'immagine dei ricercatori nella societa' italiana:
    http://www.huffingtonpost.it/matteo-fini/fare-ricerca-e-un-lavoro-non-uninfamia-e-va-messo-a-curriculum_b_6268920.html?utm_hp_ref=italy

    La perla è questa:
    "Un Dottore di Ricerca è una persona che ha voluto ritardare l'ingresso nel mondo del lavoro il più a lungo possibile, intestardendosi nello studiare. Studiare invece di lavorare, magari fino a 28, 30 anni. Insomma, non c'ha voglia di fare un cazzo. Non ha esperienza, non ha esperienza nel mondo del lavoro, non sa lavorare, non sa inserirsi in un contesto aziendale"

    se la percezione delle persone con dottorato è questa, non sorprendiamoci che non ci siano alternative alla carriera accademica. Scusate il fuori-tema ma l'articolo mi ha colpito. A forza di discutere di commi di legge e di reclutamento, forse ci dimentichiamo che c'e' anche bisogno di azioni a piu' ampio respiro.
    V.

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    1. vladimir hai ragione.
      non è semplice.

      uno dei problemi è simbolico: nel resto del mondo sei 'dottore' dopo il phd, in itlaia sei dottore con la triennale....
      poi c'è da dire che molti ancora non sanno cosa sia il dottorato

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    2. questo dipende, almeno formalmente, anche dal fatto che costringono gli studenti a scrivere una "tesi" per qualsiasi titolo. Negli altri paesi la tesi si scrive solo per il dottorato e non diventi dottore se non hai scritto una tesi. Io ho grosse difficoltà a spiegare come sia possibile che nella mia vita accademica ho scritto tre tesi, una di laurea, una di specializzazione ed una di dottorato. Fuori dall'Italia pare una cosa assurda. In Italia si fa scrivere una tesi pure per finire la laurea triennale. Se avessi tempo, mi piacerebbe fare una indagine sulla qualità media di questi scritti. Immagino dipenda unicamente dalla qualità e dall'impegno del relatore. Non ho difficoltà ad ammettere che la mia tesi di laurea non l'ha letta praticamente mai nessuno e oggi, col senno di poi, fa abbastanza schifo.
      V.

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    3. Questa anomalia italiana e' un refuso dovuto al fatto che per secoli, e fino a tempi recentissimi, in Italia e' esistita solo "la laurea". Ancora oggi ho fatica a far capire ai miei parenti a cosa servano gli altri titoli.

      La vecchia "laurea" italiana era uno strumento molto flessibile il cui livello di formazione dipendeva dall'impronta che lo studente dava al corso di studi, perche' le carriere accademiche erano intefinitamente lunghe (o brevi).
      Prendiamo il mio caso: Fisica. La laurea era breve, di soli 4 anni e soli 18 esami obbligatori. Lo studente che avesse voluto un pezzo di carta per lavorare magari da insegnante di scienze di scuola media, avrebbe potuto prendere in breve tempo la laurea passando gli esami con bassi voti e presentando una tesi breve "compilativa" (altra cosa che capiamo solo in Italia), cioe' riassumendo un argomento a sua scelta dalla letteratura. Una laurea presa in questo modo non ti apriva sbocchi accademici ed il voto basso ti precludeva di entrare in scuole di specializzazione per diventare perito di qualcosa (radioprotezione, ambiente etc...). Insomma era l'analogo di una laurea triennale di oggi.
      Lo studente poteva anche impegnarsi di piu', accettare solo esami con voti sopra una certa media e fare una tesi cosidetta "sperimentale", cioe' un lavoro in parte autonomo, prendere un voto piu' alto ed entrare in una specializzazione o corso di formazione in una azienda. Questo e' l'analogo di una moderna laurea magistrale.
      Altri studenti, come nel mio caso, non sono tenenvano una media ragionevolmente alta ma optavano per una tesi propriamente di ricerca, un lavoro autonomo che poteva prendere due anni e che ha portato il mio tempo di laurea da 4 anni a quasi 7, ed una successiva pubblicazione dei risultati su una rivista internazionale. Questo era praticamente l'equivalente di un dottorato di Ricerca. Ed in effetti durante il mio Dottorato vero e proprio non ricordo abbia svolto lavori piu' complessi di quanto fatto nell'ultimo anno di tesi di laurea, ho solo affinato la mia esperienza etc... questo perche' gia' il dottorato in Italia non e' stato percepito correttamente, se lo fosse stato, il mio supervisore nella laurea mi avrebbe incoraggiato a finire prima ed a portare avanti le mie ricerche al dottorato, non ad impiegare quasi sette anni per laurearmi. Questa cosa della laurea nei tempi e del Dottorato che diventi una vera scuola (e non un primo assegno) si e' cercato di introdurla col processo di Bologna ma, di nuovo, gli accademici e la gente comune non la hanno compresa. Si e' continuato a replicare "la laurea", creando una "laureetta" (triennale) ed una "laureona" (scuola dottorato), tutte le lauree col titolo di "dottore" e tutte la tesi etc...

      Caso in fonte una mail di una mia cugina un mese fa la quale, dovendo tradurre un suo CV in inglese, mi chiedeva: "ma come si traduce 'tesi sperimentale' ?", e questo e' il punto, fuori dall'italia le teso sono di dottorato di ricerca e sono solo sperimentali e frutto di uno studio autonomo.



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    4. Icché, pensavate che fosse l'Italia a doversi adeguare? Per il Popolo d'Italia sono gli Altri a doversi adeguare al sistema italico. Leggetevi tutte le critiche al c.d. "3+2".

