Abbiamo davanti una fase quanto mai difficile per i ricercatori precari italiani, che devono fare i conti con un quadro generale di assottigliamento delle speranze e possibilità concrete di ottenere un posto stabile in tempi ragionevolmente brevi. Questa situazione è l’effetto congiunto della Legge Gelmini, che ha soppresso le posizioni di ricercatore a tempo indeterminato sostituendole con figure precarie (gli RTDa) o ancora rimaste sulla carta (gli RTDb), e delle pressioni esercitate nei mesi scorsi dal personale strutturato di ruolo (ricercatori e associati) che hanno preparato il terreno per quella che sarebbe l’ennesima, catastrofica promozione ope-legis dell’università italiana.
Incontriamo dunque Claudio Greco, candidato alla presidenza di APRI. Claudio, 32 anni, è un chimico teorico appena rientrato in Italia per iniziare un contratto di ricercatore a tempo determinato (di tipo A manco a dirlo) presso l’università di Milano Bicocca.
Claudio, in bocca al lupo, innanzitutto. Perché hai deciso di candidarti alla presidenza di APRI?
Crepi il lupo! La mia candidatura alla Presidenza
dell'APRI rappresenta la logica conseguenza di un percorso
che mi ha portato ad apprezzare le linee guida
dell'associazione fin dalla sua fondazione. L'idea di
portare l'Università italiana verso gli standard di paesi quali Germania e Svezia (nazioni in cui ho avuto la
fortuna di lavorare) rappresenta l'unica possibilità per
garantire un futuro di successo alla nostra Accademia. L'attuale situazione di difficoltà per il sistema
universitario potrà senz'altro venire superata, se si diffonderà una logica meritocratica nell'attribuzione di
risorse e posizioni. Credo che questo momento di crisi per
l'Italia intera richieda uno sforzo corale a tutti i
livelli, ed il settore della ricerca e dell'alta
formazione dovrà senz'altro fare la propria parte nei
prossimi anni.
Ci racconteresti le tappe salienti del tuo percorso di ricerca?
Dopo essermi laureato in Biotecnologie all'Università Milano-Bicocca, ho conseguito il dottorato in Chimica presso la medesima Università nel 2007. Durante il dottorato, ho trascorso un fruttuoso periodo all'Università di Lund (Svezia), dove ho applicato metodiche avanzate di modellizzazione teorica di proteine contenenti ioni metallici. Tale ambito di ricerca ha caratterizzato il mio percorso scientifico anche nei miei anni da post-doc. Ho avuto l'onore di essere stato selezionato per una fellowship della Fondazione Humboldt, grazie alla quale ho lavorato presso il Dipartimento di Chimica della Humboldt-Universitaet zu Berlin; successivamente sono stato per due anni assegnista di ricerca a Milano, e poi di nuovo presso la Humboldt-Universitaet, in qualità di Junior Research Group Leader in Chimica Teorica Bioinorganica.
Che effetto fa tornare in Italia in questo momento così
difficile per il paese e l’università e in particolare
per i ricercatori precari?
Mi aspettano sfide difficili, lo so bene. Ma l'idea di poter contribuire ad un rilancio del mio Paese, e di poter diventare un punto di riferimento per i miei colleghi precari rappresenta per me una fonte, spero inesauribile, di motivazioni.
La tua disciplina, la chimica teorica, è una disciplina
rigorosamente “bibliometrica”. Come giudichi i criteri di
valutazione stabiliti dall’ANVUR nel tuo settore per le
prossime abilitazioni?
I criteri bibliometrici nel mio settore risultano
abbastanza selettivi, anche se i parametri scelti mi piacciono poco in generale. Per esempio, non distinguono
tra chi ha avuto un ruolo centrale nei vari studi (principal investigator o coordinatore), e chi invece ha
avuto un'importanza più marginale. Comunque, è il concetto stesso di abilitazione nazionale su base bibliometrica
che, a mio avviso, va rivisto.
Il tuo contratto di ricercatore a tempo determinato è appena iniziato. Con quale animo inizi questa esperienza
di lavoro?
In realtà prenderò servizio il primo di Novembre, ma grazie alle mie ferie tedesche arretrate sono già qui in
Dipartimento a Milano... credo che questo dica molto sul
mio entusiasmo: non vedo l'ora di cominciare!
Tu sei stato ricercatore con ruoli di responsabilità in
Germania, precisamente alla Università von Humboldt di
Berlino. Come credi di far fruttare tale esperienza nel tuo nuovo lavoro italiano?
Aver osservato le dinamiche alla base dell'attività di Professori e Ricercatori a Berlino rappresenta un bagaglio importante per me: in Germania, la volontà di eccellere nei propri rispettivi ambiti è sempre un elemento fondamentale sia per i singoli scienziati che per i
dipartimenti in cui operano. La medesima atmosfera l'ho potuta respirare nel mio (seppur breve) soggiorno svedese. Sono convinto che tali esperienze costituiscano una risorsa importante per il futuro di APRI.
A tuo parere, quali sono le linee di azione su cui APRI dovrà insistere di più?
Per prima cosa, credo sia necessario assicurare l'erogazione di risorse per bandire un adeguato numero di posizioni di ricercatore a tempo determinato di tipo B, che offrirebbero la possibilità ai migliori studiosi
italiani e stranieri di operare nel nostro paese con la
prospettiva di essere valutati sulla base della loro
attività scientifica e didattica, in vista di un possibile
accesso ai ruoli accademici. Poi, come dicevo, un'ampia
revisione dei meccanismi alla base delle procedure di
abilitazione nazionale è a mio avviso necessaria.
Personalmente, riterrei opportuno piuttosto introdurre
rigorose procedure di valutazione ex-post dei
dipartimenti, poiché ciò favorirebbe dinamiche virtuose
per il reclutamento dei futuri docenti. Infine, auspico la
valorizzazione delle esperienze di didattica e ricerca dei
precari nel contesto di concorsi pubblici diversi da quelli per la docenza universitaria.
Le elezioni politiche si approssimano. Quale rapporto credi che APRI debba tenere con i partiti politici? Come far sentire la propria voce e cercare di influenzare i programmi senza essere strumentalizzati per fini elettorali?
Negli ultimi anni, uno dei termini più ricorrenti nei notiziari è “crisi”, ma tra i più gettonati vi è
senz'altro anche “meritocrazia”. Il dialogo con la
politica sarà un elemento centrale per il successo di APRI: la necessità di meritocrazia per la sopravvivenza del Paese è ormai ben evidente non solo ai nostri soci, ma
anche alla gran parte degli italiani. Una strategia di
comunicazione efficace, basata soprattutto sull'uso della
grande rete, ci permetterà di smascherare eventuali tentativi di strumentalizzazione sul nascere.
La progressiva creazione di una "banda RTDa" conduce alla domanda: la struttura a bande che ne risulterà, dopo qualche anno di transizione (beninteso, sappiamo che la transizione sarà lunga, se rimaniamo che questa normativa), renderà il popolo precarjo più diviso, o ci sarà una naturale alleanza di RTD (a+b) e assegnisti? Ci sarà un conflitto latente fra RTD e RU? Come si concretizzerà negli Atenei?
RispondiEliminaCaro Renzino - che cavolo - che posto fasullo - Un posto come questo non dovrebbe neanche esistere --
EliminaAhaha, Renzino, guarda che claudio e' il candidato alla presidenza APRI, non all'associazione chiaroveggenti italiani ;)
RispondiElimina@ renzino
RispondiEliminanon c'è guerra tra tda e ru, semplicemente perché gli ru hanno già vinto
Dappertutto un lavoratore dipendente aspira alla promozione, se esiste una scala funzionale delle carriere. E' raro trovare imprese in cui si consenta a giovani precari outsiders di scavalcare gli insiders.
RispondiEliminaper questo serve un sistema di valutazione rigoroso e selettivo che permetta di mettere in luce le differenze. Si dovrebbe arrivare ad un sistema di competizione "sereno" in cui chi è meglio, passa, a prescindere dalla sua posizione iniziale. Ho delle difficoltà a definire outsiders persone che magari bazzicano nello stesso posto da 10 anni. Ci sono RU eccellenti che hanno tutto il diritto di diventare PA e ci sono RU che hanno smesso di fare alcunché nel momento in cui hanno vinto il concorso a dall'interno vantano diritti acquisiti alla promozione per il semplice fatto di essere RU e di stare dentro da più tempo. Questi ultimi sono il vero problema in quanto, per la struttura, sono PA molto più economici di un precario. Il sistema da proporre deve proteggere i precari da questi "loschi individui".
RispondiEliminaV.