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  34. Al momento sto insegnando in un corso di Laurea in Matematica in Slovenia. Il sistema è analogo al nostro, denominato Bologna cycle system col primo ciclo - undergraduate - e il secondo ciclo - Master - 3+2, con tanto di crediti (credits, standard ECTS). Alla fine di ogni ciclo c'è la dissertations/thesis di natura non necessarimante di ricerca, anzi la prima è solitamente compilativa, per il Master devono essere argomenti avanzati e di ricerca recente, preferibilmente con elementi pubblicabili. Il titolo di dottore si consegue solo dopo il PhD.

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    1. Sai, fbelardo, su questo blog ci sono alcuni guardiani dell'Ortodossia che ritengono che tutta vada giudicato secondo i canoni di come si fa in qualche Università americana di loro conoscenza - il massimo del bene e della qualità universale.

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    2. In realtà ho solo riportato le cose come stanno qui, dove mi trovo al momento. Però condivido il pensiero di Ricercatore e toglierei la dissertazione finale dell'undergraduate, che, contrariamente all'Italia, qui non mi pare che dia credits. E non vedo neanche quelle stupide feste con il rosso per un titolo di triennale.
      Ho come l'impressione che in Slovenia il sistema 3+2 funzioni meglio che in Italia, almeno per la mia personale esperienza, e si spinge lo studente a essere in regola con gli esami e a svolgere tutto seriamente, altrimenti viene invitato a lasciare gli studi.

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    3. Non mi interessa come si chiama e non mi impiccio delle feste degli altri. Molto banalmente c'è piena autonomia da parte di Paesi e sedi universitarie nel decidere le attività formative necessarie al raggiungimento degli obiettivi formativi del corso di studio. In una facoltà scientifica inglese può chiamarsi "project", ma in certe facoltà umanistiche non si disdegna la denominazione "thesis". E' una questione di lana caprina, e non ci impancherei sopra un dibattito sui massimi sistemi. Tuttavia, se una Facoltà decide che un simile lavoro è richiesto per il conseguimento del titolo di studio, è scorretto non attribuirvi dei Crediti Formativi, che vanno sempre attributi a tutte le attività formative ufficiali.

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    4. Renzino, il sistema Americano e' parecchio diverso dal processo di Bologna, tipico europeo. E non era mia intenzione ne' titare in ballo il sistema americano ne' paragonarlo a quello di "Bologna" per vedere quale sia il migliore. In america, nonostante i titoli rilasciati siano di tre categorie, essenzialmente il sistema di istruzione superiore di divede in due, cio' che e' "undergraduate" e cio' che e' "postgraduate".
      L'istituto che rilascia titoli undergraduate, noto come "College", si articola similmente ad un super liceo europeo e dura 4 anni, lo studente sceglie un "major subject" e fino a due "minors" che possono essere parecchio diversi dal major. Uno dei miei summr studers, major in physics, stava in quel periodo preparando un esame di storia medievale, e questo per darti il senso della differenza col sistema europeo, dove lo studio della "cultura generale" cessa di essere a livello di scuola superiore, e gli studi universitari sono necessariamente specialistici (cioe' seguono un indirizzo, una specialita') anche a livello di bachelor.
      Nelle graduate schools americane poi non sempre il dottorato deve seguire un master. Il titolo che ti viene dato al termine della grad school riflette semplicemente il tipo dei tuoi studi e puo' essere un dottorato (piu' lungo e con ricerca e tesi) oppure un master (piu' corto e con limitata ricerca e senza tesi).

      Il senso del mio post non era neppure criticare il sistema italiano pre-Bologna. Il senso era che ogni sistema puo' essere buono o cattivo a seconda di come viene impelmentato. Se viene implementato coerentemente ai principi su cui si fonda, allora puo' essere anche ottimo (se i principi e le fondamenta sono solide, ovvio).
      Il sistema italiano pre-Bologna, personalmente lo giudico un sistema che nel complesso funzionava bene. Credo che le principali ragioni del suo abandono, e sono ragioni valide, vadano ricercate non nella sua mancanza di "bonta'" ma nella sua incompatibilita' col resto del mondo. Un po' come la Commodore Computers negli anni '80 ;)

      Cosi' prima e' stato introdotto il dottorato di ricerca, perche' negli anni 70 un laureato italiano non poteva neppure andare a fare un postDoc all'estero, doveva rifarsi master e dottorato prima. Poi col processo di Bologna e' stato introdotto il Bachelor, cosi' ora un italiano ha tre titoli comparabili coi tre livelli di istruzione maggiormente diffusi al mondo.
      Il modo con cui pero' e' stato implementato lo trovo carente sotto tutti i punti di vista e noto una formazione complessiva che a pe pare inferiore (o comunque non migliore) rispetto al al laureato vecchio-ordinamento.
      Questo per varie ragioni che ora non vorrei mettermi qui ad elencare nei dettagli, ma hanno a che fare con: la scarsa percezione Italiana di cosa sia un Bachelor ed una PhD school, ed una pessima percezione di tali titoli da parte del mercato del lavoro.
      Praticamente in Italia il Bachelor rimane quasi inutilizzabile, perche' quasi tutti i mestieri che prima richiedevano una "laurea" oggi richiedono una "laurea specialistica". Mentre la percezione del Dottorato resta quella di un mini-acontratto di ricerca, che poco ha a che fare con lo studio scolastico/accademico. Vi sono addirittura aziende che penalizzano il PhD, specie in campo ingegneristico ed economico, valutando un PhD alla meglio come uno studente che ha fallito la carriera accademica (coloro che non ottengono un assegno) ed alla peggio come un fannullone che ha voluto rimandare il piu' possibile la ricerca di un lavoro vero.

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    5. Il non riconoscimento del PhD al di fuori dell'accademia e' uno dei miei cavalli di battaglia, ne ho parlato diverse volte anche qua. Il PhD negli USA e' richiesto per certe posizioni statali e governative (ed il salario aumenta sensibilmente) e nel privato e' titolo preferenziale per certe posizioni. Ad esempio in computer science, software eng etc. un Master's e' preferito, a volte con motivazioni esoteriche. Devo anche dire che in theory c'e' grande differenza tra un corso di dottorato USA ed uno italiano. Io, ad esempio, non ho seguito corsi durante il dottorato, non c'erano crediti, il progetto di ricerca perlopiù dipendeva dalle inclinazioni del tutor. Descrivendo in linee generali, negli USA i primi due anni di dottorato sono dedicati ai corsi postgrad, poi nei 3-5 anni successivi ci si dedica al lavoro di tesi. Gli studenti sono fortemente motivati (sempre parliamo di distribuzione, ma i non motivati hanno vita piuttosto dura), devono passare un esame tosto alla fine del primo anno (nel mio dipartimento dal 20 al 40% viene bocciato ogni anno), sono seguiti dal committee (io mi ero trovato un membro del mio committee in Italia che alla fine dei 3 anni non aveva idea di cosa avessi fatto). Non c'e' esame per entrare nel corso di dottorato, ma si viene scelti dopo presentazione cv, discussione con la faculty etc. Insomma, grandi differenze. Alla fine, il talento (intelligenza, voglia di lavorare, ossessione) e' quello che fa la differenza, per cui anche i PhD italiani si difendono, ma in quanto a serieta' del corso la distanza tra un PhD americano ed uno italiano e' notevolissima. Purtroppo spesso i corsi di dottorati in Italia sono gestiti da persone che non hanno la minima idea di come dovrebbe e potrebbe funzionare un corso di dottorato, non si preoccupano di creare opportunita' di carriera extra-accademiche, il solito problema del potere agli incompetenti. A ma piacerebbe da pazzi prendere in mano un corso di dottorato, aspetto i concorsi open di Renzino come da documento europeo.

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    6. Solo di recente si fanno (spesso si fa finta di fare) corsi per dottorandi, che si concludono quasi sempre col superare l'esame con un 30/30. Fino a meno di cinque o sei anni fa pochissimi dottorati prevedevano qualche corso. Il mio XX ciclo in fisica li prevedeva ma erano piu' dei seminari su argomenti piu' disparati seguiti da esami fittizi.
      Il dottorato fu introdotto appunto per dare un titolo spendibile fuori, ma presupponeva che gli studi fossero stati fatti durante la laurea ed oggi durante la laurea specialistica. Nel sistema americano il dottorato ingloba il master.

      Peccato che almeno fino ai miei tempi anche una laurea improntata sulla ricerca poteva prevedere tesi di anche due anni e tempi lunghi.

      Il problema italiano resta quello che si sono moltiplicati i titoli ma nel contesto Paese, nella mentalita' della gente, esiste la "laurea", stop. Il PhD serve se poi vuoi fare ricerca, perche' quello ti insegnano.
      La triennale non serve ad una ceppa, solo a poter fare un master all'estero vedendosi riconosciuto il bachelor.
      Ma questo non perche' il processo di Bologna sia malvagio, e' l'implementazione italiana carente.
      Ad esempio mi giunge voce che ormai alla specialistica fiocchino tutti 30, come ai miei tempi per il dottorato, e che gli studenti automaticamente passino nella stessa sede da triennale a specialistica.

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    7. Il dottorato fu introdotto negli anni '80 per uniformarsi agli altri sistemi avanzati, in particolare la Germania. Nel sistema americano e' vero che il Master's puo' essere visto come una parte di PhD, ma ad esempio per quanto riguarda i corsi, sono richiesti piu' crediti/corsi per il PhD.
      In tutto il mondo durante un PhD ti insegnano a fare ricerca (magari in Italia no), ma specie per le discipline tecniche si possono creare collaborazioni di vario tipo con l'industria. La svolta vera sarebbe il riconoscimento del PhD nei concorsi pubblici, poi la ggente puo' pensare quello che vuole, ma capirai in Italia, dove tutti sono dottori o mezzi dottori. Qualcuno ha idea di quanti in Parlamento abbiano un dottorato di ricerca?

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    8. Ancora una volta dimostrate una prospettiva USAcentrica. TUTTAvia sappiate che la scelta (non forzata, ma comunque fortemente caldeggiata) di fare un Bachelor di 3 anni, in Europa, fu dovuta all'idea dell'allora Ministro dell'Istruzione Tedesco, secondo cui in tal modo l'Europa avrebbe potuto gareggiare ad armi pari con gli USA sulla base di uno standard mondiale comune: il Bachelor sarebbe corrisposto al livello Baccalaureate, mentre il Master biennale/Laurea Magistrale avrebbe pareggiato i primi due anni postgraduate di un dottorato, con i corsi frontali di insegnamento, mentre il Dottorato Europeo di 3-4 anni avrebbe ricompreso i successivi anni postgraduate di un dottorato americano (tipicamente 5-6ennale).
      L'intuizione era rafforzata dal fatto che in Germania, UK e Italia abbiamo 13 anni di istruzione scolastica preuniversitaria, e da noi un buon Liceo-Ginnasio dà ancora quella cultura generale ampia che in USA l'istruzione superiore liberale ricomprende nei primi due anni di Università.
      Spero che con questo schema le cose siano più chiare.

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    9. Era chiaro anche prima Renzino. Il nodo principale e' il non riconoscimento formale e sostanziale del dottorato in Italia.

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    10. Rivolgiti ad altri. Io sono stato membro attivo dell'ADI, l'Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani, che è stata fondata nel '98 proprio per promuovere il dottorato dentro e fuori l'Accademia, e Presidente di EURODOC, a corrispettiva Federazione Europea.

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  35. Renzino, sbaglio o percepisco una certa intrinseca contraddittorietà nei tuoi commenti? Esordio psicotico?