Renzino
RispondiEliminada che mondo è mondo l'università è l'istituzione che per sua natura funziona per "merito", quindi è un'eccezione al "dappertutto".
Sempre che la regola dell'anzianità e dell'internità all'istituzione oggi valga davvero "dappertutto". Io ho i miei dubbi, ma questo poco ci interessa qui. Ci interessa parlare di università non di "dappertutto".
Quindi secondo te, ad esempio in UK, un Lecturer non matura il diritto a (o non può chiedere di) ***ESSERE VALUTATO*** per la promozione a Senior Lecturer? E non si creano analoghe condizioni per Reader e Professor?
RispondiEliminaNaturalmente rimarco, per la precisione, che "ESSERE VALUTATO" non implica alcuna probabilità determinata di promozione, epperò implica comunque una sola valutazione NON COMPARATIVA, quindi non un concorso aperto.
Ecco, questi fattori volevo solo mettere in chiaro.
Quindi Renzino il tuo esempio fa propendere per la soluzione ruolo unico (e tre livelli) della Rete 29 Aprile. Gli insider avranno la loro promozione (si spera con valutazione) non comparativa, e mentre gli outsider dovranno, con valutazione comparativa, entrare nel ruolo.
RispondiEliminaNon è esattamente quello che mi proponevo, ma la tua osservazione è utile e corretta.
RispondiEliminaHo fatto la mia osservazione per rimarcare che, in questa architettura di sistema, chi vuole diventare PA deve mettersi intesta di fare il percorso attraverso i binari previsti dell'RTD, e quindi perlomeno i 3 anni da RTDb e conseguente valutazione NON comparativa sulla base dell'abilitazione e del giudizio locale. Lo scavalco tramite concorsi da PA è un'eccezione, però sono d'accordo sul fatto che SE SI fa un concorso da PA, esso DEVE esserlo veramente (per definizione di concorso), e quindi essere aperto a tutti gli abilitati, interni od esterni che siano.
appunto, in Italia, nell'università, non esiste qualcosa chiamata "promozione", anche se oggi in molti anche ad alti livelli usano questo termine, ma nel contesto sbagliato. I passaggi di ruolo avvengono comunque per pubblico concorso.
RispondiEliminaEsatto. Tuttavia esistono anche i concorsi riservati.
Eliminase ne deduce che la tua argomentazione di prima sugli interni che hanno più diritto degli esterni alla "promozione" non ha fondamento legale-istituzionale in Italia, neppure col sistema delle abilitazioni, anche se ora ce la vogliono far passare così.
RispondiEliminaSei perspicace! Infatti io la mettevo sul piano Pulittico, non legale!!
Eliminama alla fine, in ambito Universitario chi se la passa peggio di noi. Intendo dire qualunque figura all'interno dell'università gode di più diritti, di stipendi migliori, e i più prospettive rispetto a chi decide di entrare all'università per fare ricerca. Fossimo entrati 10 15 anni fa come segretari, in biblioteca, come portinai, nel servizio tecnico, o in qualsiasi altro angolo di un qualsiasi ateneo, ora non saremmo sicuramente ridotti così.
RispondiEliminaQuindi c'è da chiedersi, prima di tutto, ma alle nostra università frega qualcosa della ricerca e di dare prospettiva ai giovani che si avvicinano e non più giovani che si sono avvicinati alla ricerca? Servono solo schiavi che mantengano in vita progetti di strutturati ingessati ormai in minoranza? E soprattutto se mancano soldi perchè si continuano a ristrutturare palazzi dell'800 per uffici , a costruire edifici inutili e ad assumere personale di qualsiasi tipo che non sia nella ricerca?
Ovvio:
Elimina1) per la c.d. "legge" della domanda e dell'offerta le Università hanno potuto e possono abbassare le condizioni di impiego, tanto una folla di postulanti si trova sempre per ogni esigenza;
2) i giovani ricercatori non sono sindacalizzati, quindi è evidente che tecnici e amministrativi godono di più diritti e più prospettive.
e allora chiediamoci come sia possibile che 2012 ci sia ancora gente che confronta il sistema Italiano con quello di altri sistemi stranieri. Ognuno di voi, parlo di chi si trova all'estero a svolgere attività di ricerca in campo scientifico avrà notato di quanto sia diverso operare in un contesto organizzato in cui la ricerca svolge ruolo di primo ordine. Questo si traduce non solo in disponibilità di fondi e di strumentazioni all'avanguardia ma anche nella facilità di rivolgersi a qualcuno di interno durante la fase di elaborazione di nuovi software, di realizzazione di prototipi, di reperimento di materiale bibliografico o più semplicemente nella fase di compilazione di ordini o di missioni nella stampa di materiale (poster) per congressi etcc.
RispondiEliminaAllora perchè chiedere agli ultimi degli schiavi (perchè questo siamo all'università) il top del top in un sistema che nella sua totalità rema contro. Perchè ogni volta per il solo amore della ricerca ormai ridotto a pura disperazione devo diventare pazzo per produrre un cazzo di lavoro (che poi servirà solo alla carriera di chi è sopra) girando tra rivenditori di materiali, elettricisti, in cerca di artigiani e vetrai perchè nessuno dico nessuno ha voglia di svolgere mansioni che esulano da ciò che è definito nel proprio contaratto (CNL). Perchè nelle Università si parla di merito solo per i PRECARI DELLA RICERCA.
Allora ecco che avolte può succedere che er mejo der mejo in un contesto possa produrre 1 ed una persone normale in un altro possa produrre 5. Da quid dire che chi ha prodotto 5 è meritevole e chi 1 no, a prescindere dal contesto e da tutto mi sembra una grande cazzata.
Il problema sono gli obiettivi. Se l'obiettivo è migliorare il sistema, non possiamo far altro che confrontarlo con sistemi migliori e cercare di avvicinarci il più possibile. Se l'obiettivo è il "posto fisso" uno se ne può pure fottere del sistema in quanto tale e continuare a violentarlo per fare i propri interessi. La seconda strada è quella che è stata sempre seguita e di qui discende la situazione attuale.
RispondiEliminaNon bisogna assolutamente parlare di merito solamente per i precari della ricerca ma per tutti. Questo è un blog sui precari della ricerca, per cui si parla di loro.
Per quanto riguarda frasi del tipo:
"Questo si traduce non solo in disponibilità di fondi e di strumentazioni all'avanguardia ma anche nella facilità di rivolgersi a qualcuno di interno durante la fase di elaborazione di nuovi software, di realizzazione di prototipi, di reperimento di materiale bibliografico o più semplicemente nella fase di compilazione di ordini o di missioni nella stampa di materiale (poster) per congressi etcc."
mi viene da rispondere "sono tutte scuse". Ti assicuro che ovunque si trovano difficoltà e non esistono questi luoghi paradisiaci che ci si possono immaginare dall'Italia. Ogni euro di fondi a disposizione qui, compresi quelli con cui vengono pagati gli stipendi, ce li siamo procurati attraverso grant application, la maggior parte inviate alla Comunità europea, come si può fare anche dall'Italia. Se pensate che all'estero ti danno il posto fisso, lo stipendio assicurato e un bel salvadanaio pieno di fondi per comprare "strumentazioni all'avanguardia" avete un'idea molto lontana dalla realtà. La differenza semmai è che qui tutti sono abituati a pedalare e tutti (compresi portinai, segretari, bibliotecari ecc.) sono consapevoli del fatto che se finiscono i fondi salta lo stipendio. Per cui si danno da fare (un po', non credete troppo) di più. Io lo ripeto sempre, la fonte del male è il FFO. Bisognerebbe rendere più precari gli altri, non inneggiare a deleterie stabilizzazioni.
Finchè il discorso è "gli altri sono porci, voglio fare il porco anch'io" non c'è speranza.
V.
sacrosanto quanto ha scritto valdimir
RispondiEliminasecondo me siete un pochino limitati, nessuno ha parlato di stabilizzazione nei precedenti commenti. E dire che per la maggior parte di noi vale il discorso gli altri sono porci, voglio fare il porco anch'io direi che la dice lunga su quanto alcuni di voi possano essere rappresentativi per i PRECARI DELLA RICERCA che è più o meno come vi chiamate....
RispondiEliminaE comunque invece di invitare noi ad emigrare, perchè non tornare a fare ricerca in Italia, magari con un bell'assegno o una bella borsina??
SALta lo stipendio di chi non si attiene ai doveri d'ufficio, non del generico ricercatore o portinaio - è una cosa ben diversa. NON stiamo parlando di imprese di telefoninj, che se anche non ne produciamo nessuno li possiamo comprare all'ESTero, ma di istituzione educative, che servono la comunità e non possono certo chiudere per qualche tamarro. Sono i tamarri che vanno levati.