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  36. http://www.scuola24.ilsole24ore.com/art/universita-e-ricerca/2014-12-10/dal-pd-emendamento-stabilita-istituire-fondo-giovani-ricercatori-200941.php?uuid=ABiI9xOC

    qualcosa si muove sul fronte della legge di stabilità

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  37. certo ancora una volta pagheremo colpe non nostre, gli atenei non virtuosi non potranno assumere. Perché non ridurre lo stipendio a chi non fa una mazza. Perché non creare un sistema di valutazione per tutto il personale strutturato.
    E sopratutto perché non chiedere il VQR anche ad assegnisti e precari. Sarebbe bello potersi giocare i propri lavori in una valutazione e non vederli giocati da personale strutturato.

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    1. sul vqr che includa i precari siamo perfettamente d'accordo. già chiesto ad almeno 2 ministri

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  38. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  39. Quali sono gli atenei virtuosi? Sono fondi per RTD-A, RTD-B o entrambi? Se entrambi in che proporzione? Secondo me sono solo per RTD-A, tanto poi l'opinione pubblica non distingue.....

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  40. Quelli che spendono meno del 80% in stipendi. Sono TDA, a meno di sorprese.

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  41. Questa fissa maniacale con le università "virtuose" è nauseante, un vero ricatto perché gli Atenei alzino le tasse universitarie, è ridicolo che un università sia più virtuosa se i suoi studenti pagano tasse più alte, il meccanismo va rivisto completamente. Detto ciò, è l'ennesima occasione persa per realizzare assunzioni su concorso nazionale e invece dare soldi in mano ai soliti.

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    1. Troppo tardi. L'ideologia dei premi ai Rettori Virtuosi a delle punizioni agli altri è già passata da tempo. Impippandosene dl ruolo socio-territoriale delle Università.

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  42. Comunque questo è il tipico emendamento foglia di fico. Diamo un contentino ai giovani, pochi spiccioli per fare un po' di ricercatori di tipo a), e facciamoci così perdonare la cancellazione di fatto del ricercatore di tipo b) a opera della rimozione del vincolo con gli ordinari.

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    1. attenzione marc, ci sono due emendamenti.
      uno ripristina il vincolo po-tdb, l'altro stanzia questi fondi per i td (a o b).
      le due cose vanno viste insieme, ma è da verificare che vengano approvati.

      quanto al resto, è chiaro che l'ideale sarebbero i concorsi nazionali per TDB, questo apri aveva chiesto. resta il fatto che 50 milioni sono 714 TDb, che è molto di più di tutti quelli banditi sino ad oggi (poco più di 200)

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    2. Insorgere, l'ideale sarebbe se passassero entrambi, ma non sarei ottimista su quello del vincolo. Comunque, ti dico, non ho letto l'emendamento dei 50 milioni. Da quello che leggevo sul sole "Per un costo di 50 milioni di euro per il prossimo triennio. " Questo significherebbe 50 milioni diviso 3, cioè 17 all'anno. Se fossero rtd b) finanziati quindi solo i primi 3 anni (dal quarto in poi, quando diventino associati, a carico atenei, forse senza il "costo" dei punti organico?) sarebbero ancora interessanti. Ma... dubito. Più probabile siano rtd a) senza il +2. E allora non è granché (i soldi non cambiano, ma il sistema resta ingessato).

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    3. l'emendamento parla di 150 milioni, 50 l'anno per tre anni

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    4. io non sono ottimista su nessuno dei due emendamenti, cmq più facile passi 'quello del vincolo' perché non richiede soldi aggiuntivi

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  43. quindi per vqr 11-14? Saremo in gara o sempre fantasmi?

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    1. saremo sempre fantasmi, purtroppo.

      noi abbiamo chiesto più volte di considerare i precari, ma senza esito

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  44. Risposte
    1. Inutile predire il futuro VQR. Faccio però notare che agli occhi degli strutturati i prodotti della ricerca sono comunque frutto della collaborazione fra strutturati e non strutturati, quindi il requisito di considerazione dei non strutturati si traduce in un mero aumento dei prodotti valutandi, senza alcun valore aggiunto per l'esercizio nel suo complesso.
      io non darei per scontato che sarà una VQR 11-14, comunque - questo lo dice Fantoni perché vuole scrivere lui il bando. Anzi, finora si era sempre detto che in teoria l'esercizio è quinquennale, con maggiore probabilità di estensione che di riduzione.

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  45. non è proprio così renzino. sicuramente non è così nei settori umanistici e giuridici dove la ricerca è individuale

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    1. Ho detto "agli occhi degli strutturati", inteso come posizione generica maggioritaria.

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  46. il punto di vista degli strutturati riflette la visione dei non strutturati come una massa di schiavi da sfruttare. Il punto di vista (sacrosanto) dei non strutturati sarebbe quello di essere almeno considerati come facenti parte il sistema. Aggiungiamo anche che in un sistema decente questa differenziazione fra strutturati e non-strutturati non avrebbe nemmeno motivo di esistere, ma continuiamo a ragionare con le categorie del primo novecento...

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  47. Vladimir, infatti in US dove lavoro io, c'e' una valutazione triennale della ricerca degli enti (io lavoro in un ente) ed alla valutazione si presentano i prodotti di ricerca di tutti, dal senior tenured scientist al dottorando in tirocinio.
    Questo che gli assegnisti non contino e' un altro non sense italico

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  48. Purtroppo in Italia molti strutturati vivono ancora nella convinzione di valere di più in quanto strutturati, di essere gli unici capaci di pensare in quanto strutturati.