RispondiEliminaQuoto Vladimir
RispondiEliminapoi senza che ce la tiriamo tanto possiamo discutere sull'effettiva utilità di molte linee di ricerca attualmente "topics" in termini di effettivo progresso e delle reali problematiche a cui sarebbe giusto e prioritario destinare risorse e sforzi da parte di menti illuminate quali noi dovremmo essere, ma non siamo una ONG e siamo miseri ricercatori e non missionari spinti il più delle volte dall'ambizione di produrre qualcosa che sia meglio in termini bibliometrici di ciò che è stato fatto da altri ma non certo in termini di effettiva utilità per il miglioramento comune.
RispondiEliminaLa produttività nella ricerca.....questa si che è bella!!!!
Secondo me quello che fa ganjalf non e' utile al bene comune... ganjalf sei tu l'escluso dai finanziamenti ;)
RispondiEliminasmentiscimi questa.
macchè ho preso euroni per la Talidomide e per i proiettili all'uranio impoverito... e vai con le offese dirette, perchè non metti la password per il blog??
RispondiEliminadai fate i bravi, basta litigare
RispondiEliminaAnche io quoto Vladimir in toto, ma 'sento la pancia' (brrrr...) di Ganjalf, che purtroppo ha la dote di rendere confuso quanto dice e quella di non capire quanto gli altri scrivono.
RispondiEliminaMolti precari, e direi tutta la nostra generazione, sente lo squilibrio esistente tra quanto hanno dovuto sopportare e superare la precedente generazione in termini di valutazioni, concorsi, superamento di soglie (il 'Merito') e quanto stiamo subendo noi. Siamo sempre in continua formazione e continuo vaglio di capacita' e competenze da parte di chi questo stesso processo non l'ha neanche immaginato per se stesso.
Intanto, di questo tutti sono consapevoli (non siamo cosi' limitati...).
Differente e' la soluzione.
Chi afferma: ma perche' questa ulteriore valutazione e limitazione in nome di un merito che gli altri non hanno mai rispettato?
E altri invece cercano di usare questa come un'opportunita' per stimolare un sistema virtuoso che fino ad ora non e' esistito.
Come uscirne?
boh. ;)
@antonio
RispondiEliminanon esiste una risposta semplice alla domanda "come uscirne". Il tuo commento fotografa molto bene una dicotomia che purtroppo esiste. E' indubbiamente necessario fare una scelta: il merito e le qualità individuali devono contare o no? E' ovvio che se si fa una selezione in questo senso, alcuni sono dentro e altri rimangono fuori. Il vero problema è che ci dovrebbe essere quella lungimiranza per capire che al di là degli interessi dei singoli, il fatto che chi è migliore entri conviene a tutti perchè migliora il sistema ed innesca un sistema virtuoso per cui alla tornata successiva ci sarà spazio per più persone. Purtroppo in Italia ognuno di noi è abituato ad essere convinto di essere sempre il migliore di tutti; anche quando si utilizza un criterio oggettivo di misura si danno plausibili motivazioni (si accampano scuse) per spiegare che gli indicatori non sono buoni. Questo atteggiamento alla fine fa sì che il sistema entri in una spirale negativa e si arrivi a forme di reclutamento basate sull'appartenenza, sull'anzianità ecc. ecc. Quello che sta succedendo oggi è semplicemente che si è toccato il fondo. Non c'è più spazio per precipitare, sono finiti i soldi e ci stiamo schiantando violentemente per terra. Il sistema clientelare messo in piedi in ogni nicchia della società compresa l'Università non regge più. Bisogna cambiarlo con qualcosa di nuovo.
Nel rassicurare ganjalf sul fatto che non mi sembra di aver mai invitato nessuno ad andare all'estero, vorrei anche portare il mio contributo su quali siano le peculiarità dell'Italia rispetto agli altri paesi. Purtroppo si tende a pensare che all'estero ci sia una sorta di Mecca dove è facile reperire fondi, posti di lavoro, contratti a tempo indeterminato, strutture moderne, strumentazioni adeguate, mentre in Italia, per fare un esempio, chi lavora in un laboratorio spesso non ha i soldi per comprare i reagenti. Fermo restando che l'investimento in ricerca da altre parti, in percentuale al pil, è decisamente maggiore e che su questo bisognerebbe tutti quanti lottare compatti, c'è un atteggiamento totalmente diverso rispetto alla valutazione e al merito. Qui, la valutazione è vista come uno strumento per migliorare. Vengo valutato e non sono ritenuto sufficientemente valido? Bene, è ora di fare una scelta: o cambio strada oppure utilizzo le preziose informazioni che ho ricavato sui miei punti deboli per cercare di migliorare. Questo è a mio parere un sistema sano. In Italia, essere valutati diventa immediatamente un vissuto persecutorio da cui bisogna difendersi negando la valutazione in toto, trovando difetti nella metodologia utilizzata oppure vere e proprie truffe contro cui fare ricorso. Questo è esattamente l'atteggiamento di Ganjalf e di tanti altri e che purtroppo mette la situazione in stallo. Per concludere quindi, anzichè lamentarci che a noi viene richiesto merito mentre a quelli prima no, chiediamo le cose giuste. Volete qualche esempio? 1) procedure di valutazione selettive ma trasparenti 2) più risorse riservate al reclutamento di nuove persone nel sistema, 3) strade alternative per chi non entra. Non ci sarà mai spazio per tutti gli attuali precari e, a prescindere da tutto, la maggioranza di essi dovrà prima o poi fare qualcos'altro. L'Italia è l'unico paese del mondo occidentale, in cui il dottorato di ricerca non è in nessun modo spendibile nel mondo del lavoro. Cosa aspettiamo a chiedere che il dottorato diventi un percorso selettivo, che solo chi è veramente motivato ha voglia di fare, e che dia anche skills e know-how richiesti dalle aziende?
V.
Posso dire che questa è l'analisi più lucida e trasparente che mi sia mai capitato di leggere in queste pagine ?
EliminaIo però sono per soluzioni distinte 1) ripristino della terza fascia sul modello inglese 2) Istituzione di regole NUMERICHE (e basta) per i primi concorsi da farsi tra X anni (regole chiare per tutti e prima) 3) Paletti strettissimi al nepotismo (sei figlio di un ordinario ? Il concorso te lo vai a fare a 500 Km di distanza, tanto i soldi per mantenerti papà ce li ha).
1) NON C'E' MAI stata una terza fascia sul modello inglese, in Italia; 2) PRRRRRRRRRRRRRRrrr; 3) Qualcosa nella 240 c'era, bisogna vedere come funziona.
Elimina1) "sul modello inglese" non è necessariamente collegato al termine "ripristino"... ma probabilmente a stare all'estero si dimentica l'italiano 2) Evidentemente Lei crede che la "scelta responsabile" sia un criterio che in Italia possa funzionare... infatti quello che sta venendo fuori nelle Pubbliche Amministrazioni lo dimostra chiaramente 3) Non funziona ovviamente, come tutte le cose buone in Italia.
EliminaA riguardo (del dottorato):
RispondiEliminahttp://www.ilmessaggero.it/primopiano/scuolaeuniversita/profumo_universit_istruzine_dottorato_enti_ricerca_aziende/notizie/222660.shtml
Inoltre nel libro "I numeri da cambiare" (fondazione 3LLL, vabbe', comunque dati OCSE) http://www.inumeridacambiare.it/download/
si evidenzia che per es. in Germania ci sono 3 volte il numero di dottori di ricerca che in Italia. E' evidente che non tutti finiscono in ricerca, ma anzi (conoscendo un po' il sistema tedesco) vengono usati con il preciso scopo di andare nell'industria e guadagnare di piu'.
è un passo nella direzione giusta ma, come al solito, servirebbe un intervento molto più drastico. Bisognerebbe rendere il percorso altamente selettivo in modo che le aziende sappiano che reclutare una persona con un dottorato significa reclutare una persona con conoscenze ed abilità decisamente superiori alla media. Abbiamo sempre paura della selezione. Dovremmo cominciare con regole semplici, impegnative e chiare, come collegare un numero minimo di pubblicazioni obbligatorie per prendere il titolo.
RispondiEliminaV.
ma scusate, a me sembrate fuori dal mondo....
RispondiEliminacome noi precari (che non contiamo 1 mazza con tutta evidenza) possiamo migliorare il sistema?!
E' EVIDENTEMENTE (la storia ce lo insegna) ed anche PRATICAMENTE impossibile per noi (che non abbiamo neanche 1 stanzino dei bottoncini)!
Fino a qui siamo tutti daccordo (spero proprio di si dato che chi non è daccordo si deve rendere conto che vive prorpio fuori dal mondo..staccato dalla realtà..almeno quella italiana).