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  49. la nostra denuncia ripresa da flavia amabile su La Stampa

    http://www.lastampa.it/2014/12/16/blogs/diritto-di-cronaca/alluniversit-di-pisa-scompaiono-i-colloqui-dal-concorso-c2fqa188mbBTQsz9s4c0jP/pagina.html

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  50. Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

    "il numero dei ricercatori b) non può essere inferiore
    alla META' di quello dei professori di 1ª fascia" (legge di stabilità)

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  51. fonte precisa?

    perché l'emendamento passato ieri in senato non era scritto così

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    1. Ho sintetizzato, ma non saprei darti la fonte. Comunque risulta anche a te che il vincolo sia stato dimezzato?

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    2. per ogni due po assunti devi bandi un tdb

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  52. essendo in finanziaria significa che un ordinario dovrà produrre quanto due rtdb? Ho capito bene? O che un Rtdb dovrà produrre quando 2 ordinari prendendo 1/4?
    C'è qualcosa che non mi torna nei conti.
    Cioè se un ordinario costa 1 p.o. e un rtd 0.5/0.7.
    2X1=2
    0.5X4=2 (o 0,7 x3=2.1)

    Mmmmhmmm, strano!!

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  53. Forse ho capito,
    meglio 2 nuovi ricchi al costo di 4 disoccupati.

    Incredibile, eliminati dai nostri stessi colleghi.
    A quando il piano straordinario ordinari?

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    1. http://iononfaccioniente.wordpress.com/2014/12/20/dibattito-sulla-fiducia-alla-legge-di-stabilita-intervento-sen-bocchino/

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    2. Si vergognasse... la 240 l'ha scritta Valditara, suo compare in FLI

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  54. per ora si parla solo di un imprenditore appeso al cupolone!!

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  55. "Sul reclutamento si prevede che le università con i conti a un livello sostenibile, a cominciare dal fatto che non spendano più dell'80% in stipendi, possono procedere alla stipula di contratti per ricercatori a tempo determinato di entrambe le tipologie (triennali “rinnovabili” per una sola volta e triennali non rinnovabili)."
    Come si traduce in pratica? Vuol dire che le cessazioni di TDA potranno essere reinvestite con punto organico pieno (all'epoca, per i primi TDA nel 2012 era 0.50)? Oppure altro che non capisco?

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    1. vuol dire che il turnover per i td scaduti (a e b) è al 100% se e solo se reinvestito in nuovi td.

      altrimenti è del livello del turnover generale, che per il 2015 dovrebbe essere del 50%

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  56. In realtà c'è un gran movimento per allungare le scadenze degli assegni.
    Giustamente una volta constatato che non si può mandare avanti il carrozzone senza il bue perchè sfruttare le persone per soli 4 anni. 10 anni di assegno senza nessuna prospettiva potrebbero sicuramente migliorare la situazione di molti strutturati incapaci e garantiti a vita che si vedrebbero alimentati di ulteriore benzina senza alcun rischio di doversi giocare alcuna partita o di dover spartire punti organico in futuro.
    Io mi sentirei di proporre alcune alternative:

    1) utilizzare lavoratori interinali anche nella ricerca, magari con rinnovi settimanali o giornalieri
    2) pagamento tramite vaucher
    3) eliminazione di tutte le figure precarie e utilizzo del solo personale strutturato come personale tecnico e amministrativo.
    4) eliminare le zecche

    Se la soluzione al problema sarà quella di allungare il termine dei 4 anni.....facciamoci una bella risata!

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  57. Cancellare il limite dei 4 anni sarebbe il definitivo fallimento della riforma Gelmini, la cui unica giustificazione era che fosse strutturata per portare al ruolo di professori associati in non più di 12 anni post dottorato, di cui 8 come ricercatore. Se si cancella quel limite, tanto vale fare una nuova riforma.

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  58. Il CUN sugli assegni di ricerca.

    http://www.roars.it/online/mozione-cun-sulla-durata-degli-assegni-di-ricerca/

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  59. il CUN perde un'altra ottima occasione per tacere. Guarda un po', mi trovo d'accordo con ganjalf. Temo purtroppo che la deroga verra' concessa, tipica modalita' italiana di far andare avanti il sistema ingannando e poi fregando i piu' deboli.
    V.

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  60. purtroppo l'unica salvezza per i deboli (meritevoli) in un pase folle come il nostro sarebbe la stabilizzazione. Spiace dirlo ma è così!!

    Prolungare gli assegni vuol dire solo una cosa: servono schiavi e persone ricattabili per tamponare i buchi di un sistema che altrimenti andrebbe a fondo.

    Si può ancora chiamare Unversità? Esistono ancora professori degni di questo nome?

    Recentemente parlavo con un ex collega nella cui hanno deciso di investire il TFR e tagliare alcuni stipendi per salvare il culo di tutti.Precari compresi.
    Proponete ad un qualsiasi strutturato un upgrade a costo 0 poi fatemi sapere.

    Che tristezza, pensare che molti giovani si avvicinano al mondo della ricerca credendo di imbattersi in persone spinte da grandi ideali, mentre ingenuamente vanno solamente a farsi fregare in nome di ambizioni personali il più delle volte mediocri assai.


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  61. Dipende ganjalf, dipende. Nella mia area credo che una grande percentuale degli strutturati accetterebbe upgrade a costo 0. Sarebbe una proposta che io quasi quasi caldeggerei...

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  62. http://attiministeriali.miur.it/media/247520/tabella_1_punti_organico_2014.pdf.
    Metà persi nel nulla. 1600 contro 800...incredibile.

    Sugli upgrade a 0 nessuno accetterebbe. Meno soldi in busta paga. Alla fine di questo si parla: "ambizioni personali il più delle volte mediocri assai".
    Il baratto è semplice, la nostra disoccupazione i loro upgrade.