Pongo allora una domanda retorica: Veramente pensate che davide (peraltro senza fionda) possa sconfiggere golia (il sistema)?
Ai tempi Maiorana prese il posto che era di Giovanni Gentile Junior (nipote del ministro)...ERA IL 1926!!!!
Un po di realismo per cortesia!! Ed un po di rispetto!! C'è gente che sta espatriando con famiglia!!
....mentre voi filosofeggiate....
Basta filosofie! E discorsi sul sistema perfetto! O peggio ancora Analisi!
La situazione è ben nota a tutti.
VOLGIAMO SOLO 1 PAGNOTTA DI PANE....molto meno di quello che altri fino a 2-3 anni fa hanno goduto.
Eh no samizdat... Majorana non prese il posto di Gentile... il posto di Gentile e' rimasto ben saldo; per salvare capra e cavoli hanno creato un posto ad-hoc a Napoli (che allora non aveva neanche un dipartimento di fisica, quindi una sede minore) per Majorana. E per far questo sono stati allungati i tempi del concorso e falsificate da Fermi (eh si...) alcuni documenti retrodatandoli....
RispondiEliminaPer il resto una cosa e' quello che possiamo pesare DIRETTAMENTE noi (concordo, poco o niente) e una cosa e' quello che prospettiamo e discutiamo per cambiare il sistema e per come vorremmo il sistema di cui vogliamo far parte e per costruire quindi un'opinione tra noi e con quelli con cui lavoriamo, che appunto sono del sistema. Questo sentire, questa volonta' di cambiamento e' quella che poi inevitabilmente si fara' strada e portera' il sistema a cambiare. E sentire da un ricercatore che la sua ambizione (per quanto basicamente giustificata) sia 'SOLO 1 PAGNOTTA DI PANE' mi fa dubitare non solo del sistema universitario e della ricerca ma anche di quello che ci orbita intorno....
Se, samizdat dice, non contiamo niente, non vedo neanche perche' consumarsi e invelenirsi per "1 PAGNOTTA DI PANE".
quoto in tutto e per tutto. Non è accettabile che in nome della propria pagnotta di pane, si voglia distruggere il sistema. O si aspira a qualcosa di più della pagnotta oppure la suddetta uno se la va, cortesemente, a cercare da un'altra parte. Altrimenti siete come quelli che, in cerca di pagnotte, chiamano il proprio referente politico, capo clientela locale per avere un favore e la situazione attuale ve la meritate tutta.
EliminaV.
p.s. e non era il 1926... il concorso fu indetto nel 1937, un anno prima della scomparsa/suicidio.
RispondiEliminaE i posti erano gia' tutti decisi: Segre' a Palermo (il vincitore) e le idoneita' a Wick e Gentile (rispettivamente a Torino e Roma che li chiamarono). Quella di Majorana fu una chiamata diretta necessaria a togliere il quarto incomodo (nessuno lo voleva....).
Antonio grazie per le correzioni (che non cambiano la sostanza) ma smettila di fare il professoretto per favore. Per il resto dalle risposte ho capito una cosa: questo blog non serve come veicolo di paragone ma solo per vomitarci sopra proiezioni fantastiche. Torniamo sulla terra per cortesia. Un ultima cosa: non pensavo che dovessi provare vergogna perché chiedo 1 pagnotta di pane e non "la pace nel mondo".
RispondiEliminaSamizdat, ma cos'è? Il fine giustifica i mezzi? Il problema è che vuoi SOLO una pagnotta di pane e, almeno apparentemente, non te ne frega nulla di nient'altro. Io non ti conosco, ma da quello che scrivi mi sembri assimilabile agli attuali RTI che hanno vinto un concorso per motivi non meglio precisati e poiché hanno il loro stipendio comunque assicurato a fine mese, non fanno assolutamente nulla. Hanno la loro pagnotta di pane e tanto gli basta. L'unica differenza sembra che tu non hai vinto il concorso.
RispondiEliminaV.
Infatti. Sono arrivato al punto che il problema è SOLO LA PAGNOTTA DI PANE (per i miei figli non per me). E mi pare pure giusto.
RispondiEliminaE' così. L'unica differenza è che non ho vinto un concorso (non ho un posto SICURO, sottolineo SICURO non FISSO, anche se qui in Italia bisogna riconoscere che le 2 parole sono sinonimi, non esiste SICURO se non è FISSO, il sistema è questo).
Perchè la partita sia onesta occorre giocare con le stesse regole. Se prima non c'è questo allora come ci può essere partita?
Tradotto: Se prima non ci sono gli stessi trattamenti (per esempio elenco i primi che mi vengono in mente: indipendenza nella ricerca, materinità dignitosa, ammortizzatori sociali per la perdita di lavoro, no didattica se non retribuita, ecc...insomma tutto o quasi quello che gli RTI hanno) è inutile masturbarsi mentalmente su "come tutto dovrebbe funzionare se fossimo in un paese perfetto".
I Ricercatori non contano una beata fava in Italia. Vabbè date loro delle brioche.
RispondiElimina@samizdat
RispondiEliminaa questo punto, con estrema franchezza, io cercherei altro. Ambire alla carriera accademica come mezzo per portare a casa la pagnotta, a me sembra semplicemente folle. Per parafrasare Ganjalf, poichè anche l'ultimo portinaio ha la pagnotta assicurata dal CNL, andate su un blog di portinai precari a chiedere come si ottiene il posto fisso e sicuro. Probabilmente avreste più chances e pagnotta della stessa dimensione o quasi.
V.
@ vladimir. su questo concordo pienamente. peccato che con un curriculum da ricercatore non ti prendono come portinaio.
RispondiElimina@ renzino. I ricercatori contano. I ricercatori Precari non contano. E non contano perchè NON SONO UNITI.
Anche su questo blog vediamo come siamo sparpagliati nelle visioni a volte proprio distanti.
Strategicamente si dovrebbe mettere a tema 1 cosa sola da ottenere intorno al quale unirsi tutti. Una cosa DI BASE.
Che ne so, butto li....una forma di maggiore tutela della meternità nei contratti precari...
oppure....no didattica non retribuita....cose di questo tipo. Ma 1 cosa sola...sulla quale aggregarci.
samizdat, purtroppo credo che in questo blog ci sia più di qualcuno che non sa neanche di cosa stai parlando!! Chissà seAvvladimir è mai capitato di affrontare una gravidanza con un assegno di ricerca!!
RispondiEliminaAvvladimir, nessuno sta chiedendo di non essere valutato, ma un conto è che ci valutino per qualcosa di concreto un conto è così come sarà ora per prenderci per il culo, tanto poi come al solito servono i capelli lunghi ma un pochino corti e gli occhi azzurri e un pochino neri.
A tutti noi farebbe comodo, e sarebbe opportuno in questa cacca di sistema, che venissero definiti parametri, mediane o qualsiasi altra cosa che definisca come entrare di ruolo, già di ruolo (e magari rassegnarsi a 27 anni e non a 40), perchè che ti piaccia o no il contratto a TI indeterminato è stata una conquista di chi ti ha preceduto, poi se con i diritti ti ci vuoi pulire il sedere beh rimani in Cina che è meglio!! Se permetti dopo avermi detto che ho le mediane da associato un tozzo di pane, mi spetta e come, poi vedrò come e con chi mangiarmelo.
Anche oggi gli studenti hanno dimostrato di avere più palle di noi banane split della ricerca!!!
@ samizdat
RispondiEliminaMi spiace dover fare sfoggio di un pochetto di retorica, ma un Sindacato di Lavoratori si costituisce attorno all'Interesse Comune di fare vertenze di Lavoro e firmare Contratti Collettivi.
Quesao possibilità in Italia non ce l'hai.
In UK gli Assistenti di Ricerca sono iscritti allo stesso sindacato dei Profi, l'AUT, in quanto tutti quanti devono contrattare la scala stipendiale ed eventualmente decidere le industrial action. In tutto fanno 100.000 iscritti. Il Segretario è una Lecturer (la Sally) - figurati se in Italia i Baroni accettano una simile configurazione...
Sorry - il nome corretto del Sindacato inglese è UCU, ovviamente (AUT è il nome di uno dei due vecchi sindacati che hanno fatto il merger per fare l'UCU)
Eliminahttp://www.ucu.org.uk/
Mah, che dire. I diritti basici nessuno li oppone o disprezza, e tra questi il diritto ad un lavoro. Ma il diritto ad UN lavoro non implica il diritto a QUEL lavoro che per esempio l'abilitazione implicherebbe. Piuttosto implica il diritto ad un lavoro in cui i diritti base (maternita', retribuzione, qualcuno ci mette anche i buoni pasto "in un diritto collettivo e universale di accesso alla mensa, sociale") siano rispettati.