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  63. http://www.riparteilfuturo.it/istruzione

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  64. l'analisi di uno dei padri fondatori di apri, passato meritatamente al lato oscuro della forza, sulla distribuzione dei punti organico ripresa da flavia amabile

    http://www.lastampa.it/2015/01/05/blogs/diritto-di-cronaca/atenei-virtuosi-ma-puniti-tutte-le-incongruenze-dei-punti-organico-lhzF1mJDXE2tuW067K1JRO/pagina.html

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  65. "Il Coraggio del lavoro per Costruire il futuro" è la nuova campagna Salini Impregilo per far sapere a tutti gli intrepidi amanti delle infrastrutture che stiamo cercando 15.000 pionieri in tutto il mondo da assumere nell’ambito del piano industriale del Gruppo.

    http://www.salini-impregilo.com/sala-stampa/video/pionieri-campagna-salini-impregilo-il-coraggio-del-lavoro-per-costruire-il-futuro.html

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  66. ROARS sui bandi anomali.

    http://www.roars.it/online/gli-strani-bandi-per-ricercatore-a-tempo-determinato/

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  67. Ricostituente universitaria.

    http://www.partitodemocratico.it/doc/274722/renzi-nel-2015-faremo-una-costituente-per-le-universit.htm

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  68. ahahahahaha........ancora credete alle storielle del PD.........ahahahahahahah.........buona questa........ahahahahahaha....

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  69. Niente di nuovo anche quest'anno, mi par di capire.

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  70. che tristezza, pensare a tutti questi anni buttati giù per il cesso.
    A quale scopo?

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  71. ganjalf, anche nei sistemi universitari di riferimento (penso a quelli anglosassoni), meno del 10% (se ricordo bene piu' vicino all'1%) dei PhD in biologia (come macro-area) finiscono a lavorare in accademia in tenure-track. Il 90% fa altro. Questo non significa che la situazione italiana non faccia vomitare, ma i numeri sono quelli.
    Il grande problema, al di la' del sistema universitatio fatiscente che piace a renzino e a quelli di roars, e' il mancato riconoscimento da privati ed amministrazione pubblica del titolo (e del cv che lo accompagna on average) di dottore di ricerca.

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  72. Ebh in US almeno, sistema che conosco direttamente, nel campo farmaco-biologico ed anche chimico e' apprezzatissimo finanche il PostDoc per lavorare nelle aziende private. Diciamo che la norma e' fare il PhD ed a volte, se non si trova subito lavoro, anche due anni di PostDoc ma quasi nessuno tra questi chimici e biologi sta realmente puntando al sistema accademico o degli enti pubblici di ricerca. Figuratevi che un modo di dire tra i biologi ed alcuni chimici e' che "a PostDoc is a Ph.D. without a job", e questo la dice lunga su quale sia l'obiettivo della maggioranza.

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  73. Ma negli Usa non ci sono i Roars......

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  74. Cribbio se non ci sono... hanno il loro College pure:
    http://www.raritanval.edu/studentserv/fye/roars.html

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  75. Allora ci mandiamo pure i nostri......

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  76. da noi dopo 8+4 di assegni post-doc +3+2 di RTD (super- post-doc) puoi scavarti una buca o sotterrarti. 20 anni di precariato, Vi rendete conto di cosa si sta parlando.
    20 anni sono proprio tanti. A quel punto se esci dal sistema a 40 anni suonati soprattutto se ti sei dedicato essenzialmente alla ricerca, puoi decidere tra la mensa dei poveri o la vendita del corpo.
    Chiunque nelle mani di un buon avvocato potrebbe ricevere soldi per i danni causati da 20 anni di precariato. Pensate ai contributi persi, alle tredicesime perse, alle ansie ogni anno, all'impossibilità di pensare oltre il dopodomani.
    Delinquenziale è poco.....

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  77. Pensano di essere negli USA... e non si vergognano neppure, eh?

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  78. http://www.infodata.ilsole24ore.com/2015/01/22/conviene-diventare-dottori-di-ricerca-nove-su-dieci-trovano-lavoro/

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  79. Certo, lavorano. Dove, come, quando e per quanto non si sa. Con che stipendi/guadagni rispetto agli equivalenti europei (o meglio, OCSE)? L'attivita' richiede competenze acquisite nel "corso" di dottorato?

    Qua si legge "Il 73,4% dei dottori occupati del 2008 e il 74,4% di quelli del 2010 svolgono attività di ricerca e sviluppo."

    Questi qua (a parte chi fa ricerca in industria) sono tutti assegnisti, post-doc etc, in particolare quelli del 2010. Si dovrebbe leggere, il 50/60% lavora in universita' con contratti ridicoli.
    Vorrei dare un'occhiata ai dati, ma ci si deve registrare ecc. solite menate.

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  80. sono anche cococo, docenti a contratto, sfigatissimi pagati due lire quando capita

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  81. "L’occupazione, si legge inoltre nel documento Istat, è elevata in tutte le aree disciplinari, in particolare tra i dottori delle Scienze matematiche e informatiche e dell’Ingegneria industriale e dell’informazione (oltre il 97% lavora a sei anni dal dottorato e oltre il 95% a quattro anni); Risulta più bassa tra i dottori delle Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche (intorno all’88% in media)."

    Qua pare che l'88% dei dottori di ricerca in discipline umanistiche abbia un lavoro a tempo indeterminato (anche se poi nell'articolo e' scritto che il 50% ha un lavoro a tempo determinato, insomma si capisce poco). Non ci credo neanche se raccolgo i dati myself.
    Chi lavora all'Istat? Paperino?

    Ho scaricato i dati, se ho un po' di tempo nei prossimi 6 mesi faccio un'analisi.

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  82. @simone
    spero che vorrai condividere con noi la tua analisi, cui sono molto interessato. Soprattutto ad eventuali confronti con altri paesi.
    A me l'articolo ha fatto comunque riflettere perchè mette in luce alcune caratteristiche della situazione italiana, da cui, premetto, sono fuggito proprio per le scarse opportunità che offriva. Secondo me c'è una notevole tendenza al piagnisteo fine a se stesso, in maniera preferibilmente anonima, rispetto ad aspettative iniziali tradite anche perchè oggettivamente eccessive. Piagnisteo che si associa ad una eccessiva quanto contraddittoria disponibilità a lavorare gratis o quasi, a farsi mantenere da mamma e a servire il "signorotto" di turno (ormai manco più barone lo possiamo chiamare).
    V.

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  83. Vladimir,
    pur essendo generalmente d'accordo con il tuo intervento, penso ci sia un parallelo con il minimo sindacale, introdotto proprio perche' senza regolamentazione di un minimo fissato per legge, ci saranno sempre persone disposte, per un motivo o per l'altro, a lavorare per poco piu' di niente, a mettersi supini.
    Poi ci si mette un'opinione pubblica tendenzialmente ignorante da far paura, che da un lato vede le legittime aspirazioni di ricercatori junior come ricerca di privilegi non a loro concessi (le solite cazzate del se non ti sta bene perche' non te ne vai, o prova a fare come me che lavoro 28 ore al giorno, le solite assurdita'), dall'altro pensa che comunque, tutto sommato, in generale, perche' non ti metti nella manica di qualcuno potente?
    Ricordo ancora quando ormai forse una decina di anni fa chiesi di essere pagato, almeno le spese, per un seminario che avrei tenuto non in accademia e nella discussione seguente, uno strutturato mi disse: "Chiedi dei soldi, ma sai che [universita' del sud], nel gruppo di [un mezzo potente, anche se non gli darei un euro], ci sono non so quante persone che lavorano gratis per non perdere il posto [tipo file per abbonamento stagione lirica]?". Inutile dire, quelle persone o sono ancora in fila o se ne sono andate.
    Il ricercatore junior si trova da una parte un'opinione pubblica spesso ostile, dall'altra gli strutturati che, dicano quello che dicano, hanno a cuore la sorte dei junior come quella dei carcerati in El Salvador, denuncia al tar le irregolarita' e la risposta o e' picche o arriva in tempi geologici, sa che se fa la voce grossa si esclude dalla corsa degli straccioni ad un futuro improbabile "posto"; il piagnisteo, la rinuncia ai propri diritti e' inevitabile (anche perche' quelli che facevano la voce grossa se ne sono andati e dopo poco se ne sbattono dell'universita'. Quanti non piu' nel sistema avete sentito partecipare al dibattito? Io nessuno, anche tra gli ex colleghi. Quando te ne vai, non guardi piu' indietro, anzi, mai nessuno, che io sia sappia, si' e' mai pentito di essersene andato).
    Non dico ci sia una strategia e non penso come i mitomani di roars ci sia una piano per mettere a tacere le voci libere dell'Italia (anche perche' diversi di loro, quando scrivono o parlano, prestano il fianco a chi vorrebbe demolire l'universita' con la bomba all'idrogeno), ma la mancanza di istituzioni forti (il miur fa sbudellare dal ridere, la Giannini e' un ministro pessimo, senza idee), di rispetto dei regolamenti e leggi da parte delle stesse istituzioni o di chi dovrebbe essere il punto di riferimento nelle universita' stesse (il professore di lungo corso, tanto per dire), fanno si' che il ricercatore junior si trovi disorientato, guardi alle occasioni perdute, pensi agli altri che hanno avuto, pensi che il dottorato gli avrebbe dovuto garantire un posto, perda in definitiva la proprio dignita'. Non tutti, ma tanti.
    Sad story, true story.

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  84. Ciao, faccio una domanda riguardo alle abilitazioni: chi ha conseguito l'abilitazione da PA ma non ha ancora i requisiti per un RTD-B (es. avendo fatto 2 anni pre-Gelmini + 2 anni post-Gelmini) per assurdo può partecipare ad un concorso da PA ma non ad un concorso da RTD-B ?

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  85. Join the club (sono nella stessa situazione).

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  86. le prime sentenze di stabilizzazione di chi ha avuto >3 anni di contratti nella scuola cominciano ad arrivare, con tanto di rimborso spese processuali, e recupero scatti per l'anzianità perduta.
    Parlavo oggi con un collega: 5 anni assegno pre + 2 post Gelmini. Attualmente RTD. 3 abilitazioni. 0 prospettive. Disperazione---tanta.Continuità nelle pubblicazioni, attività didattica e tesi.....è giustificabile la necessità straordinaria temporanea da parte di un ateneo? Per 10 anni?
    Nei tempi di ANVUR, valutazione della ricerca etc. possibile che chi ha contribuito per 6-7-8-10 anni attivamente ad alzare la produzione scientifica di un dipartimento possa essere scaricato con tanta facilità. Per me NO.
    Siamo così sicuri di valere così poco e soprattutto che il servizio prestato per 10-15 anni non debba esserci riconosciuto o meglio che non ci sia dovuto un riconoscimento.
    Cos'è l'assegno di ricerca, se non è un lavoro perchè imporre delle limitazioni e dei divieti (possibilità insegnamento, iscrizioni a corsi di laurea, etc. etc.).
    E soprattutto, 10 anni di precariato o più sono da considerarsi lesivi alla dignità umana specie per chi si è impegnato fino all'anima, lavorando spesso in condizione di debolezza e ricattabilità. Condizione precaria che ha condizionato la nostra vita e per alcuni le relazioni, condizione precaria che ci ha consumato, condizione precaria senza via di uscita.
    Nonostante tutto, molti di noi hanno prodotto da come a molto più di loro.

    La conversione a TI ci è dovuta, poi che ci valutino pure ogni anno.....siamo pronti.