RispondiEliminaMa non significa tutti dentro.
Cosa vuol dire: "anche io voglio essere valutato", se non che anche io, come conseguenza della valutazione, sono pronto ad abbandonare quello che faccio o eventualmente a migliorare per soddisfare la valutazione? E una volta abilitato si ritiene un 'diritto' quello di entrare di ruolo solo perche' supero le mediane di associato?
Piuttosto e' un diritto avere la possibilita' di competere, ovvero che vengano previste risorse per far entrare nuove persone nel ruolo e avere un sistema che lo permetta.
Questa e' la visione che ci contrappone.
Mi potete dire che il sistema attuale, relegandoci al massimo a ricercatori TD (presumibilmente 'a perdere') non ci permette di avere questa possibilita': e su questo siamo d'accordo. E possiamo discutere su come risolverlo, se ristabilire i RTI, se prevedere quote riservate a chi e' fuori rispetto a chi e' gia' di ruolo etc. Ma in tutte queste forme bisogna rendersi conto che non ci sara' mai "la pagnotta (universitaria) per tutti". Che una selezione sara' comunque necessaria. Anche con i numeri di ingresso in ruolo preGelmini non sarebbe possibile assorbire tutto il precariato storico della ricerca e universita'.
Se dobbiamo combattere insieme perche' questa pagnotta sia il piu' grande possibile (tradotto: che per le esigenze di ricerca e didattica le universita' usino il piu' possibile lo strumento dei nuovi ingressi in ruolo e che si trovino i fondi necessari) e che la selezione sia il piu' possibile trasparente e con regole chiare (e si realizzino in tempi rapidi), allora c'e' una possibilita'.
Se si vuole cercare una unione solo perche' tutti i precari abbiano diritto ad un ruolo solo perche' superano le mediane da associato... mah.
Secondo me siete voi che confondete due aspetti diversi: 1) i diritti dei lavoratori 2) la situazione dei precari della ricerca. Per quanto riguarda il punto 1 avete ovviamente ragione da vendere. Un ordinamento civile vorrebbe che chiunque lavori, a prescindere dal tipo di contratto, goda di una serie di diritti tra cui i congedi parentali, la malattia,le ferie, i contributi ecc. ecc. Sono perfettamente d'accordo che questo semplice principio è completamente disatteso e che bisogna lottare per ottenere il più possibile. La gravidanza (a rischio) me la sono fatta senza avere nemmeno il privilegio di un assegno di ricerca. Ero a "partita IVA" al tempo, per cui pagavo pure l'ira di dio di tasse, anche anticipate mentre i pagamenti arrivavano dopo tre/quattro mesi. Come ho già scritto in precedenza i miei anni di precariato italiano me li sono fatti tutti e so bene di cosa si parla. Questo problema però riguarda l'intero mondo del lavoro, non c'è nessuna specificità riguardante i precari del ricerca. Rispetto al punto 2, sono d'accordo sul fatto che bisognerebbe trovare un terreno comune e APRI dovrebbe esistere proprio per questo. Quello che non accetto soo i discorsi qualunquisti del tipo "fate entrare pure noi", "vogliamo la pagnotta", per il sempre fatto che questo atteggiamenti squalificano le richieste legittime.
RispondiEliminaV.
un terreno comune è difficile trovarlo per varie ragioni:
RispondiElimina1. la maggioranza dei precari non si interessa del problema precariato, si illudono ancora che facendo i bravi bambini verranno premiati
2. molti vogliono solo "la pagnotta"
3. apri non è e non vuol essere un sindacato, è un'associazione che ha scopi ben precisi e una chiara visione dell'università che vorremmo
...eppure un sindacato servirebbe....se non ce ne rendiamo conto vuol dire che anche noi precari abbiamo sguardo corto...siamo ancora alla preistoria nell'accademia italiana sotto questo aspetto.
RispondiEliminaNon dico un sindacato comune precari+professori. Ripeto che una cosa così è impossibile per una accademia "preistorica".
Ma almeno un sindacato dei precari...dato che questo tipo di contratti possono durare anche fino a 40 anni (1/2 del tempo di lavoro di un uomo considerando pensione a 65)...ma vedo che anche APRI è ancora alla preistoria su questo...come dire: "il bambino deve essere ancora educato"...c'è bisogno di tempo perchè maturi.
Poi non credo che più diritti nei contratti leda qualcuno...dire no ricerca senza compenso non mi sembra che scomporrebbe più di tanto l'accademia italiana. Dei precari non se ne frega nessuno..pensano ad altro...a quale prof. interesserebbe di come i pracari si stanno muovendo?
..ma intanto ci si dovrebbe muovere...sotto sotto in piccole conquiste...che sommate potrebbero essere grandi...e se ne renderebbero conto solo a cosa fatta...
A mio parere il sistema si riforma in questo modo e non pensando uno schema di nuova riforma e poi applicandolo (Gelmini docet).
Qui si fanno grandi discorsi, anche sensati, ma si perde di vista il quotidiano.
Il quotidiano è fatto di gente che spinge il carretto senza 1 diritto fino ed oltre i 40 anni.
Vogliamo iniziare a lavorare di più sui diritti nei contratti a queste persone?
Faccio un esempio: una "partita IVA" va bene se sei un libero professionista che prende una parcella di una certa entità...non dovrebbe neanche esistere in università questa possibilità.
COCOPRO: neanche questi devono essere ammessi.
O si propongono contratti seri (con diritti minimi UMANI) o niente...vado a cercare subito lavoro altrove.
Il Precaragljo non è maturo. Io ho amici nei sindacati finlandesi, svedesi e norvegesi - e questo è il massimo.
RispondiEliminaconcordo, si sta perdendo di vista la realtà delle cose ovvero che il tempo passa e non ci sono prospettive né per i meritevoli né per i non meritevoli....e ciò, per chi ha sulle spalle dieci quindici anni di tiraggio di carretta, è molto molto avvilente.
RispondiEliminaIn linea teorica è giusto dire che non ci può essere posto per tutti, c'è anche da dire però che tenere gente per 10-15 anni per poi dargli un calcio nel culo e lasciarlo senza un tozzo di pane dopo che con il proprio lavoro ha contribuito a dare lustro a prof. dipertimenti e atenei è un pochino stupido (ho investito in una persona che andrà a fare il gelataio) ed alquanto criminoso (nella situazione attuale italiana lascio una persona nel guano).
A mio avviso nessuno dovrebbe più accettare né borse, né dottorati, né assegni. Che lavorino gli strutturati, che mandino avanti loro ricerca, la didattica e tutto il resto.
Sindacato di precari????? Ma siamo di fuori! Cosi' si che si svilisce completamente il sindacato (e seguendo la mia pancia lo farei...). IL sindacato dovrebbe tutelare forme di lavoro normali e cercare di limitare, ridurre o cancellare le forme di lavoro anormale, e tra queste il lavoro precario! (cosa che purtroppo non fa...)
RispondiEliminaFare un sindacato di precari, quello si sarebbe la morte dei precari e equivarrebbe a dare vita nuova al precariato!
Qui si sta discutendo di una patologia, di un TUMORE, il precariato, e se ne vuol fare una forma di lavoro da tutelare tramite un sindacato specifico!!!!!
Il precariato non deve esistere! PUNTO!
E come lo stesso Samisdat ha detto l'annullamento del precariato non passa per il lavoro FISSO, ma per il lavoro SICURO (quindi anche a tempo determinato).
Ricordo che uno degli scopi di APRI, e sarebbe la sua piu' grande vittoria (e la gioia di molti anche detrattori), e' che l'associazione possa scomparire, il piu' presto possibile. Altro che sindacato!!!!
Scusate se mi sono scaldato, ma mi avete preso un nervo scoperto...
RispondiEliminaPer quanto riguarda gli altri punti sollevati da Samizdat e Ganjalf:
Come gia' detto, (vladimir meglio di me) la tutela del lavoro e dei suoi diritti in quanto tali e' SCONTATA e la lotta per questi necessaria.
Per il no al lavoro senza compenso mi sembra una cosa talmente ovvia....
Per i piccoli passi: concordo con te, vanno perseguiti. E mi sembra che APRI su questo si sia mossa, dai singoli concorsi alle questioni legate alla Gelmini. Ma non per questo ci si puo' limitare a queste. Anche perche' e' necessario una visione orizzontale per poter intervenire anche in profondita' nelle singole questioni.
Ma se vuoi lavorare sui singoli diritti ti consiglio di andare a parlare con i sindacati e ad esempio cercare di fargli capire perche' un precario che ha le stesse mansioni di uno strutturato dovrebbe essere pagato di piu'... o dirgli che magari un precario dovrebbe potersi anche assumere posizioni di responsabilita' e modificare i regolamenti amministrativi a riguardo, perche' il nome che compare non sia sempre quello del prof che magari non ha neanche idea del progetto che viene svolto.
Per i CoCoPro: d'accordissimimo, ma va detto che la 240/2010 (Gelmini) li aveva eliminati dall'Universita'; poi mi sembra un decreto (milleproroghe?) li aveva ristabiliti; non ricordo i particolari.
sul no al lavoro gratuito: dipende dalla legge della domanda e dell'offerta.
RispondiEliminafinché ci sarà gente che si presta a lavorare gratis ci saranno strutture che ne approfitteranno.
sta a noi dire: IO GRATIS NON LAVORO!
per il resto sottoscrivo ogni parola di quanto detto dal buon antonio
RispondiEliminama l'assegno di ricerca come si può definire? Non è un contratto a progetto (CoCoPro)?
RispondiEliminaL'assegno e' un ibrido. E' regolato da una propria normativa, modificata (in parte migliorata, accettandone le premesse dell'esistenza) dalla 240. Ha i contributi sulla gestione separata, come i cocopro. Ma ha alcune tutele; la maternita' per es. e' considerata.
RispondiEliminaSi puo' dire che si avvicinano ai contratti post-doc esistenti altrove, spesso dati ad personam o quantomeno con profili ben specifici; anche se per la mia esperienza in germania questi sono piu' tutelati, e si avvicinano spesso ai contratti di tipo subordinato come i ricercatori TD. Non so bene in altri paesi (Francia, USA,UK per es.).
Quando dico che i cocopro sono stati eliminati dalla 240/2010 mi riferisco all'art. 18 :) comma 5, che limita l'attivita' di ricerca solo ad alcune figure e forme contrattuali.
RispondiEliminaPoi mi sembra che sia stato modificato. Se qualcuno ha i particolari...
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-58c0ad46-156f-43ad-892a-d79405098ff7.html
RispondiEliminaWWW.SOCCORSOCONCORSO.ORG
RispondiEliminaPrecarjume scolastico
RispondiElimina"[...] esistono oggi scuole paritarie (specialmente nel mezzogiorno) che non pagano nemmeno i docenti assunti per supplenze, dal momento che molti laureati sono disposti a lavorare gratis pur di acquisire "punti"".
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-10-08/scuola-maxiconcorso-basta-063944.shtml?uuid=AbbU39pG
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-9770ff2e-8582-49e3-9e8e-fa86cf540391.html#p=
RispondiEliminaL'assegno è una specie a sè, a causa della sua nascita, nel 98-99, come fattispecie giuridica irrelata ad altre tipologie (ginnastica molto in voga, allora). Fu un'idea di L. Berlinguer, per tipificare, a livello accademico-scientifico la specie dei co.co.co.cul, inventati da Treu, e già in uso in certi Dipartimenti, soprattutto quelli di di Ingegneria.
RispondiEliminaHo avuto sulla materia lunghe discussioni con la CGIL (F. Sinopoli) illo tempore, quindi non voglio pregiudicare altre interpretazioni. Rimarco il desiderio di fare una specie di cocopro universitario-scientifico, quale è rimasto. In modo da garantire i Baroni e le università, si intende.
sta di fatto che l'assegno di ricerca non è un contratto civile, è paragonabile ad contratto di caporalato e 4 anni sono troppi. Al max 2 anni poi via a casa....
RispondiEliminasu questo concordo con ganjalf, gli assegni fanno schifo.
Eliminainfatti come apri chiedemmo di cancellarli lasciando i soli td.
ovviamente non ci hanno dato retta
http://www.tmnews.it/web/sezioni/top10/20121008_173211.shtml
RispondiEliminail bastone di profumo
no! ancora bastone no!
EliminaProfumo forse è abituato a chi dirige la baracca!
Per noi che non contiamo una mazza il bastone è stato usato fin troppe volte!
Non ce la fanno a pensare diversamente, è logica inserita nel loro cervello.
Eliminalo sapete vero chi ha coniato la formula del bastone e delal carota?
Elimina"usare il bastone e la carota" viene dall'antica usanza di spronare gli asini mettendo loro una carota davanti al muso.
EliminaCome si faceva: si saliva sull'asino e si utilizzava un bastone al quale era appesa la carota. Una specie di canna da pesca che aveva la carota al posto dell'esca. L'asino, che per definizione non brilla di intelligenza, vedendo la carota davanti a sè era spronato a camminare, ma ovviamente non la raggiungeva mai, perchè questa era tenuta in mano da chi gli stava sulla schiena. Quindi lui camminava per sempre, in teoria, e non raggiungeva mai la carota.
A volte lo stesso bastone veniva però utilizzato anche per picchiare l'asino ribelle, che magari, in un barlume di lucidità, non intendeva prestarsi allo stupido gioco.
Da qui viene "usare il bastone e la carota", cioè il metodo gentile e quello violento alternativamente, per ottenere uno scopo preciso: che l'asino cammini.
http://www.linkiesta.it/concorso-san-raffaele-bollero#ixzz28jjtCoGY
RispondiElimina"E il Tar ha annullato il concorso".
EliminaVIVA il Giudice Amministrativo!!! VIVA il Diritto!!!
si renzino, viva il diritto e viva i giudici.
Eliminaperò possiamo scommettere che il risultato finale non cambierà?
hai visto il caso di ilaria negri? tre ricorsi vinti, ma poi nei nuovi concorsi vince sempre la stessa candidata interna meno qualificata...
è chiaro che il tar non risolve, e del resto non può risolvere.
il problema va affrontato a monte
Uè, ma avete visto i colpi di mano di Profumo?
RispondiElimina1) Unificazione di tutti gli istituti di ricerca sotto un solo "Super-CNR"
2) Abilitazione nazionale anche per i ricercatori.
Ce n'è abbastanza per i prossimi due mesi di blogging, come se non ne avessimo già lo stesso.
@Renzino
RispondiEliminaPosso chiederti qual è la tuo fonte per capirne di più?
Certo che se l'abilitazione sarà come quella messa in piedi in questi giorni per gli universitari stiamo freschi
RispondiEliminaAbilitazione nazionale anche per i ricercatori. Sono curioso di vedere le mediane !!! E tutto magari per un magnifico posto TD...
RispondiEliminaganjalf hai frainteso. riguarda gli epr
EliminaEPR?
EliminaSolo per gli Enti Pubblici di Ricerca.
EliminaLa fonte è il "Sole 24 Ore" di oggi (11/10), al quale hanno soffiato dei contenuti ancora segreti - come al solito - fatti baluginare al Consiglio dei Ministri che ha adottato (si fa per dire) la Legge di Stabilità:
RispondiEliminahttp://rstampa.pubblica.istruzione.it/utility/imgrs.asp?numart=1LMFCP&numpag=1&tipcod=0&tipimm=1&defimm=0&tipnav=1
Ci sono già varie reazioni in giro, soprattutto sugli Enti, e.g. la FLC-CGIL:
http://www.flcgil.it/comunicati-stampa/flc/profumo-di-delirio-nella-ricerca-pubblica.flc
grazie
RispondiEliminaAvrete senz'altro visto il testo completo sul sito del "Sole"
RispondiEliminahttp://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2012-10-11/articolo-riordino-enti-ricerca-220716.shtml
Già l'opra risuonava pel mondo
Eliminahttp://news.sciencemag.org/scienceinsider/2012/10/italian-government-seeks-massive.html
E lo stop, almeno per il momento
RispondiEliminahttp://www.scienzainrete.it/contenuto/news/accorpamento-rimandato
Se non ho capito male (questa è la seconda volta che ci provano, vedi Moratti) l'INFN dimostra di essere una potenza scientifica mondiale ... un pezzetto di italia ancora non andato a male ... e non si tocca.
RispondiEliminasei sicura che ancora non è andato a male?
EliminaA me risultano altre cose.
no che non sono sicura! ... qualsiasi cosa sul terreno italico prima o poi si guasta.
EliminaSembra chiaro però che non vuole essere accorpato a nulla ed è la seconda volta che la comunità internazionale si muove per bloccare l'operazione.
Se anche l'infn ha del marcio ... ha sicuramente più appoggi internazionali (sperabilmente non marci) di qualunque altra istituzione scientifica italiana.
Cmq, le persone (strutturati universitari) dell'infn che conosco io sono state le sole e uniche che hanno preso carta e penna e hanno protestato per iscritto contro il risultato scandaloso del mio concorso.