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  87. sono stati presentati emendamenti al milleproroghe per prolungare la durata degli assegni di ricerca......

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  88. A me e' piaciuto l'intervento del presidente della crui

    http://www.corriere.it/scuola/universita/15_febbraio_02/assumiamo-2000-giovani-ricercatori-un-accisa-benzina-63eb755a-aab9-11e4-87bf-b41fb662438c.shtml

    Proporre una nuova accisa sui carburanti e' una roba di un demenziale che uno non ci crede.

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    1. con i carburanti che diminuiscono non è affatto demenziale.

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    2. Ma per favore, gia' il ricercatore universitario e' visto come mezzo parassita grazie alle politiche baronali degli ultimi 50 anni (provate a leggere i commenti agli articoli dei quotidiani online, io certe osservazioni negli US non le ho mai né sentite né lette), se poi la strategia e' quella di finanziarsi con un'accisa sul carburante che si aggiunge a quella sulla guerra in Libia e il disastro del Vajont, stiamo freschi.
      La prossima settimana proponiamo di mettere un'accisa sulla coca-cola o sui biglietti per le partite di calcio. Il presidente della CRUI puo' andar bene a fare il dirigente di una squadra di calcio di terza categoria.

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  89. Proroga dei Precarj

    http://www.pdmodena.it/2015/02/05/milleproroghe-ghizzoni-buone-notizie-per-ricercatori/

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    1. Elo peso el tacòn o'l buso?

      http://www.flcgil.it/universita/prorogare-gli-assegni-di-ricerca-in-scadenza-non-e-rinviabile.flc

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    2. "nell’attesa di attuare norme per la stabilizzazione", "possano conquistare uno dei posti da ricercatore disposti dalla legge di stabilità". Mhà, secondo me ha le allucinazioni...

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  90. Finalmene un ministro del PD!

    http://www.orizzontescuola.it/news/giannini-passa-al-pd-entro-48-ore-scelta-civica-scomparir-dal-senato

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    1. http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2015/02/06/scgianninifinito-un-progettoora-al-pd_c2aadc52-eab8-478a-a2d3-dfe1ec6f35b9.html

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  91. ovvio che la mossa non è stata fatta per i precari ma per chi potrà usufruire di personale qualificato e allenato a basso costo per altri due anni.
    Togli il vincolo RTb ordinario e aggiungi due anni di precariato, però!! Diversi di noi hanno già fatto 8 anni pre-gelmini ora con questa grazia potranno farne altri 6 che aggiunti ad un RTDa e ad un dottorato possono diventari 22 anni di attività di ricerca per poi andare dove??

    Uno, tre, cinque, quindici anni che senso ha se comunque si corre in un binario morto? Anzi tra due anni avremo semplicemente due anni in più e saremo ancora più fuori dal rigoglioso mercato del lavoro italiano. Ci diano due anni di cassa integrazione che è meglio.

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  92. ganjalf forse ti sfugge la circostanza che per molti l'università è il secondo-terzo lavoro....

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  93. e che molti sedicenti "precari" sono figli, nipoti, fratelli, sorelle, amanti, compagni, mogli (prime, seconde o terze), mariti (idem) di baroni e baronesse vari......

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  94. e che questa cosa si sa ma non si dice........

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  95. così come tante altre cosette........

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  96. "ganjalf forse ti sfugge la circostanza che per molti l'università è il secondo-terzo lavoro"

    mmmhhh, SSD? Nel mio non penso ci siano queste situazioni, e' difficile trovare un lavoro.
    Comunque si va avanti come al solito nell'indifferenza/demenza generale (superamento del vincolo, prolungamento assegni di ricerca, una del PD che parla di stabilizzazioni/piani straordinari).

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  97. I criteri di valutazione dei concorsi interni di promozione all'ENEA

    http://noisefromamerika.org/node/12663

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  98. tutti gli SSD che ti consentono di fare la professione.....medicina, ingegneria, giurisprudenza, ecc. ecc.......sui "precari" parenti, mogli/mariti, amici/amiche, fidanzate/i, colleghi o collaboratori di studio dei baroni nessuno dice nulla?

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  99. Non e' che nessuno dica nulla, il vero problema e' trovare qualcuno che ti ascolti senza paternalismi o fatalismi.
    Nel caso improbabile ci fossero concorsi per PA o RTDb, i posti sarebbero piu' o meno assegnati ad attuali precari piu' o meno inseriti. Robe gia' viste e sentite anche recentemente: se ci fosse disponibilita' di punti organico chiederei un posto per caio, poi a ruota per sempronio, e via di questo passo. E' anche vero che a parer di alcuni i ricercatori italiani sono i migliori al mondo, ne deriva che il sistema maestro/allievo puo' e deve continuare.

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  100. Giannini, Lenzi, Fantoni,...

    tutti insieme per festeggiare San Valentino...

    http://www.unina2.it/Rettorato/Segreteria/Allegati_Ateneo_2015-02/Valutazione_della_Ricerca_e_Reclutamento.pdf

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  101. Si festeggia il successo alla lotta a precariato: i +2 agli assegni. E ora tutto fermo per almeno altri due anni.
    Per ora il buco nella chiglia è tappato grazie a una palla di gomma da masticare.

    PS: marcomar: in teoria la Gelmini limiterebbe molto qualsiasi attività extra ricerca. In pratica non so come vadano le cose.

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  102. In pratica il prof di turno si mette a tempo definito e fa il primario, l'avvocato, l'ingegnere, l'architetto, ecc. ecc....

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  103. Si parlava di precari prima, mi chiedevo chi fossero i precari con doppio o triplo lavoro.
    In ogni caso, l'attuale dibattito (inesistente) sull'universita' fa passare anche la voglia di discutere.

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