E i concorsi gestiti da tali persone sono stati esemplari per trasparenza e meritocrazia.
Meglio non toccare.
RispondiEliminaDice che l'accorpamento degli Enti è per ora evitato, ma l'abilitazione scientifca nazionale per i ricercatori degli EPR permane.
RispondiEliminahttp://www.roars.it/online/sesso-droga-e-chiesa-le-pazze-riviste-anvur-sempre-piu-pazze-episodio-2-della-trilogia/
RispondiEliminaGli Enti di Ricerca inutili
RispondiEliminahttp://la-luce-della-scienza-cerco.com.unita.it/2012/10/16/gli-enti-di-ricerca-inutili/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/17/universita-e-merito-dai-precari-stop-ai-concorsi-manipolati/384082/
RispondiEliminachi è che vuole bloccare l'abilitazione?
RispondiEliminaleggete qui
http://www.roars.it/online/sbagliare-e-umano-perseverare-e-diabolico/
poi è istruttivo valutare come sono piazzati gli autori rispetto alle mediane ...
Per giustificare le “riviste pazze” l’ANVUR paragona Suinicoltura al Caffè di Pietro Verri
RispondiEliminaAntonio Banfi, Alberto Baccini, and Giuseppe De Nicolao
Tutta colpa dei docenti, secondo il presidente dell’ANVUR che scrive al Corriere per replicare allo sferzante articolo di G.A. Stella, mentre Luisa Ribolzi e Massimo Castagnaro sul Sussidiario
ironizzano sugli “attacchi”, dissacrando l’illuminismo lombardo. Ma c’è poco da ridere. Vi spieghiamo perché queste repliche mostrano che l’ANVUR è tecnicamente inadeguata a svolgere il suo ruolo.
http://www.roars.it/online/per-giustificare-le-riviste-pazze-lanvur-paragona-suinicoltura-al-caffe-di-pietro-verri/
Niente commenti da 8 giorni.
RispondiEliminatutti intenti a compilar la domanda di abilitazione e chiedere autorizzazioni per i pdf..
RispondiEliminaeh...l'apri ha i suoi problemi...che ricalcano quelli dei precari in questo frangente
RispondiEliminaE poi, si l'abilitazione incombe.
RispondiEliminaIo comincio oggi.
Era quindi un modo per tenere buoni i Precarj.
RispondiEliminaSalve,
RispondiEliminaa proposito di pdf ed editori,
ho cliccato le pubblicazioni da allegare e sono passato alla pagina di upload, ma non mi appare nessun pulsante "richiedi all'editore". Dalle slide sul sito sembra che debbano apparire proprio qui. Qualcuno ne ha visti?
Quello che comanda è l'ISBN della tua pubblicazione: se l'ISBN è di una casa editrice che ha fatto la convenzione PDF con il MIUR, ti compare il pulsante "Richiedi PDF all'editore" se no ciccia.
RispondiEliminaFORNERO PER IL "CHOOSY"
RispondiEliminaUn esposto alla procura di Palermo: "Con quel choosy, caro ministro, mio figlio viene ucciso ripetutamente”
Cara Fornero, ti querelo perché in quel "choosy" ho sentito pulsare ancora vivido il dolore per la morte di mio figlio. Perché con quel choosy, caro ministro, "mio figlio viene ucciso ripetutamente".
Così Claudio Zarcone, padre di Norman, il dottorando in filosofia del Linguaggio che si tolse la vita a Palermo per protestare contro le "baronie universitarie", ha presentato un esposto alla procura di Palermo contro il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che la settimana scorsa aveva parlato ai giovani, usando un aggettivo che ha destato non poche polemiche: "choosy", appunto che letteralmente vuol dire schizzinosi, difficili da accontentare perché non in grado di cogliere la prima offerta di lavoro.
"Non è più concepibile - dice Zarcone - che esponenti del governo continuino ad usare tale terminologia riferendosi ai nostri giovani, poiché viene offeso il percorso individuale, umano e professionale di un'intera generazione di talenti che non godono di particolari garanzie o di un nome altisonante". "In questo modo - conclude - mio figlio viene ucciso ripetutamente. Tutta la sua generazione (e non solo) viene delegittimata, frustrata e mortificata".
FORNERO PER IL "CHOOSY"
RispondiEliminaUn esposto alla procura di Palermo: "Con quel choosy, caro ministro, mio figlio viene ucciso ripetutamente”
Cara Fornero, ti querelo perché in quel "choosy" ho sentito pulsare ancora vivido il dolore per la morte di mio figlio. Perché con quel choosy, caro ministro, "mio figlio viene ucciso ripetutamente".
Così Claudio Zarcone, padre di Norman, il dottorando in filosofia del Linguaggio che si tolse la vita a Palermo per protestare contro le "baronie universitarie", ha presentato un esposto alla procura di Palermo contro il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che la settimana scorsa aveva parlato ai giovani, usando un aggettivo che ha destato non poche polemiche: "choosy", appunto che letteralmente vuol dire schizzinosi, difficili da accontentare perché non in grado di cogliere la prima offerta di lavoro.
"Non è più concepibile - dice Zarcone - che esponenti del governo continuino ad usare tale terminologia riferendosi ai nostri giovani, poiché viene offeso il percorso individuale, umano e professionale di un'intera generazione di talenti che non godono di particolari garanzie o di un nome altisonante". "In questo modo - conclude - mio figlio viene ucciso ripetutamente. Tutta la sua generazione (e non solo) viene delegittimata, frustrata e mortificata".
Non sono uno specialista del settore, ma non riuscirete mai a convincermi che il motivo per cui uno si butta dalla finestra e' perche "e' un dottorando in protesta contro le baronie universitarie". Gli articoli dei giornalisti sulla "Generazione Norman" sono, quello si', puro sciacallaggio.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaIl mio commento e' stato scritto in modo tale da tenersi a milioni di chilometri dal rischio di querela. Consiglio a marc: forse dovresti fare altrettanto...
EliminaSe quereli qualcuno devi dimostrare che è falso ciò che dice. Fatto: Zarcone sta speculando sulla morte del figlio, visto che le affermazioni della Fornero non hanno nulla a che fare con il suicidio del figlio. Fatto: gliene verrà in tasca qualcosa, anche solo un ritorno mediatico. Sperando di essermi charito, aggiungo che le schermaglie politico-mediatiche direi che non c'entrano nulla con questo thread, rientrano solo nel trollare di Ganjalf.
EliminaMA INSOmma, ci dite se 'sto Claudio Greco è stato eletto o no Presidente APRI?
RispondiElimina'A Claudione, risponni...
E' stato eletto ;)
RispondiEliminaAllora passamo oltre... :-)
RispondiEliminaInformazione: cosa succede se il candidato che partecipa all'abilitazione nazionale viene respinto al termine della selezione? Ha la possibilità di partecipare nuovamente l'anno seguente?
RispondiEliminase ti segano non puoi partecipare per due anni.
RispondiEliminama ci saranno le abilitazioni negli anni prossimi? in teoria sì, ma in pratica...
In teoria sono previste quattro tornate annuali, fino al 2015. Quindi conviene partecipare quest'anno così se ti segano puoi riprovare nel 2015. Mentre se ti segano l'anno prox non è detto ci sia la tornata nel 2016. In teoria.... in pratica, è un terno al lotto. Io sto ancora decidendo, anche se mi piacerebbe sapere la commissione prima del 20 novembre, sarebbe anche ora...
RispondiEliminaalcune commissioni sono uscite. per ora solo tre...
RispondiEliminaCi sono le controdeduzioni degli aspiranti commissari semaforati di rosso. Evidentemente in alcuni settori sono più numerosi e così fanno i sorteggi a rate.
RispondiEliminaEvviva il merito che finalmente trionferà grazie alle abilitazioni con il nuovo metodo
RispondiElimina"l'Italia è frenata dal nepotismo ed io non so più se ho la faccia come il culo o il culo come la faccia"
RispondiEliminaMario, Sabato 10 Novembre 2012
Il Precaragljone Italiano è impegnato a fare domanda per l'abilitazzjone nazzjonale, ma la Medaglja di Latta finirà col metterla nella Pattumjera.
RispondiEliminagià tutti a sparar merda contro il sistema antimeritocratico e poi tutti a compilare una domanda che di meritocratico ha ben poco.....porca mediana
RispondiEliminaSi sgomita e si fatica.
RispondiEliminaganjalf, ti prego, illuminaci su come rendere il sistema "meritocratico"
RispondiEliminaV.
Faccio umilmente notare che cominciano ad uscire gli elenchi dei sorteggiabili per gruppo disciplinare.
RispondiEliminaOvviamente quelli del MIUR si sono guardati bene dal mettere semafori rossi e verdi, semplicemente scompare la lista dei docenti con CV dall'elenco di quelli che hanno presentato domanda e viene messa la lista dei soli sorteggiabili....
Io penso che il mondo scientifico abbia il diritto di conoscere i nomi dei docenti inidonei. Personalmente ho copiato all'epoca (perchè ero sicuro che avrebbero proceduto con poca trasparenza) la lista di quelli che avevano fatto domanda per tutta l'area 8.... confronterò la lista dei sorteggiabili con quella dei richiedenti individuando i bocciati.
Tengo a precisare che nel gruppo "Disegno" su 24 docenti ci sono 21 sorteggiabili quindi solo 3 bocciati (una domanda sorge spontanea... sarà vera mediana ???).
Segnalo le prime incoerenze....
RispondiEliminaNel settore 08/F1 PIANIFICAZIONE E PROGETTAZIONE URBANISTICA E TERRITORIALE, ottenuto dalla fusione di ICAR/20 – TECNICA E PIANIFICAZIONE URBANISTICA e ICAR/21 – URBANISTICA, ci sono 51 idonei (sui 59 che hanno fatto domanda). Si da il caso però che al momento i docenti ordinari ICAR/20 siano 41 e quelli ICAR/21 siano 53.... 41+53=94....
Ora se il concetto di mediana è ancora quello che ricordo io, come è possibile che siano idonei più della metà (la metà più 4) degli ordinari del gruppo ???? Se qualcuno mi volesse spiegare come ciò sia possibile, lo ringrazierei di cuore.
Max, se chiedi la visualizzazione dei candidati dell'intera area (non selezionare quindi un settore) ti appariranno le liste dei candidati originali. Non so se è un baco ma approfittane.
EliminaGrazie.... approfittato per tutte le aree. A questo punto mi incarico di uno studio statistico del rapporto tra gli ordinari esistenti per ogni macroarea, la percentuale di bocciati e quella di selezionati.
Eliminaci vorrebbe un oracolo per districarsi nei misteri anvuriani.
RispondiEliminaun'ipotesi è che di mediane ce ne sono diverse. se il settore è bibliometrico bisogna essere sopra due, se è non bibliometrico sopra una.
quindi è possibile che si venga a creare la situazione da te descritta per via della distribuzione diseguale dei commissari rispetto alle varie mediane
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaA me quello che manda in bestia è il fatto che non si evidenziano le mediocrità. Io raccoglierò gli elenchi, a fine individuazione dei sorteggiabili, e li manderò a qualche giornale, perché chi si sia iscritto e sia stato bocciato dal ruolo di Commissario abbia un nome e un cognome.
Eliminama che ti frega delle mediocrità!
Eliminaquelle ci sono e ci saranno sempre. A che vale metterli sul patibolo! A te cambia nulla?
Se non guardiamo ai virtuosi qui non cambia nulla.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaErrore gravissimo. Fin quando questa gente non verrà esposta e fin quando non gli si metterà le mani sullo stipendio, non si diffonderà alcun principio meritocratico. Nella mia testa valutazione è anche questo, ed è ora di iniziare a mettere in pratica le belle parole che ci scambiamo tra di noi in questo forum.
EliminaL'atteggiamento del MIUR che copre le mediocrità è il miglior esempio di "antimeritocrazia" che possa esserci.
Io non sono più un accademico, ho lasciato 2 anni fa e non intendo rientrare nel sistema (non farò nemmeno domanda per l'abilitazione nazionale, seppure rientri nei criteri), la mia è una battaglia sociale e non personale.
ho appena completato ed inviato la domanda online. Certo che un sistema più assurdo era difficile inventarselo. Bellissima poi la domanda in inglese contenente praticamente solo riferimenti legislativi. Un qualsiasi non-italiano si mette a ridere quando la legge. Vabbè...
RispondiEliminaV.
http://www.roars.it/online/lanvur-uno-sceriffo-per-le-abilitazioni/
RispondiEliminavladimir se ieri tu ci fossi stato lo avresti visto in diretta
RispondiEliminaDove avrei dovuto essere?
RispondiEliminaavete notato l'id?
RispondiEliminaCredo sia progressivo.
Io ho 64000.
Quindi 64000 domande?
fine anno, tempi di programmazione personale...
RispondiEliminaI vincoli di max 10% per ordinari
e ed almeno 50% RIC, non c'è più
ma almeno esiste ancora il vincolo di fare 1 RTDB
per ogni ordinario?
qual è il riferiemnto normativo?
il riferimento è alla normativa sulla spending review
Eliminada quello che leggo, le domande aperte sono 70.381 Non si sa ancora quante verrano inviate...
RispondiEliminaV.
Perdonatemi... ma a me questa cosa della selezione dei docenti ordinari oltre la mediana del settore mi puzza sempre più di bruciato in base ai numeri che sto raccogliendo.
RispondiEliminaPrendiamo il settore Filosofia politica, ex SPS/01, ora 14/A1 (quindi corrispondenza vecchio settore nuovo settore 1 ad 1).
I docenti ordinari del settore sono 37, di cui 24 hanno presentato domanda per fare i Commissari. La selezione deve essere stata durissima visto che tutti e 24 sono stati ritenuti sopra la mediana..... MA LA MEDIANA DI COSA ????
A me suona veramente di presa per il c***...
1 mediana su 3 superata può volere dire i 2/3 del gruppo di riferimento. 24 su 37 è giusto 2/3. Inoltre le mediane sono state calcolate prima di presentare la domanda. Siccome non erano obbligati a caricare le pubblicazioni al cineca prima, possono averlo fatto dopo e in tempo per candidarsi.
Eliminala risposta di claudio è esatta. vince una bambolina di profumo
EliminaScusate, ma la risposta di claudio è sbagliata. Superare 1 mediana su 3 significa solo che su 37 docenti ce ne sono un numero compreso fra 19 e 37 con un valore pari o superiore a una delle tre mediane.
RispondiEliminaQuesto perché non c'è correlazione fra mediane: potresti essere sopra 1 e sotto le altre 2. Di sicuro almeno la metà sono sopra almeno una delle 3, ma potrebbero anche essere tutti sopra almeno una mediana delle tre.
Mi spiego meglio, la parte sbagliata è quella in cui si attribuisce a 2/3 un valore significativo come percentuale di successo. La seconda parte della risposta invece è giusta, ovviamente :)
EliminaGli indicatori dell'anvur non sono del tutto complementari e nemmeno del tutto indipendenti, bene o male si riferiscono sempre a criteri di produttività. Per indicatori indipendenti ci si aspetterebbe statisticamente 50+25+12.5=87.5. Oltre non ci si va proprio. Mica puoi fare la mediana di chi non pubblica.
EliminaBé, mi dai ragione, anche solo statisticamente per indicatori indipendenti sarebbero 7 su 8, non 2 su 3. Inoltre qui siamo in presenza di numeri piccoli, la statistica non si applica.
EliminaSe invece lasci perdere la statistica, ti rendi conto che l'unica previsione certa è che su un campione di N ne hai almeno N/2 che superano una delle tre mediane, ma non hai un numero massimo.
Del tutto complementare il caso dei settori bibliometrici, in cui occorre superare 2 mediane su 3. Lì hai al più N/2, ma non hai un numero minimo.
Insomma, chi scrive libri non ha tempo per scrivere articoli, chi scrive articoli su riviste prestigiose non perde tempo a scrivere libri o su riviste non al top. E poi c'è la mediana dei mediocri che non riescono a scrivere libri o su riviste prestigiose. Insorgere che dice?
EliminaPossibile. Noi dei settori bibliometrici siamo enormemente discriminati rispetto ai non bibliometrici: una situazione davvero ingiusta, visto che il superamento delle mediane è condizione (più o meno) necessaria.
Eliminainsorgere dice che è molto più complicato di come la faccia claudio
Eliminala mia era solo una battuta ... non la penso così
Eliminahttp://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/11/16/in-edicola-lopez-corvo-al-miur-svela-trucchi-degli-appalti-pubblici-milionari/211260/
RispondiEliminaA voi è tornata indietro la famosa e-mail di conferma della chiusura?
RispondiEliminaA me ancora niente. Domanda chiusa ieri mattina.
pare ci vogliano almeno 5 giorni
RispondiEliminaimmagino si intenda "giorni lavorativi"
RispondiEliminaIo ho chiuso ormai 15 giorni fa e non mi e' arrivata nessuna e-mail... Entrando con le mie credenziali qualche giorno fa risulta che la domanda e' stata "ricevuta".
RispondiEliminache serieta!
RispondiEliminaComplimenti al MIUR